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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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domenica 25 dicembre 2016

Messaggio a Marija del 25 dicembre 2016

“Cari figli! Con grande gioia oggi vi porto mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la Sua pace. Figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla. Il cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così. Vi benedico con mio Figlio Gesù e vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il cielo e verso l’eternità. Così sarete aperti a Dio ed ai Suoi piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Messaggio annuale della Madonna attraverso il veggente Jakov dato oggi 25 dicembre 2016

"Cari figli, oggi in questo giorno di grazia in un modo particolare vi invito di pregare per la pace. Figli, io sono venuta qua come Regina della Pace e quante volte vi ho chiamati di pregare per la pace, però i vostri cuori sono agitati, il peccato vi frena di aprirsi completamente alla grazia e pace che Dio vi vuole donare. Vivere la pace figli miei vuol dire prima ad avere la pace nei vostri cuori e donarsi totalmente a Dio e alla Sua volontà. Non cercate pace e gioia in queste cose terrene perché tutto questo e di passaggio. Sforzatevi verso la Vera Misericordia e pace che viene solo da Dio e solo così i vostri cuori saranno pieni di gioia sincera e solo così potrete diventare testimoni di pace in questo mondo agitato. Io sono la vostra madre e intercedo per ogni uno di voi. Grazie perché avete risposto alla mia chiamata.

domenica 18 dicembre 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 15 dicembre 2016


Dal Vangelo secondo Luca
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
"Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via".
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».
Parola del Signore.


Cari fedeli, la Parola di Dio ci ammonisce di prendere sul serio la nostra vita sulla terra e anche la chiamata alla vita eterna. Cioè ci invita a comportarci in modo responsabile durante la vita che viviamo. La nostra vita è un’attesa gioiosa del Signore. Nell’Avvento siamo invitati a vigilare e a pregare per prepararci alla venuta di Cristo.
Il grande profeta Isaia annuncia la salvezza e il Salvatore al popolo di Israele: “Alza grida di giubilo e di gioia. Prorompi in grida tu che non hai provato i dolori. Davanti alla porta è il Salvatore, portavoce della Buona Novella”.
Abbiamo più volte sentito parlare così Isaia durante l’Avvento.
E’ venuto Giovanni il Battista nel deserto predicando la conversione e il Battesimo per il perdono dei peccati. La Chiesa lo chiama “precursore”.
Nei tempi antichi se un re o un governatore andava in un certo luogo davanti a lui andava un portavoce per annunciare a chi lo aspettava “Ecco, arriva, preparatevi”. Questo era il compito di Giovanni Battista. Doveva preparare il popolo alla venuta del Signore.
In questi giorni di conversione e di preparazione alla venuta di Cristo la Chiesa ci mette davanti agli occhi un esempio vivo di com’è un uomo veramente convertito. Davanti a noi sta Giovanni il Battista.
Di lui Gesù disse: “Di tutti i nati di donna non è nato uno più grande di Giovanni il Battista”. Perchè una lode così grande? La risposta si trova nella sua vita e nella sua opera. Gesù dice di lui che non era una canna sbattuta dal vento. Lui era un uomo che non ha mai tradito la sua coscienza e il suo Dio. Lui è un eroe. Ha un carattere forte che loda solo il Signore. Per Lui, per il Suo messaggio e per la Sua Verità egli dona la vita. Non badava a ciò che diceva il suo re, ma a ciò che diceva il suo Dio. Non era schiavo della paura, ma era servo della Parola di Dio, della Giustizia, costi quel che costi. sappiamo che gli è costato la vita. Ha dimostrato che era pronto a morire per Dio, a sacrificare tutto.
San Giovanni Battista è esempio, modello, ammonimento e rimprovero per tanti cristiani, per tutti noi. Ci insegna come deve essere un cristiano. Deve essere una quercia e non una canna. Deve essere un uomo di fede, di carattere.
Giovanni è l’esempio che non dobbiamo badare alle opinioni umane, ma a cosa dirà il nostro Dio. La sua vita è un insegnamento che non dobbiamo mai avere una posizione brutta davanti agli Occhi di Dio. Qualsiasi cosa dica il mondo Dio è prima di tutti.
Fratelli e sorelle, come siamo davanti allo specchio di Giovanni il Battista? Egli viveva nel deserto e vestiva di una pelle selvatica. E’ esempio di un uomo padrone di se stesso.
Quanti oggi hanno dimenticato di avere l’anima, perchè pensano troppo al corpo, al vestito.
Noi non dobbiamo andare nel deserto e vestirci come Giovanni. Anche nella ricchezza si può servire Dio. Ma una cosa sola è importante: dobbiamo essere padroni di noi stessi. Dobbiamo essere figli buoni del nostro Padre Celeste. Dobbiamo essere senza ruga e macchia nel giorno in cui Lui verrà.
Questo è il senso della nostra preparazione al Natale, all’incontro con il nostro Signore che viene a visitarci. Questo è il senso dell’Avvento.
Giovanni il Battista, durante tutta la sua vita, insegnava al popolo come si doveva credere e vivere. Suo padre Zaccaria ha parlato di lui e ha detto: “Tu sarai il profeta dell’Altissimo, perchè andrai davanti al Signore per preparare le Sue vie, per mostrare al popolo la via della salvezza”.
La via della salvezza è la via della fede che Gesù ha portato al mondo. Ispirato da Dio Giovanni portava la gente a Gesù che è venuto dal Cielo per guidare e salvare gli uomini. Giovanni diceva: “Dopo di me viene Uno più grande di me. Io non sono degno di slegarGli i sandali. Io vi battezzo con acqua e Lui vi battezzerà con lo Spirito Santo”.
Oh, se noi cristiani fossimo coscienti del ruolo che aveva Giovanni Battista! Se facessimo il possibile per svolgere il suo ruolo tra di noi non ci sarebbero più coloro che dicono di non credere in Dio, non ci sarebbe il male che c’è tra noi che siamo battezzati. Attraverso il Battesimo apparteniamo a Cristo, unico e vero Maestro, Salvatore di tutti gli uomini.
C’è sempre stato bisogno e ci sarà sempre bisogno di persone che testimonino la fede che ci ha portato Gesù Cristo.
Papa Paolo VI, il papa del Concilio Vaticano II, ha detto in modo solenne: “Non bisogna essere soltanto cattolici, ma bisogna essere apostoli”. Tutti coloro che partecipano attivamente al compito della Chiesa di insegnare e salvare gli uomini compiono un’opera di luce, un’opera divina. I giorni in cui non facciamo nulla per gli altri, ma solo per noi, sono giorni persi.
Qui non si tratta soltanto dei genitori che sono i primi educatori dei loro figli e devono tener conto della felicità dei figli. Dobbiamo essere coloro che cercano di seminare nelle anime dei nostri figli Dio e il Suo insegnamento. Con le nostre parole, il nostro esempio, la nostra vita. Poi loro dovranno trasmettere questo ai loro figli.
Ma si tratta di ogni cristiano cattolico. Da parte sua dovrebbe dare sempre esempio nell’ambiente di lavoro, ovunque. Se siamo convinti e crediamo che la vita secondo l’insegnamento di Cristo è la vita migliore e ci porta al bene eterno, perchè non ci impegniamo di più , affinché tutti vivano una tale vita?
Affidiamoci all’Amore del Signore. Lui viene in nostro aiuto. In questo Avvento andiamo incontro a Lui con le opere buone. Forse nell’ultimo Avvento della nostra vita non eravamo buoni, ma chissà se avremo un’altra occasione.

Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )

lunedì 12 dicembre 2016

Beata Vergine di Guadalupe

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L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L'evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo.
Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico?  La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, un indio di nome Juan Diego e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere "la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio" e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l'indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e ne' la stagione ne' il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere.
Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l'immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l'immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, ne' un disegno, ne' è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
Nel 1936, il premio Nobel per la Chimica ha la possibilità di analizzare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti della tilma di Juan Diego. I risultati delle analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, sono incredibili: sulle fibre non vi è traccia di coloranti, né vegetali, né animali, né minerali.
Di tutte le cose incredibili che si possono dire sull'immagine miracolosamente impressa sulla tilma di Juan Diego, certamente la più sconvolgente è quella relativa agli occhi della Madonna. Una commissione di scienziati, applicando al dipinto il metodo di ingrandimento usato dalla Nasa, ha scoperto impresse nelle Sue pupille delle microscopiche immagini di persone, come se si trattasse di una fotografia: Juan Diego, il vescovo e altri ignoti personaggi che si trovavano stupefatti e in preghiera. Esattamente cio' che vedevano in quel momento gli occhi della Madonna del dipinto durante il miracolo nella stanza del vescovo il 12 dicembre 1531. La presenza di queste immagini negli occhi è, innanzi tutto, la conferma definitiva dell'origine prodigiosa dell'icona guadalupana: è materialmente impossibile dipingere tutte queste figure in cerchietti di circa 8 millimetri di diametro, quali sono le iridi della Madonna di Guadalupe, e per di più nell'assoluto rispetto di leggi ottiche totalmente ignote nel secolo XVI.
Un altro studio scientifico che ha dato risultati molto interessanti è quello relativo alla disposizione delle stelle sul manto della Vergine, disposizione che sembra tutt'altro che casuale. Don Mario Rojas Sánchez ha identificato sulla tunica una "mappa" dei principali vulcani del Messico; quanto alle stelle, lo stesso sacerdote ha potuto accertare, grazie alla collaborazione di alcuni astronomi e dell'osservatorio Laplace di Città di Messico, che esse corrispondono alle costellazioni presenti sopra Città di Messico al solstizio d'inverno del 1531 - solstizio che, dato il calendario giuliano allora vigente, cadeva il 12 dicembre - viste però non secondo la normale prospettiva "geocentrica", ma secondo una prospettiva "cosmocentrica", ossia come le vedrebbe un osservatore posto "al di sopra della volta celeste".
Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita –come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva.

Preghiera alla Madonna di Guadalupe

Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego.
Sul suo mantello impri­mesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e con­sacriamoper sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia.
O Madre dolcissima, ricòrdati sempre dei tuoi figli.
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen.
Salve Regina

 

Fonte: IdM

mercoledì 7 dicembre 2016

Angolo teologico – Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori (24) – Messaggi a Marija del 25 novembre 2016 e a Mirjana del 2 dicembre 2016


Messaggio a Marija del 25 novembre 2016
"Cari figli! Anche oggi vi invito a ritornare alla preghiera. In questo tempo di grazia, Dio mi ha permesso di guidarvi verso la santità e verso una vita semplice, affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio Creatore, innamorarvi di Lui e affinché la vostra vita sia un ringraziamento all’Altissimo per tutto quello che Lui vi dona. Figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore e Dio vi benedirà. E voi, testimoniate senza interesse, per amore verso Dio. Io sono con voi e intercedo davanti a mio Figlio per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Commento teologico

Il messaggio si divide chiaramente in due parti: la prima riguarda il rapporto religioso con Dio, la seconda concerne la disponibilità amorevole nei confronti dei fratelli. Esso dunque raccoglie i due comandamenti fondamentali dell’amore, verso Dio e verso il prossimo. Vediamo alcuni particolari.

1. La finalità del messaggio mariano si concentra su di una verità essenziale: “affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio creatore”. Si tratta di riconoscere l’impronta divina e il suo benefico influsso non tanto nei segni o eventi straordinari e vistosi, quanto invece nelle realtà apparentemente insignificanti e minuscole, che in genere passano inosservate o addirittura disprezzate. Ma come ciò è possibile? Solo se la creatura umana acquista una interiore sensibilità, che la porta a vedere con gli occhi luminosi della fede le vicende e gli elementi che si dispiegano nella natura e lungo la storia umana, nelle varie vicissitudini del nostro vivere quotidiano, non solo in sé stesse, per sé piccole e fragili, ma nello spessore più elevato che le sostiene e le produce, di saper vedere in esse il dito agente di Dio. In effetti noi, superficiali come siamo, sorvoliamo su queste piccole cose che invece sono di grande importanza, perché rivelano che tutto è dono dell’amore del Padre celeste, alla cui attenzione paterna non sfugge nulla. Anzi nelle realtà più semplici e umili si manifesta la delicatezza, la generosità, la tenerezza del Creatore e Salvatore. Certi fatti o certe circostanze o certi incontri con persone sono frutto di un eccelso Regista che segue e compone ogni minimo elemento nell’armonia del tutto, allo scopo che ogni essere umano possa riconoscere l’azione onnipotente di Dio, senza della quale noi deboli e inetti non potremmo combinare un bel niente. Questo spirito di osservazione e di segnalazione della presenza attiva del divino Artefice ci consente di cogliere sapientemente gli interventi del Signore. Ma il nostro orgoglio e la nostra sbadataggine impediscono di fare spazio alla dimensione religiosa e ci lasciamo imprigionare nelle vicissitudini terrene, faticose e oppressive, dimenticando la mano onnipotente che tutto sorregge con la sua infinita sapienza e trasforma ogni cosa in bene a nostro vantaggio. Lo Spirito Santo ci doni tale sguardo di fede e di amore!

Da qui l’effetto stupendo di suscitare in noi il fuoco di ardore verso Dio, di vero innamoramento come viene detto: “possiate innamorarvi di Lui, affinché la vostra vita sia un ringraziamento per tutto quello che Lui vi dona”. Sono parole da imprimere profondamente nel nostro cuore per essere sempre in contatto, in ogni momento e in ogni situazione, con il Signore nostro Creatore e Redentore, al quale siano rese grazie ora e sempre.

2. La seconda parte del messaggio si riferisce al rapporto verso il prossimo con accenti incisivi e stimolanti: “figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore”. La vita di ciascuno di noi è anzitutto un dono che viene da Dio e che noi dobbiamo accogliere con tutta la nostra adesione e gratitudine, come si è detto precedentemente. Anzi è il dono più bello e prezioso, il fondamento degli altri doni meravigliosi che Dio ci riserva. Il dono però non si può tenere gelosamente soltanto per noi, come un nostro possesso egoistico. Esso va donato a sua volta ai fratelli in modo che giunga anche ad essi la gioia di riceverlo e viverlo in pienezza. Questo passaggio del dono, dalle nostre persone alle persone che ci stanno accanto, avviene attraverso l’amore, come dice il messaggio: “un dono per gli altri nell’amore”. Ciò significa che esso va donato con lo stesso slancio di amore gioia e gratitudine con cui noi lo abbiamo accolto. In tal modo esso giunge non soltanto al di fuori ma tocca il cuore del fratello e non resta un gesto esteriore, materiale e freddo. L’amore, avvolgendo il dono, lo colma di calore, di vitalità e di grande effusione di comunione. Esso provoca un contatto di cuore a cuore e così diventa fonte pura e salutare per risanare le ferite della solitudine e dell’angoscia che albergano nell’animo di tanti nostri fratelli. Si fa balsamo di guarigione per le numerose piaghe di carenza d’amore e insieme suscita energia e entusiasmo di vivere un tale meraviglioso dono con generosità e fiducia. Dunque il dono della vita, che Dio ci ha fatto gratuitamente, si irradia in noi e attorno a noi. Le persone, che ci vivono accanto o che incontriamo lungo il percorso delle nostre giornate, trovano attraverso di noi un sapore e un calore diverso nella loro vita sofferente e desolata, acquistando tutta la capacità che essa contiene e che venendo da Dio si riversa sulla faccia della terra per una società più giusta e benevola, in famiglia, al lavoro, nel mondo intero. Infatti “Dio vi benedirà”, cioè effonderà le sue grazie su di noi e sull’umanità, ricolmandoci della sua paterna protezione e provvidenza per una sana esistenza terrena e soprattutto per il raggiungimento del regno celeste nella beatitudine eterna.

Accogliamo con piena disponibilità l’invito pressante di Maria: “e voi testimoniate senza interesse per amore verso Dio”. Un meraviglioso programma, semplice e fruttuoso, che noi possiamo attuare se ci lasciamo inondare dall’effluvio di amore che giunge dal cuore di Cristo e della sua e nostra Madre premurosissima.


Messaggio a Mirjana del 2 dicembre 2016
“Cari figli, il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i miei figli. I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante. Mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno ed i miei figli vengono perseguitati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore: Egli avrà per voi parole di luce. Egli si manifesta a voi, spezza con voi il Pane e vi dà parole d’amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità. Perciò, figli miei, non abbiate paura! Permettete che mio Figlio sia in voi. Egli si servirà di voi per prendersi cura delle anime ferite e convertire quelle perdute. Perciò, figli miei, tornate alla preghiera del Rosario. Pregatelo con sentimenti di bontà, di offerta e di misericordia. Pregate non soltanto a parole, ma con opere di misericordia. Pregate con amore verso tutti gli uomini. Mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con lui per avere forza e speranza, per avere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna. Per mezzo dell’amore di Dio anch’io sono con voi, e vi guiderò con materno amore. Vi ringrazio!”.
 
Commento teologico


Nel messaggio sono presenti due aspetti di grande rilievo: il primo rivela “il pianto di Maria” da una parte e dall’altra la situazione di peccato e di cattiveria che domina il mondo. In particolare si mette in evidenza che vi è un peccato più grave di ogni altro ed esso consiste nel dimenticare ed emarginare il Figlio suo che è il nostro Salvatore e Redentore. Il secondo aspetto pone al centro “la figura di Cristo” quale unico e valido rimedio contro il dilagare del male e del dolore nell’umanità. Alcune riflessioni sull’uno e l’altro aspetto.

1. Il pianto di Maria. Appare all’inizio del messaggio con grande rilievo il fatto che “il mio Cuore materno piange”. Ciò manifesta una interiore angoscia che colpisce ancora una volta come una spada affilata l’animo della Vergine. Si tratta naturalmente di un dispiacere che non toglie nulla alla sua beatitudine eterna, ma che esprime concretamente e sensibilmente l’ansia materna per tutti noi suoi figli. Ella mostra quale amore conserva nel suo cuore verso le creature umane, per le quali il Figlio suo ha dato la vita. Questa espressione di dolore materno così incisiva credo che giunga nel cuore di tutti noi e non possa lasciaci indifferenti. La figura dell’Addolorata balza alla ribalta ed è come un grido che risuona su tutta la faccia della terra per scuotere la nostra sonnolenza spirituale e chiamarci accoratamente alla conversione.

Ma la domanda che sorge spontanea dentro di noi è chiederci la ragione di tanta materna angoscia. Ella ce ne dà il motivo: “mentre guardo quello che fanno i miei figli”. A questo punto proprio noi suoi figli, quali discepoli di suo Figlio, siamo messi in causa e non possiamo esimerci da prenderne coscienza. Si percepisce tutta l’amara constatazione che sono i figli suoi ad essere ingrati e ribelli, non persone estranee. I sentimenti della Madre appaiono nel loro drammatico stupore! Per essere più precisa lo dice chiaramente: “i peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante”. Con poche pennellate Ella pone davanti alla nostra faccia la situazione contemporanea in cui versa l’umanità: da un parte si moltiplicano a dismisura e in forme aberranti le gravi azioni di male che si sprigionano sotto numerosi punti di vista come un mare dilagante di sporcizia e di corruzione; dall’altra parte viene indicata la mancanza della purezza d’animo, in quanto le creature umane perdono il senso dei loro peccati e si fanno sorde e cieche davanti ai richiami e ai segni del cielo che si riversano sulla terra. Quale profonda amarezza! La malvagità prende sempre più spazio mentre la consapevolezza della sua immensa gravità ogni giorno viene meno. Si tratta di una tragica situazione che come una spirale irreversibile conduce gli uomini verso l’abisso di una gravissima sciagura terrena ed eterna. Come rimanere insensibili a questo accorato richiamo del Cuore Immacolato di Maria?

La cosa più sconvolgente viene detta subito dopo, indicando il motivo basilare della diffusione del male: “mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno”. Questo è l’aspetto più eclatante perché si tratta della fonte del bene e della salvezza per l’umanità. Se si perde di vista la redenzione operata da Cristo, veramente per le creature umane non rimane alcuna speranza di rinascita e di pacificazione. Per questo motivo succedono fatti di sangue e di martirio: “i miei figli vengono perseguitati”. Sembra che si attui uno sconvolgimento totale su tutti i fronti della umana esistenza e si scateni una guerra molteplice contro coloro che vivono la fede in Cristo. I fatti che si riscontrano ogni giorno sulle cronache dei giornali o dei mass media ne danno conferma. Quale desolante panorama! Come uscirne fuori? Cosa occorre escogitare e fare? La Vergine ci dice che vi è una sola strada sicura e confortevole: ricuperare la fede e l’amore per suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Soltanto in Lui, il Verbo incarnato, morto e risorto, si trova la soluzione più vera e proficua a una così disastrosa situazione. Si apre uno sprazzo di luce che rincuora l’anima nostra e ci porta la speranza contro ogni speranza.

2. Tornare a Cristo. È quello che la Madonna afferma con coraggio: “perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore”. Qui sta il felice annuncio per un’autentica ripresa di serenità, pace, giustizia e amore. Solo nel Nome di Gesù si trova la salvezza. Davanti a quel Nome ogni ginocchio si piega in cielo e sulla terra e sotto terra. Esso vince ogni avversità e malignità, annienta ogni spirito e forza del male. Non esiste altro nome che possieda il medesimo suo potere e pienezza di vita e di bontà. Perché cerchiamo altrove una qualche soluzione ai nostri malanni, quando abbiamo un riferimento luminoso e onnipotente, amorevole e giusto? Occorre allora riprendere un cammino di conversione, nel senso di ricuperare l’orientamento che non si perde nella nebulosità e vanità del mondo, ma si riversa unicamente e totalmente in Cristo. Tale ritorno non va fatto solo a livello di parole o gesti esteriori, che pur sono buoni ma insufficienti. Non basta fare qualche pellegrinaggio o assistere a qualche incontro di preghiera, è necessario che tutto il nostro essere e la nostra vita sia vivificata, irrorata, plasmata dalla grazia di Gesù, che deve diventare il motore propulsore di ogni nostra azione che facciamo nel succedersi dei giorni. Lui veramente deve prendere il primo posto nell’anima e nel cuore, nella mente e nella volontà, nei sentimenti e negli affetti, in modo che sia il fuoco acceso sulla nostra misera esistenza per trasformarla in un luogo di calore, di luce, di serenità e pace profonde, di vitalità e operosità benefica per noi e per i nostri fratelli. In effetti se noi doniamo tutta la nostra disponibilità a invocare con trasporto quel Nome santissimo, amandolo con tutte le nostre forze e sopra ogni altra cosa e persona, allora si realizzerà un modo nuovo e vigoroso di vivere, di donare, amare, soffrire con la speranza che non si spegne mai fino alla consumazione della nostra giornata terrena per aprirsi e condividere la infinita felicità del cielo. Questo costituisce l’elemento essenziale del nostro essere cristiani vivi e ferventi, portatori di un fermento fecondo per una società migliore e pacifica.

La Vergine elenca alcuni effetti benefici che scaturiscono dal Figlio suo: “Egli avrà per voi parole di luce. Egli si manifesta a voi, spezza a voi il Pane e vi dà parole di amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità”. Gesù offre parole di luce, con lo scopo che noi, spesso avvolti da cecità, non perdiamo il giusto sentiero per strade tortuose e tenebrose. Egli si manifesta, cioè fa vedere e sentire la sua presenza salvifica e affettuosa in tanti momenti in cui ci sentiamo oppressi e stanchi, sfiduciati e amareggiati; Egli spezza il pane, quel pane di vita immortale che è la Eucaristia, di cui dobbiamo nutrirci quotidianamente o almeno settimanalmente con la partecipazione attenta e fervorosa alla santa Messa; soprattutto Egli suggerisce alle nostre orecchie, ma ancor più al nostro cuore, parole di amore, che ci donano conforto e sostegno, facendo rifiorire in noi la freschezza e giovialità della comunione fraterna. Che cosa di più bello e vantaggioso? Da questa pienezza d’amore, che alberga dentro di noi, diventiamo testimoni di verità, nel senso che portiamo ovunque parole confortevoli e gesti di solidarietà per coloro che si trovano smarriti e desolati. Inoltre dobbiamo compiere opere di misericordia, cioè azioni che offrano aiuto a tanti fratelli bisognosi nell’anima e nel corpo. In tal modo l’amore salvifico e il nutrimento vitale si diffondono e disinfettano i sentimenti intrisi di odio e di violenza, di invidia e di egoismo. Si tratta di allargare il regno di Gesù, regno di amore, pace, giustizia e salvezza. Esso inizia già su questa terra e avrà il suo compimento nel regno eterno di bontà, alla fine dei tempi, quando Gesù consegnerà l’umanità redenta al Padre suo e Dio sarà tutto in tutti.

Facciamo nostro l’invito materno affinché si attui un mondo più sano e vivibile, di cui tutti sentiamo estremo bisogno: “mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con Lui per avere forza e speranza, per vivere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna”. Queste meravigliose parole restino infisse nel nostro animo e ci accompagnino sempre e ovunque. Grazie, Vergine Madre, che ce le ricordi e ci sospingi a fare di esse il vero cibo per condurci al Figlio tuo e regnare con Lui, il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen


Don Renzo Lavatori

don_renzo_lavatoriDon RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.

venerdì 2 dicembre 2016

Messaggio a Mirjana del 2 dicembre 2016

“Cari figli, il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i miei figli. I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante. Mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno ed i miei figli vengono perseguitati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore: Egli avrà per voi parole di luce. Egli si manifesta a voi, spezza con voi il Pane e vi dà parole d’amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità. Perciò, figli miei, non abbiate paura! Permettete che mio Figlio sia in voi. Egli si servirà di voi per prendersi cura delle anime ferite e convertire quelle perdute. Perciò, figli miei, tornate alla preghiera del Rosario. Pregatelo con sentimenti di bontà, di offerta e di misericordia. Pregate non soltanto a parole, ma con opere di misericordia. Pregate con amore verso tutti gli uomini. Mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con lui per avere forza e speranza, per avere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna. Per mezzo dell’amore di Dio anch’io sono con voi, e vi guiderò con materno amore. Vi ringrazio!”.
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