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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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sabato 29 agosto 2015

CATECHESI DI PADRE DANKO - Medjugorje, 6 agosto 2015

 

Fratelli e sorelle, una storia dice che un pittore famoso, Leonardo da Vinci, aveva deciso di dipingere l’Ultima Cena per poi regalarla al convento benedettino di Milano. L’artista voleva dipingere il momento in cui Gesù ha detto agli apostoli: “Uno tra di voi Mi tradirà”. Si racconta che Leonardo da Vinci cercasse nella città i volti belli che gli sarebbero serviti nel lavoro. Per realizzare la persona di Gesù Salvatore ha trovato un uomo giovane con il volto angelico. Aveva gli occhi nei quali si rifletteva il cielo e la purezza.
Incontra un ragazzo bellissimo per strada come un’aurora di primavera, con un sorriso innocente sulle belle labbra. Questo era il modello per san Giovanni.
Con tanto ardore l’artista cercava i modelli per gli altri apostoli. Trovati tutti ha dipinto il quadro impiegando alcuni anni.
Era arrivato verso la fine, ma il posto di Giuda era vuoto. Non era riuscito a trovare la persona adatta. Aveva cercato per anni il modello per Giuda, ma non era riuscito a trovare qualcuno che avesse uno sguardo che andava bene, un volto da traditore.
Una sera mentre passeggiava vide un uomo vestito male, confuso, con lo sguardo cattivo, capelli disordinati: Giuda vivente. Leonardo gli chiese se voleva venire nel convento di santa Maria e fargli da modello per il quadro. Lui venne, ma quando vide che Leonardo lo voleva usare come modello di Giuda impallidì all’improvviso. Cominciò a piangere dicendo: “Ma non mi riconosce? Tanti anni fa io le ho già fatto da modello quando ha dipinto Gesù”
Leonardo era profondamente colpito e ha chiesto all’uomo cosa gli fosse successo, perché avesse un tale aspetto. La risposta è stata: “Il peccato che ho accettato mi ha deformato”.
Fratelli e sorelle, ogni volta che ci decidiamo per la virtù, per l’amore, per il perdono, per la pace noi diventiamo immagine di Dio. Ci trasformiamo e diventiamo ciò che Dio voleva da noi, perché siamo creati a Sua immagine. Ma quando ci decidiamo per il peccato, se non vogliamo perdonare, se non amiamo noi stessi o gli altri, noi diventiamo un’immagine distorta di Dio, come il ragazzo della storia.
Oggi celebriamo un evento particolare della vita pubblica di Cristo: la Trasfigurazione del Signore. Di questo parlano gli evangelisti Matteo, Marco e Luca. della Trasfigurazione si parla anche nella seconda lettera di san Pietro. Nel Vangelo abbiamo sentito come Gesù prese con Sé tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. Lui non ha scelto questi tre per caso, ma li ha scelti apposta, perché essi saranno i tre pilastri della futura Chiesa. Pietro sarà il primo Papa. Gesù opera per primo; Gesù ha invitato loro; loro non si sono inviati da soli. Lui li ha guidati. Se vogliamo crescere nella nostra vita spirituale dobbiamo permettere di essere guidati da Gesù. Se Gesù ci guida questo non significa che cammineremo sempre su un tappeto rosso o che avremo sempre l’erba sotto i nostri piedi, ma questo significa che, come Lui, dovremo camminare in salita. Camminare in una vita piena di ostacoli per arrivare in cima, al cielo per incontrare Dio, dove Lui desidera farci arrivare.
Il Vangelo dice che Gesù li condusse su un alto monte in disparte. Loro soli. Quando si parla del monte in senso biblico si parla sempre dell’incontro con Dio o dell’incontro con gli uomini di Dio: profeti o santi. Il monte è il luogo della presenza di Dio, vicinanza di Dio. Lo stesso è nel deserto. E’ come se sentissimo la libertà: siamo usciti dalla situazione in cui ci troviamo, siamo saliti in alto, perché dall’alto si vede meglio. Sui monti c’è tanta pace e silenzio. L’uomo può più facilmente incontrare Dio e incontrare se stesso.
Gesù ha sempre compiuto le Sue opere più grandi sui monti. Sulla montagna ha pronunciato le beatitudini. Quando doveva ritirarsi dagli uomini non è andato nel deserto, ma si è ritirato da solo sul monte. Sul Golgota ha terminato la Sua vita terrena.
Egli desidera portare i discepoli sulla montagna perché nulla li disturbi per poter assorbire quell’evento straordinario che avrebbero ricordato per tutta la loro vita. Ecco perché Gesù li ha portati con sé. Gesù sapeva che anche loro avrebbero incontrato la sofferenza, che sarebbero entrati in crisi, ma sapeva anche che si sarebbero ricordati della Sua Trasfigurazione e della Gloria divina.
E’ difficile uscire da se stessi. Lo era anche per i discepoli. Era difficile ascoltare la Parola di Gesù e permettere che le Sue parole li cambiassero.
E’ anche difficile accettare il Vangelo, ma non c’è un’altra via: o gli apparteniamo al 100% o non Gli apparteniamo per niente. Non possiamo dare una parte a qualcun altro.
Siamo ben coscienti di quanto sia difficile convincere un verme che dentro di lui è nascosta una bellissima farfalla. Così è difficile convincere un peccatore che può diventare santo.
Mentre erano sulla montagna il Volto di Gesù si è trasfigurato e le Sue vesti sono diventate splendenti. La differenza tra Gesù e Mosè era questa: sul volto di Mosè c’era il riflesso della Gloria di dio, mentre il Volto di Gesù non riflette nulla, perché Lui è questo splendore. I discepoli erano meravigliati. Stavano bene lì. Non avevano nessun problema e sentivano che sarebbero potuti rimanere lì per tutta la vita.
Appaiono Elia e Mosè e Gesù parla con loro. La loro apparizione significa che termina l’Antico Testamento e comincia qualcosa di nuovo. E’ venuto Gesù Cristo con il quale arriva la Nuova Alleanza. Mosè rappresenta la legge e Elia rappresenta i profeti. Gesù è la pienezza dei profeti e la pienezza della legge, perché ha perfezionato sia la legge che i profeti nel Suo Amore.
Come ho già detto i discepoli stavano bene lì. Pietro, in nome di tutti è tre, ha detto: “Rabbì, facciamo tre capanne. Una per Te, una per Mosè e una per Elia”. Le capanne erano il segno di ringraziamento per la mietitura e ricordavano il cammino del popolo giudeo nel deserto e l’entrata nella Terra promessa. Ma la risposta di Gesù è diversa. Lui non vuole che i discepoli rimangano sul Tabor. Lui vuole che scendano nella loro quotidianità.
Così anche noi raccolti qui a Medjugorje durante questo festival dei giovani che è terminato e coloro che sono appena arrivati. Dio non vuole da noi che rimaniamo qui, ma quando abbiamo riempito le nostre batterie interiori Lui desidera che andiamo avanti e che testimoniamo.
Questa festa della Trasfigurazione del Signore ci ricorda che è necessario trasformare il volto della Chiesa che ha bisogno di vesti nuove. Come vediamo lo sottolinea sempre anche Papa Francesco.
Chi è la Chiesa? Io sono la Chiesa. Tu sei la Chiesa. Questo rinnovamento comincia da me e da te. Quando si parla del rinnovamento della Chiesa pensiamo subito al nostro vicino di casa, al nostro nemico, collega di lavoro, a qualcuno che ha tramato dietro alle spalle. Non deve cambiare l’altro: tu devi cambiare. Quando tu cambi hai cambiato un mondo e la scintilla di Dio passerà al tuo vicino di casa, amico, collega, membro della famiglia.
Soltanto coloro che ascoltano la Voce di Dio, come i discepoli di Gesù sul Tabor che dice “questo è il Figlio Mio, l’Amato; ascoltateLo”, soltanto questi arriveranno al Regno dei Cieli.
Bisogna essere ubbidienti alla Parola di Dio come lo era la Madonna quando ha detto: “Ecco l’ancella umile del Signore. Ecco Colei che farà la Volontà di Dio fino alla fine”. La Madonna non ha detto: “Io farò una parte della Volontà di Dio”. Lei non ha detto: “Lo faccia la Mia amica. La Mia vicina di casa”. Ha detto: “Eccomi. Io sono la serva e farò tutto quello che Tu vuoi”.
Fratelli e sorelle, la festa della Trasfigurazione è sempre un invito a cambiare il nostro cuore. Quando ricordiamo la Trasfigurazione ricordiamo il monte Tabor. Qui a Medjugorje ci sono due monti che assomigliano al monte Tabor, sui quali sono avvenute centinaia di migliaia di conversioni.
Il monte Krizevac è alto 520 metri. Su di esso i parrocchiani nel 1933 hanno costruito una croce alta 8 metri e mezzo. Sulla croce c’è la scritta “A Gesù Cristo Redentore dell’umanità. Come segno della nostra fede, amore e speranza. In memoria dei 1900 anni della Passione di Gesù”.
L'altro monte è la collina delle apparizioni, dove 34 anni fa è apparsa la Madonna, secondo la testimonianza dei veggenti. Questo monte è alto circa 170 metri.
Perchè parliamo dell’altezza dei monti? Per un semplice motivo: perchè c’è anche un terzo monte, dove alcuni salgono, non amano Medjugorje nè la grazia. Amano la montagna dei soldi. Questo è il terzo monte che servono. Non vedono i frutti di Medjugorje. Non vedono tante vocazioni spirituali, sacerdotali e religiose, maschili e femminili. Non vedono le tante guarigioni nell’anima e nel corpo. Non vogliono vedere i Sacramenti e tanto meno avvicinarsi ad essi. Non vedono i confessionali sempre pieni, non soltanto durante il festival appena finito, bensì durante tutto l’anno. Tante altre cose non vedono, perchè questo monte è tanto alto davanti ai loro occchi che non vedono nè il Krizevac nè la collina nè la grazia stessa.
Fratelli e sorelle, Dio ci ha offerto Gesù come metro di trasformazione. Questa festa che celebriamo ci ricorda che soltanto l’unione con Gesù ci può trasformare e preparare per la vita celeste, dalla quale Lui è venuto per introdurci nei Suoi misteri.
Rispondiamo alla chiamata di Dio e alle Sue parole: “Questo è il Figlio Mio, l’Amato. AscoltateLo”.
Signore, desideriamo ascoltarTi come la Madonna e come Lei fare la Tua Volontà fino alla fine.
Così sia.
Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.

 

Fonte: IdM (di Andrea Bianco)

giovedì 27 agosto 2015

Meditazione su Medjugorje (padre Lujbo)

 

Come sapete la Madonna è apparsa qui, la prima volta, il 24 giugno 1981. La Madonna è apparsa con Gesù Bambino in braccio. Quel giorno, 24 giugno, era la festa di S.Giovanni Battista: è una data molto significativa, perché voi sapete che S. Giovanni Battista è il precursore, colui che ha preparato la strada a Gesù. Così la Madonna viene qui a preparare i nostri cuori alla venuta di Gesù. La Madonna non appare per spaventarci o per costringerci a fare qualcosa, ma appare con Gesù Bambino in braccio. Questo primo giorno è molto significativo perché la Madonna, come Madre di Dio, ci porta Gesù e ci guida a Gesù. In un messaggio, ha detto: “Cari figli, se dovete scegliere tra la mia Apparizione e la S. Messa, andate alla Messa. Al centro, qui a Medjugorje, sono la S. Messa e la confessione: è sempre Gesù. Non sono le Apparizioni al centro, non dobbiamo correre dietro alle Apparizioni, ma dobbiamo correre dietro a tutto quello che la Madonna ci dice. Molti pellegrini, se non hanno visto tutti i veggenti, dicono che il pellegrinaggio è stato un fallimento. Questo non è vero. La Madonna non dice mai: “Dovete venire a Medjugorje per vedere me, o per vedere i veggenti, o per vedere i frati che sono santi, o sono intelligenti, o non so cosa…”. La Madonna non dice mai questo. La Madonna dice quello che è importante per noi, per il nostro bene, per la nostra salvezza. La Madonna dice sempre: “Il messaggio più importante che ho dato qui è l’invito alla conversione”. E’ un messaggio evangelico. I messaggi che la Madonna ci dà qui a Medjugorje non sono una novità, non aggiungono niente al Vangelo. La Madonna viene qui per risvegliarci, come ha fatto Gesù nel Getsemani, quando ha svegliato gli apostoli che si erano addormentati. Gesù più volte aveva preannunziato ai suoi apostoli la sua passione, la sua morte, ma loro non l’avevano preso sul serio, si erano addormentati. Così anche noi possiamo non prendere sul serio non solo la Madonna ma anche il Vangelo, perché la Madonna viene qui proprio a dirci di prendere sul serio il Vangelo.
Medjugorje non è una setta cristiana, come alcuni dicono. Medjugorje è la Chiesa, è la Chiesa in movimento. Medjugorje non è soltanto nella Chiesa, ma è anche per la Chiesa. La Madonna non viene per fondare una Chiesa nuova, ma per aiutare la Chiesa del suo Figlio Gesù a rinnovarsi. La Madonna ha detto qui: “Lo scopo delle mie apparizioni, cari figli, è che siate felici qui”, perché la Madonna non viene qui a privarci delle gioie della vita. Lei vuole che siamo felici, e solo con Dio possiamo essere felici. Lei ha detto: “Lo scopo delle mie apparizioni è che siate tutti con me in Cielo”. Noi ancora non siamo arrivati in Cielo, qui siamo ancora nel deserto come gli Israeliti: quando sono usciti dall’Egitto non sono arrivati subito nella Terra Promessa. Così anche noi, qui sulla terra, viviamo questo deserto, siamo incamminati verso la Terra Promessa ma qui viviamo anche le prove, le tentazioni. Per questo la Madonna dice: “Cari figli, sono venuta per aiutarvi perché voi non potete da soli”. Sapete bene che anche gli Israeliti si sono opposti a Mosè dicendo: “In Egitto avevamo da mangiare, qui nel deserto non c’è niente, c’è insicurezza”. Così anche a noi può sembrare che quello che la Madonna ci dice non sia tanto comodo, non sia attraente, non sia piacevole. Quando la Madonna dice: “Pregate col cuore” non ci dice una cosa facile, una cosa che piace subito: sappiamo tutti che è più facile guardare la televisione, fare cose che sono comode, che piacciono più che pregare. La Madonna non ci dice qui quello che ci piace, ma quello che serve per il nostro bene. Le apparizioni della Madonna qui a Medjugorje che durano da 25 anni sono senza dubbio un segno del nostro tempo. Un tempo nel quale non si sa più che cosa è bene, che cosa è male, che cosa è a destra che cosa è a sinistra… La Madonna non ha paura di dirci anche che esiste satana, e dice: “satana è forte, cari figli”. Satana opera attraverso le ferite, opera nei nostri pensieri, nella nostra fantasia, mette confusione, vuole mettere discordia soprattutto nelle famiglie, vuole distruggere quello che è santo in ognuno di noi. Ma la Madonna dice anche: “Cari figli, con il Rosario in mano vincerete satana. Consacratevi al mio Cuore Immacolato ed al Cuore del mio Figlio Gesù. Cari figli, desidero guidarvi a Gesù, abbandonatevi a Gesù, dategli tutta la vostra vita, il vostro passato, tutto il male accumulato dentro di voi”. La Madonna qui a Medjugorje non è un essere astratto che arriva dalle nuvole: è una Madre viva e non c’è bisogno di vederla con gli occhi. Certo vedere la Madonna con gli occhi è un dono e una grazia che hanno i veggenti, ma loro sempre dicono: “noi che la vediamo non siamo per niente privilegiati”. La Madonna si può “vedere” anche nella preghiera fatta con il cuore aperto: si può conoscere, sperimentare, sentire la bellezza, la profondità, la grandezza del suo amore, del Suo Cuore Immacolato che ci guarisce e ci libera, perché non è importante vedere la Madonna, è importante aprire il cuore alla Madonna. Uno dei miracoli qui a Medjugorje è che i veggenti sono rimaste persone normali, perché essere un veggente qui a Medjugorje non è facile: non è facile essere assillati dai pellegrini con tante domande, tante richieste. I veggenti non sono persone che fanno dei miracoli, non sono delle star. Molti pensano che la Madonna, nella preghiera, senta meglio i veggenti di quanto senta noi, ma questo non è vero. I veggenti sono soltanto semplici testimoni di quello che hanno visto e di quello che hanno udito, niente altro. Bisogna guardarli così. Anche loro sono invitati, come sono invitato io (alla conversione), e si devono sforzare ogni giorno, devono ogni giorno scontrarsi con le proprie debolezze, con i propri limiti, con tutto quello che in loro c’è di umano per poter diventare santi. Non è facile diventare santi. Padre Pio diceva: “Chi vuol diventare santo si deve preparare alla sofferenza”. Per questo noi non diventiamo santi: perché non vogliamo soffrire. Eppure anche la sofferenza ci aiuta a conoscere meglio Dio, a conoscere meglio noi stessi.
La Madonna, qui, come Madre, è una Madre viva che ha il cuore, e questo cuore non solo ama ma anche soffre. Infatti ha detto: “Cari figli, il mio cuore sente dolore per ognuno che è lontano dal mio cuore”.
Soprattutto voi che siete genitori, quando i vostri figli non ascoltano, quando sono sulla strada sbagliata, anche voi soffrite forse più di loro, perché li amate. Se non li amaste, non ci sarebbe sofferenza in voi.
Molti mi chiedono come aiutare i propri figli perché si sono allontanati dalla Chiesa, dai Sacramenti, dalla fede ed i genitori soffrono tanto per questo, ma non esiste una ricetta “espresso” per questo. E’ proprio quello che la Madonna fa qui: indica, consiglia, chiama, prega, soffre: ogni suo messaggio è come una preghiera rivolta a me, a te. La Madonna non solo ci invita a pregare ma Lei stessa, come Madre, prega e soffre quando io sono lontano, quando io sono chiuso, quando io sono nel peccato, quando io non voglio ascoltare, non voglio prendere sul serio quello che la Madre mi dice.
Nel messaggio che ci ha dato attraverso la veggente Marija a Natale di quest’anno ha detto: “Anche oggi vi porto in braccio il neonato Gesù: Lui è il Re del Cielo e della Terra, Lui è la vostra pace, solo Lui può darvi la pace…”.
Molti hanno incontrato, sperimentato questa pace, questa gioia proprio qui, in questo posto che io direi consacrato dalle apparizioni, dalla presenza della Madonna.
Quando noi preghiamo, forse non vediamo subito i frutti della nostra preghiera, tuttavia non esiste una preghiera vana: ogni preghiera è ascoltata da Dio ed esaudita e non c’è bisogno che noi ne vediamo subito i frutti. I frutti verranno quando Dio lo deciderà, quando sarà meglio anche per noi. Tante volte è meglio che non si realizzino i nostri desideri, ma si realizzino i desideri di Dio su di noi perché non sempre noi sappiamo qual è il più grande bene per noi: solo Dio lo sa, Lui che è il nostro Creatore, ma anche il nostro Padre !
Per questo la Madonna dice: “Vengo a voi come Madre che vi vuole mostrare quanto Dio vostro Padre vi ama”.
“L’amore si può percepire soltanto con il cuore, e per questo sia il nostro pregare solo con il cuore. Noi possiamo pregare anche con le labbra, con la bocca, ma Dio non ha bisogno delle nostre parole, della preghiera parolaia, ha bisogno del nostro cuore. Per questo la nostra preghiera deve provenire dal cuore, da un cuore che ama.
Noi però possiamo amare solo quando ci sentiamo amati: una persona che non si sente amata, accolta, sicura in questo amore, difficilmente potrà amare gli altri. Una persona che non ama se stessa, non può amare neanche gli altri. Sono pochi quelli che sanno amare se stessi, che accettano se stessi.
La Madonna è venuta qui proprio per insegnarci ad amare noi stessi e dice: “Cari figli, ognuno di voi è importante”. Non dobbiamo farci importanti noi, ma dobbiamo solo sentirci importanti per Dio. Siamo preziosi per Dio: ognuno di noi, con la nostra preghiera, come dice la Madonna: “Ho bisogno della vostra preghiera, della vostra collaborazione, del vostro piccolo “sì !”.
Attraverso il piccolo “sì !” della Madonna, Dio ha salvato il mondo. Attraverso la tua fede, che può sembrare piccola e insignificante, attraverso quello che tu fai, anche il gesto più piccolo, Dio può fare grandi cose. Vi dirò che la Madonna qui non aspetta da noi che facciamo grandi cose, ma che facciamo quello che possiamo: Dio poi farà quello che a noi è impossibile.
Proprio nel messaggio che ci ha dato a Natale attraverso il veggente Jakov, la Madonna si è rivolta a noi dicendo: “Mettete mio Figlio al primo posto, cari figli. Senza Gesù non si può né diventare santi, né avere la pace, né godere la vita, perché non ci salvano le nostre preghiere, non ci salvano le nostre opere buone, non ci salva il nostro pellegrinaggio a Medjugorje, ci salva solo Gesù, Gesù nella preghiera, Gesù nelle opere buone che facciamo, Gesù nel pellegrinaggio, perché noi abbiamo bisogno del Salvatore, abbiamo bisogno di Gesù, noi non possiamo salvare noi stessi, e la Madonna ci porta a Gesù.
La Madonna non è venuta qui per spaventarci, per costringerci, anzi dice sempre: “Cari figli, io mi sottometto alla vostra libertà”. Con quanto grande rispetto la Madonna viene, con quanto grande amore ! Come ci lascia liberi ! Perché esistono, a mio parere, tre requisiti necessari per poter dire che un’apparizione, un messaggio, sono autentici. Questi tre requisiti sono: la libertà, l’amore e l’umiltà.
Se manca uno di questi, di sicuro siamo di fronte ad una ispirazione umana, non divina. Circolano tante voci, tanti messaggi, si parla di apparizioni che sono false, non autentiche, che sono frutto della fantasia umana. Quando sento dei messaggi apocalittici, che mi opprimono, che mi soffocano, vuol dire che non vengono da Dio, ma dallo spirito umano. Dio, quando agisce, ti lascia sempre la libertà, così che tu ti senta attratto, non costretto interiormente. I messaggi della Madonna sono proprio così.
La prudenza della Chiesa.
Per questo anche la Chiesa, che ha una grande esperienza, è molto prudente. La Chiesa, come voi sapete, non ha detto ancora “sì”, non ha detto ancora “no” a Medjugorje, e fino a che sono ancora in corso le apparizioni, non si esprimerà. Quando finiranno le apparizioni, potrà dare un giudizio definitivo. Però direi che la Chiesa non è neppure contro Medjugorje. La Chiesa parla anche con il suo silenzio. Se avesse trovato finora qualcosa contrario al Vangelo, al suo insegnamento, di sicuro avrebbe detto qualcosa, si sarebbe pronunciata, come si è pronunciata in tante altre occasioni. Invece su Medjugorje la Chiesa è ancora aperta. La Chiesa è custode della Rivelazione che è finita con la morte dell’apostolo Giovanni e su tutto quello che è contrario a questa Rivelazione la Chiesa può dire: “Questo non è in accordo con la Rivelazione”. La Chiesa su Medjugorje non ha detto tutto questo, è aperta.
Possibilità e limiti degli studi scientifici.
Voi sapete anche che nessuna altra apparizione nella storia è stata così esaminata, indagata, come questa qui a Medjugorje. Sono venuti tanti gruppi, medici, psichiatri, che hanno esaminato i veggenti e hanno detto quello che la psichiatria, la medicina, la scienza possono dire: i veggenti non hanno allucinazioni, sono psichicamente sani, equilibrati, ma che cosa vedono questo la scienza non lo sa dire, perché si tratta di una realtà spirituale, soprannaturale che non si può misurare, né fotografare con apparecchiature medico scientifiche. Chi può misurare la tua fede ? Nessuno. Chi può misurare la Grazia ? Chi può misurare la fiducia che tu hai nell’altro o in Dio ? Chi può misurare l’amore che tu senti, con quale amore tu ami ? Queste sono capacità e realtà spirituali, sulle quali la Medicina non sa dire niente. La Medicina, gli antidepressivi non ci possono liberare dai peccati, dai rimorsi della coscienza. Dalle colpe può liberarci solo Gesù, Gesù nato, morto e risorto per noi, con la sua Grazia, nei Sacramenti che ci ha lasciato. Come abbiamo detto più sopra, noi abbiamo bisogno del Salvatore e a questo Salvatore ci porta la Madonna. Non dovete avere paura di pregare la Madonna: Gesù non sarà geloso se voi pregate sua Madre perché chi prega la Madonna di sicuro sarà portato a Gesù. Io direi che Gesù ha affidato l’umanità alla Madonna e Lei ci ha insegnato: “Fate tutto quello che Lui vi dirà” come a Cana di Galilea. Io oserei dire che Gesù direbbe oggi “Fate tutto quello che mia Madre vi dice qui a Medjugorje…”.
I segreti e la conversione.
Vorrei dirvi una parola sui segreti che la Madonna ha affidato ai veggenti, dieci segreti a tre veggenti e nove, fin’ora, agli altri tre. Sui segreti io so quanto sapete voi, ma io non sono tanto preoccupato per i segreti, sono preoccupato per la mia conversione, per la mia crescita nella santità e ancora devo cominciare su questa strada. Chi è convertito non deve preoccuparsi di che cosa succederà nel futuro, sarà al sicuro. Possono succedere tutte le catastrofi, noi saremo al sicuro. La Madonna dice sempre: “Cari figli, pregate per capire perché io sono per tanto tempo con voi”.
Invece noi vogliamo capire senza pregare. Al contrario, la Madonna ci indica la strada: dobbiamo pregare per capire. Venticinque anni non sono molti e non sono neanche pochi. Voi sapete bene che è facile entusiasmarsi in occasione di un pellegrinaggio di un giorno, di una settimana, anche di un mese, ma essere entusiasti per venticinque anni non è facile. Dobbiamo crescere, camminare tanto e maturare anche nella fede: Dio rispetta anche i nostri processi, rispetta i nostri tempi, la nostra anima, il nostro cuore. Quando io mi sono fatto frate, pensavo di convertire almeno tutta la Bosnia Erzegovina: ancora non sono riuscito a convertire me stesso. Ho capito adesso perché è più facile convertire l’altro che se stessi: siamo sempre portati a voler cambiare l’altro, a voler convertire l’altro, ad aspettare che l’altro cominci per primo. Invece siamo chiamati noi per primi. Molti dicono: “Qui a Medjugorje è più facile essere cristiani, pregare, sentire la pace, ma quando si torna a casa tutto svanisce”. Sì, è vero anche questo, perché è facile pregare quando tutti pregano. Questo è il problema di ognuno di noi, e per questo io sempre dico ai pellegrini: “Non lasciate la Madonna qui a Medjugorje ma portatela con voi nella vostra casa, così come ha fatto S.Giovanni apostolo. “La prese con sé” ci dice il Vangelo. Prese la Sua mentalità, il Suo cuore, il Suo amore, il Suo modo di vivere. Impariamo da Lei, come da Lei ha imparato S.Giovanni.
Tratto da Medjugorje-Torino

Fonte: Medjugorje Altervista

LA BENEDIZIONE SPECIALE E MATERNA DELLA MADONNA

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Suor Emmanuel racconta :

A Medjugorje la Madonna ha fatto un dono al mondo, ha dato la benedizione speciale e materna: io la ricevo con riconoscenza e la Madonna chiede a me e a chiunque la riceva di trasmetterla a tutti, non esiste un formula; si trasmette con il cuore. La benedizione speciale di Maria è un dono gratuito, un dono di Dio che passa da Lei quale Madre.

Coloro che vivono i messaggi hanno questo regalo e possono trasmetterlo agli altri. La Madonna mi dona uno strumento di lavoro, una sua soluzione che risolve problemi per i quali, umanamente, non sembra ci sia soluzione. Questo dono è parte di un tutto per coloro che vogliono seguire la scuola della Madonna.

Questa benedizione donata dalla Madonna non può traboccare che da un cuore colmo. Con questa benedizione ho qualcosa da donare, qualcosa della Regina della Pace. Ho ricevuto, dunque dono.

La Madonna ci raccomanda di parlare di questa benedizione e di trasmetterla solamente alle persone che sono impegnate nel cammino, alle altre noi dobbiamo trasmetterla silenziosamente.

Un giorno la veggente Marija mi ha confidato che lei stessa dava questa benedizione speciale e materna molto semplicemente dicendo: "Ecco, ho ricevuto la benedizione speciale e materna dalla Madonna e te la trasmetto", e puoi aggiungere le preghiere che vuoi, col cuore.

Questa benedizione si può trasmettere solo a una persona alla volta.

Verso gli increduli possiamo trasmettere silenziosamente questa benedizione. Ogni genere di grazie investe allora queste persone, pace, gioia, conversione.

Quando benedico i miei nemici (Gesù l’ha chiesto a tutti) con questa benedizione, Maria mi aiuta ad amare questi nemici con un cuore materno, con il suo Cuore.

La veggente Marija ci ha precisato che la benedizione dei sacerdoti è più grande, le mani del sacerdote hanno ricevuto la sacra unzione e la loro benedizione fa cadere molte grazie dal cielo.

Un’amica di Suor Emmanuel racconta: "quando sono nel metrò, benedico tutti, e sebbene sia timida e piuttosto riservata, la gente viene da me per parlarmi, per aprire il cuore". Prosegue Suor Emmanuel: "Bertrand, un infermiere parigino, detestava il suo lavoro: tutti i giorni vedeva morire dei giovani di AIDS senza nessuna assistenza spirituale ed era straziato per non poterli aiutare, perché in questi grandi ospedali gli infermieri sono insufficienti e hanno il tempo di prestare le cure minime prima di correre in un’altra stanza. Fino al giorno in cui Bertrand scopre a Medjugorje la famosa benedizione speciale della Gospa. Ritorna un anno più tardi e non è più lo stesso: è fantastico, la Madonna mi ha trovato la soluzione. Quando devo sbrigarmi per curare un malato di AIDS, gli do silenziosamente la benedizione speciale e materna e so che Maria stessa lo accompagnerà nel suo trapasso. Una volta un malato di AIDS morente è anche guarito".

Si è ancora lontani dal comprendere la portata di questa benedizione.

La Madonna ci chiede di vivere e testimoniare i suoi messaggi. Perché ha aggiunto questo fatto di trasmettere la benedizione? Perché la testimonianza non sostituisce la benedizione, è un’altra realtà. La Madonna chiede per esempio ai genitori di dare l’esempio, di essere portatori di pace, ma chiede loro anche di benedire i figli.

La sola testimonianza non trasmette la protezione come fa la benedizione.

La testimonianza esercita una buona influenza, un’attrazione, la benedizione esercita un’azione invisibile.

 

Fonte: Medjugorje liguria

Commento di p. Livio e Marija al messaggio da Medjugorje del 25 agosto 2015

 

La veggente Marija Pavlovic Lunetti a Radio Maria:

"Cari figli! Anche oggi vi invito: siate preghiera. La preghiera sia per voi le ali per l’incontro con Dio. Il mondo si trova in un momento di prova, perché ha dimenticato e abbandonato Dio. Per questo, figlioli, siate quelli che cercano e amano Dio al di sopra di tutto. Io sono con voi e vi guido a mio Figlio, ma voi dovete dire il vostro “SI” nella libertà dei figli di Dio. Intercedo per voi e vi amo, figlioli, con amore infinito. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

P. Livio:  Vorrei chiederti prima di tutto una considerazione sul Festival dei giovani, che si è tenuto nella prima settimana di agosto e che ha visto venire i giovani da ben 66 nazioni del mondo. Tu che eri presente come l’hai visto questo Festival?

Marija:  Io che ho 50 anni mi sono dovuta un po’ nascondere, camuffata tra i miei figli, per stare in mezzo ai giovani e così ogni giorno abbiamo ballato, cantato, pregato, ascoltato. Quest’anno c’erano ancora più giovani, ogni anno aumentano. Non so esattamente, ma su Famiglia Cristiana hanno scritto che erano circa 70 mila giovani. Era una folla di giovani gioiosi, belli. Mi è sembrato che quest’anno, rispetto agli altri anni, l’incontro con i giovani sia stato come un ritiro con i giovani. Fin dal primo giorno Padre Marinko, il parroco, ha dato un input molto bello sia nelle testimonianze che nei canti, che erano contemplativi, molto spirituali, profondi. Ci sono stati anche momenti in cui abbiamo cantato, ballato, abbiamo aperto le braccia, un po’ come nel Rinnovamento dello Spirito, ma in modo molto sobrio, molto bello. Ci sono state anche le testimonianze dei giovani sacerdoti e, come gli altri anni, ogni giorno un sacerdote novello presiedeva la Messa. E’ stato molto bello sentire le testimonianze dei giovani di tutto il mondo. La Madonna davvero colpisce con la sua gioia trasmettendo ai giovani  l’entusiasmo che non si trova facilmente in altre parti. I giovani hanno dormito poco, hanno ballato, cantato, pregato, sono andati sulle Colline e giorno e notte ad ogni ora si sentiva la preghiera, soprattutto noi che abitiamo vicino alla Collina delle apparizioni.

P. Livio: In questo Festival, sentendo parlare la gente, ho sentito molto lo spagnolo, molti giovani che venivano da tutti i Paesi dell’America latina. Mi pare che questo sia un fatto nuovo.

Marija: Si, anche se l’America latina è molto distante. Grazie a Papa Francesco, specie le bandiere dell’Argentina erano molte. Quest’anno il numero degli italiani è diminuito ma è aumentato per esempio il numero dei polacchi…

P. Livio: In questo messaggio, la Madonna ci ripete un concetto che c’era anche in quello del 25 luglio, quando ha detto: “… Senza Dio non avete né futuro, né speranza, né salvezza…”. Oggi la Madonna in un altro modo dice: “Il mondo si trova in un momento di prova, perché ha dimenticato e abbandonato Dio”. Cioè la crisi del mondo, dell’odio, delle guerre, della instabilità sociale  è dovuta proprio a una crisi di fede.

Marija: C’è crisi quando siamo contro Dio, quando abbiamo abbandonato Dio, quando abbiamo dimenticato i suoi comandamenti, quando abbiamo dimenticato quello che Lui ci sta offrendo e dicendo: “Senza di me voi non andate da nessuna parte”. Questo è quello che la Madonna ci ha ripetuto questa sera: che la preghiera dà a noi le ali per incontrare Dio;  come a dire che noi, con la preghiera, abbiamo una marcia in più.

P. Livio: Secondo te cosa vuol dire con le parole: “Momento di prova?” In cosa consisterebbero queste prove? Crisi economiche, guerre, oppure le prove che il diavolo scatena nella nostra vita privata?

Marija: Se siamo vicini a Dio, siamo forti e anche le prove non ci toccano tanto; ma se siamo senza Dio… Le guerre non sono da Dio, il disordine non è da Dio e la Madonna ci dice che queste sono le prove, dove ci sono tutte queste situazioni. Durante il Festival dei giovani, quando sono arrivati i giovani della Siria, abbiamo applaudito. Loro hanno detto: “Noi siamo venuti per chiedere alla Madonna la pace, perché noi non abbiamo nessuna intenzione di lasciare la nostra terra, le nostre case, noi vogliamo ritornare alla nostra casa e lodare Dio nella nostra terra, là dove Dio ci ha messi”. Loro scappano da una guerra ingiusta: la guerra viene dal diavolo, non da Dio. Per questo la Madonna ci sta ripetendo di continuo: “ Pregate, siate preghiera”!

P. Livio:  Questa espressione “Siate preghiera” vuol forse dire che tutta la nostra vita deve essere preghiera?

Marija: La Madonna lo sta ripetendo di continuo e ci sta dicendo che, se noi preghiamo, siamo uomini di pace, siamo uomini di speranza, siamo aperti, disponibili, se noi non siamo preghiera, siamo uomini arrabbiati, siamo uomini che rifiutano, siamo uomini di guerra, siamo belve… Perché il diavolo vuole mettere zizzania, vuole mettere disordine, vuole schiacciare, distruggere; invece abbiamo la possibilità di rispettarci, di amarci, di aiutarci, come faceva Gesù che per la folla che lo seguiva moltiplicava i pani e i pesci. Anche noi dobbiamo pregare, offrire, donare… Ricordo che nei primi mesi è arrivata a Medjugorje la polizia speciale, tanti soldati con cani addestrati antisommossa, perché dicevano che a Medjugorje c’era la rivoluzione per distruggere la Jugoslavia. Sapete cosa ha fatto la gente di Medjugorje, come anche mia mamma? Allora non c’era un panificio e ogni famiglia preparava il pane. Hanno detto: “Poveri militari, non hanno da mangiare e da bere”. Così abbiamo dato a loro da mangiare e da bere. Quando hanno visto questo e che li amavamo e dicevamo a loro: “La nostra casa è la tua casa, il nostro pane è il tuo pane”, il capo della polizia speciale ha detto: “Questa non è gente di guerra, ma è gente di amore, è gente pacifica”. Così dopo tre giorni i militari che erano venuti per “soffocare la rivoluzione”, come dicevano alla televisione, se ne sono andati. La Madonna vuole che siamo pace, che siamo preghiera, che condividiamo, che doniamo quello che abbiamo, confidando nella Provvidenza. In casa nostra si preparava il caffè per tutti. Una volta è arrivato l’Arcivescovo di Spalato Mons. Frane Franic in casa mia e non avevamo lo zucchero. Proprio in quel momento qualcuno ha bussato alla finestra e una mano ci ha offerto un chilo di zucchero. Mai la Provvidenza ci ha abbandonato, perché confidiamo nel Signore… Vorrei essere speranza per tante persone che in questo momento sono senza lavoro…

P. Livio: Certo, la Madonna ha fatto anche miracoli più grandi, quando per esempio ha fatto cadere il comunismo…

Marija: Ricordo quando con un gruppo di Vescovi e di sacerdoti di Roma siamo andati in Russia subito dopo il crollo del comunismo per fare l’atto di consacrazione, come aveva chiesto Giovanni Paolo II al suo caro amico Vescovo Paul Hnilica. Con Mons. Hnilica anch’io e il parroco di Medjugorje siamo andati e non dimenticherò mai questi momenti. Abbiamo vissuto già a quel tempo tanta apertura e unità tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica. Abbiamo portato la statua della Madonna. I sacerdoti cattolici e quelli ortodossi portavano fuori le panche dalle chiese per metterle sul prato, perché tutti i fedeli fossero vicini alla Madonna. I Vescovi hanno celebrato tanti battesimi e prime comunioni a persone che non erano battezzate, né cresimate, né sposate. Abbiamo pregato dalla mattina alle 8 fino alle 9 di sera… Quanti miracoli ho visto! … Oggi dalla Russia arrivano tanti pellegrini e io credo che si stia realizzando quello che la Madonna ha promesso a Fatima… La Madonna ci dice: “Siete in un momento di prova, ma Io sono con voi, Io non vi abbandono. Io intercedo per voi e vi amo con un amore infinito. Vi chiedo di dire il vostro “Sì”.”

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Marija ha quindi pregato il “Magnificat” e il Gloria.

... e Padre Livio ha concluso con la benedizione.

Marija e P. Livio

Fonte: Medjugorje oggi

martedì 25 agosto 2015

Messaggio a Marija del 25 agosto 2015

"Cari figli! Anche oggi vi invito: siate preghiera. La preghiera sia per voi le ali per l’incontro con Dio. Il mondo si trova in un momento di prova, perché ha dimenticato e abbandonato Dio. Per questo, figlioli, siate quelli che cercano e amano Dio al di sopra di tutto. Io sono con voi e vi guido a mio Figlio, ma voi dovete dire il vostro “SI” nella libertà dei figli di Dio. Intercedo per voi e vi amo, figlioli, con amore infinito. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

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lunedì 24 agosto 2015

TESTIMONIANZA DEL VEGGENTE IVAN MEDJUGORJE, 3 AGOSTO 2015

 

Sia lodato Gesù Cristo.
Cari giovani, sono felice che oggi possa essere con voi per condividere la buona novella alla quale la Madonna ci invita durante questi 34 anni.
Uno dei primi messaggi che Lei ha dato al mondo attraverso di noi nel 1981 è il seguente: “Cari figli, vengo a voi perchè voglio dirvi che Dio esiste. Decidetevi per Dio. Mettete Dio al primo posto nella vostra vita. Insieme a Lui andate verso il futuro”.
All’inizio di queste apparizioni la Madonna dice in modo chiaro che dobbiamo mettere Dio al primo posto. Ma in modo particolare dobbiamo metterLo al primo posto nella nostra famiglia.

Da 34 anni la Madonna è con noi. 34 anni di grazia. La Madonna viene a noi perchè vuole aiutarci. Viene a farci vedere la via d’uscita da questa disgrazia in cui ci troviamo. Lei vuole darci la medicina ai nostri dolori. Vuole rialzare questa umanità peccatrice invitandola continuamente alla preghiera, alla conversione, alla penitenza e alla fede forte, affinchè tutti possiamo avere la pace e la salvezza.
La Madonna dice: “Cari figli, cercate da Dio le grazie che Lui vi da attraverso di Me. Io sono disposta a chiedere a Dio tutto ciò che voi desiderate, affinchè la vostra santità sia completa”.

Ella è venuta e si è presentata come la Regina della Pace. Già agli inizi Lei ha detto: “Pace, pace, pace. Pace sia. La pace regni tra l’uomo e Dio e tra gli uomini stessi”.
La Madonna ha detto chiaramente che la vera pace viene solo da Cristo. Lui è la nostra pace. Per avere la pace che noi bramiamo la Madonna ci invita ad avere una fede forte. Senza una fede forte è impossibile arrivare alla pace. E’ impossibile avere la pace. La fede è un dono di Dio. Essa ci da la possibilità di donare tutto il nostro essere a Dio. E’ un atto del nostro abbandono e totale fiducia in Dio. La Madonna vuole che tutta la nostra vita sia ripiena di questo atto di fede.
Una fede vera non può esserci senza una vera conversione. Perciò continua ad invitarci alla conversione. La conversione è sempre una grazia preceduta da un’azione del Signore. Convertirsi significa sempre cercare Dio sapendosi umiliare davanti a Lui. Confessare il nostro male e il nostro peccato. Convertirsi significa tornare a Dio, rinunciare al peccato, rinunciare al maligno. Significa cambiare noi stessi, la nostra via, il nostro comportamento e la nostra vita.

Affinchè la nostra conversione possa essere profonda noi dobbiamo pregare.
Tante volte in questi anni la Madonna ha ripetuto le parole: “Pregate, pregate, pregate”. La preghiera è il cuore, è l’anima della nostra fede. La preghiera è il fiore del cuore. Nel cuore nasce e si sviluppa. Poi dal cuore fuoriesce.
La Madonna non si stanca di invitarci alla preghiera. Lei vuole che per ognuno di noi la preghiera sia gioia, rinforzo, consolazione, cibo spirituale.
Ci invita in modo particolare alla preghiera col cuore. Quante volte Lei ha ripetuto l’invito alla preghiera col cuore. Non bisogna pregare per abitudine, ma col cuore e dal cuore, con tutto il nostro essere. Questo significa aprirsi completamente a Dio.
Ci invita alla preghiera col cuore. Questo diventi un incontro con Dio. Questo significa unirsi a Gesù. Significa sentire e provare la bellezza che Dio ci da.
La preghiera è anche un dono divino che l’uomo desidera, perchè vuole parlare con Dio, vuole essere una cosa sola con Dio.

La Madonna dice: “Siate consapevoli, cari Miei, che Io sono vostra Madre. Sono venuta sulla terra per insegnarvi a pregare e ubbidire con amore”. Per poter perseverare sulla via di conversione e di preghiera dobbiamo sempre essere disposti ai sacrifici e alle rinunce. In poche parole dobbiamo digiunare. Perciò la Madonna ci invita al digiuno mercoledì e venerdì. Digiuno a pane e acqua. Col digiuno l’uomo assicura e conferma il potere su se stesso. Solo l’uomo che può essere capace di controllare se stesso può essere capace di donarsi a Dio.
Apriamo i nostri cuori ai messaggi della Regina della Pace per avere la pace, per avere la vera libertà. Per arrivare alla realizzazione di una speranza felice.

Senza esagerare possiamo dire che il mondo non è mai stato in una crisi così profonda come adesso. La crisi della fede e la crisi dell’uomo sono diventate la descrizione dei nostri tempi. La crisi della fede in Dio. Questo non è un vicolo cieco, una via dalla quale non si vede l’uscita.
Per mantenere la fede e per crescere nella fede la Madonna ci ha dato il cibo quotidiano: la preghiera - in modo particolare la preghiera del Rosario - la santa Messa, ricevere i santi Sacramenti, leggere la Sacra Scrittura, la Confessione mensile, l’Adorazione del Santissimo Sacramento, la venerazione della Croce di Cristo.
La Madonna ci invita alle rinunce. La rinuncia all’inizio sembra una perdita, invece è un grande guadagno.
Gesù stesso dice che ciascuno di noi che è disposto a rinunciare riceve già sulla terra cento volte di più e nell’altro mondo la vita eterna.
Ricordiamoci anche l’esempio del chicco di grano. Se non cade in terra e non muore non può portare frutto. Deve scomparire e morire per portare frutto.
Dio chiede di dare quello che abbiamo per poterci dare cento volte di più.

La Madonna ci dice: “Cari figli, Io vi amo. Amate anche voi”. Lei viene a noi dall’Amore. Vuole dirci che Dio ci ama immensamente. Lei sa che non è facile imparare ad amare. Questo è il nostro compito per tutta la vita.
In modo particolare Lei ci invita alla santa Messa. La santa Messa come centro della nostra vita.
Mi ricordo bene che ad un’apparizione la Madonna ha detto a noi sei inginocchiati: “Cari figli, se voi un domani doveste decidere se venire ad incontrare Me o andare alla santa Messa non venite da Me, andate alla santa Messa”. Perchè andare alla santa Messa significa incontrare Gesù che si dona. Significa aprirsi a Lui, parlare con Lui e riceverLo.
La bellezza della santa Messa consiste nel fatto che questo è un sacrificio vivo dell’Amore di Dio. L’Amore che si dona per tutti noi. Ogni volta che si celebra la santa Messa noi dobbiamo sapere che Lui si dona per tutti noi, che Lui ci ama, che è disposto a donare Se stesso in modo incondizionato.

In modo particolare la Madonna prega per le famiglie, per la santità delle famiglie. Perchè la famiglia è sorgente di vita e di amore. La prima e la più grande scuola di vita. La vita in famiglia ci offre le più grandi gioie e tristezze. La famiglia è un giardino. Lì l’amore crea la vita. La crisi è entrata in modo particolare nelle famiglie.
La famiglia oggi è talmente minacciata che è difficile trovare le medicine. Una famiglia su quattro si separa. Nella famiglia oggi c’è sempre meno amore, fedeltà, felicità e gioia. La famiglia viene distrutta con infedeltà, separazioni, aborto. E’ terribile sentire che oggi sulle strade abbiamo più di 80 milioni di bambini. Tanti bambini sono dipendenti da droga o da alcol. Televisione, giornali, pornografia causano la distruzione delle famiglie e uccidono lo spirito di famiglia. Da dove viene questa malattia? Questa crisi esiste da tanto tempo. Si approfondisce sempre di più. Sappiamo che tante famiglie hanno perso Gesù. Lui, invece, è la base di ogni famiglia.
Il mistero della felicità della famiglia sta nel rispettare i Comandamenti di Dio, nel reciproco rispetto e amore tra tutti i membri della famiglia.
Se vogliamo avere famiglie gioiose dobbiamo portare in esse il Vangelo di Cristo. Esso creerà quell’atmosfera in cui si realizza la gioia di una vera famiglia.

Una volta un politico, Benjamin Franklin, ha guardato gli operai che stavano costruendo una casa. Tra essi ha visto un uomo che era più felice degli altri. Si è avvicinato e gli ha chiesto il motivo della sua gioia. L’operaio gli ha risposto: “Il segreto della mia felicità sta nel fatto che ho una famiglia d’oro. Mia moglie è tale che non posso trovarne una più bella e più brava. Lei ogni mattina prima di andare al lavoro mi da un bacio e mi dice ‘il buon Signore ti protegga; non stancarti troppo e sta attento alla tua salute’. Quando torno a casa la sera stanco mi aspetta alla porta con i figli. Con un sorriso mi saluta e mi chiede se sono stanco. La cena è già pronta. Da nessuna parte mi sento così bene come nella mia famiglia. Ho una famiglia che mi fa felice”.
La Madonna vuole che ogni nostra famiglia sia una Chiesa viva. Lei dice: “Cari figli, non c’è Chiesa viva senza famiglia viva”. La famiglia di oggi spiritualmente è malata. La famiglia di oggi è ferita. Il mondo di oggi non può guarire spiritualmente se la famiglia non guarisce.
La Madre è molto preoccupata per la nostra salvezza. Perciò il suo invito di pregare nelle famiglie e per le famiglie è molto importante.
Lei vuole che Dio sia al primo posto in ogni famiglia. Dio è la base e sorgente di vita per ogni famiglia. La famiglia deve essere un santuario di vita.
La Madonna vuole che noi contiamo sempre su Dio nella nostra vita, perchè Lui ci da la pace e ci protegge da tutte le tentazioni. Le nostre famiglie possono guarire solamente se tornano completamente a Dio.
Coloro che hanno interrotto qualsiasi legame con Dio sono poveri e scontenti.

La Madre viene a noi come insegnante. Lei vuole educarci e guidarci nella pastorale. Lei è la miglior insegnante pastorale ed educatrice.
Sono 34 anni che la Madonna ci parla, ci guida, ci ammonisce.
Se vogliamo concentrare tutti i messaggi dello scorso anno in un solo messaggio si potrebbe dire così: “Cari figli, Io vi amo. Sono con voi e voglio aiutarvi, affinchèabbiate la pace. Ma dipende tutto da voi. Perciò pregate con Me per la pace. Decidetevi per il bene e lottate contro il male, contro il peccato”.
La Madre parla sempre in modo semplice. Ripete e non si stanca. Lei vuole aiutare con la Sua intercessione, ma vuole collaboratori. Non vuole che noi sappiamo meglio dell’altro ciò che lui doveva fare, ma vuole che noi apriamo il nostro cuore e facciamo ciò che è nelle nostre possibilità.
La prima cosa da fare è quella di aprire i nostri cuori alla pace. Lei prega per questa intenzione. Senza pace nel cuore degli uomini non è possibile la pace nel mondo.
La Madonna dice: “Cari figli, se non c’è pace nel cuore dell’uomo, se non c’è pace con se stessi, se non c’è pace in famiglia, allora non può esserci pace nel mondo. Perciò, cari figli, vi invito: non parlate di pace, ma cominciate a vivere la pace. Non parlate di preghiera, ma cominciate a vivere la preghiera. Cari figli, nel mondo di oggi ci sono troppe parole. Parlate di meno e lavorate di più su voi stessi e nelle vostre famiglie”.
Dobbiamo comprendere che la pace è dono di Dio e che per nostro bene dobbiamo aprire i nostri cuori ad essa.
La domanda vitale che dobbiamo porci spesso è: “Cosa devo fare perchè il mio cuore si apra e sia in pace con Dio e con gli uomini?” Facilmente accusiamo gli altri, ma prima dobbiamo pulire il nostro cuore. E’ il lavoro più difficile, ma l’unico che ci promette la pace, cioè apre la porta del cuore alla pace che Dio ci da.
Questa è la condizione per la pace nelle nostre famiglie, tra marito e moglie, tra i genitori e i figli. Perchè dal cuore in pace nasce la famiglia in pace. Da una famiglia in pace nasce un mondo nuovo. Non c’è altra strada.

Maria prega che il Re della Pace ci dia pace e ci benedica. Maria stessa ci benedice e ci porta nel Suo Cuore. Si comporta con noi come una mamma, perchè ci ha messi nel Suo Cuore. Non siamo più soli. Lei prega con noi e per noi. Ci benedice e ci vuole bene.
Dobbiamo iniziare un tempo nuovo.

Chissà quante volte la Madonna ci ha già invitati alla preghiera. Instancabilmente ci invita. Perciò si pone la domanda: Perchè la Madonna ci invita tanto alla preghiera? Tanti cristiani che dicono di credere hanno abbandonato la preghiera. Loro magari spiritualmente sono già morti. Tanti si trovano in coma spirituale. Solo ogni tanto aprono gli occhi del loro spirito, magari per Natale o per Pasqua o per qualche altra festa durante l’anno.
Altri pregano pochissimo. Si sono fermati alle preghiere imparate da bambini e spiritualmente non crescono.
La preghiera è l’incontro con Dio. La preghiera vuol dire essere in compagnia di Dio, di Gesù nello spirito Santo. Vuol dire immergersi nell’amore di Dio e nella pace che Dio ci dona.
Tante persone si lamentano che non hanno tempo per pregare, ma il problema non è il tempo. La Madonna dice: “Cari figli, il problema è l’amore”. Perchè quando l’uomo ama qualcosa trova il tempo, ma quando qualcosa non gli piace non troverà mai tempo.
La Madonna è venuta a noi, Suoi figli, per portarci a Sè, per prenderci per mano e portarci a Dio. Lei ci invita a diventare missionari. Un missionario offre e porta ciò in cui crede e che vive. Nessuno che in sè non ha la pace può diventare missionario di pace, collaboratore nel programma di pace.

Nel mondo ci sono tanti che invitano alla pace, ma questi inviti spesso danno inquietudine e non aprono il cuore dell’uomo.
La Madonna è chiara e ci fornisce le condizioni da realizzare. Ci invita ad accettare i messaggi con amore. Il messaggio accettato con amore diventa vita.
La Madonna è Madre. Lei ci porta nel Suo Cuore. Lei dice: “Cari figli, se voi sapeste quanto vi amo piangereste di gioia”.
La Madre non si stanca aspettando, perchè Lei sempre spera.
Ci invita a non condannare il mondo, a non urlare, a non criticare. Lei conosce l’inquietudine e l’odio, ma non cerca il colpevole o il responsabile. Lei sa che l’amore, la luce, il bene e la pace sono più forti della tenebra e del male. Vuole che assieme a Lei impariamo a lottare contro l’inquietudine. Se ciò fosse impossibile Lei non ci avrebbe invitato a questo. Quello che dobbiamo fare è veramente possibile. Dobbiamo accettare con amore ciò a cui ci invita la Madre per permettere al fiume di pace di scorrere nei nostri cuori, affinchè la Sua potenza divina lavi i nostri cuori dall’inquietudine, disperda le tenebre e porti la luce.

La Madonna si è presentata come la Regina della Pace. Lei non dimentica il Suo scopo, ma ha bisogno dei Suoi figli. Non si stanca di invitarci e ammonirci, proprio come ogni madre di famiglia. Continua a portare i propri figli al bene.
Dove non c’è fede non c’è amore, continua ad insegnarci la Madre. Perchè la fede è la fiducia in Dio, l’apertura a Dio che è nostro Padre.
Il nostro problema è che spesso ci rivolgiamo al mondo cercando la pace. Rimaniamo delusi, perchè il mondo di oggi non può darci la pace. La pace è solo in Dio.
Uno dei più belli inviti che la Madonna ci ha dato è stato quello di buttarci tra le Sue braccia materne. Tra le Sue braccia troviamo la protezione, la pace e la sicurezza.
In un messaggio ci dice: “Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera. In modo particolare quando il maligno vuole la guerra e l’odio. Io, figlioli, di vuovo vi invito: pregate affinchè Dio vi dia la pace. Testimoniate la pace ad ogni cuore. Siate portatori di pace in questo mondo inquieto. Io sono con voi. Intercedo presso Dio per voi. Voi non abbiate paura. Chi prega non deve avere paura del male e non deve avere l’odio nel cuore. Grazie, cari figli, per aver risposto alla Mia chiamata”.

Anche oggi raccomando tutti voi, in modo particolare, i vostri bisogni, le vostre intenzioni, le vostre famiglie e voi giovani alla Madonna.
La Madonna dice: “Chi prega non deve avere paura del male, perchè lui non ha l’odio nel cuore. La sua voce è più forte della forza dei forti. Con la sua forza saranno sciolte tante catene con cui è incatenato il mondo di oggi”.
Rispondiamo alla Sua chiamata d’amore per essere coloro che creano un nuovo cielo e una nuova terra.
Anche la vostra venuta qui sia un seminare un seme nuovo. La vostra venuta sia un inizio di un vostro ritiro spirituale.
Siamo responsabili. Con responsabilità accettiamo ciò a cui ci invita la nostra Madre. viviamolo.
Siamo oggi un segno vivo. Un segno di una fede forte.

Cari amici, così sia. Grazie mille.
Maria vi protegga e vi accompagni sulla vostra strada.
Grazie.

 

IdM: Trascrizione di Andrea Bianco

sabato 22 agosto 2015

RITORNO A MEDJUGORJE - LA SPIAGGIA DEL SIGNORE

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Non ho resistito alla tentazione di tornare a Medjugorje, allettato dalla prospettiva di aggiornare dopo sei anni il mio libro dedicato al luogo sacro. Ma c’era un secondo motivo a esercitare una forte attrazione, il Mladifest cioè il raduno mondiale dei giovani che si rinnova ogni anno nella prima settimana di agosto. La mia guida è stata di nuovo Maria Gabriella Piccari, ponte infrangibile di ogni escursione verso quel lembo di terra santa; e suo marito Leo, che per via della barba nera da proto cristiano ricorda l’apostolo Filippo delle iconografie e dispensa un’allegria da gita scolastica. Complice il pullman, veicolo associato da sempre alle eroiche alzate antelucane, ai panini al sacco, all’avventura, all’alba che dilaga all’improvviso oltre i grandi finestrini inondando l’abitacolo di luce. Sono passati sei anni da quella prima esperienza, era il 2009, e ora eccomi qui, dentro un torpedone da cinquanta posti, alle quattro di mattina, circondato da compagni vocianti tra i quali una ventina di giovani spumeggianti e un amico di vecchia data: lo scultore Carmelo Puzzolo, pioniere di Medjugorje, che con le sue magnifiche formelle di bronzo ha reso palpitante la via Crucis del Krizevac, il colle della Croce, e i Misteri del Rosario del Podbrdo, la collina delle Apparizioni. Da tempo avvertivo la necessità di un confronto, il bisogno di capire cosa fosse cambiato in sei anni dentro e fuori di me. Soprattutto in riferimento a un’occasione così diversa dalla precedente, quando decine di migliaia di ragazzi affluiscono nel piccolo centro della Bosnia Erzegovina: un esercito di pace con le bandiere al vento. Il colpo d’occhio è impressionante. Sul retro della gigantesca basilica intitolata a San Giacomo, davvero una cattedrale nel deserto costruita nel 1931 in pieno regime comunista, l’estesissima area di prato è disseminata da migliaia di panche che fronteggiano il padiglione bianco, fulcro di ogni cerimonia e testimonianza. Lungo la fascia perimetrale della tensostruttura è scritta in tutte le lingue del mondo l’esortazione di questa edizione 2015: PACE A VOI. Abbiamo viaggiato per 15 ore in un clima di euforia, con poche soste, sospinti dal desiderio di arrivare in tempo per raccogliere almeno gli ultimi scampoli della giornata. Il passaggio alle dogane, superato senza intralci - “Tutti italiani? Buon viaggio!” Sogghignavano con non celata simpatia le guardie bosniache facendo cenno di proseguire - e infine la gradita sorpresa di un nuovo tratto della lunga e modernissima autostrada balcanica che ci deposita quasi in paese. Paese?! Medjugorje nel frattempo ha assunto il sembiante di una metropoli tumultuosa; siamo inghiottiti da un traffico congestionato, pullman, auto, taxi in perenne movimento costretti a fare lo slalom fra schiere di pellegrini; e ai lati delle strade interminabili teorie di vetrine, negozi, alberghi, fastfood, agenzie turistiche, librerie specializzate, caffè all’aperto presi d’assalto. Per non accennare ai cantieri incessantemente all’opera: si costruisce ovunque fagocitando la periferia. Qui scorrono ormai fiumi di denaro, la ricchezza è palpabile, l’atmosfera survoltata. C’è chi afferma che almeno questo è un miracolo innegabile, senza riflettere che nell’ironica asserzione si annida probabilmente la pura verità. Un pugno di casette di pietra con il tetto di fieno e qualche filare di vite in mezzo ai sassi, hanno assunto in trent’anni l’aspetto di una città caotica e improvvisata per ospitare la straripante invasione delle milizie della fede. L’ha voluto la Gospa, la Madonna, chiamando i suoi devoti a raccolta, incitandoli a non stancarsi mai di pregare, e di confessarsi, perché soltanto su questa via potranno essere riparate le nequizie del mondo. Chiunque è autorizzato a sorridere pensando: ci vuole ben altro! Eppure… Il miracolo delle Apparizioni che persino la Chiesa stenta a riconoscere, ha partorito questa enclave di fede sotto gli occhi di tutti; un fenomeno in costante espansione, amplificato all’inverosimile in questo periodo dalla presenza di una effervescente gioventù che invade l’immensa area basilicale dalla prima messa del mattino fino all’Adorazione della sera inoltrata. Individui di ogni provenienza e colore si assiepano senza posa in un tripudio di preghiere, di canti, di danze, di Ola appassionate, di inesauribile sete d’amore e di misticismo che inseguono inebriati scalando con l’agilità di gazzelle i fianchi scabrosi delle colline. Ragazzi e ragazze in nulla dissimili nell’aspetto, nell’abbigliamento, nella disinvolta freschezza, dai loro coetanei protesi in questa stagione a ben altri richiami; non so dire se migliori o peggiori di loro, ma di sicuro più protetti. Questi che sventolano l’immagine di Maria possiedono uno slancio contagioso verso il futuro, sono individui che leggono, studiano con passione, si laureano a pieni voti, ricercano il senso della loro esistenza, si impegnano nel volontariato, aggrediscono la vita con curiosità e ottimismo, mostrano tenacia, consapevolezza, e un’incrollabile fiducia di poter cambiare se stessi e il mondo. Di sicuro tra loro non ci sono gli sventurati minorenni che incontrano la morte trangugiando cocktail letali nello sballo della notte. Se ciò agli adulti non interessa, peggio per tutti. Io sono rimasto ad ammirarli incantato, sapendo che stavano disertando senza rimpianti le località turistiche del divertimento obbligato, il sole, la tintarella, i riti di massa irrinunciabili alla loro età, per approdare in folta schiera alla Spiaggia del Signore. In cerca di cosa? Perché questa irrefrenabile gita fuori porta nel luogo in cui la Madonna si è rivelata tre decenni fa a sei adolescenti più o meno della loro età? La marea di facce pulite che solco in balia dei flutti, mi parla di qualcosa che non conosco quanto desidererei. Il 2 agosto, alle Croci Blu, in attesa dell’Apparizione alla veggente Mirjana che sarebbe avvenuta la mattina non prima delle nove, l’intera collina era già stata presidiata fin dalla notte in ogni decimetro quadrato. Quando sono arrivato poco prima delle sei non si riusciva a filtrare nella ressa per avvicinarsi al recinto santo: migliaia di credenti per interminabili ore erano stati in equilibrio su spunzoni di roccia, alcuni persino arrampicati sugli alberi. Appena un gradone sotto le Croci un ragazzo indiano con i capelli rasta dormiva nel suo sacco a pelo incurante della gente che quasi lo calpestava cercando un appoggio per i piedi. Poi d’un tratto all’ora stabilita, nell’attonito silenzio che scende come un manto invisibile, il giovane si era riscosso dall’immobilità e aveva assunto la posizione del Loto, a occhi chiusi, in totale raccoglimento, per lasciare spazio dentro di sé al prodigio. Anche chi rigetta per scetticismo l’ipotesi stessa delle visioni, resta comunque immerso in una dimensione indecifrabile. Al cui centro domina la preghiera. Perché? Cos’è la preghiera, come agisce, che cosa riesce a smuovere o produrre che ad altre combinazioni di parole non è concesso? L’enigma è tutto in quelle frasi che riecheggiano sempre uguali verso il Cielo, e che la Madonna raccomanda come unica cura a tutti i nostri malanni. Nessuno riesce a darmi risposte appropriate, non i miei esperti compagni di viaggio, e neppure l’anziano prete missionario, Don Mario, abituato ai leoni dell’Africa e tutt’altro che propenso alla retorica. Una vera scoperta di questo pellegrinaggio. A me sembra di trovare uno spiraglio nello stupore che ho provato per il gran numero di bambini tenuti per mano dai loro genitori, mai visti tanti!, piccoli e piccolissimi, ridenti, serenamente vivaci, felici a cavallo sulle spalle, stretti al petto, coccolati, in persa ammirazione di mamme belle come loro con cui recitano il rosario e ballano le orazioni cantate. Azzardo senza averne alcun titolo: a Medjugorje c’è la Grazia, e ce n’è tanta.

di Gianfranco Angelucci

 

Fonte: La voce di Romagna

venerdì 21 agosto 2015

OMELIA DI PADRE LJUBO MEDJUGORJE 4 AGOSTO 2015


Carissimi giovani e voi tutti che vi sentite giovani presenti qui e voi collegati con noi nello stesso spirito di comunione… Questa è una piccola Chiesa radunata da tutte le parti del mondo, da tutti i continenti.
Io cercavo sempre, e fino ad oggi non ho trovato risposta, almeno una ragione umana. Cos’è che vi tiene qui sei giorni, sotto questo sole, in questo luogo? Ancora di più… Che cos’è che attira qui le persone in questi 34 anni? Qui non ci sono bellezze naturali. Forse non sentirete nemmeno parole, catechesi, prediche sagge. Ma qui l’uomo esperimenta qualcosa di diverso. Perchè? Molti mi hanno detto - e anch’io l’ho esperimentato - che qui si prega più facilmente. Qui si apre il cuore con più facilità. Qui si esperimenta la pace. Dove è la Madonna c’è la forza dello Spirito Santo.
Molti dicono: “qui mi sento a casa”. L’uomo è a casa lì dove è amato, dove è accettato, dove sente che è stato perdonato. Molti fuggono dalla propria casa e dalla propria famiglia, perchè non sentono l’amore e non sentono di essere accettati.
Dio, quando ci ha creati, ci ha tessuti nell’Amore. Ecco perchè cerchiamo l’amore. Perchè solo Lui può donarci l’Amore vero che desideriamo.
Se ritorniamo alla Parola di Dio che ascoltiamo notiamo che le letture e il Vangelo sono legate da un filo. La prima lettura parlava dell’invidia e il Vangelo, invece, parla della paura, della mancanza di fiducia. Vediamo nella prima lettura che Aronne e Maria erano invidiosi verso Moseè a causa di una donna etiope che lui aveva preso. Per questo lo rimproverano: “Dio non ha parlato soltanto per mezzo di Mosè; ha parlato anche per mezzo nostro”. Lì parla l’invidia. E questa invidia vogliono nasconderla. L’uomo desidera nascondere l’invidia. L’invidia è qualcosa che mangia da dentro colui che è invidioso. I Vangeli dicono che Gesù è stato ucciso per invidia. L’invidia cambia in negativo il nostro cuore e i nostri occhi. Porta l’odio e con invidia diabolica nel mondo è entrata la morte.
Quando leggiamo la Bibbia vediamo che Caino era invidioso nei confronti di suo fratello Abele. L’invidia uccide. L’invidia ci lega. Che cosa ci può liberare dall’invidia?
Proprio oggi pomeriggio hanno parlato i ragazzi della comunità Cenacolo. In modo particolare Marco.
Se, cari giovani, foste capaci ogni mattina di guardarvi nello specchio e accettare voi stessi e abbracciare voi stessi e riconoscere in voi stessi il dono della vita che vi è stato fatto. Non c’è un dono più grande. Saper dire all’altro “Ti voglio bene, sei un dono per me”. Così diceva e scriveva san Giovanni Paolo II nella sua lettera in cui da un programma alla Chiesa intera, a noi cristiani, fedeli.Il Papa dice: “La spiritualità della comunione è lo sguardo del cuore sul mistero della Santissima Trinità che dimora in te”. E’ lo sguardo anche verso l’altro fratello e sorella. Luce che si riflette sul volto di tuo fratello e di tua sorella. La spiritualità della comunione significa vedere i doni degli altri e vedere i loro doni anche come miei doni. Non sono solo per loro. Soltanto un tale sguardo ci fa diventare fratelli e sorelle. Lo sguardo di un cuore purificato è quando possiamo riconoscere nella nostra vita tutti i doni che ci sono stati dati. Solo allora potremo riconoscere anche gli altri come dei doni.
La prima lettura dice che Mosè era il più umile di tutti. Era più umile di chiunque sulla faccia della terra. Questo vuol dire che si era svuotato del proprio ego, della propria superbia. Siccome si era svuotato Dio poteva dimorare in lui in pienezza. Ecco perchè provoca invidia.
La Bibbia dice che il bene e il successo dell’uomo provocano l’invidia del prossimo. Questa è la vanità. Una cosa inutile.
Questo è il messaggio della prima lettura: sapersi svuotare del proprio ego. E’ un impegno per tutta la vita.
Il Vangelo ci fa ritornare al lago di Genesaret. Gesù ha mandato i suoi discepoli in barca e Lui è rimasto per congedare la folla. Dopo è andato in disparte a pregare. Ha lasciato i discepoli a se stessi anche se c’era vento contrario. Questo evento la prima Chiesa lo leggeva… La prima Chiesa ha anche incontrato il vento contrario delle persecuzioni dei primi martiri. Questa immagine è un messaggio forte per la prima Chiesa. Un messaggio per la Chiesa fino alla fine del mondo. Gesù non è mai assente.
Il messaggio è che Gesù è sempre presente con i suoi. Non li lascia soli. Non li può lasciare soli.
Il Vangelo non è per essere raccontato, ma per essere vissuto. Sempre di nuovo. Entriamo nelle pagine del Vangelo dove si parla di noi, della nostra vita. Questa è la differenza tra il Vangelo e qualsiasi altro libro. La Parola di Dio desidera incarnarsi, desidera realizzarsi sempre nella tua e nella mia vita. Cerchiamo col cuore e con l’immaginazione di entrare in quella barca. Nella tua situazione concreta forse anche tu esperimenti il vento contrario. Senti che la barca della tua vita è agitata dalle onde. Forse hai paura per la tua vita, forse hai perso il lavoro, forse ti pesano i tuoi esami. Forse ti pesa la croce, i rapporti umani. Forse ti porti dentro qualche ferita. Ti sembra di perdere il terreno sotto i piedi.
Gesù ti invita: “Vieni”. Come ha detto a Pietro. I discepoli a prima vista non riconoscono Gesù. Sentono la paura. Non vedono chiaro. Pietro desidera accertarsi che fosse veramente quel Gesù che lui conosceva. Sente la Sua voce: “Vieni, Pietro”. Pietro poteva dire: “Signore, io so che posso camminare sulle acque, ma preferisco rimanere sulla barca. Qui è più sicuro”. Eppure Pietro osa uscire. Questa è la fede. La fede non è fermarsi nella barca e credere con la testa. La fede comprende l’uomo intero. Tutta la sua vita. La fede comprende anche il rischio. Mentre guarda Gesù Pietro può camminare sulle acque.
Fratelli e sorelle, questo Vangelo era importante anche per la mia vita.
Io posso testimoniare che la mia vocazione è avvenuta qui. Il seme è stato seminato qui a Medjugorje. Quando ero ancora alle scuole superiori mi sentivo attirato da questo luogo. In quell’epoca non c’erano le macchine. Era difficile muoversi. Ho cercato di venire a Medjugorje almeno una volta all’anno. Vivevo lontano. Qui ho sperimentato che la preghiera non è un monologo. La preghiera non è soltanto il mio parlare a qualcuno lontano tra le nuvole che forse sente la mia preghiera o forse no. Quando sperimenti che la preghiera è un dialogo qualcosa si sveglia dentro di te. Posso dire di non aver mai voluto essere frate, sacerdote. Posso anche dire che non ho scelto io questa vocazione. Si dice che ogni vocazione spirituale sia frutto della preghiera. Qualcuno ha pregato. Qualcuno ha pianto e ha fatto sacrificio per la mia vocazione.
Gesù ha detto: “Pregate il Padrone della messe perchè mandi operai”. Io non so chi ha pregato per me. Posso solo supporlo.
Dio guida ogni anima come ha guidato la mia. Non smette mai di guidarmi.
Quando ero adolescente ho terminato le scuole superiori e mi sono iscritto all’università. Come ogni giovane cercavo la mia via, il mio cammino. Non era sempre chiaro. Cerchi, domandi… Non sai dove porta questa via. Ascolti gli altri.
Mi sono iscritto all’università alla facoltà di ingegneria meccanica a Mostar. Ho dovuto fare la leva militare. Dopo il militare l’idea dentro di me è cambiata. Ho cercato lavoro e l’ho trovato a Zagabria. Ero in crisi e in ricerca del mio cammino. Pensavo che la crisi sarebbe passata dopo aver trovato il lavoro. Ma la crisi non è passata. Cercavo, ma non sapevo cosa cercavo.
Quando l’uomo guarda indietro è tutto chiaro, ma mentre sta vivendo tutto ciò non è tutto chiaro. Non pregavo soltanto Dio, ma urlavo a Dio, gridavo a Dio, litigavo con Lui. Sembrava che si fosse nascosto. Finchè un giorno Dio ha parlato. Non mentre pregavo, non mentre ero in chiesa. Dio mi ha parlato mentre lavoravo nella vigna di mio zio. Ero libero dal lavoro e lo aiutavo nella vigna. Un’immagine significativa. Non ho sentito niente e non ho visto niente. Non ho bevuto niente. Era di mattina. Ma era tanto forte e tanto chiaro dentro di me. Subito ho trovato mille motivi per non diventare sacerdote. Era bellissimo. Mi sentivo libero di dire di no al Signore. Quando Dio tocca l’anima la lascia libera. Quando il maligno ti attira allora ti senti legato, prigioniero. Senti che non puoi fare diversamente. Invece Dio rispetta la tua libertà. Gli ho detto di no. Gli ho risposto “no!” Ma ho lottato con questo “no”. Dentro di me è rimasta l’inquietudine. Non era chiaro nulla. Volevo la certezza, la sicurezza mentale. Mi facevo le domande. Mi chiedevo: “E’ qualcosa che viene da me o viene da Dio?” Nessuno mi dava la risposta. Nemmeno io potevo rispondere a me stesso. Ma quando Dio ti chiama ti manda sempre qualcuno sul cammino per aiutarti.
L’ho detto ai miei genitori e loro hanno cominciato a fare il segno della croce nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e hanno detto: “Ma cosa ti è successo? Non sei normale. E’ difficile lavorare per te?” Io non sapevo rispondere.
Soltanto il mio parroco era felice per questo. E anc’io perchè qualcuno mi aveva compreso. Così ho scritto la richiesta al provinciale e il mio parroco mi ha detto: “Ritorna a lavorare. Se la richiesta sarà accettata lascerai il lavoro. Se non sarà accettata continuerai a lavorare come se non fosse successo nulla”.
Sono tornato a lavorare a Zagabria e lì sono iniziati i miei dubbi: “Che cosa ho fatto? Ma non sono mica normale. Ma è una cosa di dio o una cosa mia? Dio aiutami perchè rimanga qui a lavorare e il provinciale rifiuti la mia richiesta”. Così ho pregato.
Dopo 15 giorni il parroco mi ha detto: “Lascia il lavoro. Sei accettato”. Allora ho detto: “Dio, Tu mi hai ingannato”.
Dio sa ingannare per il nostro bene. Qualche volta non sappiamo cosa è per il nostro bene. Non abbiamo la forza di entrare nel mare come fece Pietro. Ecco perchè per me è significante Pietro che cammina sulle acque. Ho guardato Gesù e ho detto: “Ecco, arrivo”. Arrivano le onde, i limiti, le debolezze, le paure e comincio ad affondare. Quel cammino sulle acque non finisce mai, fratelli e sorelle. Non finisce mai. Fino alla nostra morte.
Perciò vi prego: non rimanete nella barca. Abbiate il coraggio di uscire dalla barca. Anche se affondate Gesù è vicino per aiutarvi.
Amen.

 

Fonte : IdM (Andrea Bianco)

Međugorje, martedì 4 agosto 2015, 5° giorno del 26° Mladifest: catechesi sulla preghiera di fra Ljubo Kurtović

 

giovedì 20 agosto 2015

San Bernardo di Chiaravalle

 

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Così Dante si riferisce a San Bernardo (Paradiso, canto XXXII)

Così ricorsi ancora a la dottrina 
di colui ch’abbelliva di Maria, 
come del sole stella mattutina.      

 

La preghiera di San Bernardo a Maria (Paradiso, canto XXXIII)

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 
umile e alta più che creatura, 
termine fisso d’etterno consiglio,        
                           
tu se’ colei che l’umana natura 
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore 
non disdegnò di farsi sua fattura.                                   

Nel ventre tuo si raccese l’amore, 
per lo cui caldo ne l’etterna pace 
così è germinato questo fiore.                                        

Qui se’ a noi meridiana face 
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, 
se’ di speranza fontana vivace.                                      

Donna, se’ tanto grande e tanto vali, 
che qual vuol grazia e a te non ricorre 
sua disianza vuol volar sanz’ali.                                    

La tua benignità non pur soccorre 
a chi domanda, ma molte fiate 
liberamente al dimandar precorre.                               

In te misericordia, in te pietate, 
in te magnificenza, in te s’aduna 
quantunque in creatura è di bontate.                            

Or questi, che da l’infima lacuna 
de l’universo infin qui ha vedute 
le vite spiritali ad una ad una,                                        

supplica a te, per grazia, di virtute 
tanto, che possa con li occhi levarsi 
più alto verso l’ultima salute.    

 

Maria guarda San Bernardo e quindi si volge a Dio (Paradiso, Canto XXXIII)

Li occhi da Dio diletti e venerati, 
fissi ne l’orator, ne dimostraro 
quanto i devoti prieghi le son grati;                               

indi a l’etterno lume s’addrizzaro, 
nel qual non si dee creder che s’invii 
per creatura l’occhio tanto chiaro.        

Sul fenomeno di Medjugorje

Nell’anno 1981, nei mass media non cessavano gli attacchi a tutto ciò che avesse a che fare con le apparizioni, i veggenti e Medjugorje. Venivano fatti rivivere i fantasmi del passato, si faceva presente che quello era il quarantesimo anniversario dalla cosiddetta rivolta popolare, cioè della lotta dei partigiani contro il fascismo (1941-1981), si compattavano le fila del partito, mentre i mass media erano imperterriti nella derisione e nell’invito al linciaggio.

di fra Tomislav Pervan, ofm

 

Oggetto principale degli attacchi fu soprattutto fra Jozo a causa delle sue accese omelie profetiche e piene di fervore, nelle quali egli invitava alla conversione, alla preghiera, al digiuno. Fin dall’inizio — domenica 28 giugno — in una sua dichiarazione egli invito i parrocchiani a pregare e digiunare affinché la situazione si chiarisse, e si vedesse se tutto questo era da Dio o veniva dal nemico. Allo stesso modo il terzo giorno delle apparizioni aveva consigliato a Vicka sua nonna, le aveva cioè suggerito di prendere dell’acqua santa e di cospargere quella manifestazione con le seguenti parole: “Se sei da Dio, rimani, se ti manda Satana, allontanati da noi!” Vicka cosi fece e la Madonna sorrise dicendo di non aver paura. Io sono la Madre di Dio.

Repressioni comuniste e arresto del parroco

Le persecuzioni da parte delle autorità si spinsero a tal punto che venne impedito alle cisterne di portare l’acqua dagli acquedotti cittadini da Čitluk, Čapljina, Ljubuški e soprattutto da Mostar verso Medjugorje, fatto che costrinse il parroco a organizzare il trasporto dell’acqua dalla lontana Imotski. Incomprensibile era l’odio nutrito dalle autorità comuniste nei confronti dei pellegrini, tuttavia i fedeli non si fecero intimidire. Quanto più si parlava contro le apparizioni e tutto ciò che accadeva, tanto più cresceva il numero di fedeli che giungeva a Medjugorje.

Con la loro propaganda, i comunisti stavano ottenendo l’effetto contrario, giacche il mondo era consapevole che i comunisti mentivano e che la verità era l’opposto di quanto veniva sostenuto dai comunisti. Come si suol dire, le bugie hanno le gambe corte, soprattutto se vengono dai seguaci del padre della menzogna.

Il giorno della festa in onore del protettore della parrocchia, San Giacomo il maggiore (25 luglio), in parrocchia c’erano anche le Cresime.

Il vescovo celebrò Messa nel boschetto attiguo alla chiesa e durante l’omelia ripete tre volte che i bambini non [stavano] mentendo e che non [era] possibile convincere sei giovani a dire sempre le stesse cose.

Dunque, il vescovo nella sua omelia escluse che essi stessero mentendo, fatto che fece infuriare ancora di più le autorità comuniste. Nonostante ciò i pellegrini continuavano ad arrivare, tanto che le autorità decisero di fare un ultimo tentativo. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, molti testimoniarono di aver visto scritta nel cielo verso il Križevac, a lettere cubitali, la parola “MIR” (pace), mente altri attestarono la cosiddetta danza del sole, che ancora oggi spinge molti pellegrini a guardare il sole al tramonto. Per impaurire i parrocchiani, i poliziotti comunisti decisero allora di arrestare i giovani dei villaggi vicini con l’accusa di avere cantato canti ustascia e infine, il 12 agosto 1982, irruppero in paese le forze speciali della Polizia segreta e misero il paese sotto assedio, mettendolo in quarantena rispetto al mondo esterno.

Quella data mi e rimasta impressa nella mente, poiché durante tutto il mese di luglio ero solito recarmi insieme ai novizi in pellegrinaggio a piedi partendo da Humac verso la Collina delle apparizioni, partecipare insieme a loro alla Santa Messa serale e poi a lunghe preghiere.

A volte tornavamo a Humac a piedi, di notte, verso la mezzanotte. Quel mercoledì decidemmo di partire da Humac in pellegrinaggio verso Medjugorje e sentimmo che in paese erano entrate le forze speciali della polizia segreta, e per questo motivo dissi ai novizi di portare con se i documenti d’identità. Dinanzi alla posta di Medjugorje ci fermarono e verificarono le nostre generalità, ci lasciarono proseguire verso la chiesa, ma non ci permisero di andare ne verso Bijakovići ne verso Vasilji. Chiunque cercasse di recarsi verso Bijakovići — ad eccezione degli abitanti — veniva dirottato verso il cortile parrocchiale e la chiesa. Incredibile: i poliziotti comunisti indirizzavano la gente verso la chiesa! Quel giorno vennero stabiliti 13 posti di blocco, tutti gli uomini adulti del posto furono costretti a presidiare tali postazioni notte e giorno, per quasi due anni, indipendentemente dal tempo, bello o brutto che fosse, e ciò fino all’anniversario delle apparizioni del 1983. Solo allora fu permesso di accedere liberamente al luogo delle apparizioni e al Križevac e di far circolare liberamente le persone in paese. Sino a quel momento i pellegrini si erano recati sulle colline a proprio rischio e pericolo. Alcuni studenti universitari di Vienna, che di propria iniziativa avevano deciso di andare sul monte Križevac durante la settimana santa del 1983, vennero arrestati e condotti nella stazione di polizia di Čitluk, dove trascorsero la notte, e furono puniti con due anni di espulsione dalla Jugoslavia, circostanza che fu annotata sui loro passaporti.

Il 15 agosto di quell’anno — il 1981 — solennità dell’Assunzione, vi fu una folla immensa, due volte più grande di quella presente a Široki Brijeg, uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti dell’Erzegovina. La mattina fui a Široki Brijeg e, nel pomeriggio da Humac mi diressi verso Medjugorje e dovetti parcheggiare l’automobile a Baraći, a circa 2 km dalla chiesa parrocchiale. Era praticamente impossibile raggiungere in auto la chiesa in quanto tutta la strada era occupata da automobili. Quel giorno a Medjugorje c’erano sicuramente più di quarantamila persone.

Fra Jozo predicò con entusiasmo.

Il lunedì successivo, il 17 agosto, nella casa parrocchiale irruppe la polizia segreta, strappo fra Jozo dal suo letto e lo condusse in carcere. Essa inoltre perquisì tutta quanta la casa, nella sua stanza sequestro tutto ciò che trovò: tutte le cassette registrate con le conversazioni con i veggenti, tutti i quaderni su cui i pellegrini avevano annotato le grazie che avevano ricevuto in meno di due mesi, l’oro, i doni votivi, i soldi, le fotografie, gli oggetti personali di fra Jozo, la sua corrispondenza. L’operazione fu condotta da un compaesano di fra Jozo, originario di Uzarići, membro della polizia segreta, di nome Ivan Lasić, che era ai vertici federali e statali dell’Ufficio per la sicurezza dello stato.

Perquisirono tutta la casa, la chiesa, e quando vollero aprire il tabernacolo, fra Zrinko Čuvalo, che li aveva accompagnati tutto il giorno, si oppose, dicendo loro che non ne avevano il diritto. Erano tutti convinti che quel giorno la Santa Messa non si sarebbe celebrata. La gente si raccolse in chiesa, tutti piangevano e pregavano, non sapendo quale sarebbe stato il destino del loro parroco. In quei giorni il padre cappuccino fra Stanko Dodig risiedeva presso sua madre Vida, ora defunta, per un periodo di vacanza (il padre era morto da tempo). Egli raggiunse di nascosto la chiesa attraverso i campi di tabacco e i vigneti di Sivrići, fece suonare le campane e celebro la Santa Messa. La sera dello stesso giorno egli dovette fuggire dalla casa di famiglia attraverso Metković per far ritorno a Fiume. Per timore di repressioni per anni non poté più venire in parrocchia. Quindi, la Santa Messa serale si continuò a celebrare nonostante l’arresto del parroco.

Il periodo successivo all’arresto del parroco

Neppure dopo l’arresto di fra Jozo, la gente si lasciò intimidire. Il vescovo, su richiesta del provinciale fra Jozo Pejić, nomino fra Zrinko amministratore parrocchiale e, agli inizi di settembre, fra Tomislav Vlašić venne a Medjugorje da Čapljina in qualità di vicario coadiutore. In autunno riprese l’anno scolastico, e i veggenti si separarono. Da quando fu loro impedito l’accesso al luogo delle prime apparizioni, essi continuarono ad averle in chiesa, in una stanza posta alla destra dell’altare, dove allora veniva celebrata ogni giorno la Santa Messa. Il veggente Ivan si iscrisse al Seminario di Visoko, Mirjana torno a Sarajevo, dove cambiò più volte scuola per i maltrattamenti che continuamente subiva, Vicka e Marija frequentavano la scuola a Mostar, anche loro più volte maltrattate dalle persone che stavano loro attorno. La loro difficoltà era quella di essere separati gli uni dagli altri, di essere veggenti, indipendentemente dalla propria volontà. Tuttavia non si fecero intimidire, e non negarono mai ciò di cui erano testimoni. Jakov andava a scuola a Bijakovići, solamente Ivanka non frequentava alcuna scuola. La sua famiglia possedeva una casa a Mostar ma, essendole nella primavera di quell’anno morta la madre, rimase a Bijakovići con il padre, il fratello e la sorella minore. Ed e proprio il loro comportamento di quei primi mesi ad essere decisivo in tutta la questione: rimasero senza vita privata, furono perseguitati, maltrattati, catapultati in un “gioco divino”, scherniti e derisi dai mass media. Tuttavia non si lasciarono intimidire.

Se si fosse trattato di una messinscena o di un rozzo gioco, dopo un paio di mesi essi avrebbero smentito tutto e ripreso la loro vita “normale”, il calcio, i divertimenti ecc.

Nonostante l’assenza dei veggenti, ai quali dopo quindici giorni venne vietato l’accesso alla Collina delle apparizioni, la gente continuo a venire. Giungevano pellegrini anche da altre parti. Due sacerdoti e teologi italiani suggerirono all’arcivescovo di Spalato, Frane Franić, di recarsi a Medjugorje, giacche la stavano accadendo cose grandi e vere. Giunse a Medjugorje a dicembre, in pieno Avvento, seppur molto stanco e senza farsi riconoscere, segui tutto il programma serale, rimase stupito dalla devozione della gente e di come pregava. Si convinse della verità degli avvenimenti e divento un convinto difensore di Medjugorje. Era un membro di spicco della Conferenza episcopale jugoslava, presidente del Consiglio per la fede della stessa Conferenza. Quindi, da quella parte abbiamo un testimone credibile che non rinuncia ad affermare l’autenticità del fenomeno. E ciò sulla base dei suoi frutti. In seguito conobbe personalmente i veggenti, parlo con loro a lungo, chiedeva loro perfino consigli personali, soprattutto alla veggente Marija.

In ottobre, fra Jozo venne condannato a tre anni di carcere a seguito di un processo politico montato ad arte. Il vescovo Žanić a poco a poco si allontano da tutto, soprattutto quando, agli inizi del 1982, due frati francescani vicari parrocchiali di Mostar, fra Ivica Vego e fra Ivan Prusina, si rivolsero ai veggenti in cerca di consiglio e di un qualche tipo di protezione. A quanto pare una delle veggenti disse che il vescovo “aveva agito in modo avventato”, che avrebbe reagito impulsivamente invece di essere più cauto nei confronti dei due frati. Questo fu per il vescovo un chiaro segno che non poteva essere la Madonna a parlare, perché come avrebbe osato Lei criticare un vescovo? Quello stesso inverno il vescovo istituì la prima Commissione che si sarebbe dovuta occupare di Medjugorje, composta da quattro membri e presieduta dal vescovo stesso.

Si può dire liberamente che i veggenti ormai non influenzavano più il movimento dei pellegrini.

Furono inizialmente importanti come una sorta di “molla di azionamento”, come miccia iniziale, ma in seguito moltitudini di fedeli, attraverso pratiche di preghiera, confessioni accurate e conversioni, confermarono con la loro vita ciò che la Madonna aveva loro chiesto fin dall’inizio. Cosa che nella sua essenza e poi, in realtà, lo stesso originario messaggio biblico che sta all’origine della Buona Novella.

In tutto il paese regnava la tensione, i poliziotti comunisti controllavano le macchine all’ingresso dell’abitato, gli abitanti del posto erano continuamente di guardia in alcuni punti strategici, indipendentemente dalle condizioni del tempo, notte e giorno, sopportando questo con pazienza.

Non cessavano le minacce e le intimidazioni da parte dei poliziotti comunisti e del Partito.

Vi erano costanti minacce di arresto, mentre i membri locali del partito erano isolati visto che la gente del posto li evitava. Il popolo si era chiaramente schierato dalla parte delle apparizioni, ogni sera la chiesa era gremita, per la maggior parte si trattava di parrocchiani e di fedeli delle parrocchie limitrofe e, nei fine settimana, da tutta la Croazia, soprattutto dalla Dalmazia.

Molte persone che desideravano venire, non potevano per mancanza di carburante, poiché vigeva il regime delle targhe alterne, oppure perché non riuscivano a ottenere un numero sufficiente di buoni benzina alle pompe. Tuttavia la folla continuava a crescere.

1982: Nuovo parroco e continue minacce comuniste

Amministratore della parrocchia era fra Zrinko Čuvalo. Nel luglio del 1982 venne da me a Humac fra Jozo Pejić e mi riferì che l’amministrazione della Provincia intendeva propormi al vescovo come parroco di Medjugorje. Cercai con tutte le mie forze di farlo desistere dalla sua decisione, ma non vi riuscii. Due giorni interi per ore cercai di distoglierlo dalla decisione. Di questo sono testimoni fra Ivan Dugandžić, fra Tomislav Vlašić e fra Vendelin Karačić. Sapevo che l’attuale parroco si trovava in carcere, ne ero del tutto consapevole, e che era impossibile che due persone occupassero contemporaneamente la carica di parroco. Il parroco era considerato dal popolo un testimone delle apparizioni ed un martire. Cosa avrebbe detto il popolo, cosa avrebbero detto gli altri frati e la comunità dei fedeli quando avessero saputo della sostituzione del parroco in carica? Da una parte tre anni di carcere costituivano un periodo troppo lungo perché la parrocchia rimanesse scoperta e la faccenda doveva trovare una soluzione, ma dall’altra, colui che ne avrebbe preso il posto avrebbe avuto difficolta da ogni parte. Andai da fra Tomislav Vlašić, gli esposi tutta la faccenda e lo pregai di consigliarsi con i veggenti. La sera del 16 luglio mi invio un messaggio scritto a mano dicendomi che i veggenti gli avevano detto che avrei dovuto accettare l’incarico.

Mi sentii un poco sollevato nel cuore e nell’animo, tuttavia, dopo aver ottenuto il decreto di trasferimento da Humac a Medjugorje, chiesi al Provinciale un mese di riposo, e giunsi quindi a Medjugorje una settimana dopo il giorno dell’Assunzione di quell’anno. Rimasi qui per sei anni interi, nel periodo più difficile, nel quale in certi momenti era molto più sicuro trovarsi in carcere che non nella casa parrocchiale di Medjugorje.

Non mancarono minacce, intimidazioni e divieti. A Čitluk i comunisti furono molto duri, soprattutto i responsabili dell’organizzazione locale di partito, nel comitato comunale di Čitluk.

Non erano più accondiscendenti neppure i membri locali del partito nella stessa Medjugorje. Ogni richiesta di ristrutturazione o edificazione veniva respinta. Nessun lavoro di edificazione fu possibile durante tutto il tempo del mio mandato come parroco, noi tre sacerdoti eravamo alloggiati in tre camerette, fra Slavko Barbarić, che veniva da Mostar, divideva a volte con fra Tomislav Vlašić la camera dell’ex parroco. Le tre suore vivevano in condizioni disumane, in soli 9 mq, non avevano un bagno proprio, cosicché fui costretto a far sistemare una doccia per loro giù in lavanderia. Col tempo feci allestire tre camerette nel campanile sinistro, nelle quali d’estate il caldo era insopportabile e d’inverno il freddo intollerabile. Dovemmo comunque in qualche modo adattarci. Nessun servizio igienico esterno, solo un WC di fortuna, un poco risistemato, che serviva agli alunni della scuola. E per questo venni richiamato dalle autorità comuniste! Come mi ero permesso di toccare le proprietà statali?! Non c’era acqua, nessun servizio igienico, e i pellegrini continuavano a venire da ogni parte del mondo. Una vergogna dinanzi a tutto il mondo. I pellegrini venivano sottoposti a severi controlli, soprattutto quelli provenienti dall’estero, tutti dovevano registrare la propria presenza presso la stazione dei poliziotti comunisti di Čitluk.

L’obbligo di registrazione valeva per tutti. Gli abitanti del posto erano impauriti ma nello stesso tempo fieri. In occasione delle principali ricorrenze e delle feste più importanti, attorno alla casa parrocchiale vi erano noti agenti dell’Ufficio per la sicurezza dello stato in borghese, i quali seguivano tutto, tutti i nostri movimenti, tutte le omelie, ogni singola parola.

Erano i nostri “angeli custodi”, e rappresentavano per noi una pressione psichica e un peso. Soltanto in occasione dell’anniversario delle apparizioni del 1983 furono resi possibili l’accesso e la salita alle colline, sia a quella delle apparizioni che al Križevac.

Tutto ciò duro per tutto il tempo della mia permanenza a Medjugorje. Nell’impossibilità di costruire o di fare qualunque cosa, acquistammo il terreno dietro la chiesa, poiché c’erano vigneti e campi coltivati fino alla chiesa stessa. Ci dedicammo alla sistemazione del cortile della chiesa, almeno di quello che apparteneva a noi. Il tutto senza autorizzazione. Se l’avessimo richiesta, ci sarebbe stata negata. Cosi decidemmo di agire illegalmente. Realizzammo anche l’illuminazione fuori della chiesa e l’elettrificazione del cortile. Per la mancanza d’aria in chiesa decidemmo di far realizzare due porte laterali su ogni lato quali uscite di emergenza.

Allora era impossibile installare un impianto di climatizzazione che rendesse la chiesa fresca d’estate e calda d’inverno. Vi furono diversi tentativi, visitammo anche varie istituzioni che avevano un tale impianto (ad esempio gli alberghi sull’Adriatico), ma da noi fu tutto irrealizzabile. La tecnologia di allora non era ancora sufficientemente avanzata. Per salvare il salvabile, in estate dovevamo togliere i vetri dalle finestre della chiesa per creare un poco di corrente e far circolare l’aria. Si può affermare che tutto il mondo giungeva a Medjugorje, tutta quanta la Croazia. Dalla Slovenia arrivavano treni gremiti di pellegrini sulla tratta che collegava Lubiana a Mostar. In una particolare occasione le autorità non vollero mettere a disposizione degli autobus che portassero i pellegrini da Mostar a Medjugorje, per cui le persone dovettero prendere un taxi per arrivare a destinazione (una trentina di chilometri!). Tale era il disprezzo delle autorità nei confronti di Medjugorje.

Ciononostante, in un’occasione l’arcivescovo Franić ebbe a dire che nella sua arcidiocesi, dal punto di vista pastorale, Medjugorje aveva compiuto molto di più di quanto la normale azione pastorale avesse fatto in tutto il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale.

Fu tanto onesto da riconoscerlo. La gente veniva a Medjugorje e tornava a casa convertita, spiritualmente arricchita e dando testimonianza del proprio cambiamento.

E anche quando lasciai la parrocchia, nell’ottobre del 1988, nulla lasciava presagire la caduta del comunismo. Avevamo riscattato dal comune la vecchia scuola un tempo diretta dalle suore, ormai quasi distrutta. Riuscimmo in questo all’ultimo momento, in quanto in quello stesso edificio gli sloveni (il loro tour operator Kompas) intendevano costruire un grande albergo. Solamente nel 1986, dopo insistenti richieste, domande e pubbliche umiliazioni, il comune si degno di costruire i bagni pubblici che vennero messi in funzione solo l’anno successivo, nel 1987, anche se neppure questo ci avrebbe portato a livelli occidentali di civilizzazione. Essi, infatti, erano simili a quelli delle caserme o delle stazioni degli autobus balcaniche. Qualsiasi tentativo di fare dei lavori veniva sanzionato dall’arrivo degli ispettori, e solitamente per l’ispezione inviavano un non cattolico, un musulmano di nome Đukić, originario di Blizanci. Quell’uomo svolgeva il suo compito di ispettore a pagamento. In poche parole, furono anni di tormenti e problemi, di persecuzioni e maltrattamenti da parte delle autorità, anni di divieti da parte del vescovo, che egli non risparmio né ai frati né ai veggenti. Dapprima fra Veselko Sesar lascio la parrocchia per motivi di salute, e al suo posto il provinciale invio fra Slavko Barbarić. In seguito giunse in parrocchia fra Dobroslav Stojić, ma subito dopo venne trasferito a Vitina fra Tomislav Vlašić, ritenuto dal vescovo il principale mistificatore e la persona chiave nella diffusione delle apparizioni. Al suo posto giunse fra Petar Ljubičić e, quando il vescovo costrinse il provinciale a trasferire anche fra Slavko da Medjugorje a Blagaj, su mia richiesta il provinciale suggerì di mandare a Medjugorje fra Ivan Dugandžić.

Dopo che i poliziotti comunisti li avevano cacciati dalla Collina, i veggenti ebbero dapprima le apparizioni in una stanza alla destra dell’altare maggiore della chiesa, dove un tempo, prima delle apparizioni, si celebrava la Santa Messa mattutina. In seguito il vescovo proibì ai veggenti di guidare la preghiera del Rosario e i sette Padrenostro, e poi ordinò di allontanarli anche da quel posto. Da allora ebbero le apparizioni nell’ufficio parrocchiale, ma il vescovo ci obbligo ad allontanarli anche da li. Continuarono ad avere le apparizioni in chiesa, nel coro, e in seguito in una delle camerette del campanile. Al vescovo non bastò neppure questo, tanto che decise di cacciarli dal perimetro della chiesa, per cui essi vennero costretti ad allontanarsi dalla chiesa ed ebbero le apparizioni nelle loro case. A Sarajevo Mirjana non ebbe più apparizioni dal Natale 1982, Ivanka a partire dal maggio 1985, Jakov dal settembre 1998 (esattamente tre anni prima dell’attacco terroristico contro New York e il Pentagono dell’11 settembre 2001).

Essi sopportarono pazientemente tutti questi maltrattamenti da parte delle autorità ecclesiastiche, ritengo tuttavia che si sentissero incompresi, anzi perfino rifiutati dalla Chiesa, sebbene fossero come presi da un impeto interiore che li portava a testimoniare la veridicità delle apparizioni.

Per loro dev’essere stato scioccante il fatto che il vescovo locale nei suoi interventi, solitamente in occasione del conferimento delle Cresime, negasse qualsiasi apparizione, trasformandoli di fatto in bugiardi e in sobillatori del popolo. Dunque, pubbliche calunnie, e perfino diffamazioni…

 

Fonte: Glasnikmira2015