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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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giovedì 29 marzo 2012

Commento di Padre Livio al Messaggio del 25 marzo 2012

"Cari figli! Anche oggi con gioia desidero darvi la mia benedizione materna e invitarvi alla preghiera. Che la preghiera diventi per voi bisogno affinché ogni giorno cresciate di più nella santità. Lavorate di più sulla vostra conversione perché siete lontani figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

 

Commento al messaggio del 25 marzo di Padre Livio di Radio Maria

 

Come vedete, il messaggio è molto breve.

Ci sono le parole chiave di tutti i messaggi della Regina della Pace e cioè c’è la parola preghiera, la parola santità, la parola conversione. Sono le corde su cui la Regina della Pace fa vibrare ogni Suo messaggio. Però vorrei prima di tutto sottolineare che la Madonna non si è dimenticata che oggi è il giorno dell’Annunciazione. È un giorno di tale gioia e bellezza che Vicka, il 25 marzo 1982, prima festa dell’Annunciazione dall’inizio delle Apparizioni, disse che la Madonna era così felice che quasi ballava.

E la Madonna lo mostra anche in questo messaggio quando dice: con gioia desidero darvi la mia benedizione materna”. Quindi questo è il riferimento che la Madonna fa a questo giorno benedetto nel quale “il Verbo si è fatto Carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

Maria ha risposto con la Fede e con la totale disponibilità della Sua vita ed è incominciato l’evento centrale del piano di Dio che è quello di unire a sé tutta la creazione per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio, che ha assunto la natura umana.

Questo è dunque l’evento centrale del Cristianesimo, l’Incarnazione, perché con essa inizia la Salvezza che verrà completata e portata a termine con la Resurrezione alla quale tutti noi siamo chiamati a partecipare, riscattando la nostra condizione umana dal male, dal peccato, dalla sofferenza e dalla morte.

Quindi: con gioia desidero oggi darvi la mia benedizione materna”.

La Madonna dà la Sua benedizione, la benedizione materna.

La benedizione non è riservata al sacerdote; anche i laici possono dare la loro benedizione, infatti nelle nostre famiglie il padre e la madre benedicevano i loro figli con le parole, con i gesti o le parole e i gesti insieme. La benedizione materna di Maria non è assolutamente fuori posto, anzi è un dono speciale che Lei ci fa nel giorno della Sua Annunciazione!

In questo giorno la Madonna ci invita alla preghiera e la grande iconografia cristiana, come sapete, dal Beato Angelico a Simone Martini, tutta la grande iconografia cristiana, presenta l’Annunciazione nel momento in cui la Madonna è raccolta in preghiera. È nella preghiera che avvengono i grandi eventi della vita spirituale. Nella preghiera noi incontriamo Dio, nella preghiera noi decidiamo la conversione, prendiamo le grandi decisioni che cambiano la vita, nella preghiera ci decidiamo per la santità!

La Madonna ci invita a pregare, perché si impara a pregare pregando. Ha detto in un messaggio che prima la preghiera può essere un compito che noi con fatica assolviamo e poi, pian piano, diventa un bisogno.

Per cui si prega perché si ha fame di Dio, si ha desiderio di Dio, si vuole incontrare Dio, si vuol trovare la Sua pace, la Sua Luce, si vuol uscire dall’effimero, incontrare l’Eterno, attingere le nostre labbra assetate alle fonti della Grazia.

Quindi bisogna arrivare, attraverso la disciplina della preghiera, a “sentire la preghiera come un bisogno” del cuore, in modo tale che, quando si sente la preghiera come un bisogno del cuore e quindi come fame di Dio, come sete di Dio, in questo modo attingendo a Dio, attingendo alla Sua Luce, alla Sua Forza, alla Sua Grazia, noi possiamo “crescere nella santità”. Ed è certamente nella preghiera che si prendono le grandi decisioni; di lasciare una vita di peccato, di troncare le radici del male, di cambiare vita e nella preghiera si trova la luce per vedere come siamo e come dobbiamo cambiare e la forza per decidere.

La Madonna non sembra molto contenta.

Già in altri messaggi del 25 marzo, la Madonna ha espresso la Sua preoccupazione per la vita di peccato nella quale ci troviamo. Oggi la Madonna ci ricorda che dobbiamo impegnarci di più nell’opera della nostra conversione. La conversione è un impegno che dura tutta la vita, la conversione è un impegno continuo, è la fatica quotidiana di seguire Cristo, è la lotta quotidiana contro Satana, contro il principe delle tenebre, contro il mondo e contro la nostra carne.

Sono i tre nemici, la carne, il mondo e il demonio, che contrastano la nostra conversione che richiede quindi lavoro, impegno, fatica, preghiera perché, dice la Madonna, “figlioli, siete lontani”.

Vedete come è dolce la Madonna, per dirci che siamo lontani ci chiama figlioli, non figli, figlioli con un gesto di amicizia, con una parola dolce, quasi per addolcire questo richiamo e cioè che siamo molto lontani dalla conversione.

In un altro messaggio la Madonna ci ha detto che “il primo passo per la conversione è la Confessione” e quindi suggelliamo il cammino di conversione che abbiamo iniziato in Quaresima con una Confessione Pasquale, che segni veramente una rottura col male, che sia il passaggio dal peccato mortale alla vita di grazia e che segni il ritorno a Dio come il figliol prodigo che ritornò alla casa di suo padre. Quando lo incontrò disse: ”padre ho peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”, ma il padre lo abbracciò. È questa la grande esperienza della conversione che si concretizza nella Confessione e in questo il momento attuale che ci prepara alla Pasqua!

Ascoltiamo questo richiamo, questo invito, questo incoraggiamento della Madonna a lavorare di più sulla nostra conversione e così vivere la Pasqua nel suo significato profondo di morte al peccato, di Resurrezione a una vita nuova e in questo modo avremo come dono il più grande dono che si possa avere insieme alla Grazia Santificante, la pace del cuore!

 

Fonte: Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

lunedì 26 marzo 2012

Commento di Padre Livio al Messaggio del 25 marzo 2012



Commento di Padre Livio al Messaggio di Medjugorje del 25 Marzo 2012 ricevuto dalla veggente Marija Pavlovic Lunetti.


Fonte: Radio Maria

Video La veggente Marija Pavlovic Lunetti comunica a Radio Maria il Messaggio ricevuto dalla Madonna il 25 marzo 2012

 

La veggente Marija Pavlovic Lunetti comunica a Radio Maria il Messaggio che ha ricevuto dalla Madonna il 25 marzo 2012


 
Fonte: Radio Maria

Messaggio del 25 marzo 2012

"Cari figli! Anche oggi con gioia desidero darvi la mia benedizione materna e invitarvi alla preghiera. Che la preghiera diventi per voi bisogno affinché ogni giorno cresciate di più nella santità. Lavorate di più sulla vostra conversione perché siete lontani figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

L’Annunciazione del Signore

 

Annunciazione

L’Annunciazione – Beato Angelico

Inno (D.Alighieri,Paradiso C. XXXIII)

«Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate».

 

CANTICO  (Fil 2, 6-11)

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, *
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, †
assumendo la condizione di servo *
e divenendo simile agli uomini;

apparso in forma umana, umiliò se stesso †
facendosi obbediente fino alla morte *
e alla morte di croce.

Per questo Dio l’ha esaltato *
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi †
nei cieli, sulla terra *
e sotto terra;

e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, *
a gloria di Dio Padre.

 

LETTURA BREVE  (1 Gv 1, 1-3a)

Vi annunziamo ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita. Poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi. Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.

 

CANTICO DELLA BEATA VERGINE (Lc 1, 46-55) – CEI 2008

L'anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *
per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

 

 

Fonte: Preghiera delle Ore

domenica 25 marzo 2012

Commento di Padre Livio al Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2012

La veggente Mirjana Dragićević-Soldo ha avuto apparizioni giornaliere dal 24 giugno 1981 fino al 25 dicembre 1982. In occasione della sua ultima apparizione quotidiana, rivelandole il decimo segreto, la Vergine le rivelò che avrebbe avuto apparizioni annuali il 18 marzo e così è stato in tutti questi anni. Più di mille pellegrini si sono riuniti per la preghiera del rosario alla Croce Blu. L’apparizione è iniziata alle 14:00 ed è durata fino alle 14:05. Questo il messaggio:

“Cari figli! Vengo tra di voi perché desidero essere la vostra madre, la vostra interceditrice. Desidero essere il legame tra voi e il Padre celeste, la vostra mediatrice. Desidero prendervi per le mani e camminare con voi nella lotta contro lo spirito impuro. Figli miei consacratevi a Me completamente. Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l’amore affidandole allora a mio Figlio. Vi chiedo di pregare e digiunare perché soltanto così saprete testimoniare il mio Figlio per mezzo del mio cuore materno in modo giusto. Pregate per i vostri pastori perché in mio Figlio possano sempre annunciare gioiosamente la Parola di Dio. Vi ringrazio.”

Commento di Padre Livio al messaggio del 18 marzo 2012

Questo messaggio è straordinario per la sua grandezza dottrinale, ma anche spirituale. Vorrei dire che la Madonna dà il messaggio in croato, quindi la traduzione in italiano molte volte non è quella originale.

Qui alcune traduzioni hanno posto la parola “interceditrice”, che non so se esista in italiano o comunque è poco usata, quando la Madonna dice “Cari figli, vengo in mezzo a voi perché desidero essere vostra Madre, la vostra interceditrice, credo che la parola italiana più adeguata sia quella di “avvocata”, nel senso proprio di Colei che ci difende e che intercede per noi.

Per cui vorrei focalizzare questa espressione che comunque è un’espressione molto importante, perché la Madonna, in questo messaggio, definisce qual è la Sua posizione che Dio Le ha dato nella grande opera della Redenzione, che è una posizione ovviamente straordinaria, come ha detto anche il Concilio Vaticano II e cioè quella di una mediazione che Giovanni Paolo II chiamava “mediazione materna”.

Giovanni Paolo II la spiegava così: “c’è un solo mediatore fra noi e il Padre che è Gesù Cristo, ma fra noi e Gesù Cristo, c’è questa mediazione materna che è quella di Maria che intercede per noi presso Cristo, che è mediatrice fra noi e Cristo”, nel senso che la Madonna è il canale attraverso cui tutte le grazie di Cristo ci arrivano e nel medesimo tempo è anche nostra avvocata presso il Cuore di Cristo. Quindi la Mediazione di Maria, diceva Giovanni Paolo II, non si pone in alternativa a quella di Cristo, ma si pone piuttosto come aiuto.

È difficile trovare un’espressione teologica che sostituisca la parola mediatrice, purché questa parola si intenda nel modo giusto, non come alternativa alla mediazione di Cristo, ma come mediazione materna tra noi e Gesù Cristo stesso. Per cui, diceva Giovanni Paolo II, fra noi e il Padre c’è un unico mediatore che è Gesù Cristo, ma Gesù Cristo ci viene donato attraverso la Vergine Maria e con Gesù Cristo ogni grazia, e nel medesimo tempo la Vergine Maria ci conduce al Padre attraverso Gesù Cristo, attraverso Suo Figlio.

Quindi è molto importante vedere come la Madonna in questo messaggio, dove mette a fuoco il Suo ruolo di mediatrice e di avvocata, di Colei che intercede, sottolinei la centralità di Gesù Cristo, nominando per ben tre volte le parole “mio Figlio”.

In questo messaggio la Madonna rivendica a Se Stessa questi appellativi di mediatrice e avvocata, da intendere nel senso che vi ho già detto e cioè di Colei che si pone tra noi e Gesù Cristo, nel senso che ce Lo dona e nel senso che ci porta a Lui.

Questo è il primo aspetto del messaggio che è fondamentale sotto il profilo teologico e che ha un’applicazione pratica nella nostra vita. Infatti la Madonna, proprio perché è avvocata e mediatrice, ci dice: consacratevi completamente a Me. Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l’amore affidandole a mio Figlio”.

Questo è il compito di Maria: donarci Suo Figlio, portarci a Suo Figlio e portarci al Padre mediante Suo Figlio, che è la Via che conduce al Padre!

Il primo aspetto è grande sotto il profilo teologico ma anche importante sotto il profilo dell’applicazione personale, poiché la Madonna è la mediatrice, ha una mediazione materna sottomessa a quella di Gesù Cristo, come diceva Giovanni Paolo II, e a completamento di quella di Gesù Cristo.

L’applicazione di questa mediazione materna è che noi ci affidiamo completamente a Lei, ci consacriamo completamente a Lei, affidiamo la nostra vita completamente a Lei, mettiamo noi stessi nelle Sue mani materne. Questa è la prima componente di un’ affermazione teologica che è un riscontro, un’applicazione importante sulla nostra vita che è il rinnovamento della consacrazione a Maria.

Poi c’è un altro aspetto del messaggio che definirei “Quaresimale” e cioè la Madonna ci richiama alla lotta contro lo spirito impuro, contro satana e ci richiama alla preghiera e al digiuno.

La Quaresima è centrata sulla figura di Cristo nel deserto per quaranta giorni, che prega e digiuna ed esce vittorioso contro satana. Qui la parola impuro ha un senso molto vasto, non riguarda soltanto i peccati impuri, ma tutto il panorama del peccato e quindi la violenza, l’odio, la menzogna, l’ingordigia, la cupidigia, insomma tutta la panoramica dei sette vizi capitali.

La Madonna ci dice che ci prende per mano per combattere contro lo spirito impuro e ci dice appunto di “pregare e digiunare” affinché la nostra testimonianza di Cristo, attraverso il Cuore materno di Maria, sia una testimonianza vera, una testimonianza efficace: ”Vi chiedo di pregare e digiunare, perché solo così potrete testimoniare mio Figlio per mezzo del mio Cuore materno”.

Poi la terza componente di questo messaggio: “Pregate per i vostri pastori, affinché uniti in mio Figlio possano sempre con gioia annunciare la parola di Dio. Vi ringrazio.”

E quindi, cari amici, la Madonna ha già detto a Medjugorje che trionferà con i pastori. Ci invita a pregare per i pastori, in particolar modo per il Santo Padre. D’altra parte questa è la preghiera della Chiesa durante la Santa Messa.

La Madonna ci ha detto tante volte di non criticare i sacerdoti, ma di pregare per loro e diciamo che, è con tutta la Chiesa, quindi con il Papa, con i Vescovi, con i Sacerdoti, con tutti i fedeli che la Madonna intende fare la Sua battaglia contro satana e uscire vincitrice in questo grande combattimento escatologico che è personale, perché per prima cosa siamo noi che dobbiamo essere vincitori del peccato, vincitori del maligno e poi anche storico, perché siamo in un tempo di seduzione e di incredulità, di immoralità e quindi la Madonna vuole che noi, attraverso la nostra conversione, diventiamo il sale della terra e la luce del mondo.

Questa è una traduzione un po’ più elastica rispetto a quella più, diciamo così, letterale che abbiamo messo sul sito internet, perché mi sembra un tantino più comprensibile in italiano.

Questo è un messaggio bellissimo, straordinario anche sotto il profilo dottrinale, che la Madonna ci ha donato attraverso la veggente Mirjana.

Il 18 marzo è il giorno in cui la Madonna ha promesso a Mirjana di apparirle per tutta la vita. Il 18 marzo è anche il compleanno di Mirjana, ma Mirjana ha detto che non è per questo che la Madonna le appare il 18 marzo per tutta la vita.

Non ci resta che accogliere queste parole, viverle nel nostro cuore, per prepararci alla Pasqua, alla quale la Madonna ci vuole condurre, come ha detto nel messaggio precedente.

Fonte: Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

L’Angelus


Angelus

L’Angelus – Fra' Angelico

 

 

L'angelo del Signore portò l'annuncio a Maria,
Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.

Ave Maria

Eccomi, sono la serva del Signore,
Avvenga di me secondo la tua parola.

Ave Maria

E il Verbo si fece carne,
E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria

Prega per noi, santa Madre di Dio,
Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen. (Colletta della IV domenica di Avvento)

 

 

Angelus Domini nuntiavit Mariae,
Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria

Ecce ancilla Domini,
Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria

Et Verbum caro factum est,
Et habitavit in nobis.

Ave Maria

Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix,
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus.
Gratiam tuam, quaesumus Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

angelus

L’angelus – J-F. Millet

Un uomo ed una donna recitano l'angelus, preghiera che ricorda il saluto che l'angelo rivolge a Maria durante l'Annunciazione. I due contadini hanno interrotto la raccolta delle patate e tutti i loro strumenti di lavoro, il forcone, il cesto, i sacchi e la carriola, sono raffigurati sulla tela. Nel 1865, Millet racconta: "L'Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l'angelus in memoria dei poveri defunti".

 

LA PREGHIERA DELL'ANGELUS


"L’Angelus Domini – è detto al n. 195 del Documento pontificio – è la preghiera tradizionale con cui i fedeli tre volte al giorno: cioè all’aurora, a mezzogiorno e al tramonto, commemorano l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria. L’Angelus è quindi ricordo dell’evento salvifico per cui, secondo il disegno del Padre, il Verbo, per opera dello Spirito Santo, si fece uomo nel grembo della Vergine Maria.

La recita dell’Angelus è profondamente radicata nella pietà del popolo cristiano ed è confortata dall’esempio dei Romani Pontefici. In alcuni ambienti le mutate condizioni dei tempi non favoriscono la recita dell’Angelus, ma in molti altri gli impedimenti sono minori, per cui nulla si deve lasciare di intentato perché si mantenga viva e si diffonda la devota consuetudine, suggerendo almeno la semplice recita di tre Ave, Maria.

La preghiera dell’Angelus infatti, per "la struttura semplice, il carattere biblico […], il ritmo quasi liturgico, che santifica momenti diversi della giornata, l’apertura al mistero pasquale […], a distanza di secoli, conserva inalterato il suo valore e intatta la sua freschezza" [Paolo VI, Marialis cultus, 41].

Anzi, "è auspicabile che, in alcune occasioni, soprattutto nelle Comunità religiose, nei Santuari della Beata Vergine, durante lo svolgimento di particolari Convegni, l’Angelus Domini […] venga solennizzato, ad esempio con il canto delle Ave, Maria, con la proclamazione del Vangelo dell’Annunciazione" [cfr. Congregazione per il Culto Divino, Lett. Circolare Orientamenti e proposte per la celebrazione dell’Anno mariano, 61].

 

SIGNIFICATO BIBLICO DELL'ANGELUS

La prima riflessione sull’Angelus è suggerita dall’ esegesi dei testi evangelici che lo compongono, dall’Annunciazione dell’Angelo Gabriele narrata da Luca [da cui la preghiera prende nome] al Prologo di Giovanni.

1. – "L’angelo del Signore portò l’annuncio a Mariaed Ella concepì per opera dello Spirito Santo" [cfr. Lc 1, 26ss].

Luca dice in sintesi molte cose: da un lato afferma il fatto storico-salvifico dell’Incarnazione del Verbo, come farà poi Giovanni [quando scriverà: "E il Verbo si è fatto carne", Gv 1,14]; dall’altro ci dice ciò che è chiarito nella coscienza di Maria nel momento finale del dialogo con l’Angelo: che Gesù, concepito direttamente dall’azione dello Spirito Santo, è Figlio di Dio ad un titolo speciale ed unico. E Luca esprime in questo modo la fede sua e della Chiesa dei primi Cristiani. Potremmo anche commentare quanto qui rilevato con ciò che scrive Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae": "… A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza; anzi, in certo modo, la storia stessa del mondo. Se infatti il disegno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose (cfr. Ef 1, 10), è l’intero universo che in qualche modo è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta l’umanità è come racchiusa nel fiat con cui Ella prontamente corrisponde alla volontà di Dio" [RVM, 20].

2. – "Ecco la serva del Signore: – sia fatto di me secondo la tua parola" [Lc 1, 38].

È l’accettazione di Maria, strettamente legata alla rivelazione contenuta nel dialogo con l’Angelo, al segno offerto, all’affermazione finale di Gabriele: "Nessuna cosa, infatti, è impossibile a Dio" [Lc 1, 37]. Il fiat della Vergine sgorga dalla sua fede, resa ormai trasparente e penetrante; e questa sta fondata sulla certezza che Dio è fedele alle sue promesse [cfr. vv. 32ss], che la Parola di Dio è efficace in ordine alla salvezza e che, con la sua presenza misericordiosa, egli oggi ha visitato il suo popolo [cfr. v. 35]. Con un atto di obbedienza e di fede è iniziata la storia della salvezza [cfr. Gn 12, 1ss: Abramo]; con un atto di fede e di obbedienza la storia della salvezza continua nella pienezza dei tempi in Maria, "consegnatasi" a Dio nell’atteggiamento di una serva, anzi: di una ‘schiava’ [= doulê, v. 38].

3. – "E il Verbo si è fatto carne – ed abitò fra noi" [Gv 1, 14].

Il termine "carne", nel linguaggio della Bibbia, definisce l’uomo nella sua condizione di debolezza e di destino mortale; ciò che non avrebbe detto, in termini biblici, la parola "uomo". È quindi intenzionale – qui, nel Prologo di Giovanni – il contrasto tra Logos [nella sua condizione divina] e la carne [nella sua condizione umana]. [Il Verbo] "si è fatto", non: "divenne", perché non ci fu una trasformazione ma, rimanendo il Logos che era, cominciò ad esistere nella sua nuova condizione debole e temporale. "E abitò fra noi": il verbo greco eskénosen può significare sia ‘dimorare’ che ‘porre la propria tenda’, allusione alla dimora di Dio in mezzo al suo popolo, collegata con l’Arca santa e la gloria del Signore. : il verbo greco può significare sia ‘dimorare’ che ‘porre la propria tenda’, allusione alla dimora di Dio in mezzo al suo popolo, collegata con l’Arca santa e la gloria del Signore. Siamo nel cuore della fede cristiana e al vertice della grandezza di Maria, vera "Madre di Dio" che si è fatto uomo. Di fronte a questo mistero dell’Incarnazione – annuncio centrale dell’Angelus – si resta in adorazione, meditando sul senso della continua incarnazione del Figlio di Dio nel tempo.

4. – L’invocazione a Maria ["Prega per noi, santa Madre di Dio – e saremo degni delle promesse di Cristo"] e la Preghiera conclusiva ["Infondi nel nostro spirito la tua grazia, Signore; tu che all’annunzio dell’Angelo ci hai rivelato l’Incarnazione del tuo Figlio, per la sua Passione e la sua Croce guidaci alla gloria della Risurrezione"] costituiscono come un atto di fede in quanto i contenuti dei testi evangelici ci hanno fatto proclamare nell’Angelus.

– L’invocazione a Maria e la Preghiera conclusiva costituiscono come un atto di fede in quanto i contenuti dei testi evangelici ci hanno fatto proclamare nell’Angelus. Atto di fede nell’intercessione della "Madre di Dio" e atto di speranza nella salvezza, in virtù dei due principali Misteri della nostra santa religione ricordati: l’Incarnazione del Figlio di Dio e la sua Passione, Morte e Risurrezione.

Simone Moreno - Dalla rivista LA MADRE DI DIO

 

CONTENUTI TEOLOGICI E SPIRITUALI DELL'ANGELUS

Scrive Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae": "… all’annuncio dell’Angelo a Maria approda tutta la storia della Salvezza; anzi, in certo senso, la storia stessa del mondo. Se, infatti, il disegno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose (cfr. Ef 1, 10), è l’intero universo che in qualche modo è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta l’umanità è come racchiusa nel fiat con cui Ella prontamente corrisponde alla volontà di Dio" [RVM, 20].

E nell’Angelus, che si annovera fra i pii esercizi di venerazione alla Madre del Signore più diffusi in tutto il mondo cattolico, i fedeli, con un ritmo quasi liturgico, tre volte al giorno – al mattino, a mezzogiorno e a sera – commemorano gli elementi costituivi di questa storia della Salvezza. Volendo cogliere, in estrema sintesi, i contenuti teologici e quelli spirituali dell’Angelus, potremmo schematizzare il discorso come segue:

1– Contenuti teologici

a] La figlia di Sion

L’Angelo Gabriele annuncia a Maria il Salvatore, l’Atteso dei popoli: numerosi esegeti sono inclini ad interpretare il saluto dell’Angelo rivolto alla Vergine – figlia di Sion – come un invito a quella gioia [= káire] messianica che i Profeti nel tempo hanno rivolto a Gerusalemme, cuore religioso di tutto Israele.

b] Il dono dello Spirito

L’Angelo svela a Maria che ella concepirà per opera dello Spirito Santo [cfr. Lc 1, 5]: lo Spirito che discende sulla Vergine annunziata è uno Spirito "creatore". Egli, che fu all’opera nella creazione del mondo e nella rinascita dell’antico popolo di Dio, adesso crea nel grembo di Maria le sembianze umane del Cristo, Messia divino; e Cristo, in virtù del medesimo Spirito, concepirà la seconda creazione, che consiste nel rinnovamento escatologico del nuovo popolo di Dio, di cui egli è principio, re e Signore.

c]
L’Incarnazione del Verbo

La terza Antifona ["E il Verbo si è fatto carne / e venne ad abitare in mezzo a noi"] si fonde con il cuore del Prologo del Vangelo di Giovanni [1, 14], che sigilla l’intervento di Dio nel cosmo. E il cuore del Prologo diventa il cuore dell’Angelus.

d] Il mistero pasquale.

Le istanze già presenti nei versetti dell’Angelus si fanno memoria esplicita nell’orazione che lo conclude: l’Incarnazione del Verbo apre alla realtà pasquale; e l’orazione "Gratiam tuam" ne è l’esplicitazione: "…affinché noi che, per l’annuncio dell’Angelo, abbiamo conosciuto l’Incarnazione del tuo Figlio, per la sua Passione e Morte giungiamo alla gloria della Risurrezione".

2. – Contenuti spirituali

Il valore della contemplazione dei misteri celebrati nell’Angelus [quasi una sintesi del Santo Rosario!] è assoluto. Riproporli, poi, al mattino, a mezzogiorno e a sera, è tacito invito a vivere le numerose implicazioni che essi comportano: di gioioso annuncio, di donodello Spirito, di sempre nuova creazione [= in Maria "nuova Eva" e nell’uomo redento, "nuovo Adamo"], di connubio sponsale [= il Verbo assume la natura umana, e l’uomo la natura divina], di profonda religiosità [= nel ‘fiat’ esemplare della Vergine e dei credenti],nell’epifania messianica e nel preludio pasquale.

Simone Moreno - Dalla rivista LA MADRE DI DIO

STORIA DELL'ANGELUS


Dopo aver esposto in sintesi i contenuti biblico-teologico-spirituali  ripercorriamo ora la storia di questa pia pratica nel tempo, a iniziare dalle lontane origini del sec. XIII.

La recita dell’"Angelus", accompagnata tre volte al giorno dal suono delle campane delle chiese, ebbe inizio proprio nel 1200, il fecondo secolo della Teologia Scolastica e delle Cattedrali gotiche, ma anche di grande devozione alla Madonna.

Dapprima si chiamò "preghiera della pace": aveva, infatti, lo scopo di onorare il Figlio di Dio che, incarnandosi nel seno della Vergine Maria, pose i fondamenti della pace tra Dio e gli uomini.

Inizialmente si usava recitarlo solo alla sera, perché si riteneva che l’Arcangelo Gabriele si fosse presentato alla Vergine di Nazareth verso il tramonto, per annunziarle il mistero della sua divina maternità. Né aveva la forma attuale, consistendo nel rivolgere alcune volte a Maria le parole dell’Angelo ["Ave, piena di Grazia: il Signore è con te"] e quelle del saluto di Elisabetta ["Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!"]. Consisteva, cioè, nella prima parte dell’"Ave, Maria".

Solo più tardi, assunse progressivamente la forma attuale.

Ma chi ne fu l’iniziatore? Alcuni ritengono che la pia pratica sia sorta in Germania, appunto all’inizio del XIII secolo. Lo deducono da espressioni del genere seguente, incise sulle campane del tempo: "Ave Maria Rex gloriae Christe, veni cum pace"; oppure: "Maria vocor – o Rex gloriae, veni cum pace": "Ave, Maria – Cristo, re della gloria, vieni nella pace"; "Mi chiamo Maria – Re della gloria, vieni nella pace".

Altri attribuiscono l’origine della pratica mariana a Gregorio IX [1241], il Papa che fu eletto a 85 anni e morì quasi centenario.

Le prime notizie certe sulla recita dell’"Angelus"

Le prime notizie sicure risalgono piuttosto alla seconda metà del sec. XIII. In una Chronica francescana dell’epoca, si legge infatti che nel Capitolo generale dell’Ordine tenuto da San Bonaventura a Pisa nel 1263 fu stabilito che "i frati nei discorsi persuadessero il popolo a salutare alcune volte la B. V. Maria al suono della campana di Compieta, perché è opinione di alcuni solenni [dottori] che in quell’ora essa fosse salutata dall’Angelo". A San Bonaventura, del resto, doveva stare molto a cuore la pia pratica, tanto che la raccomandò anche nel Capitolo generale di Assisi del 1269.

La pratica dell’"Angelus", predicata dai Francescani, si diffuse rapidamente. Nel 1274 la si trova a Magonza, e nel 1288 a Lodi, ove lo ‘Statuto dei Calzolai’ ordinava che essi dovessero subito smettere il lavoro, al Sabato sera e alla Vigilia delle feste della Madonna, "appena udito il primo suono delle campane dell’"Ave, Maria", dal campanile della Chiesa Maggiore", pena la multa di 20 ‘imperiali’!

Lo stesso modo di suonare la campana all’"Angelus" e il numero delle Avemaria si trovano già precisati nelle ‘Costituzioni’ del Capitolo provinciale francescano tenuto a Padova nel 1295: "In tutti i luoghi – vi si legge – si suoni la sera un poco per tre volte la campana ad onore della gloriosa Vergine, e allora tutti i frati genufletteranno e diranno tre volte: ‘Ave, Maria gratia plena’ ".

In un Decreto del ‘Sinodo di Strigonia’ [in Ungheria] del 1307 si prescriveva che tutte le sere si suonasse la campana ad instar tintinnabuli [ossia: dolcemente], e si concedevano indulgenze ai fedeli che a quel suono avessero recitato tre Avemaria.

 

Fonte: La Theotokos

 

L’Annunciazione

 

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Annunciazione – Beato Angelico

 

L’Annunciazione (Lc 1, 26-38)
 

26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te".
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". 35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio". 38Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.

lunedì 19 marzo 2012

Commento di Padre Livio al Messaggio di Medjugorje a Mirjana del 18 Marzo 2012

 

Commento di Padre Livio al Messaggio di Medjugorje a Mirjana del 18 Marzo 2012


 
Fonte: Radio Maria

Riflessione di Padre Livio sul Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2012

 

Cari amici, nel messaggio annuale (18 Marzo) a Mirjana la Regina della pace ci rinnova l'appello quaresimale alla preghiera e al digiuno e a consacrarci a Lei completamente, affinchè possa prenderci per mano nella lotta contro lo spirito impuro. Lei è la nostra Madre, la nostra Avvocata e la nostra Mediatrice, che ha il compito con condurci al Padre per mezzo di suo Figlio.
Siano lodati Gesù e Maria. Buona settimana.

Padre Livio

Fonte: Radio Maria

domenica 18 marzo 2012

Incontro di Desio del 17 e 18 marzo 2012


Breve estratto della diretta da Desio: Intervento di Marija del 17 marzo 2012



Intervento di Sr. Emmanuel a Desio del 18 marzo 2012


Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2012 (annuale)

La veggente Mirjana Dragićević-Soldo ha avuto apparizioni giornaliere dal 24 giugno 1981 fino al 25 dicembre 1982. In occasione della sua ultima apparizione quotidiana, rivelandole il decimo segreto, la Vergine le rivelò che avrebbe avuto apparizioni annuali il 18 marzo e così è stato in tutti questi anni. Più di mille pellegrini si sono riuniti per la preghiera del rosario alla Croce Blu. L’apparizione è iniziata alle 14:00 ed è durata fino alle 14:05. Questo il messaggio:

“Cari figli! Vengo tra di voi perché desidero essere la vostra madre, la vostra interceditrice. Desidero essere il legame tra voi e il Padre celeste, la vostra mediatrice. Desidero prendervi per le mani e camminare con voi nella lotta contro lo spirito impuro. Figli miei consacratevi a Me completamente. Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l’amore affidandole allora a mio Figlio. Vi chiedo di pregare e digiunare perché soltanto così saprete testimoniare il mio Figlio per mezzo del mio cuore materno in modo giusto. Pregate per i vostri pastori perché in mio Figlio possano sempre annunciare gioiosamente la Parola di Dio. Vi ringrazio.”

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Fonte: Radio Maria

Due crocifissi !

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Ecco, Signore, due crocifissi, l’uno di fronte all’altro: il Crocifisso divino, e sei tu, che apri le braccia per abbracciarmi nella tua grande bontà, ed il Crocifisso piagato dalla sua miseria, e sono io, che apro le braccia per ricorrere alla tua misericordia, e riporre in te tutte le mi seri mie!

Io guardo a te, Gesù mio, e veggo che c’è una intimità fra noi due: I tuoi occhi mi fissano e i miei occhi ti guardano.
Si incrociano due sguardi, uno che supplica ed uno che perdona, uno che implora ed uno che giudica con misericordia!
Così ti guardò il ladro sulla croce, e così tu lo guardasti, o Gesù!

Sono di fronte quattro mani crocifisse: le tue sono fissate alla Croce per liberarmi dalla schiavitù, le mie sono immobilizzate dalla mia miseria e si tendono a te per essere disciolte.

Sono di fronte quattro piedi inchiodati: i tuoi, fermati dall’amore; i miei, dalla pigrizia e dall’inerzia.

Oh, è la mia miseria che è il punto di contatto tra me e te, o Gesù!
La mia miseria che confida in te, Gesù, crocifisso per amor mio!

Sac. DOLINDO RUOTOLO
Terziario Francescano
1882 - Napoli - 1970

venerdì 16 marzo 2012

Il 78° Anniversario della costruzione della croce sul Križevac

Venerdì, il 16 Marzo 2012 si compie il 78° anno dal termine della costruzione della croce sul Križevac e dalla celebrazione della prima Santa Messa sotto quella croce. Dal giorno della decisione di costruire la croce, il 21 Gennaio 1934, in occasione dell’Anno Giubilare della nostra Salvezza, espressa ai parrocchiani dall’allora parroco fra Bernardin Smoljan, al termine della costruzione trascorsero solo 52 giorni. Il progetto per la croce votiva fu realizzato dall’ ing. Šimun Boras di Mostar, mentre la sua esecuzione è stata coordinata da Ante Dugandžić-Redžo di Medjugorje. Il parroco, nel suo rapporto, tra l’altro, scrisse: “Il 16 Marzo alle ore 9:00 è partita dalla Chiesa una imponente processione a cui hanno partecipato i terziari sotto la bandiera della fraternità del Nome di Gesù con lo stendardo, i bambini della scuola, i sacerdoti e un popolo numeroso. Accompagnata dal suono ininterrotto delle campane della Chiesa, dagli spari di mortaio, dalla preghiera del Santo Rosario e dal canto delle litanie e dei lamenti della Madonna, la processione si è mossa a lungo verso la collina la cui cima si era già annerita per la moltitudine di persone che contemplava l’affluire del popolo da ogni parte e la salita della processione sulla collina. ( ). Alle ore 10:00 sono iniziati i Sacri Riti, Ho tenuto al popolo un discorso per l’occasione, ho letto la lettera dell’Eccellentissimo Vescovo e gli altri saluti ed auguri pervenuti. Dopo questo ho impartito la benedizione solenne alla croce e, con il sonoro consenso del popolo, ho cambiato il nome del monte da Šipovac in Križevac. Dopo la benedizione ho officiato una Santa Messa solenne e l’omelia è stata tenuta dal parroco di Studenci fra Grgo Vasilj”.
Già l’anno seguente, il 12 Aprile, fu organizzata una processione penitenziale sul Križevac e, dopo di essa, venne celebrata la Santa Messa. Nel Settembre del 1935 sul Križevac fu anche organizzata la celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce, in conformità con la direttiva del Vescovo fra Alojzije Mišić. Negli ultimi tre decenni il Križevac è divenuto una sosta immancabile del pellegrinaggio dei molti ospiti che vengono in pellegrinaggio a Medjugorje ed ogni Venerdì pomeriggio i parrocchiani e i pellegrini vi svolgono la consueta devozione della Via Crucis.

Fonte: www.medgjugorje.hr

giovedì 15 marzo 2012

Les Enfants de Medjugorje 2012 - 13 marzo 2012

 

Cari figli di Medjugorje, lode a Gesù e Maria!

1 – Il 2 marzo 2012, Mirjana ha ricevuto la sua apparizione mensile alla Croce Blu. Dopo l’apparizione, ha trasmesso il seguente messaggio:

"Cari figli, per mezzo dell’immenso amore di Dio io vengo tra voi e vi invito con perseveranza tra le braccia di mio Figlio. Vi prego con Cuore materno ma vi ammonisco anche, figli miei, affinché la sollecitudine per coloro che non hanno conosciuto mio Figlio sia per voi al primo posto. Non fate sì che essi, guardando voi e la vostra vita, non desiderino conoscerlo. Pregate lo Spirito Santo affinché mio Figlio sia impresso in voi. Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazione. Questo è il tempo della vostra messa alla prova. Col Rosario in mano e l’amore nel cuore venite con me. Io vi conduco alla Pasqua in mio Figlio. Pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui. Vi ringrazio".

2 – E’ possibile essere apostoli della luce divina?

In questo tempo benedetto di Quaresima, ci abbandoniamo alla misericordia divina per lasciarci purificare. Giulia ci ha dato una bellissima testimonianza, molto incoraggiante. Giulia era una felice nonna italiana. Ma tra suo figlio Luigi e sua nuora Sonia (non praticante),i rapporti erano talmente peggiorati, che la loro separazione fu inevitabile.

Giulia racconta: "Il periodo peggiore della mia vita furono i cinque anni trascorsi tra la separazione di mio figlio e il divorzio. Più il tempo passava più i rapporti si avvelenavano. Il momento del divorzio fu una valanga di accuse da parte di Sonia; sorvolo sui dettagli, ma il peggio fu che Sonia coinvolse il loro figlio Manuele, mio nipote, in un turbinio infernale. Il bambino fu obbligato a ripetuti interrogatori da parte dell’assistente sociale e ad esami psicologici disumani, per un bambino di quell’età che ne soffriva molto. Si sentiva lacerato tra l’amore per suo padre e quello per sua madre, poiché era sollecitato a dichiarare cose che non voleva. Tutto ciò mi faceva soffrire atrocemente, al punto che mi trovai ad urlare di dolore ed a volte, a pronunciare maledizioni contro mia nuora.

Un giorno, durante una Messa, al momento del segno della pace, diedi il segno della pace ai miei vicini, poi chiusi gli occhi e con enorme sforzo di volontà malgrado le mie resistenze, chiesi a Gesù di aiutarmi. Mi presentai interiormente a mia nuora, le chiesi perdono per averla offesa e la perdonai di avermi tanto ferito il cuore, poi, sempre interiormente, l’abbracciai dicendo: "Ti dono la pace di Gesù, che la pace sia nella tua anima e nel tuo cuore". Da quel giorno ripetei questa preghiera ad ogni Messa al momento dello scambio della pace. Ho dovuto perseverare per diversi mesi, poi, poco a poco, il mio odio e la mia amarezza si sono sciolti fino a scomparire. La trasformazione era così incredibile, che mio figlio mi chiedeva: "Ma mamma, come fai a non provare rancore per Sonia?" e io gli rispondevo: "Luigi, prego!"

Ora, il divorzio è pronunciato, ma Sonia viene volentieri a casa, ci salutiamo gentilmente con un bacio e parliamo con calma del nostro piccolo Manuele.

Dio ha fatto ciò! E, se l’ha fatto per me …Lui può, Lui vuole farlo anche per te!"

3 – La Veggente Marija è tornata dal Libano! Il 10 e l’11 marzo, al Forum di Beyrouth a Karantina, Marija ha pregato e testimoniato davanti a più di 60.000 persone, di tutte le religioni presenti in Libano. Avvenimento questo veramente eccezionale in questa terra così spesso macchiata dal sangue delle divisioni tra cristiani e mussulmani. Durante la recita del rosario, Marija ha ricevuto pubblicamente, per due giorni, l’apparizione della Madonna. Durante tali apparizioni Marija ha presentato tutto il popolo libanese alla Gospa, chiedendoLe di benedirlo e di benedire anche tutte le persone che i presenti avevano nel cuore. Alla domenica, Marija Le ha chiesto se aveva una parola per loro e la Madonna ha dato questo messaggio ai Libanesi: "Non dimenticate che Io sono vostra Madre e che vi amo!" Bellissimo ritorno all’essenziale!

4 – Dal tuo concepimento alla tua nascita! Non posso impedirmi di raccomandare a tutti di guardare e di diffondere un meraviglioso video che dimostra più chiaramente che mai, l’inizio della vita umana nel seno materno, dopo il momento del concepimento fino alla nascita. Per realizzare questo incredibile ed affascinante documento, è stata utilizzata la tecnologia più avanzata, al punto che gli inventori hanno ricevuto il Premio Nobel della Pace. Quanti aborti sarebbero evitati se si facesse vedere questo documento a tutti gli adolescenti, privati oggi della verità sulla vita umana, invece di distribuire loro i preservativi e la pillola del giorno dopo! Da vedere: http://www.youtube.com/watch_popup?v=fKyljukBE70

5 – San Giuseppe cerca lavoro. Festeggeremo il 19 marzo questo grande santo, lo sposo della Madre di Dio. Ogni anno gli chiedo di poter testimoniare la sua grande tenerezza per i figli di Dio, promettendogli in compenso di farlo conoscere ed amare di più! E questo funziona!

Quest’anno, voglio raccontarvi un fatto di cui mi ha detto la mia amica Anna: "Nell’aereo che rientrava da Medjugorje, ero seduta vicino ad un uomo che tornava anche lui da Medjugorje con tutta la sua famiglia. John aveva molti figli e in Irlanda è difficile adesso trovare un lavoro. Mi ha raccontato che un giorno, una donna gli ha parlato di San Giuseppe e di una certa novena chiamata "il Manto di San Giuseppe", e gli aveva detto di pregare questa novena, assicurandogli che San Giuseppe lo avrebbe aiutato a trovare un lavoro. Il suo scopo era anche di provargli e di provare anche a se stessa, che San Giuseppe è veramente forte. John non era molto fervente, ma sua moglie invece pregava per tutta la famiglia. Disse a questa donna che avrebbe fatto la novena per rendersi conto "se queste preghiere funzionavano veramente". Finita la novena, trovò il lavoro, ma pensò che era stata una semplice coincidenza. Un po’ dopo, poiché il lavoro non gli piaceva più, e seppe di un altro impiego migliore, inviò il suo curriculum vitae. Fu convocato per il giovedì seguente. E decise di rifare la novena a San Giuseppe, "nel caso che"… e per vedere se avrebbe funzionato anche questa volta. Alla fine dell’intervista il datore di lavoro gli disse: "Abbiamo talmente tante richieste per questo lavoro, che non potrò darvi delle notizie prima di martedì prossimo". John rispose: "Non ci sono problemi", ma in cuor suo sognava di riuscire a strappare l’impiego. Rientrando a casa (si trovava a qualche ora di strada), disse a san Giuseppe: "Che cosa farai per me? Questo lavoro mi piacerebbe molto!" Mentre questi pensieri gli frullavano per la testa e per il cuore, il suo cellulare suonò. La persona che l’aveva intervistato gli disse: "John volevo dirle che il lavoro è suo, non aspetteremo la settimana prossima per valutare gli altri candidati, vogliamo avere proprio lei!". John fu talmente stupefatto che si fermò tremando sul lato della strada per respirare a fondo. Non poté impedirsi di pensare: " Ebbé, San Giuseppe, non rinvengo dalla sorpresa! Grazie!" Chiamò subito sua moglie per raccontarle questa storia. John non dubiterà mai più dell’aiuto potente di San Giuseppe e non si trattiene dal dirlo! Se all’inizio aveva attribuito le risposte positive a delle coincidenze, adesso è convinto che San Giuseppe gli aveva dato la prova che le sue preghiera erano state ascoltate e che non doveva dubitarne. Oggi, John è uno dei più grandi "fan" di San Giuseppe, parla di lui a tutti! Ha fatto talmente esperienza della sua protezione e delle sua intercessione presso Dio! San Giuseppe, prega per noi, prega soprattutto per tutti i padri di famiglia! Tu sai le loro preoccupazioni…

Cara Gospa, sì, continua ad invitarci! E’ nell’abbraccio di Tuo Figlio che vogliamo vivere questa Quaresima, per convertirci di più.

Non permettere che sfuggiamo da questo abbraccio!

Suor Emmanuel +

Tradotto dal francese

Fonte: © Enfants de Medjugorje 2012 -  www.edm.eu.com;
e-mail contact@edm.eu.com

mercoledì 14 marzo 2012

IL MEGLIO DI TE


L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico,
non importa, amalo.

Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici,
non importa, fa il bene.

Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici,
non importa, realizzali.

Il Bene che fai domani verrà dimenticato,
non importa, fa il bene.

L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile,
non importa, sii franco ed onesto.

Quello che per anni hai costruito
può essere distrutto in un attimo,
non importa, costruisci.

Se aiuti la gente, se ne risentirà,
non importa, aiutala.

Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci,
non importa, dà il meglio di te.

Madre Teresa di Calcutta

Incontro di preghiera ogni 25 del Mese in attesa del Messaggio da Medjugorje

 

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Incontro di preghiera ogni 25 del Mese in attesa del Messaggio da Medjugorje

In unione a tutti i gruppi di preghiera nello spirito di Medjugorje, di Bologna e tutta l'Italia in attesa del Messaggio da Medjugorje, veglia di preghiera aperta a tutti, ogni 25 del mese alle ore 20,45 nella Chiesa del SS. Salvatore largo Cesare Battisti Bologna, con Adorazione del Santissimo Sacramento e recita del Santo Rosario con la presenza e guida del sacerdote.

martedì 13 marzo 2012

Commento di Padre Livio al Messaggio del 2 marzo 2012 dato a Mirjana

“Cari figli, per mezzo dell’immenso amore di Dio io vengo tra voi e vi invito con perseveranza tra le braccia di mio Figlio. Vi prego con Cuore materno ma vi ammonisco anche, figli miei, affinché la sollecitudine per coloro che non hanno conosciuto mio Figlio sia per voi al primo posto. Non fate sì che essi, guardando voi e la vostra vita, non desiderino conoscerlo. Pregate lo Spirito Santo affinché mio Figlio sia impresso in voi. Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazione. Questo è il tempo della vostra messa alla prova. Col Rosario in mano e l’amore nel cuore venite con me. Io vi conduco alla Pasqua in mio Figlio. Pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui. Vi ringrazio”

Commento di Padre Livio al messaggio del 2 marzo 2012

Come vedete, cari amici, i messaggi della Madonna, sia quelli dati alla veggente Mirjana che hanno uno sguardo soprattutto sul mondo, su quelli che sono lontani, sia quelli dati alla veggente Marja che sono più rivolti alla Parrocchia, a questa grande Parrocchia ideale che è un polmone pulsante della Chiesa universale, diventano sempre più profondi, sempre più impegnativi, sempre più accorati. Come a testimoniare la progressione della grande battaglia escatologica fra il bene e il male, fra la Vergine Maria e il drago sciolto dalle catene. La Madonna apre il messaggio ricordandoci perché Lei è qua, cioè spinta, inviata dall’immenso Amore di Dio. Lei in altri messaggi ha detto che è qui per comando dell’Onnipotente e viene qui con un obiettivo ben preciso: per far sì che noi incontriamo Gesù e abbiamo il Suo abbraccio. È già la seconda volta che la Madonna negli ultimi messaggi dati alla veggente Mirijana parla del nostro incontro con Gesù come di un abbraccio. Lei oggi dice: “vi invito tra le braccia di mio Figlio”. Ha però detto in un messaggio di qualche mese fa che purtroppo noi stiamo rinunciando a Suo Figlio e di fronte a questa apostasia, (cioè noi che abbiamo avuto la grazia della fede, di incontrare Cristo, stiamo rinunciando per cercare salvezze umane improbabili, inattuabili, illusorie), Lei è qui per riportarci tra le braccia di Suo Figlio e lo fa ”con perseveranza”. Con questa parola la Madonna indica la pazienza con cui ci ha seguito per trent’anni. È stata infaticabile in questi ultimi trent’anni nel portarci da Lui! La Madonna non si stanca, il Suo Amore Materno fa sì che abbia ottenuto da Dio di star qui per tanto tempo per far sì che, come ha detto: “voglio che siate tutti con me in Paradiso, voglio salvare tutte le anime e presentarle a Dio”. La Madonna non si dà pace finché tutti non abbiano abbracciato e incontrato Gesù! Poi la Madonna dà uno sguardo al numero enorme di coloro che neanche La prendono in considerazione, che hanno eliminato Dio dalla loro vita, dall’orizzonte della loro vita e vivono senza Dio, senza Cristo, senza Luce, senza amore, senza pace, senza salvezza e sono nella tenebra e nella disperazione e ci dice: “di queste persone vi dovete preoccupare, la salvezza eterna di queste persone deve essere al primo posto nelle vostre preoccupazioni” e ci dice: “Vi prego”. Noi preghiamo la Madonna, ma anche la Madonna ci prega, ci prega! “Con Cuore materno”, rivolto ai figli lontani e “vi ammonisco”, perché ci sarà domandato conto di questa responsabilità! “affinché la sollecitudine per coloro che non hanno conosciuto mio Figlio sia per voi al primo posto”, cioè lo zelo per la salvezza delle anime dei fratelli deve essere una fiamma ardente nel nostro cuore e non deve darci pace! E dobbiamo operare per salvare le anime dei nostri fratelli con l’esempio prima di tutto! Avvicinare gli altri a Gesù con l’esempio. Infatti se gli altri vedono che noi che ci diciamo cristiani siamo cattivi, dicono: “ma se questo è il Cristianesimo, tanti saluti”, “Non fate sì che essi, guardando voi e la vostra vita, non desiderino conoscerLo”. E poi ci dice “io vi do i messaggi, ma voi non li capite”, “pregate lo Spirito Santo” per capirli! “Pregate lo Spirito Santo affinché mio Figlio sia impresso in voi”. E questo veramente è opera della Grazia, perché senza la Grazia non riusciamo a convertirci. Senza la Grazia la buona volontà arriva a poco, diventa, rimane nel campo delle velleità, invece con l’umiltà della preghiera, invocando la Grazia dello Spirito Santo e ovviamente applicandoci nel vivere cristianamente, pian piano lo Spirito Santo modella in noi l’immagine di Gesù. Questa è l’opera dello Spirito Santo e di Maria stessa, come dice Sant’Agostino: “tutti noi nasciamo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, perché Maria e lo Spirito Santo operano in noi l’immagine di Cristo” e cioè riflettono nella nostra mente, nella nostra anima, nel nostro cuore, nei nostri sentimenti, nei nostri comportamenti Gesù stesso. E poi dice: Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio”, cioè la diffusione del Cristianesimo avviene con un’irradiazione di santità, di bellezza, di grazia, cioè la testimonianza cristiana è un’irradiazione di Cristo in noi, perciò, se non c’è in noi il Cristo, Lui che è la Luce, come facciamo a irradiare luce? Se non c’è in noi Cristo che è la Santità, come facciamo a irradiare santità? Se non c’è in noi Cristo che è l’Amore, come facciamo a irradiare Amore? E la Madonna ci dice: Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio in questo tempo” e qui la Madonna ancora una volta dà una descrizione del mondo vista dal Cielo. Nel messaggio precedente, la Madonna descrivendo questo mondo visto dal Cielo, aveva detto: “questo mondo è sotto il segno della superbia”, cioè ci aveva detto: “figli miei, la superbia sta regnando”. In altri momenti la Madonna aveva descritto questo mondo come “immerso nella tenebra della morte, nella tenebra della menzogna”, oggi dice che è immerso nella:“tenebra della disperazione”. Sono delle descrizioni che ognuno di noi può verificare nella propria vita, cioè si vede che siamo nella tenebra, nel buio, nella superbia, nella tracotanza, nella malvagità, nella prepotenza. Nel mondo abbonda il peccato, domina il peccato, ha detto la Regina della Pace e Lei è qui per arginare, per salvare, per far sì che la Luce prevalga sulle tenebre, che il bene prevalga sul male, che la gioia prevalga sulla disperazione, che la vita prevalga sulla morte, che la verità prevalga sulla falsità e che la vita prevalga sulla morte, perché un mondo in mano al male va verso la morte: “Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazione”. Poi la Madonna ci ammonisce ancora: “Questo è il tempo della vostra messa alla prova”, cioè tutto il tempo della vita è una prova, ma questo è un tempo speciale di prova! Come quello degli Apostoli prima della Resurrezione, come quello degli Apostoli nel tempo della Passione, dobbiamo con Maria resistere saldi nella Fede! E ci dice, ecco le armi con cui uscire vittoriosi dalla prova: “Col Rosario in mano e l’amore nel cuore venite con me”, cioè la Madonna ci vuol far passare in questo tempo di passione del mondo e della Chiesa, in questo tempo di prova, vuole che noi lo attraversiamo con Lei, “Io vi conduco alla Pasqua in mio Figlio”. Attenzione, che qui non vuol dire soltanto vi conduco alla Pasqua, vuol dire che ci conduce in questo tempo che è una Quaresima, è un tempo di prova, è il tempo delle tentazioni di Gesù nel deserto, è il tempo dei dieci segreti, vi conduco verso la Pasqua di mio Figlio”, attraverso la Passione, la persecuzione, la tentazione, la morte e la Resurrezione nella Pasqua. È il tempo di pace, è il tempo di primavera. Quindi non ha un significato soltanto per questo periodo dell’anno liturgico, ma per questo tempo in cui viviamo che è un tempo di prova. Lei vuole che con il Rosario in mano e l’amore nel cuore, andiamo verso la Pasqua, ma passando attraverso il Giovedì Santo, il Venerdì Santo ed il Sabato Santo ed è la Pasqua di tutta la Chiesa, il tempo di prova di tutta la Chiesa per cui ci dice:“Pregate per coloro che mio Figlio ha scelto”, cioè il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui”. Questa frase della Madonna sintetizza meravigliosamente questa settimana di esercizi spirituali che hanno fatto tutti quelli che lavorano presso la Santa Sede insieme al Santo Padre: “Pregate per coloro che mio Figlio ha scelto affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui. Vi ringrazio”. Preghiamo per questo e anche per noi.

Questo è il messaggio. Come vedete, ogni messaggio della Regina della Pace è un Vangelo intero insomma, sintetizza il cuore del Vangelo, è una catechesi sublime, celestiale, Divina che viene dal cuore di Colei che è la Piena di Grazia, la Sede della Sapienza!

Fonte: “Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito:www.medjugorjeliguria.it

domenica 11 marzo 2012

Testimonianze: La testimonianza di Lola Falana

Lola Falana è la popolare attrice, cantante, ballerina e soubrette che nella primavera del 1967 aveva lasciato Las Vegas per venire a cantare a a ballare nei più importanti spettacoli della televisione italiana divenendo ben presto l'idolo di numerosi italiani. Dopo questa prima fase della sua vita in cui riscosse successo, fama e ricchezza, subentrò una fase in cui si fece sempre più sentire il vuoto della sua vita che la avvicinò progressivamente a Dio e alla preghiera. Nel 1988 fu colpita da un male incurabile: la sclerosi multipla. Un giorno, dopo aver visto un documentario televisivo sulla venuta della Madonna a Medjugorje, decise di andarci.

Così ha raccontato in una intervista: «Mi resi conto subito che stavo guarendo perché un giorno, quando ero paralizzata, mi sembrò di sentire come la presenza di Dio accanto a me. Sentii succedere qualcosa alla base della testa, una calda sensazione spostarsi lungo tutto il braccio molto lentamente. Da quel momento in poi migliorai sempre di più ed oggi sono perfettamente guarita». Miss Falana non era nata cattolica, essendo stata educata nella confessione episcopaliana. Solo a Las Vegas iniziò ad abbracciare pienamente la confessione cattolica dopo che incontrò alcune suore carmelitane, che le fecero conoscere la Madonna, il rosario e iniziò a frequentare la Messa. In questo modo divenne cattolica Alla domanda sulla sua vita passata, così risponde: «Prima pensavo al mio futuro e alla mia vita come artista, ora penso alla mia vita come serva di Dio. Tutto ciò che faccio ha uno scopo perché vivo per servire il Signore, e di questo sono estremamente felice. Vorrei dire a tutti coloro che vanno in Chiesa e che cercano di credere nel Signore ma non sanno come ottenere la fede e sono dubbiosi e vorrebbero avere delle prove, ecco, io dico: guardate me, io sono una prova! Ero totalmente paralizzata nella parte sinistra e non potevo parlare, né vedere né udire. Oggi sono perfettamente guarita perché non ho mai dubitato di Dio. Se posso dire qualcosa a voi per tutti i vostri giorni vi dico: credete ad ogni parola che è contenuta nella Bibbia».

Fonte: Holy Queen

sabato 10 marzo 2012

«Un uomo aveva due figli»

 

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Il figlio prodigo di Rembrandt

 

11 Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". 31Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"".

 

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Il ritorno del figliol prodigo di Tissot

 

«Un uomo aveva due figli»       

L'uomo - ogni uomo - è questo figlio prodigo: ammaliato dalla tentazione di separarsi dal Padre per vivere indipendentemente la propria esistenza; caduto nella tentazione; deluso dal nulla che, come miraggio, lo aveva affascinato; solo, disonorato, sfruttato allorché cerca di costruirsi un mondo tutto per sé; travagliato, anche nel fondo della propria miseria, dal desiderio di tornare alla comunione col Padre. Come il padre della parabola, Dio spia il ritorno del figlio, lo abbraccia al suo arrivo e imbandisce la tavola per il banchetto del nuovo incontro, col quale si festeggia la riconciliazione. ...
        Ma la parabola mette in scena anche il fratello maggiore, che rifiuta il suo posto nel banchetto. Egli rinfaccia al fratello più giovane i suoi sbandamenti e al padre l'accoglienza che gli ha riservato, mentre a lui, temperante e laborioso, fedele al padre e alla casa, non è stato mai concesso - dice - di far festa con gli amici. Segno che egli non capisce la bontà del padre. Fintantoché questo fratello, troppo sicuro di se stesso e dei propri meriti, geloso e sprezzante, colmo di amarezza e di rabbia, non si converte e non si riconcilia col padre e col fratello, il banchetto non è ancora pienamente la festa dell'incontro e del ritrovamento. L'uomo - ogni uomo - è anche questo fratello maggiore. L'egoismo lo rende geloso, gli indurisce il cuore, lo acceca e lo chiude agli altri e a Dio. ...
        La parabola del figlio prodigo è, anzitutto, l'ineffabile storia del grande amore di un Padre ... Ma essa, nell'evocare, con la figura del fratello maggiore, l'egoismo che divide fra di loro i fratelli, diventa anche la storia della famiglia umana ... Dipinge la situazione della famiglia umana divisa dagli egoismi, mette in luce la difficoltà di assecondare il desiderio e la nostalgia di una medesima famiglia riconciliata e unita; richiama, pertanto, la necessità di una profonda trasformazione dei cuori nella riscoperta della misericordia del Padre e nella vittoria sull'incomprensione e l'ostilità tra fratelli.

Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Esortazione apostolica «Riconciliazione e penitenza», § 5-6 ( © Libreria Editrice Vaticana)

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Il figliol prodigo di Murillo

Bere al calice di Gesù significa accettare la sua via


INTRODUZIONE ALLA S.MESSA
«Cari fratelli e sorelle,
in questo Tempo Santo della Quaresima il Signore ci invita a seguirlo, ad essere suoi discepoli. Tramite questo Tempo Egli ci prepara a quello che deve avvenire attraverso la sua Passione, Morte e Risurrezione. Lui desidera prepararci a questo. Per questo stasera, attraverso la Parola di Dio, ci dice che una unica cosa è importante e necessaria, cioè il servizio. Quanto siamo disposti a questo? Quanto ci stanchiamo nel servizio, invece di criticarci spesso gli uni gli altri per questo dicendo: "Perché devo farlo io e non un altro?". Spesso siamo stanchi nel servire, ma Gesù ci invita proprio a servire e ce lo mostra col proprio esempio, affinché siamo instancabili nel farlo, affinché serviamo il Signore ed i fratelli. Questa è la strada giusta di una vera vita cristiana. Perciò ora, all'inizio di questa Santa Messa, pentiamoci delle nostre debolezze e peccati: per quando non siamo stati disposti a questo, per quando ci siamo aspettati che gli altri ci servissero e non abbiamo servito noi gli altri. Chiediamo perdono al Signore, per poter celebrare con cuore degno e puro questi Santi Misteri».

OMELIA
«Cari fratelli e sorelle e cari pellegrini!
In senso biblico bere con qualcuno dallo stesso calice significa partecipare con quella persona al doloroso cammino della vita, ciò significa aver parte alle sue sofferenze. Bere al calice di Gesù significa accettare la sua via che, attraverso l'amore ed il perseverante dono di sé, conduce necessariamente al Calvario, alla morte di croce. Si tratta di quel calice per cui Gesù nell'orto degli ulivi ha pregato che se era possibile passasse da lui, ma aggiungendo: "Non come voglio io, ma come vuoi tu!". Bere il calice significa essere disposto a dare la propria vita con Gesù, a darsi per gli altri, a non vivere per se stesso, a non cercare la propria gloria. Questo non è davvero facile. Per poter fare tutto questo, ci viene richiesta una sincera presa di posizione a favore di Gesù ed il camminare dietro a Lui. Dalla nostra esperienza ci risulta chiaro che probabilmente è più semplice stupirsi di Gesù, che andare dietro di Lui. Anche per noi oggi è più facile accontentarci del fatto di essere cristiani, piuttosto che vivere attivamente come discepoli di Gesù. Nella nostra vita cristiana esiste il pericolo di considerare il nostro cristianesimo come il far parte di una associazione e, al tempo stesso, di non fare molto per realizzare l'unione totale con Gesù e percorrere il cammino con Lui. Quel cammino era e sarà sempre difficile e doloroso. Sarà sempre difficile accettare la sfida di quel calice di Gesù e la sua scelta di vita: ma a questo tutti siamo chiamati! I due discepoli di Gesù volevano assicurarsi i posti migliori accanto a Gesù, a destra ed a sinistra. L'avevano pensata bella! Non abbiamo forse anche noi desiderato spesso, con devozione sincera, di avvertire la vicinanza di Gesù? Il nostro cuore non ha forse desiderato a volte sentire l'amore di Gesù come sei noi fossimo state le uniche persone al mondo? Quel desiderio dei discepoli di Gesù, dei figli di Zebedeo, era totalmente logico e rispondeva ai loro piani umani. Essi dicevano anche di essere disposti a bere dallo stesso calice ed a venir battezzati nello stesso Battesimo. In quel momento non erano neppure consci di cosa significasse e di che cosa caricavano su di sé! Ma il loro desiderio di imporsi agli altri, di essere i primi, di avere il posto più bello andava certamente corretto in base alle opzioni operate dal Regno di Gesù. Nei loro progetti, quel Regno era ancora sempre distante da quello di Gesù: il Regno che loro immaginavano era, cioè, un riflesso di quelli terreni. Essi avevano compreso il messianismo al modo dei loro contemporanei ed attendevano la salvezza a livello politico - materiale. Ma proprio quella è stata per Gesù l'occasione giusta per rivelare il piano di salvezza di Dio. Non si trattava di un qualche intervento miracoloso, grazie al quale assicurare all'uomo il benessere, la felicità, la vita, la salute con qualche intervento meccanico. Gesù non voleva né poteva agire così: anche quando compiva degli interventi miracolosi per i bisognosi, Egli chiedeva ai discepoli ed a coloro che aveva rigenerato di non parlare troppo di questo, proprio perché gli uomini non comprendessero la sua missione in modo sbagliato. Perché se non avessero compreso l'essenza della sua missione, allora sarebbero andati in una direzione sbagliata. Gesù è venuto a redimere l'uomo, a salvare il suo essere dall'interno, a nobilitare la sua vita, a renderlo migliore nella libertà e nella vita. Gesù è venuto a cambiare l'uomo nel suo cuore, a dargli un cuore ed uno spirito nuovo. Questa è una offerta che richiede a tutti uno sforzo indicibile ed una collaborazione in piena libertà ed in ogni decisione di vita a favore di Gesù e del suo cammino.
Cari fratelli e sorelle, il cammino di Gesù si opponeva a ciò che allora le persone volevano ed immaginavano. E' così anche oggi. Gesù ci invita ad una sola cosa, ad una cosa che nel Vangelo - come abbiamo sentito - è chiara e semplice: al servizio. Egli chiede all'uomo di opporsi al suo desiderio impulsivo di essere il primo e di essere servito. Egli invita ciascuno a servire senza sosta, a servire fino al limite ultimo del proprio cuore, del proprio amore e di tutte le proprie forze. Ci invita affinché questo servire sia fino alla fine ed a non stancarci di farlo. Si tratta di servire fino a realizzare le parole di Gesù sul fatto che in questo cammino dietro di Lui una persona può donare anche la propria vita per i fratelli e le sorelle. Lo vogliamo capire? Vogliamo permettere che ciò si realizzi nella nostra vita? Mi pare che, di questi tempi, siamo un po' tutti costretti a bere del calice che ha bevuto Gesù nella sua Via Crucis, come lo erano discepoli di Gesù. L'unica domanda è: lo facciamo col Suo Cuore, a modo suo, col suo abbandono o siamo obbligati e quel calice diviene un calice di amarezza? Quel soffrire in noi diviene un servizio nell'amore, o spesso mormoriamo in un modo o nell'altro per questo? Soffriamo con Gesù o pensiamo che forse anche Lui ci abbia abbandonato? Bere il calice della sofferenza e della passione senza Gesù è davvero un inferno. Bere lo stesso calice con Gesù diviene un servizio nell'amore e diviene lievito di un mondo nuovo. Gesù richiede che tale servizio sia totale al punto di giungere fino al dono della propria vita per i fratelli. Perciò, cari miei fratelli e sorelle, apriamo i nostri cuori all'incoraggiamento di Gesù per poter in ogni luogo ed in tutte le circostanze della vita tutti insieme essere continuamente disposti a dare il nostro tempo, il nostro amore ed anche la nostra vita per gli altri. Prendo spesso come esempio la Beata Madre Teresa. Lei, proprio a questo proposito, diceva così: "La fede che passa nelle opere diviene amore ed esso si trasforma in servizio". Il nostro stile di vita si riconosce dai frutti della fede. Una fede che viene vissuta si trasforma in prassi d'amore. Un amore autentico e vivo, per essere amore di Dio in azione, deve diventare servizio, Questo deve essere il nostro impegno e deve essere il nostro programma di vita per poter essere di Cristo e totalmente di Dio. Amen!».

Fonte: IdM - Introduzione e Omelia della Messa serale del 7.3.'12 a Medjugorje; ascolto di Radio "Mir" Medjugorje, traduzione dal croato personale (apostolo21)

giovedì 8 marzo 2012

Catechesi di Benedetto XVI - Preghiera e silenzio: Gesù maestro di preghiera

 

Cari fratelli e sorelle,
in una serie di catechesi precedenti ho parlato della preghiera di Gesù e non vorrei concludere questa riflessione senza soffermarmi brevemente sul tema del silenzio di Gesù, così importante nel rapporto con Dio.
Nell'Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, avevo fatto riferimento al ruolo che il silenzio assume nella vita di Gesù, soprattutto sul Golgota: «Qui siamo posti di fronte alla “Parola della croce” (1 Cor 1, 18). Il Verbo ammutolisce, diviene silenzio mortale, poiché si è “detto” fino a tacere, non trattenendo nulla di ciò che ci doveva comunicare» (n. 12).
Davanti a questo silenzio della croce, san Massimo il Confessore mette sulle labbra della Madre di Dio la seguente espressione: «È senza parola la Parola del Padre, che ha fatto ogni creatura che parla; senza vita sono gli occhi spenti di colui alla cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita» (La vita di Maria, n. 89: Testi mariani del primo millennio, 2, Roma 1989, p. 253).
La croce di Cristo non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio: «Il silenzio di Dio, l'esperienza della lontananza dell'Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. Appeso al legno della croce, ha lamentato il dolore causatoGli da tale silenzio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mc 15, 34; Mt 27, 46).
Procedendo nell'obbedienza fino all'estremo alito di vita, nell'oscurità della morte, Gesù ha invocato il Padre. A Lui si è affidato nel momento del passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46)» (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 21). L'esperienza di Gesù sulla croce è profondamente rivelatrice della situazione dell'uomo che prega e del culmine dell'orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina.
La dinamica di parola e silenzio, che segna la preghiera di Gesù in tutta la sua esistenza terrena, soprattutto sulla croce, tocca anche la nostra vita di preghiera in due direzioni.
La prima è quella che riguarda l'accoglienza della Parola di Dio. È necessario il silenzio interiore ed esteriore perché tale parola possa essere udita. E questo è un punto particolarmente difficile per noi nel nostro tempo. Infatti, la nostra è un'epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l'impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate. Per questo nella già menzionata Esortazione Verbum Domini ho ricordato la necessità di educarci al valore del silenzio: «Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore. La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio» (n. 66). Questo principio -- che senza silenzio non si sente, non si ascolta, non si riceve una parola -- vale per la preghiera personale soprattutto, ma anche per le nostre liturgie: per facilitare un ascolto autentico, esse devono essere anche ricche di momenti di silenzio e di accoglienza non verbale. Vale sempre l'osservazione di sant'Agostino: Verbo crescente, verba deficiunt -- «Quando il Verbo di Dio cresce, le parole dell'uomo vengono meno» (cfr. Sermo 288, 5: pl 38, 1307; Sermo 120, 2: pl 38, 677).
I Vangeli presentano spesso, soprattutto nelle scelte decisive, Gesù che si ritira tutto solo in un luogo appartato dalle folle e dagli stessi discepoli per pregare nel silenzio e vivere il suo rapporto filiale con Dio.
Il silenzio è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l'amore per Lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore, e animi la nostra vita. Quindi la prima direzione: reimparare il silenzio, l'apertura per l'ascolto, che ci apre all'altro, alla Parola di Dio.
C'è però anche una seconda importante relazione del silenzio con la preghiera. Non c'è, infatti, solo il nostro silenzio per disporci all'ascolto della Parola di Dio; spesso, nella nostra preghiera, ci troviamo di fronte al silenzio di Dio, proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda.
Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita.
Egli insegna ai discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6, 7-8): un cuore attento, silenzioso, aperto è più importante di tante parole. Dio ci conosce nell'intimo, più di noi stessi, e ci ama: e sapere questo deve essere sufficiente. Nella Bibbia l'esperienza di Giobbe è particolarmente significativa al riguardo. Quest'uomo in poco tempo perde tutto: familiari, beni, amici, salute; sembra proprio che l'atteggiamento di Dio verso di lui sia quello dell'abbandono, del silenzio totale.
Eppure Giobbe, nel suo rapporto con Dio, parla con Dio, grida a Dio; nella sua preghiera, nonostante tutto, conserva intatta la sua fede e, alla fine, scopre il valore della sua esperienza e del silenzio di Dio. E così alla fine, rivolgendosi al Creatore, può concludere: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (Gb 42, 5): noi tutti quasi conosciamo Dio solo per sentito dire e quanto più siamo aperti al suo silenzio e al nostro silenzio, tanto più cominciamo a conoscerlo realmente. Questa estrema fiducia che si apre all'incontro profondo con Dio è maturata nel silenzio. San Francesco Saverio pregava dicendo al Signore: io ti amo non perché puoi darmi il paradiso o condannarmi all'inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu.
Avviandoci alla conclusione delle riflessioni sulla preghiera di Gesù, tornano alla mente alcuni insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica: «L'evento della preghiera ci viene pienamente rivelato nel Verbo che si è fatto carne e dimora in mezzo a noi. Cercare di comprendere la sua preghiera, attraverso ciò che i suoi testimoni ci dicono di essa nel Vangelo, è avvicinarci al santo Signore Gesù come al roveto ardente: dapprima contemplarlo mentre prega, poi ascoltare come ci insegna a pregare, infine conoscere come egli esaudisce la nostra preghiera» (n. 2598). E come Gesù ci insegna a pregare? Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo una chiara risposta: «Gesù ci insegna a pregare, non solo con la preghiera del Padre nostro» -- certamente l'atto centrale dell'insegnamento di come pregare -- «ma anche quando [Egli stesso] prega. In questo modo, oltre al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici; la fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo; la vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione» (n. 544).
Percorrendo i Vangeli abbiamo visto come il Signore sia, per la nostra preghiera, interlocutore, amico, testimone e maestro. In Gesù si rivela la novità del nostro dialogo con Dio: la preghiera filiale, che il Padre aspetta dai suoi figli. E da Gesù impariamo come la preghiera costante ci aiuti ad interpretare la nostra vita, ad operare le nostre scelte, a riconoscere e ad accogliere la nostra vocazione, a scoprire i talenti che Dio ci ha dato, a compiere quotidianamente la sua volontà, unica via per realizzare la nostra esistenza.
A noi, spesso preoccupati dell'efficacia operativa e dei risultati concreti che conseguiamo, la preghiera di Gesù indica che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti di intimità con Dio, «staccandoci» dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla «radice» che sostiene e alimenta la vita. Uno dei momenti più belli della preghiera di Gesù è proprio quando Egli, per affrontare malattie, disagi e limiti dei suoi interlocutori, si rivolge al Padre suo in orazione e insegna così a chi gli sta intorno dove bisogna cercare la fonte per avere speranza e salvezza. Ho già ricordato, come esempio commovente, la preghiera di Gesù alla tomba di Lazzaro. L'Evangelista Giovanni racconta: «Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. Detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”» (Gv 11, 41-43). Ma il punto più alto di profondità nella preghiera al Padre, Gesù lo raggiunge al momento della Passione e della Morte, in cui pronuncia l'estremo «sì» al progetto di Dio e mostra come la volontà umana trova il suo compimento proprio nell'adesione piena alla volontà divina e non nella contrapposizione. Nella preghiera di Gesù, nel suo grido al Padre sulla croce, confluiscono «tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza... Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo. Così si compie e si consuma l'evento della preghiera nell'Economia della creazione e della salvezza» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2606).
Cari fratelli e sorelle, chiediamo con fiducia al Signore di vivere il cammino della nostra preghiera filiale, imparando quotidianamente dal Figlio Unigenito fattosi uomo per noi come deve essere il nostro modo di rivolgerci a Dio. Le parole di san Paolo sulla vita cristiana in generale, valgono anche per la nostra preghiera: «Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8, 38-39).
Grazie.