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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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venerdì 6 ottobre 2017

Angolo teologico – Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori (34) – Messaggi a Marija del 25 settembre 2017 ed a Mirjana del 2 ottobre 2017

 

Messaggio a Marija del 25 settembre 2017 

"Cari figli, oggi vi invito ad essere generosi nella rinuncia, nel digiuno e nella preghiera per tutti coloro che sono nella prova, e sono vostri fratelli e sorelle. In modo particolare vi chiedo di pregare per i sacerdoti e tutti i consacrati affinché con più ardore amino Gesù, affinché lo Spirito Santo riempia i loro cuori con la gioia, affinché testimonino il Cielo e i misteri celesti. Molte anime sono nel peccato, perché non ci sono coloro che si sacrificano e pregano per la loro conversione. Io sono con voi e prego per voi perché i vostri cuori siano riempiti di gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".


Commento teologico

Il messaggio si sviluppa su tre fronti che riguardano propriamente l’interesse e l’amore per i fratelli da tre punti di vista differenti ma collegati: il primo ci ricorda l’impegno fraterno della intercessione per i bisognosi; il secondo ritorna sulla preghiera particolarmente a favore dei sacerdoti; il terzo richiede preghiere e riparazione per i peccatori. Ci soffermiamo su ciascuno di essi.

1.L’impegno per la intercessione fraterna. Il messaggio insiste su tre pilastri della vita cristiana: la rinuncia – il digiuno - la preghiera: “Cari figli! Oggi vi invito ad essere generosi nella rinuncia, nel digiuno e nella preghiera”. Il primo elemento invita alla “rinuncia”, nel senso che dobbiamo avere il coraggio di discernere il bene dal male, per fare scelte sempre buone e fruttuose, che si orientano verso il bene, pur con sacrificio, mentre rifiutiamo decisamente il male, anche se esso può sembrare piacevole. Questo aspetto costituisce un fatto fondamentale per la nostra crescita cristiana, in quanto richiede sforzo e ferma decisione. Alle volte non solo dobbiamo rinunciare alle cose moralmente cattive, ma vedere anche quali siano quelle più buone rispetto a quelle meno buone. Qui è più difficile capire il giusto orientamento. Se io devo scegliere tra dare un tempo alla preghiera, che è un dovere primario, oppure fare un meritato riposo, anch’esso un dovere per ricuperare le forze. Io sono portare a scegliere quest’ultimo che mi urge e di cui sento il peso. Faccio bene o male? Io direi che sarebbe meglio dare il primo posto alla preghiera, dove si trova anche la possibilità di ritemprare l’anima e il corpo, ottenendo nuova energia per proseguire nel lavoro o negli impegni assunti. Di fatto, dopo una bella e distensiva preghiera, mi accorgo che ho ritrovato le forze e mi sono veramente disteso e rilassato. Ho così guadagnato tutte due le esigenze. Si tratta comunque di una rinuncia, il riposo fisico, ma una rinuncia sana e fruttuosa. Occorre perciò la luce interiore per considerare quello che realmente deve avere un primato davanti a tante possibilità pur utili ma non così indispensabili.

Soprattutto la rinuncia riguarda un atteggiamento fondamentale, quello del nostro io, l’egocentrismo, con cui non sappiamo rinunciare alle nostre autogratificazioni e ai nostri successi orgogliosi ed egoistici. Per questo è necessario un costante coraggio di riporre la nostra volontà e i nostri desideri nella superiore Sapienza e Volontà divina. Accogliere le sue indicazioni e mettere via le nostre ristrettezze personali, i nostri interessi, la nostra individuale volontà quale dominatrice delle nostre scelte e atteggiamenti e progettazioni. Questa costituisce la rinuncia della rinuncia, la più preziosa e valida, in quanto ci porta a vivere, a desiderare, ad amare e ad agire in conformità alla divina Sapienza e al divino Volere, in modo che sia proprio Dio a guidare e indirizzare la nostra vita per essere collaboratori dell’attuazione del Regno di Dio in noi e nei nostri fratelli di cammino sulla terra.

Alla rinuncia segue il “digiuno”. Cosa significa? Il digiuno comporta una situazione o una determinata contingenza che richiede un certo sforzo per non accontentare la nostra golosità o voracità nel ricercare il piacere di mangiare e bere anche più del necessario. Non si tratta solo di un esercizio di dieta, ma più profondamente il digiuno indica la volontà di sacrificare una parte del nostro sostentamento fisico per amore di Gesù e in sintonia con il suo sacrificio per la redenzione dell’umanità peccatrice. Si può parlare anche di mortificazioni più o meno pesanti in vista della nostra stessa purificazione ed espiazione dei nostri peccati e di quelli dei nostri fratelli. Tuttavia il digiuno può essere visto in una prospettiva più vasta, che abbraccia altri aspetti, come il vedere, il chiacchierare, il ricercare il divertimento frivolo, il seguire con passione i propri gusti e le circostanze che producono compiacimento e soddisfazione. A questo punto si può parlare di rinunciare alla TV o internet o spettacoli mondani o conversazioni e incontri futili, dove si trova dissipazione e stordimento più che vero benessere. Tale digiuno non solo serve per la nostra maturazione e il nostro equilibrio psicosomatico, ma anche per cooperare alla salvezza dei fratelli soprattutto sofferenti e bisognosi di aiuto spirituale, portando loro l’amore di Gesù il Crocifisso, che ha donato la propria vita in sacrificio per noi e per i peccatori: “per tutti coloro che sono nella prova e sono vostri fratelli e sorelle”.

La Vergine aggiunge che non basta la rinuncia né il digiuno, occorre anche “la preghiera”. Per quale ragione? Perché la preghiera, quale unione con Dio, diventa il balsamo che rende benefica ed efficace la rinuncia e il digiuno. Questi portano frutti di vita eterna solo se sono irrorati e vivificati dalla grazia divina e dal suo amore. Proprio la preghiera trasforma il sacrificio in mezzo di salvezza e redenzione in quanto consente al Redentore di trasmettere la sua opera redentrice compiuta sulla croce alle creature che vivono sulla terra. Le parole della Vergine fanno capire che la rinuncia – il sacrificio – la preghiera formano un trittico concatenato, perché, messi assieme, offrono un valore incalcolabile per il bene di tutto il popolo di Dio e della intera umanità. Con essi noi diventiamo gli strumenti attraverso i quali l’amore salvifico di Gesù si diffonde nel mondo. Che cosa di più prezioso e meraviglioso?

2. La preghiera per i sacerdoti e i consacrati. Lo dice espressamente la Madonna: “in modo particolare vi chiedo di pregare per i sacerdoti e tutti i consacrati”. Questo specifico richiamo suscita da una parte una certa preoccupazione, perché indica una carenza spirituale, dall’altra rivela una materna delicatezza per suscitare una vita più santa in loro. D’altronde ciò è un dato di fatto che tocca la realtà di tutti i pastori di ogni tempo, come annota anche S. Agostino nei suoi sermoni rivolti ai pastori della Chiesa, per poter svolgere adeguatamente il loro nobile ministero di maestri, modelli, testimoni fedeli del Cristo sovrano Pastore della Chiesa e redentore dell’umanità. Maria ne specifica concretamente una triplice finalità: “affinché con più ardore amino Gesù”. Questo è la sostanza della loro missione, in quanto il cuore, la mente, l’azione dei sacerdoti devono essere totalmente avvolti dalla figura di Gesù, per amarlo con viva fede e con tutte le loro forze al di sopra di ogni altro amore e trasmetterlo con ardore ai cristiani della loro comunità, mostrando la loro donazione e dedizione. In forza del loro ministero sacerdotale, l’amore di Gesù e la sua grazia redentrice devono raggiungere tutte le creature umane, che hanno estremo bisogno di essere irrorate, indirizzate, curate e sostenute nel loro cammino faticoso e pericoloso di ogni giorno.

La seconda finalità si riferisce alla docilità allo Spirito Santo, che è come l’anima della Chiesa: “affinché lo Spirito Santo riempia i loro cuori con la gioia”. Lo Spirito Santo, il divino Paraclito assiste il servizio pastorale dei vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi, per essere autentici e credibili servitori di Dio e dei fratelli. La terza finalità infine parla della loro testimonianza verso la Verità rivelata da Cristo e che conduce alla considerazione delle realtà celesti, cioè della vita eterna e dei misteri del cristianesimo, espressioni della divina Verità e Santità: “affinché testimonino il Cielo e i misteri celesti!”. I sacerdoti hanno il compito vitale di richiamare le creature umane a guardare di più al Cielo, dove risiede Dio, per non essere travolti dalla terrenità e materialità dell’esistenza. Esse infatti sono destinate a partecipare alla vita eterna nella comunione beatificante con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, insieme a Maria SS.ma e a tutti i santi, i martiri di ogni tempo. Si sa che tali misteri celesti oggi sono nascosti e non vengono proclamati e insegnati dai pastori e da coloro che hanno il ruolo di catechisti ed educatori. L’invito a pregare per loro costituisce un forte stimolo per amarli, aiutarli e sostenerli nella loro ministerialità, ma anche nella loro vita interiore dove possono ogni volta ritrovare la sorgente della loro vocazione e missione.

3. Il sacrificio per la conversione dei peccatori. Questo ultimo aspetto chiude il messaggio e ci offre ancora uno scossone alla nostra trascuratezza e noncuranza verso i poveri peccatori, che pur fanno parte dell’umanità pellegrina sulla terra. La Vergine fa una drammatica affermazione: “Molte anime sono nel peccato”. Tremenda realtà! Il peccato, come sappiamo, costituisce la situazione più triste e dolorosa dell’essere umano. Esso è la fonte da cui scaturiscono tutti i mali e la porta spalancata al Principe di questo mondo, il diavolo, che vuole sovvertire l’ordine e l’armonia sulla terra, causando conflitti, tragedie, confusione, disordine, angosce, divisione a tutti i livelli dell’umano vivere. Da qui la necessità di arginare un simile fiume immenso di cattiveria. L’unico rimedio sta precisamente nel contrapporre “il sacrificio”, cioè lo sforzo di lottare con le armi spirituali contro la diffusione dei peccati. Il sacrificio va accompagnato con “la preghiera”, quale rafforzamento della fede e dell’impegno concreto sotto la grazia divina per tutti i cristiani al fine di debellare il male e portare i fratelli verso la conversione, in modo che abbandonino la malvagità e si tuffino nell’amore salutare di Dio quale loro Padre. Purtroppo sono pochi coloro che svolgono un compito così vitale di sacrificarsi per la salvezza dei peccatori. Lo dice la Madonna senza mezzi termini ma con estrema chiarezza: “non ci sono coloro che si sacrificano e pregano per la loro conversione”.

A Fatima Ella stessa ha chiesto ai tre pastorelli la medesima cosa, cioè di offrire i propri sacrifici e penitenze per la redenzione dei peccatori. L’angelo ha gridate per tre volte: “penitenza, penitenza, penitenza”, invitando i credenti a compartecipare alle sofferenze di Cristo per risanare le dolorose ferite del peccato. Purtroppo, pur essendo trascorso un secolo da quelle famose apparizioni a Fatima, noi cristiani non siamo stati così solleciti ad accogliere l’invito e metterlo in pratica. Che le parole della Regina della Pace risuonino profondamente nel nostro cuore e ci siano di luce e di conforto per obbedire ai suoi materni comandi: “Io sono con voi e prego per voi perché i vostri cuori siano riempiti di gioia”.

Grazie, o Vergine Madre!



Messaggio a Mirjana del 2 ottobre 2017  

“Cari figli, io vi parlo come Madre: con parole semplici, ma colme di tanto amore e sollecitudine per i miei figli, che per mezzo di mio Figlio sono affidati a me. Mio Figlio invece, che viene dall’eterno presente, Lui vi parla con parole di vita e semina amore nei cuori aperti. Perciò vi prego, apostoli del mio amore: abbiate cuori aperti, sempre disposti alla misericordia e al perdono. Perdonate sempre il prossimo secondo mio Figlio, perché così la pace sarà in voi. Figli miei, preoccupatevi della vostra anima, perché essa è l’unica realtà che vi appartiene davvero. State dimenticando l’importanza della famiglia. La famiglia non dovrebbe essere luogo di sofferenza e dolore, ma luogo di comprensione e tenerezza. Le famiglie che cercano di vivere secondo mio Figlio, vivono nell’amore reciproco. Fin da quando era ancora piccolo, mio Figlio mi diceva che tutti gli uomini sono per lui dei fratelli. Perciò ricordate, apostoli del mio amore, che tutte le persone che incontrate sono per voi la vostra famiglia, dei fratelli secondo mio Figlio. Figli miei, non perdete tempo pensando al futuro e preoccupandovi. La vostra unica preoccupazione sia come vivere bene ogni istante secondo mio Figlio, ed ecco la pace! Figli miei, non dovete mai dimenticare di pregare per i vostri pastori. Pregate affinché possano accogliere tutti gli uomini come loro figli, in modo che, secondo mio Figlio, siano per loro dei padri spirituali. Vi ringrazio!”.


Commento teologico

Da questo messaggio si possono ricavare tre parti o tre tematiche: la prima è un invito ad avere i cuori aperti alle parole e all’amore di Gesù; la seconda sottolinea l’importanza della famiglia cristiana, intessuta nell’amore di Dio; la terza forma la conclusione con alcune raccomandazioni concrete per vivere serenamente e fiduciosamente.

1.Cuori aperti. Maria fa una precisa distinzione tra le sue parole e quelle del Figlio suo, dicendo che Ella parla semplicemente col cuore in mano, mentre Cristo, quale Verbo eterno, pronuncia parole di pienezza di vita. Lo spiega molto bene: “Cari figli, io vi parlo come Madre: con parole semplici, ma colme di tanto amore e sollecitudine per i miei figli, che per mezzo di mio Figlio sono affidati a me”. Con queste toccanti espressioni Maria ci fa capire alcune cose di rilievo: dice di esprimersi come Madre, cioè non siede in cattedra per ammaestrare con solennità, ma si presenta nella franchezza di un linguaggio accessibile a tutti i suoi devoti figli. Tuttavia tale linguaggio è ricco di affetto e tenerezza. In secondo luogo ci fa intendere che in questo modo Ella compie la funzione materna verso di noi, secondo quanto le ha ordinato il Figlio sulla croce, prima di morire, affidandole il discepolo e in lui tutti i discepoli di tutti i tempi, quindi anche noi. Si vede pertanto come Lei riconosca di avere un ruolo importante e prezioso, ma secondario rispetto a quello di suo Figlio, che è il vero unico Salvatore e Maestro di verità. Così Maria rivela di essere consapevole della sua mediazione nel confronto del rapporto vitale che unisce il Figlio a noi quale unico canale di redenzione. Lo aggiunge subito per evitare ogni equivoco che potrebbe esaltare Lei a discapito dell’azione salvifica del Figlio: “Mio Figlio invece, che viene dall’eterno presente, Lui vi parla con parole di vita e semina amore nei cuori aperti”. Lui, Gesù Cristo, è il Verbo Incarnato, che annuncia la Parola eterna alle creature umane quale pienezza della divina rivelazione. Le creature umane devono aprire il cuore a Lui per accogliere il suo amore e il seme fruttuoso delle sue parole.

Ce lo ripete con insistenza: “Perciò vi prego, apostoli del mio amore: abbiate cuori aperti, sempre disposti alla misericordia e al perdono”. Per due volte consecutive usa l’espressione “cuori aperti”. Cosa significa? Sono due termini congiunti assieme: il cuore e la sua apertura. Si sa che il cuore indica l’interiorità dell’animo umano, la sua sensibilità e intelligenza, la sua disponibilità e passionalità, l’insieme dei suoi sentimenti e degli interessi che sono racchiusi dentro di noi, come anche le ansie e le angosce che ci tormentano. Tale composizione del cuore può avere due risvolti: uno è quello di chiusura e l’altro di apertura. Con ciò si vuol dire che l’animo umano può irrigidirsi e restringere le sue virtualità dentro i propri interessi personali ed egoistici, chiudendo ogni spiraglio che gli consenta di uscire da sé per relazionarsi con gli altri e mettersi in sintonia con essi; di fatto resta incapace di amare e di sentirsi amato. Questo stato costituisce la sua chiusura e durezza di cuore, che gli causa malesseri e tensioni conflittuali. Mentre d’altra parte l’animo può avere un atteggiamento che gli consente di dirigersi serenamente e cordialmente verso l’esterno, per instaurare la comunione con altre persone che incontra o che formano con lui una famiglia o una comunità religiosa, sociale, culturale. In tal modo il cuore si scioglie e si apre arricchendosi di conoscenze e di affetti che lo collegano alla varietà degli eventi e all’attuazione di nuove esperienze. Così acquista un vero tesoro di verità e di amore. La Vergine ci conduce su questa traiettoria di ampiezza e di scioltezza di cuore per accogliere la Parola di vita di suo Figlio. Non è facile. Spesse volte abbiamo un cuore amareggiato e malato che si trincera dentro il proprio egoismo, senza speranza di uscita. Invece Gesù è venuto proprio a risanare la nostra carenza d’amore e guarirci dalla nostra durezza interiore donandoci la pienezza del suo amore infinito, come ci suggerisce sua Madre. Dovremmo avere il coraggio e l’umiltà di esaminare il contenuto e gli atteggiamenti del nostro cuore, conoscere il nostro stato di salute per implorare la guarigione e la tenerezza che Gesù ci offre attraverso la delicatezza materna di Maria.

L’apertura di cuore si dimostra concretamente nei sentimenti di misericordia e di perdono verso il prossimo e anche verso coloro che possono offenderci e usare modi sgarbati e irritanti, certamente poco piacevoli: “Perdonate sempre il prossimo secondo mio Figlio, perché così la pace sarà in voi”. L’effetto benefico del perdono consiste nell’ottenere la pace interiore, la cosa più importante, liberandoci dalla irascibilità e dal rancore, come anche dall’odio e dall’avversione o dalla ricerca della vendetta. Sono situazioni queste che rendono l’animo irrigidito e nevrotico, spesso scontroso verso gli altri, scaricando la propria rabbia su coloro che sono più vicini e familiari. Da qui l’esortazione della Madre celeste: “Figli miei, preoccupatevi della vostra anima, perché essa è l’unica realtà che vi appartiene davvero”. Sono parole da far calare profondamente dentro di noi per mai dimenticarle. Noi ci preoccupiamo di molti affari e perdiamo di vista l’aspetto essenziale, quello di coltivare la finezza e la santità dell’anima, accogliendo l’amore di Gesù. Questa è la realtà principale da cui si snoda tutta la nostra esistenza terrena e da cui dipende il raggiungimento della vita beata in cielo. Che giova all’uomo conquistare anche il mondo intero se poi perde sé stesso? La Madonna non fa altro che risuonare in noi le meravigliose parole di suo Figlio. Lasciamoci avvolgere e coinvolgere da questo flusso di amore che dal Cielo cade sulla terra per guarire i nostri cuori e renderci idonei a conquistare la salvezza eterna.

2. L’importanza della famiglia cristiana. Dentro l’ampio spazio dell’apertura del cuore, la Vergine inserisce un forte richiamo a tener presente la realtà della famiglia: “State dimenticando l’importanza della famiglia”. La famiglia è il luogo privilegiato di comunione e di scambio, di gioia e di condivisione: “Figli miei, la famiglia non dovrebbe essere luogo di sofferenza e di dolore, ma luogo di comprensione e tenerezza”. Parole sacrosante che ci fanno intendere il valore essenziale del nucleo familiare. Sappiamo e constatiamo giornalmente che la famiglia subisce un colpo duro per portare in essa la divisione, il contrasto, le sofferenze e l’amarezza dell’animo. Mentre dovrebbe essere esattamente il contrario. Si vedono e si sentono persone che quando devono tornare a casa provano un senso di pesantezza e di oppressione, di chiusura e di solitudine. Perché succede questo? La Vergine lo illustra subito dopo: “Le famiglie, che cercano di vivere secondo mio Figlio, vivono nell’amore reciproco”. Nelle famiglie si è persa la fede e perciò la presenza benefica di Dio e del suo amore. A livello umano dobbiamo ammettere che le nostre deboli risorse sono incapaci di superare certi momenti di incomprensione e di ribellione. Resta molto difficile il perdono e il ritrovamento della relazione degli uni con gli altri, proprio perché il cuore resta chiuso e indurito nel proprio egoismo. Solo l’amore dolcissimo e compassionevole di Dio consente di ritrovare il coraggio per oltrepassare le barriere individualistiche ed essere sospinti a comunicare e sciogliere il cuore per attuare un amore reciproco di intensa gioia e felicità.

Poi la Vergine si sofferma confidenzialmente a ricordare l’infanzia del proprio Figlio, vissuta nella serenità e interiorità della casa di Nazareth: “Fin da quando era ancora piccolo, mio Figlio mi diceva che tutti gli uomini sono per lui dei fratelli”. Veramente tra Maria, Giuseppe e Gesù vigeva una pienezza di spiritualità e di totale comunione reciproca in Dio. Non è male ripensare alla famiglia santa di Nazareth nei momenti in cui nelle nostre case succedono bisticci, malintesi, contrapposizioni e diversità di opinioni. Si creano allora muri sempre più pesanti e indistruttibili fino a causare la rottura di ogni rapporto che conduce alla separazione, al divorzio, al disastroso dissolvimento della comunione. La famiglia si sfascia e cade nella più grande amarezza. Ritroviamo la forza, che viene da Dio, di riconciliazione e di misericordia, di donazione e compassione.

3. Alcune raccomandazioni finali. Con le ultime parole la Madonna ci dona alcuni orientamenti di base per trovare la pace del cuore e la felicità su questa terra e nella vita eterna. Anzitutto ci invita a confidare e sperare nella divina Provvidenza: “Figli miei, non perdete tempo pensando al futuro e preoccupandovi”. Quante volte siamo rattristati dalle vicende che infrangono il nostro vivere di ogni giorno nella quiete e nel benessere! Allora ci agitiamo, ci affanniamo e perdiamo la pace, cadendo in stati di depressione e alle volte di disperazione. Gesù stesso ci ammonisce di confidare in Dio Padre come gli uccelli del cielo e i fiori dei campi. Noi invece restiamo invischiati dentro situazioni di agitazione e scontentezza: “La vostra unica preoccupazione sia come vivere bene ogni istante secondo mio Figlio, ed ecco la pace!”. Meravigliose parole che formano un tesoro prezioso da fare nostro. Se cerchiamo di impostare la nostra vita nella regolarità di ogni giorno in comunione con Gesù e sostenuti dalla sua grazia, ci sentiamo fiduciosi e coraggiosi di andare avanti senza perderci d’animo. La condizione indispensabile sta nella unione con Gesù, con la preghiera e la partecipazione ai divini sacramenti, soprattutto alla Confessione e alla Eucaristia.

Infine la Madonna ritorna a chiedere la preghiera per i pastori: “Figli miei, non dovete dimenticare di pregare per i vostri pastori”. Anche i sacerdoti devono avere un cuore aperto per riversare l’amore di Gesù sui loro fratelli e su ogni essere umano, che viene visto come figlio con l’amore paterno che dovrebbe albergare nel cuore di un pastore.

Madre mia Maria, quale grande luce ci offrono le tue parole materne! Esse ci sospingono ad aprire i nostri cuori all’amore per Gesù tuo Figlio e nostro fratello primogenito. Fa’ che esse non si spengano mai nel nostro intimo, anzi siano un riflesso di quell’Amore, di cui tu sei ricolma e che tuo Figlio è venuto nel mondo per diffonderlo su tutte le creature umane. Ti chiedo proprio il dono di essere aperto di cuore, sensibile e generoso per mettere in pratica i tuoi consigli e così raggiungere la perfezione finale, quando ci ritroveremo in paradiso a condividere insieme la bellezza e la felicità dell’Amore che solo sazia la sete del nostro povero cuore e ci rende pienamente beati per sempre con te, o Vergine Madre. Amen.

Don Renzo Lavatori


don_renzo_lavatoriDon RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.

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