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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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sabato 10 marzo 2012

Bere al calice di Gesù significa accettare la sua via


INTRODUZIONE ALLA S.MESSA
«Cari fratelli e sorelle,
in questo Tempo Santo della Quaresima il Signore ci invita a seguirlo, ad essere suoi discepoli. Tramite questo Tempo Egli ci prepara a quello che deve avvenire attraverso la sua Passione, Morte e Risurrezione. Lui desidera prepararci a questo. Per questo stasera, attraverso la Parola di Dio, ci dice che una unica cosa è importante e necessaria, cioè il servizio. Quanto siamo disposti a questo? Quanto ci stanchiamo nel servizio, invece di criticarci spesso gli uni gli altri per questo dicendo: "Perché devo farlo io e non un altro?". Spesso siamo stanchi nel servire, ma Gesù ci invita proprio a servire e ce lo mostra col proprio esempio, affinché siamo instancabili nel farlo, affinché serviamo il Signore ed i fratelli. Questa è la strada giusta di una vera vita cristiana. Perciò ora, all'inizio di questa Santa Messa, pentiamoci delle nostre debolezze e peccati: per quando non siamo stati disposti a questo, per quando ci siamo aspettati che gli altri ci servissero e non abbiamo servito noi gli altri. Chiediamo perdono al Signore, per poter celebrare con cuore degno e puro questi Santi Misteri».

OMELIA
«Cari fratelli e sorelle e cari pellegrini!
In senso biblico bere con qualcuno dallo stesso calice significa partecipare con quella persona al doloroso cammino della vita, ciò significa aver parte alle sue sofferenze. Bere al calice di Gesù significa accettare la sua via che, attraverso l'amore ed il perseverante dono di sé, conduce necessariamente al Calvario, alla morte di croce. Si tratta di quel calice per cui Gesù nell'orto degli ulivi ha pregato che se era possibile passasse da lui, ma aggiungendo: "Non come voglio io, ma come vuoi tu!". Bere il calice significa essere disposto a dare la propria vita con Gesù, a darsi per gli altri, a non vivere per se stesso, a non cercare la propria gloria. Questo non è davvero facile. Per poter fare tutto questo, ci viene richiesta una sincera presa di posizione a favore di Gesù ed il camminare dietro a Lui. Dalla nostra esperienza ci risulta chiaro che probabilmente è più semplice stupirsi di Gesù, che andare dietro di Lui. Anche per noi oggi è più facile accontentarci del fatto di essere cristiani, piuttosto che vivere attivamente come discepoli di Gesù. Nella nostra vita cristiana esiste il pericolo di considerare il nostro cristianesimo come il far parte di una associazione e, al tempo stesso, di non fare molto per realizzare l'unione totale con Gesù e percorrere il cammino con Lui. Quel cammino era e sarà sempre difficile e doloroso. Sarà sempre difficile accettare la sfida di quel calice di Gesù e la sua scelta di vita: ma a questo tutti siamo chiamati! I due discepoli di Gesù volevano assicurarsi i posti migliori accanto a Gesù, a destra ed a sinistra. L'avevano pensata bella! Non abbiamo forse anche noi desiderato spesso, con devozione sincera, di avvertire la vicinanza di Gesù? Il nostro cuore non ha forse desiderato a volte sentire l'amore di Gesù come sei noi fossimo state le uniche persone al mondo? Quel desiderio dei discepoli di Gesù, dei figli di Zebedeo, era totalmente logico e rispondeva ai loro piani umani. Essi dicevano anche di essere disposti a bere dallo stesso calice ed a venir battezzati nello stesso Battesimo. In quel momento non erano neppure consci di cosa significasse e di che cosa caricavano su di sé! Ma il loro desiderio di imporsi agli altri, di essere i primi, di avere il posto più bello andava certamente corretto in base alle opzioni operate dal Regno di Gesù. Nei loro progetti, quel Regno era ancora sempre distante da quello di Gesù: il Regno che loro immaginavano era, cioè, un riflesso di quelli terreni. Essi avevano compreso il messianismo al modo dei loro contemporanei ed attendevano la salvezza a livello politico - materiale. Ma proprio quella è stata per Gesù l'occasione giusta per rivelare il piano di salvezza di Dio. Non si trattava di un qualche intervento miracoloso, grazie al quale assicurare all'uomo il benessere, la felicità, la vita, la salute con qualche intervento meccanico. Gesù non voleva né poteva agire così: anche quando compiva degli interventi miracolosi per i bisognosi, Egli chiedeva ai discepoli ed a coloro che aveva rigenerato di non parlare troppo di questo, proprio perché gli uomini non comprendessero la sua missione in modo sbagliato. Perché se non avessero compreso l'essenza della sua missione, allora sarebbero andati in una direzione sbagliata. Gesù è venuto a redimere l'uomo, a salvare il suo essere dall'interno, a nobilitare la sua vita, a renderlo migliore nella libertà e nella vita. Gesù è venuto a cambiare l'uomo nel suo cuore, a dargli un cuore ed uno spirito nuovo. Questa è una offerta che richiede a tutti uno sforzo indicibile ed una collaborazione in piena libertà ed in ogni decisione di vita a favore di Gesù e del suo cammino.
Cari fratelli e sorelle, il cammino di Gesù si opponeva a ciò che allora le persone volevano ed immaginavano. E' così anche oggi. Gesù ci invita ad una sola cosa, ad una cosa che nel Vangelo - come abbiamo sentito - è chiara e semplice: al servizio. Egli chiede all'uomo di opporsi al suo desiderio impulsivo di essere il primo e di essere servito. Egli invita ciascuno a servire senza sosta, a servire fino al limite ultimo del proprio cuore, del proprio amore e di tutte le proprie forze. Ci invita affinché questo servire sia fino alla fine ed a non stancarci di farlo. Si tratta di servire fino a realizzare le parole di Gesù sul fatto che in questo cammino dietro di Lui una persona può donare anche la propria vita per i fratelli e le sorelle. Lo vogliamo capire? Vogliamo permettere che ciò si realizzi nella nostra vita? Mi pare che, di questi tempi, siamo un po' tutti costretti a bere del calice che ha bevuto Gesù nella sua Via Crucis, come lo erano discepoli di Gesù. L'unica domanda è: lo facciamo col Suo Cuore, a modo suo, col suo abbandono o siamo obbligati e quel calice diviene un calice di amarezza? Quel soffrire in noi diviene un servizio nell'amore, o spesso mormoriamo in un modo o nell'altro per questo? Soffriamo con Gesù o pensiamo che forse anche Lui ci abbia abbandonato? Bere il calice della sofferenza e della passione senza Gesù è davvero un inferno. Bere lo stesso calice con Gesù diviene un servizio nell'amore e diviene lievito di un mondo nuovo. Gesù richiede che tale servizio sia totale al punto di giungere fino al dono della propria vita per i fratelli. Perciò, cari miei fratelli e sorelle, apriamo i nostri cuori all'incoraggiamento di Gesù per poter in ogni luogo ed in tutte le circostanze della vita tutti insieme essere continuamente disposti a dare il nostro tempo, il nostro amore ed anche la nostra vita per gli altri. Prendo spesso come esempio la Beata Madre Teresa. Lei, proprio a questo proposito, diceva così: "La fede che passa nelle opere diviene amore ed esso si trasforma in servizio". Il nostro stile di vita si riconosce dai frutti della fede. Una fede che viene vissuta si trasforma in prassi d'amore. Un amore autentico e vivo, per essere amore di Dio in azione, deve diventare servizio, Questo deve essere il nostro impegno e deve essere il nostro programma di vita per poter essere di Cristo e totalmente di Dio. Amen!».

Fonte: IdM - Introduzione e Omelia della Messa serale del 7.3.'12 a Medjugorje; ascolto di Radio "Mir" Medjugorje, traduzione dal croato personale (apostolo21)

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