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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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lunedì 29 febbraio 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 26 febbraio 2016

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Parola del Signore

Fratelli e sorelle, ci troviamo nel santo tempo di Quaresima. Tempo in cui ci prepariamo alla festa della Resurrezione di Cristo. Questo è un tempo sacro. Quest'anno è un anno particolare: è un anno santo. E' l'anno di Misericordia proclamato dal Santo Padre Francesco. E' proprio il tempo ideale per la nostra crescita spirituale e umana. Quando il Papa parla della Misericordia dice esplicitamente che è fonte di gioia, di pace e di tranquillità e che la nostra salvezza dipende da essa. La Misericordia è la parola che ci fa scoprire il mistero della Santissima Trinità. La Misericordia è l'atto più sublime col quale Dio viene incontro a noi uomini. E' il ponte che lega l'uomo a Dio, aprendo il nostro cuore alla speranza che, sebbene siamo peccatori, siamo sempre amati. La Misericordia sarà sempre più grande di qualsiasi peccato. Nessuno può porre limiti all'Amore di Dio che è sempre disposto a perdonare noi uomini. Questi pensieri del Santo Padre sono un'ispirazione, affinchè anche noi in quest'anno possiamo approfittare per il nostro bene, affinchè possiamo chiedere perdono a Dio nel Sacramento della Confessione e ci avviciniamo a Lui. E' Dio che perdona. Egli ha compassione per gli uomini anche quando essi peccano o sono deboli.
Questo è testimoniato nella Sacra Scrittura già dalle prime pagine. Prendiamo Abramo, nostro padre nella fede. Dio l'ha provato e l'ha trovato fedele. E' stato disposto a ubbidire a Dio indipendentemente da ciò che Egli gli avrebbe chiesto. Addirittura gli aveva chiesto di sacrificare il proprio figlio. Quando Dio ha visto che Abramo era fedele, saldo, stabile, allora gli ha promesso che la sua discendenza sarebbe stata più numerosa delle stelle del cielo. Ad un certo momento Dio gli ha fatto vedere cosa sarebbe successo di Sodoma, una città conosciuta per il peccato. Ad Abramo dispiace per quelle persone, ma anche per i giusti che vivono in quella città. Poi entra in un dibattito con Dio per capire quanto Egli è disposto a calmarsi, a non agire. Abramo chiede se esistono 50 giusti se Dio è disposto a salvare quella città. E Dio è disposto. Abramo, pian pianino, comincia a far scendere il numero e arriva fino a 5. Anche qui Dio è disposto a salvare quelle persone innocenti.
Così leggendo la Sacra Scrittura troviamo la pazienza di Dio con noi uomini e anche la Misericordia divina. Misericordia: così si definisce Dio. Il Suo Amore si manifesta soprattutto nel perdono e nella Misericordia. Dio si aspetta che l'uomo approfitti di questo tempo per lasciare il male e il peccato e compia la Volontà di Dio e torni ai Suoi Comandamenti. Coloro che colgono il momento giusto saranno salvati.
Un uomo ha raccontato la sua esperienza e ha detto: "Sono caduto profondamente nel peccato. Avevo disprezzo di me stesso. La mia famiglia, moglie e figli, si vergognavano di me. Ad un certo momento sono scoppiato, perchè non ce la facevo più ad andare avanti così e sono andato a confessarmi. Sono andato a inginocchiarmi davanti ad un sacerdote e gli ho detto: 'Padre, ho fatto tutti i peccati'. Il sacerdote mi ha detto: 'Tutti meno uno'. Io gli ripeto: 'Tutti! Non c'è peccato che non abbia commesso'. Il sacerdote ha ribadito: 'Ti ripeto che ti manca un peccato'. Arrabbiato gli ho chiesto: 'Quale?' 'Quello di aver dubitato della Misericordia divina. Per questo sei venuto a confessarti. Può essere che hai commesso peccati di tutti i generi, ma, siccome non hai dubitato della bontà divina, Dio te li perdona tutti'." Dopo quella Confessione quell'uomo ha detto: "Sono diventato una persona nuova, migliore e mi sono sforzato di vivere i Comandamenti. Grazie a Dio sono riuscito a lasciare il peccato". Lui stesso è arrivato alla conclusione che la Misericordia divina è quella forza che ci risveglia ad una vita nuova e ci da il coraggio di guardare al futuro con speranza.
Il Vangelo che abbiamo sentito questa sera va proprio in questa direzione. Ci parla di quelli che uccidevano i messaggeri: i vignaioli omicidi. Se lo leggiamo bene possiamo chiamarlo "il Vangelo della pazienza divina". Quanti servi Dio ha mandato a quella gente per convertirsi, per far capire che non sono padroni di quella vigna, ma servi. Ma essi rinunciano a tutte le occasioni. Alla fine Dio manda Suo Figlio. Essi non lo riconoscono come padrone, ma decidono di uccidere pure Lui. La pazienza di Dio è massima: Dio fa di tutto e di più, ma quei vignaioli non l'accettano. Loro hanno tolto Dio dalla loro vita e sono disposti anche ad ucciderLo. Gesù è deluso mentre racconta questa parabola, perchè è consapevole che purtroppo esistono persone così. E' deluso da questi vignaioli, perchè, nonostante tanti inviti alla conversione e tanti tentativi, non Lo accettano. La conclusione è che quei vignaioli non meritano altro che la morte. Sarà tolta loro la vigna e sarà data ad altri. Questa è una verità tragica che purtroppo si ripete nella storia. Quando guardiamo il nostro tempo, quando guardiamo il mondo di oggi, vediamo che c'è tanto male e tanto peccato. L'uomo si chiede: "Allora dov'è Dio? Fino a quando questo può durare?"Dio vuole dirci che è paziente e che è misericordioso. Egli offre tante possibilità al mondo e all'uomo per convertirsi, per lasciare il male e salvarsi. Dio ci sopporta perchè è paziente, misericordioso e vuole salvarci. Colui che è intelligente capirà questo messaggio e approfitterà della Misericordia divina per la conversione personale e tornare a Dio. In questo modo Dio lo salverà.
Nel Vangelo abbiamo sentito che la vigna sarà loro tolta e data ad altri. Guardando la storia del Cristianesimo vediamo quanto queste parole di Gesù sono vere. Il tempo e la storia le hanno confermate. Il Cristianesimo è iniziato a Gerusalemme. Si è divulgato in Israele, Medio Oriente, Asia Minore e Africa del nord. Per un periodo il Cristianesimo fioriva proprio lì. C'erano Cristiani. Hanno vissuto con Dio. Hanno vissuto i Suoi Comandamenti. Nel momento che hanno cessato di viverli semplicemente è sparito il Cristianesimo. Non c'era più la fede. Così il Cristianesimo si è divulgato nelle altre zone del mondo. Questo avviene anche oggi. Se guardiamo l'Europa di oggi vediamo che il Cristianesimo sta per scomparire. Se guardiamo la nostra patria vediamo che in questi 25 anni più del 50% dei Cristiani sono scomparsi. Non ci siamo più. Il motivo è che abbiamo dimenticato Dio. Non abbiamo accettato l'invito alla conversione. Non ascoltiamo i consigli del Signore e della Madonna. Noi pensiamo: "Possiamo fare senza Dio. Senza di Lui sarà più facile. Dio ci da fastidio. Da fastidio nella nostra vita". La conseguenza di questa logica è che stiamo scomparendo. Scompariremo completamente se non accettiamo l'invito alla conversione, se non ascoltiamo Dio. Se Dio sarà con noi allora noi vivremo, sennò il Cristianesimo qui scomparirà e si divulgherà nelle altre zone del mondo. Crescerà perchè la gente accetterà quello che Dio offre, accetteranno la salvezza eterna. Perciò, cari fedeli, prendiamo sul serio il Vangelo di questa sera. Facciamo il possibile per essere quelli che accettano Dio e che vivono i Suoi Comandamenti in questa vita per il bene eterno.
Amen.

domenica 28 febbraio 2016

Omelia della Messa serale Medjugorje, 27 febbraio 2016 (omelia di fra Goran Azinović)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore

Cari fratelli e sorelle, cari fedeli, il Vangelo di questa sera per me è molto difficile. Questo è l'anno della Misericordia e bisogna parlare di Misericordia e perdono. Invece Gesù stesso, con la Sua bocca, dice: "Se non vi convertirete perirete tutti!" Non ha lasciato fuori nessuno: né i sacerdoti che sono qui né voi che siete nelle vostre panche nemmeno me che sto parlando. Periremo tutti se non ci convertiamo.

C'è un fatto molto interessante qui a Medjugorje. Forse lo avrete osservato prima della Messa. Il sacerdote saluta gli ascoltatori, i pellegrini e i parrocchiani. Tre gruppi di persone, ma in realtà il sacerdote dovrebbe salutare i fedeli, sia che siano ascoltatori, sia parrocchiani, sia pellegrini. Alla fin fine tutti noi siamo pellegrini. Tutti noi siamo uomini che stanno viaggiando su questa terra. Qui c'è scritto "convertitevi!" Come sacerdote, quando ho letto questo Vangelo, mi sono chiesto: "Cosa devo dire alla gente sulla conversione?" Non ho messo anche me stesso tra coloro che devono convertirsi: il popolo deve convertirsi e non io. Sta sera sono venuto qui con quest'idea che dico a voi che voi dovete convertirvi, ma in realtà io insieme a voi devo convertirmi.

Vi racconto un aneddoto che è importante per il Vangelo di questa sera. Ho preparato tutto per parlare della conversione e del Paradiso ed è tutto a posto. Oggi, mentre venivo da Liubuski con la mia piccola macchina, il cielo si è aperto dalla pioggia e ho visto una donna che faceva autostop sulla strada. Era tutta bagnata e sporca dal fango. Aveva 9 sacchi peni di bottiglie. Lei raccoglieva le bottigliette da Medjugorje fino a Liubuski. Per 15 chilometri questa donna ha camminato per strada a raccogliere bottigliette. Ma voglio sottolineare proprio che la prima bottiglietta l'ha presa a Medjugorje e l'ultima vicino a Liubuski. Io sacerdote sono passato oltre ad ottanta all'ora. Io, tutto bello, non ho nemmeno pensato di fermarmi. Mi sono preparato per Medjugorje: "Vado a predicare alla gente". Ho sentito una voce dentro di me che ha detto: "E se questa fosse tua madre?" Stavo zitto e ho proseguito. Poi di nuovo ho sentito la voce: "Ma cosa puoi dire alla gente questa sera? Vergognati!" Allora ho girato la macchina. Sono tornato indietro. Ho aperto la porta e la donna non poteva entrare, perché la macchina è piccola. Alla fine è riuscita a mettere tutto in macchina. Era abbastanza sporca. La donna è arrivata a casa sua. L'ho lasciata e sono venuta qui. Era una cosa piuttosto insolita nella mia vita. Io stesso dico di non fermarsi. Io non mi fermo.

Questo è il problema, cari Cristiani. Anche da voi ho paura che la situazione sia simile. Da noi c'è la regola di andare oltre senza fermarsi. Qui non c'è filosofia. E' semplice: o ti sei fermato o non ti sei fermato. Dopo puoi anche scrivere 5 libri per spiegare perché non ti sei fermato. Hai visto e non ti sei fermato oppure ti sei realmente fermato. Questo è lo scopo della nostra vita cristiana. Perciò oggi Gesù dice a tutti noi che oggi tutti noi dobbiamo convertirci. Liberiamoci dalle giustificazioni. Ci giustifichiamo troppo nella nostra vita. Gesù a me e a te vuole dire: "Non giustificarti". O ci sei o non ci sei. E' interessante questa parola "tutti". Se non vi convertirete tutti perirete. Allora io come sacerdote mi pongo la domanda: ma il cielo può essere vuoto se periremo tutti? Allora chi andrà in cielo? Gesù sta chiedendo questo a noi Cristiani. Ho paura... Se a noi Cristiani ha detto "perirete tutti", allora abbiamo voluto rimanere noi senza il cielo. Ci hanno superato. Ci hanno preceduto le persone che non sono in chiesa. Tante volte io e te preghiamo il Padre Nostro. Questa preghiera contiene sette preghiere. Quante volte lo preghiamo e non ti fermi. Vai avanti. vai oltre. Perciò, cari parrocchiani, vorrei dire qualcosa anche a voi per Medjugorje. Nazaret. Non si cita mai nell'Antico Testamento. Le carte dell'Impero romano che riportavano ogni città, paese, luogo non riportavano da nessuna parte il nome di Nazaret. Nessuno ne ha scritto. Solo il Vangelo ne ha parlato. Natanaele dice: "Ma c'è qualcosa di buono che viene da Nazaret?" Allora Nazaret è uguale a silenzio. Luogo del silenzio. Questo è il luogo di Maria, dove dimora Maria. E Maria è silenzio. Di Lei non sappiamo nulla: nè chi sono i Suoi genitori nè quando è nata nè quando è morta. Maria è silenzio.

Cari parrocchiani, Medjugorje è un dono. Medjugorje non è nè un privilegio mio nè tuo nè del pellegrino, perchè questo è un dono. Medjugorje è avvolta di silenzio. Anche qui parla il silenzio e Dio attraverso Maria. In questo tempo di oggi noi uomini dobbiamo tornare a Maria.

Prima della Messa ho letto una storia semplice. Nevicava e un bambino ha scritto sulla neve la parola "mamma". Quando è arrivato il sole la neve si è sciolta e la parola è svanita nell'acqua. Questo oggi potrebbe essere Medjugorje. Sulla neve sta scritto "Madre"; sulla neve è scritto "pazienza". Ma, cari parrocchiani, cari fedeli, verrà il sole e quel nome se ne andrà via assieme all'acqua. Perciò approfittiamone finchè c'è scritto ancora quel Nome sulla neve. Qui la parola "Madre" è scritta in modo evidente.

Concludo questa omelia con un piccolo dettaglio. Gesù ci dice "convertitevi". Cosa stiamo facendo noi oggi? Nessuno vuole convertirsi. Addirittura cambio lo stato dove vivere. Qui c'è corruzione e io non voglio cambiare me stesso, ma cambio stato e vado in Germania o Irlanda. Se questa chiesa non mi soddisfa più cambio chiesa. Se questa donna non mi soddisfa più cambio donna. Questi figli non mi fanno più felice allora cambio figli. Ultimamente come sacerdote mi sono capitati 15 casi in cui il marito se n'è andato dalla moglie. Gli uomini vogliono cambiare luogo dove vivere. Tante persone oggi vogliono cambiare tutto, ma non vogliono cambiare loro stesse. Si lascia il matrimonio, il sacerdozio, il lavoro, l'amore, l'amicizia. Si lascia tutto. Perchè queste persone, includendo anche me stesso, non hanno mai capito e voluto cambiare se stessi. Questo è lo scopo del Vangelo di oggi: osa cambiare te stesso. Sta sera sei tu quello che deve cambiare. Io e te. Allora lo stato cambierà. La mia famiglia e il mio lavoro. Perchè io sono cambiato. Appena sono entrato in chiesa mi è piaciuto questo particolare: questa è una grande croce. La vedono tutti. Fratelli e sorelle, questa è la nostra fede: questa croce; questo Gesù Cristo crocifisso sulla croce. Se Gesù non è mai sceso dalla croce, perchè tu lasci la tua croce? Una donna poco fa mi ha detto: "Padre sei giovane. Dai tutto alla gente. Puoi perdere tutto, ma una cosa non perdere mai..." Io attendevo di sapere cosa mi avrebbe detto. "Non dare mai la croce". Dicevo: "Ma non è logico!" "Non dare la croce, perchè è l'unica cosa che hai e che ti fa diverso dagli altri!" Cari fedeli, non date la vostra croce. E' l'unica cosa che avete e che vi fa diversi dagli altri. Ciò che non ha nessun altro è proprio la tua croce. dio l'ha data solo a te. Rimane a te fino alla fine. Non cambiare le croci, perchè non troverai mai una croce che ti sarà adatta. Rimani sulla croce. Permetti che la croce ti cambi. Amen.

Omelia della santa Messa serale - Medjugorje, 24 febbraio 2016

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore.

 

Nel Vangelo che abbiamo sentito incontriamo Gesù nel Suo viaggio verso Gerusalemme. Gesù va assieme agli apostoli, ai discepoli e alle pie donne e sicuramente assieme anche ad altre persone. Durante il Suo cammino verso Gerusalemme Egli ha bisogno di preannunciare ai Suoi apostoli la Sua morte. Noi sappiamo dal Vangelo che lo ha fatto anche prima. Questa è già la terza volta.

Come abbiamo sentito nel Vangelo Gesù lo fa in disparte, così che gli altri non Lo sentono.

Forse proprio per questo, perché Gesù parlava in disparte, Salome, madre di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicina. Lei era sempre con Gesù. Lei segue e serve Gesù. Addirittura dopo sarà anche ai piedi della croce di Gesù. E’ molto vicina a Gesù e sono amici. Lei chiede privilegi per i suoi figli, cioè che siano primi accanto a Lui nel Suo Regno. Salome non sa di quale regno si tratti. Probabilmente spera ancora, come tanti Ebrei che seguono Gesù, che creerà un nuovo regno sulla terra. Salome non sa cosa cerca, ma lei sfrutta quell’occasione per chiedere il successo dei suoi figli sulla terra. Questo sarebbe un successo anche per lei, perché quando un figlio raggiunge il successo anche la madre gioisce.

Ma poi ecco l’invidia e la gelosia. Gli altri apostoli vengono a sapere del piano della madre di Giacomo e Giovanni e ne sono sdegnati. Molto più che sdegnati: sono pieni di ira, perché sentono che Giacomo e Giovanni vogliono governare. Questo è motivo di litigio tra gli apostoli. Invece Gesù, come vero Maestro, vuole aprire gli occhi a tutti per far vedere quale Regno sta creando.

Gesù dice: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono, ma così non sarà tra voi”.

Nel Regno di Gesù gli uomini non regnano gli uni sugli altri. Nel Regno di Gesù gli uomini non sottomettono gli altri, in modo che diventino schiavi. Nel Regno di Gesù nessuno ha diritto di governare la vita degli altri. Nel Regno di Gesù tutti gli uomini sono fratelli, con la stessa dignità, con lo stesso valore, con la stessa libertà. Nel Regno di Dio tutti sono vicino a Gesù, tutti hanno diritto di poggiare la testa sul petto di Gesù come ha fatto il discepolo nell’Ultima Cena. Questo non è il privilegio di alcuni: questa è la possibilità per tutti. Il Cuore di Gesù è così grande che in Esso ci sta tutta l’umanità, ogni uomo che Lui ha redento.

Gesù dice: “Chi tra voi vuole essere più grande sarà vostro servitore e chi di voi vuole essere primo sarà vostro schiavo”. Questa è la misura per essere grandi nel Regno di Gesù. Colui che è disposto ad essere servo per gli altri salirà nel Regno.

Tra i fratelli e le sorelle di Gesù nessuno ha diritto di pretendere che gli altri siano schiavi, ma ciascuno ha diritto di essere schiavo degli altri. Il servizio non si può comandare, perché altrimenti sarebbe schiavitù. Il servizio puoi chiederlo con umiltà e donarlo gratuitamente. Allora il servizio diventa lo spazio nel quale noi siamo felici, nel quale siamo benedetti.

Il servizio senza una disponibilità interiore, senza un vero desiderio di servire, è una maledizione.

Ora viene ciò che è determinante. Gesù dice: “Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti”.

Noi che ci diciamo discepoli di Gesù, noi che Lo seguiamo, siamo incoraggiati al servizio da queste parole di Gesù. Ancora di più: noi siamo incoraggiati e ispirati dal bellissimo esempio di Gesù, perché Lui è quello che serve, Lui è quello che si dona completamente agli altri. Colui che si china e lava i piedi degli apostoli.

Fratelli e sorelle, quando abbiamo occasione di servire gli altri dobbiamo sempre ricordarci che stiamo facendo ciò che ha fatto Gesù. Allora il nostro servizio diventerà una benedizione, perché sappiamo di fare quello che faceva Gesù.

E’ chiaro che il servizio ci stanca. E’ una cosa normale. Il servizio agli altri stanca, perché ci costa. Il servizio ci consuma. Ma così Gesù ha consumato la Sua vita. Quando noi sappiamo di fare quello che faceva Gesù possiamo servire col sorriso. Anche la nostra stanchezza non sarà senza senso, ma ci darà la possibilità di diventare santi.

Quando parliamo del servizio è importante ricordare le parole di Gesù su cui verremo giudicati. Lui ci dirà che aveva fame e Gli abbiamo dato da mangiare; aveva sete e gli abbiamo dato da bere; era malato e in prigione e Lo abbiamo visitato. E per essere ancora più concreto dice: “Qualsiasi cosa abbiate fatto al più piccolo dei Miei fratelli lo avete fatto a Me”.

Ecco, fratelli e sorelle, questo è il nostro servizio. Abbiamo piccole occasioni di servire con le persone vicino a noi, nella nostra famiglia, sul posto di lavoro. Noi ci santifichiamo in questo. Lì incontriamo il Signore. Lì facciamo cose belle per il nostro Signore che per noi ha fatto cose ancora migliori.

Qualcuno ha visto Madre Teresa di Calcutta curare un lebbroso, mentre puliva le ferite che puzzavano e le ha detto: “Come può fare ciò? Io non lo avrei fatto nemmeno per diecimila dollari!” Madre Teresa lo ha guardato e ha risposto: “Nemmeno io lo avrei fatto per diecimila dollari, ma lo sto facendo per il nostro Signore”.

Fratelli e sorelle, quando serviamo gli altri non dobbiamo dimenticare che stiamo servendo nostro Signore. L’amore espresso nei confronti di qualsiasi uomo è l’amore espresso per il Signore.

Come dice san Giovanni della Croce: “Alla fine della nostra vita noi saremo giudicati solo sull’amore”.

Il Signore, anche attraverso questa santa Messa, ci insegni la bellezza di un servizio silenzioso, umile e gioioso.

Amen.

Commento di P.Livio al Messaggio a Marija del 25 Febbraio 2016

venerdì 26 febbraio 2016

Messaggio a Marija del 25 febbraio 2016

"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti alla conversione. Figlioli, amate poco, pregate ancora meno. Siete persi e non sapete qual' è il vostro scopo. Prendete la croce, guardate Gesù e seguitelo. Lui si dona a voi fino alla morte in croce perché vi ama. Figlioli, vi invito a ritornare alla preghiera del cuore perché nella preghiera possiate trovare la speranza ed il senso della vostra esistenza. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

 

 

 

Marija Pavlovic comunica a RadioMaria

il Messaggio del 25 febbraio 2016

giovedì 25 febbraio 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 23 febbraio 2016


Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore


Fratelli e sorelle, il brano del Vangelo di oggi secondo Matteo inizia con il discorso di Gesù sulle persone che guidano il popolo. Allora erano gli scribi e i farisei. Queste persone conoscevano la Legge, la spiegavano, addirittura adempivano certe cose, ma il popolo a loro non poteva rimproverare nulla, sopratutto riguardo alla Legge. Erano gli esempi. per la gente dell’epoca e per tutti i credenti. Le loro preghiere spesso erano molto lunghe. Le facevano anche nei posti pubblici e il popolo li vedeva.
Gesù ha osato attaccare proprio questi, anche se essi avevano il potere. Secondo la Legge potevano fare di Lui quello che loro pareva. Oltre a ciò erano anche credenti, almeno a prima vista.
Gesù tocca proprio questi. Egli dice ai Suoi discepoli e alla folla: “Osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere. Perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti, difficili da portare, li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”. Così dice Gesù.
Anche oggi, ma sarà sempre così, è necessario agire secondo la Legge, come facevano i farisei. Perché gli uomini hanno delle leggi che cambiano, in particolare quando cambiano le persone nella società. Quando cambiano i ruoli di responsabilità spesso cambiano le leggi e il popolo rimane confuso. Sono leggi fatte da loro. Nella debolezza umana spesso fanno leggi che in quel momento vanno bene a loro. Spesso non guardano le Leggi del Signore: l’Amore, il diritto alla vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale.
Noi ci vantiamo di tante leggi, ma dov’è la Legge del Signore? Dove sono i dieci Comandamenti? Dov’è la Legge dell’amore verso Dio e verso gli altri? Verso l’uomo, creato ad immagine del Signore, come ognuno di noi. Dov’è l’umiltà ed il servizio a cui ci invita Gesù? Come ci ha detto anche oggi nel Vangelo secondo Matteo.
E’ bello vivere la legge. E’ necessario, umano, cristiano. Tanti hanno fatto tutto secondo la legge, ma poi arrivano altri e la cambiano, come se i precedenti non avessero fatto niente.
Bisogna lavorare secondo la legge? In generale sì.
Gesù dice riguardo a chi adempiva la legge: “Fate tutto quello che vi dicono loro, ma non fate le opere che loro fanno nel loro cuore e nel nascondimento”. Perché quello che fanno in pubblico non è detto che lo facciano anche in privato.
E’ bello invocare la legge, magari se fosse arricchita di amore e di carità. Perché essa sarebbe dalla parte della vita, della giustizia, dei piccoli. Magari avessimo una legge dalla parte di quest’ultimi e magari la mettessimo in pratica!
Oggi abbiamo la legge che ci pare o quella che pare a loro o ad alcuni di loro.
Noi Cristiani dobbiamo avere sempre davanti agli occhi e nel cuore la Legge del Signore, la Legge dei dieci Comandamenti. Ciò che Gesù ci ha portato. E’ così bello avere la Legge di carità e di amore: “Ama il tuo Signore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze. E ama il tuo prossimo come te stesso”.
Questa è la Legge perfetta, la Legge dell’Amore di Dio. Gesù vuole che anche noi l’abbiamo e che la mettiamo in pratica.
Questa è la legge d’amore.
Ma noi vediamo che sulla terra, tra noi uomini e anche tra noi Cristiani, non è sempre così. La Legge di Dio e dell’Amore non è al primo posto.
L’uomo spesso si innalza. Abbiamo sentito cosa ha detto Gesù chiaramente sull’umiltà e sulla superbia. Nella parte finale di questo Vangelo di Matteo dice: “Chi si umilia sarà innalzato; chi si innalza sarà umiliato”.
L’uomo che si esalta e che ha un’opinione alta di sé possiamo dire che è un uomo superbo. Le persone superbe mettono sempre al primo posto se stesse. Perché loro devono essere al centro dell’attenzione umana. Per questo molto spesso parlano troppo.
E’ bello quando parla tanto colui che è umile, colui che ha qualcosa da dire. Anche un comico che deve far ridere la gente ha diritto di farlo. Ed è anche bello che dica qualcosa di più.
Ma coloro che si mettono in prima fila, quando parlano tanto non è detto che dicano tanto. Come ai farisei e agli scribi a loro piacciono i primi posti, essere salutati. Questo comportamento, come abbiamo visto, è presente già da migliaia di anni.
Questo è un peccato di superbia.
Gesù spiega che, allora come anche oggi, la superbia non sopporta il servizio e l’obbedienza. Essa vuole essere sopra ogni cosa. Vuole governare sugli altri.
Il peccato di superbia la Chiesa l’ha messo al primo posto tra i peccati. Non è un caso.
Spesso noi diciamo, a noi stessi e agli altri, che vogliamo essere qualcuno nella vita. “Io voglio avere successo nella vita”. Chiediamoci: dove sta l’umiltà in tutto questo? Perché non possiamo dire a noi e agli altri “Voglio essere umile nel lavoro che faccio nella vita”? “Voglio servire Dio e gli altri. Voglio essere umile come la Madre di Dio e come tanti santi della nostra Chiesa che ci vengono messi come esempio”. Nella vera umiltà e nella vera obbedienza è l’Amore.
La beata Vergine Maria dice: “Ecco la serva del Signore. Ecco Colei che vuole servirti, Signore Mio”. Maria fu innalzata per la Sua umiltà, per il Suo Amore e per il Suo servizio.
La Madre di Dio e tante persone sante nella Chiesa, ci hanno lasciato bellissimi esempi di servizio e di umiltà. Perciò Dio li innalza e attraverso loro fa grandi cose.
I santi non si sono ispirati ai farisei che mostrano ciò che fanno. La loro ispirazione erano i Cristiani che fanno opere buone e che con pazienza portano la loro croce. La loro ispirazione non erano le persone che scelgono i primi posti, ma fanno le opere di carità in silenzio.
Fratelli e sorelle, l’Amore sopporta tutto. L’Amore può fare tutto. Colui che ama serve.
Gesù spesso nel Vangelo invita le persone all’Amore. Dio mette l’Amore sempre al primo posto, perché Lui è Amore. Gesù ci invita alle opere d’Amore verso tutte le persone. Egli dice: “Che cosa ottenete se fate del bene solo a coloro che vi fanno del bene? Così fanno anche i pagani e i peccatori. Anche loro si aiutano tra di loro”. In un altro passo Egli dice: “Da questo tutti sapranno che siete Miei discepoli, se avete Amore gli uni verso gli altri”.
Se abbiamo amore saremo umili e non cercheremo i primi posti e non avremo un’opinione troppo alta di noi, come i farisei che dicono, ma non agiscono.
Gesù ci invita a fare opere di carità senza essere visti.
Allora non ci comportiamo secondo la legge come gli ipocriti, ma secondo la Legge d’Amore che ci dona Dio, come Lui ci invita per vivere liberi, felici nei Comandamenti del Signore.
Noi Cristiani se vogliamo celebrare Cristo lo possiamo fare attraverso l’amore verso tutte le persone. Se vogliamo dare agli altri un buon esempio, se vogliamo compiere la Volontà del Signore, lo faremo attraverso l’Amore verso Dio e verso il prossimo.
L’Amore ha l’ultima parola. Perciò ogni giorno e ogni lavoro sia colmo d’Amore perché esso non si innalza e non cerca i primi posti, è umile, paziente, piccolo, ma così potente. Può fare tutto, perché Dio è Amore. Egli ci invita all’Amore.
Come i primi Cristiani erano riconoscibili per l’Amore, così anche noi oggi dobbiamo essere riconoscibili per l’Amore, l’umiltà e la misericordia.
Ci troviamo nell’anno della Misericordia proclamato da Papa Francesco.
Spesso leggiamo nella Sacra Scrittura e nei documenti della Chiesa alla quale apparteniamo che Dio è Amore e Misericordia. Perciò incamminiamoci sulla via dell’amore verso tutte le persone e di misericordia verso ogni uomo.
In particolare in questo anno di Misericordia.
“Siamo misericordiosi - ci dice Gesù - come è misericordioso il nostro Padre che è nei cieli. Siamo santi come è santo il nostro Padre che è nei cieli. Siamo misericordiosi, perché nel momento dell’incontro con Dio ci servirà immensa Misericordia del Signore per entrare nella vita eterna.
Davanti agli occhi e nel pensiero teniamo queste parole di Gesù:” Chi si innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà innalzato”.
Fratelli e sorelle, la Madre di Dio, Colei che intercede per noi davanti a Dio e a Gesù Cristo Suo Figlio, sia l’esempio di Amore e di Misericordia. Lei interceda per noi, affinché possiamo camminare sulla via dell’Amore e della Misericordia a cui ci invita Dio.
Amen.

martedì 23 febbraio 2016

''NELLA LITURGIA NON RAPPRESENTIAMO NOI STESSI.''

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“Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia” (J. Ratzinger)

“Oggi la liturgia è una cosa della comunità. La comunità rappresenta se stessa, e con la creatività dei preti si creano le loro liturgie particolari . Si tratta più della presenza del loro protagonismo ed idee personali, che dell’incontro con la Presenza del Signore nella Chiesa; e con questa creatività e questa auto-presentazione di se stessi sta scomparendo l’essenza della liturgia. Con l’essenza della liturgia noi possiamo superare le nostre proprie esperienze e ricevere ciò che non deriva da esse, ma che è un dono di Dio. Così penso che dobbiamo restaurare l’idea essenziale della liturgia – capire che nella liturgia non rappresentiamo noi stessi, ma riceviamo la grazia della presenza del Signore nella Chiesa del cielo e della terra. E mi sembra che l’universalità della liturgia sia essenziale” ( Benedetto 16)

sabato 20 febbraio 2016

GESU' INCONTRA SUA MADRE SULLA VIA DEL CALVARIO

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“…Gesù si volge verso Sua Madre che solo ora vede venire verso di Lui, perché procede così curvo e ad occhi chiusi che è come fosse cieco e grida:” Mamma!”. E’ la prima parola, da quando è torturato, che esprima il suo soffrire. E’ il grido straziato e straziante di un bambino che muore solo, fra gli aguzzini, fra le peggiori torture. E che giunge ad avere paura anche del suo proprio respiro. E’ il lamento di un fanciullo delirante che è straziato da visioni d’incubo….E vuole la mamma, la mamma, perché solo il suo bacio fa meno paurosa la morte. Maria si porta la mano sul cuore, come ne avesse una pugnalata e ha un lieve vacillamento. Ma si riprende, affretta il passo e mentre va a braccia tese verso la sua Creatura straziata, grida: “Figlio mio!” Persuasa di non poterlo abbracciare, lo guarda soltanto, volendo sorridere del suo martire sorriso per rincuorarlo, mentre le labbra tremanti bevono il pianto, e Lui, torcendo il capo da sotto il giogo della croce, cerca a sua volta di sorriderle e di inviarle un bacio con le povere labbra ferite e spaccate dalle percosse. Maria non può baciare la sua Creatura. Anche il tocco più lieve sarebbe tortura sulle carni lacerate così se ne astiene. Si baciano solo le due anime angosciate…”
(Da "L'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta)

mercoledì 10 febbraio 2016

Il Digiuno: una via verso la pace

 

11- 14 agosto 1984, la sera prima della festa dell’Assunzione della Vergine, il veggente Ivan ebbe un’ apparizione a casa. Mentre si preparava per recarsi in Chiesa per la preghiera della sera, improvvisamente gli apparve la Madonna e gli disse di trasmettere alla gente questo messaggio: "Vorrei che la gente in questi giorni pregasse con me. E che preghi il più possibile! Che inoltre digiuni il mercoledì e il venerdì; che reciti ogni giorno il Rosario: i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi..."

Quando lvan giunse in parrocchia e ci diede questo messaggio della Madonna, ci trovammo in grande difficoltà perché già prima di quel 14 agosto la gente diceva che a Medjugorje si stava esagerando con la preghiera e il digiuno. Ed ora - immaginatevi un po’ - la Madonna chiedeva un giorno di digiuno in più e tutte e tre le parti del rosario! Noi frati non sapevamo che fare, come dirlo alla gente, poiché ritenevamo, in partenza, che si sarebbe lamentata ancora di più. Ci preparammo e dicemmo: "Bene, se crediamo alle apparizioni della Madonna dobbiamo dare questo messaggio e chi lo segue, lo segue." Ammetto, però, che eravamo veramente scoraggiati. Ritengo che la Madonna sia stata molto coraggiosa a chiedere di digiunare due volte la settimana.

In conclusione, noi, dall’altare, lo abbiamo detto alla gente e da quel giorno valse questo ulteriore invito al digiuno. In molti, tuttavia, risultarono scoraggiati, non solo perché si doveva digiunare due giorni, bensì anche per il modo in cui Io si doveva fare. Infatti la Madonna aveva consigliato un modo concreto di digiunare: a pane e acqua.

Eppure non si tratta di giorni in cui si deve morire di fame, ma di un invito a vivere per due giorni di solo pane. Il pane è sempre un simbolo di vita. Anche l’acqua è un simbolo, quello della purificazione. Credo che la Madonna desideri che noi, adoperando entrambe queste cose, riscopriamo la vita, purificandola anche.

Digiunare a pane e acqua sarebbe la cosa ideale. Ma cosa deve fare chi pensa di non riuscirci, pur volendo seguire la Madonna? Credo che in questi due giorni di digiuno il pane debba essere l’alimento principale, ma che frutta, tè o anche caffè siano legittimi se non è possibile esaudire completamente il desiderio della Madonna. Molti chiedono se si debba digiunare anche quando si è malati e se anche i bambini e i giovani debbano digiunare in questo modo. La Madonna non ha detto nulla sul digiuno degli infermi, bambini e giovani. Ma chi vuole seguire la Madonna, anche se è malato o bambino, troverà il modo di esaudire i desideri di Maria.

IL DIGIUNO NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA

Nel Vecchio Testamento, si parla spesso di digiuno. I profeti esortavano il Popolo Eletto al digiuno. E possiamo rinvenire due situazioni particolari in cui veniva richiesto il digiuno. Innanzitutto lo si richiedeva nelle situazioni difficili; se incombeva una catastrofe per rimanerne illesi o per sfuggirle. E troviamo, a proposito, le parole dei profeti che dicevano: "Convertitevi, digiunate, solo allora non ci sarà questa sventura!" L’altra situazione era in caso di schiavitù, in cui dicevano: "Pregate, digiunate, e il Padre vi libererà dalla servitù".

Nel Nuovo Testamento, Gesù ha parlato del digiuno, lo ha richiesto, ed Egli stesso ha digiunato. Anche gli apostoli hanno digiunato, e sicuramente anche la Madonna. Ella, in quanto figlia del popolo di Israele ancora prima di diventare Madre di Gesù, digiunava due volte la settimana, il lunedì e i! giovedì. Infatti, questo digiuno degli Israeliti ricorre anche nella vicenda della preghiera del fariseo e del pubblicano nel tempio, quando il fariseo disse: "Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo." (Lc18,12).

In seguito nella Chiesa si continuò a digiunare sempre due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Si può così supporre che anche la Madonna, quale buona cristiana, digiunasse in questi due giorni.

A tutti è chiaro il motivo per cui si deve digiunare di venerdì. In questo giorno della settimana i cristiani desiderano ricordare, in maniera particolare, la passione e la morte di Gesù. Ma perché digiuniamo il mercoledì? Secondo la tradizione ecclesiastica, il mercoledì della settimana santa, Giuda andò dai farisei per pattuire con loro quando e per quanti soldi avrebbe tradito Gesù. E così, per amore devoto verso Gesù, la Chiesa decise di introdurre anche questo mercoledì.

Ai nostri giorni: Attualmente la Chiesa ci fa obbligo di osservare un digiuno stretto due volte l’anno, il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo. La Madonna ci richiede quindi di più rispetto alla Chiesa ufficiale. Questo però non contraddice quanto deciso dalla Chiesa solo perché essa ha ridotto l’obbligo del digiuno a un minimo. La gente ha sfruttato questa libertà limitando il digiuno al minimo richiesto. Ma anche la Madonna sfrutta questa libertà della Chiesa: Ella sa che la Chiesa non ha vietato il digiuno, per cui ci invita a praticano. Si deve però rilevare che si tratta di un invito, e non di una norma come peri! mercoledì delle ceneri e il venerdì santo.

PERCHÉ DIGIUNARE?

Per il digiuno si possono trovare tre profonde motivazioni che rappresentano al tempo stesso la chiave per la pace. Tali motivazioni sono rispettivamente a livello fisico, psicologico e spirituale.

In primo luogo a livello fisico:

Prima di iniziare a parlare alla gente del digiuno, ho discusso della cosa con diversi medici. Tutti hanno detto che il digiuno fa bene. Non desidero dilungarmi in questa sede su tutte le reazioni che avvengono nel nostro corpo quando si digiuna. Dico solo questo: digiunare fa bene al nostro organismo. Quando, secondo Io standard occidentale, si mangia normalmente’; si assumono comunque alimenti in ragione di un terzo più del necessario. Questo terzo, di cui il corpo non ha bisogno, grava sul nostro organismo come un peso. Ogni organismo possiede il suo ritmo biologico datogli dal Creatore. Se esso viene affaticato da un’alimentazione eccessiva, anche il cuore può perdere il suo ritmo, e anche le difese del nostro corpo nei confronti delle malattie ne possono risultare indebolite, ecc. Un’alimentazione eccessiva danneggia il nostro organismo in molti modi. I medici hanno dichiarato che i giorni di digiuno sono contemporaneamente giorni di purificazione del nostro organismo.

Ho notato che molta gente ha paura del digiuno. AI contrario, si dovrebbe avere più paura del mangiare dato che questo rappresenta il pericolo maggiore per l’organismo. E chiaro che nessuno deve ora perdere la voglia di mangiare, ma dobbiamo stare attenti ai reali bisogni del nostro organismo. Questo sarà un aiuto per la nostra salute fisica. Il tutto è molto importante poiché, come dice il proverbio, "mens sana in corpore sano". Ora però chi è in eccesso di peso non deve pensar male di sé. Questo è solo un invito al digiuno, e comunque si resta sempre liberi di scegliere.

In secondo luogo a livello psicologico:

Nel mondo occidentale la gente non ha solo ciò di cui ha bisogno, ma addirittura di più. Con questo eccesso corriamo il pericolo di soffocare la nostra anima e la nostra vita psichica. Soffocando la nostra vita spirituale diventiamo ciechi e ingordi rispetto a ciò che abbiamo, per cui si ha la sensazione di aver bisogno di un numero sempre crescente di cose. Non vedendo ciò che abbiamo, e, volendo sempre di più, nella nostra anima sorgono dei conflitti: non vediamo più l’essenziale ma solo ciò che non abbiamo. Quando si vive in uno stato del genere si perde l’energia dello Spirito.

Cosa è questa energia dello Spirito? Per esempio il non disperare subito se ci si trova in situazioni difficili. Ci sono giovani che cadono in depressione o addirittura si suicidano per non aver superato un esame. Molti iniziano per esempio a prendere la droga perché non riescono a resistere, perché non hanno quindi la forza psichica di resistere alla tentazione della droga.

Oppure i divorzi: nessuno sposa qualcuno che non ama. Ma ci sono molti divorzi. Perché? Forse, in un determinato momento, non si riesce a sopportare il proprio partner. Non si ha la forza di stargli accanto e di perdonarlo: la famiglia viene così distrutta.

In altre parole: se abbiamo tutto,(o peggio anche in eccesso), non impariamo ciò che è invece molto importante per la nostra vita: ad aspettare, ad essere pazienti con gli altri e con le cose materiali. Questo è un grosso pericolo soprattutto per i giovani che sono abituati ad avere subito tutto ciò che vogliono. L’unica cosa che devono fare a casa è mettere in funzione un elettrodomestico per avere da mangiare e da bere, tutto. Rischiano così di non riuscire a vivere con le cose senza toccarle. In questo modo si diventa facilmente egocentrici: "Ho bisogno di tutto. Sono proprietario." Quando poi escono allo scoperto nella vita, nella famiglia, nel lavoro, ed incontrano delle difficoltà, non hanno più la forza di superarle.

Cosa ci vuole dunque insegnare il digiuno? A vivere due giorni con tutte le cose che abbiamo, senza toccarle. E, a dire il giovedì mattina: "Guarda, vivo." E a dire anche il sabato: "Ieri non ho mangiato nulla, né cioccolata né biscotti, eppure vivo ancora." Non è facile vivere con le cose e non toccarle. Ma coloro che cominciano a digiunare iniziano ad apprendere questo comportamento. Si sviluppa così una forza nuova per superare le difficoltà e convivere con i problemi. Questa è l’energia dello Spirito!

Vivere più semplicemente. Questo mondo tecnologico non ci insegna a convivere con i problemi. Quando trattiamo con gli altri siamo impazienti e perdiamo i nervi. Si possono così spiegare tutti i suicidi, tutti i divorzi, tutti i problemi di droga e di alcool. Chi impara a vivere con le cose riesce a vivere anche con gli uomini. Chi non si lascia abbagliare dalle cose materiali, acquista la vista e può accettare e accogliere gli altri uomini. Chi riesce a vivere con le cose materiali, conoscerà gli uomini nella loro situazione concreta. Avrà quindi la forza e anche la volontà di aiutarli.

Quanta gente è infelice solo perché non riesce a vivere con le cose e con gli uomini. Quanti giovani nel mondo occidentale sono infelici perché non possiedono ancora di più, invece di vedere ciò che già hanno. Se si considera invece la situazione di quei paesi in cui esiste la fame o in cui ci sono profughi - pensiamo solo a quelli del Vietnam o della Cambogia - si vede che questi sono stati costretti ad imparare che non si muore subito se non si ottiene immediatamente ciò che si vuole avere.

Certo, non dobbiamo tutti soffrire la fame, la Madonna non Io vorrebbe. Ma quanta gente ha perso la voglia e la gioia di vivere solo perché non possiede una determinata cosa materiale. Ma cosa è più importante, la vita in quanto dono di Dio o le cose materiali della vita? Riflettiamo un attimo sui tanti conflitti che sorgono in famiglia a causa della cose materiali!

Non pretendere di avere tutto. Una ragazza che aveva iniziato a digiunare mi ha raccontato: "Ogni volta che tornavo da Medjugorje mi vergognavo di me stessa quando aprivo il mio armadio, poiché vedevo molte cose di cui non avevo assolutamente bisogno. Era soprattutto un vestito che a casa aveva provocato una guerra con mio padre e mia madre. Io lo desideravo mentre essi dicevano di non avere abbastanza soldi per comprarlo. Ma non ci fu nulla da fare, io lo volevo e lo ebbi. Ed ora scoprivo di averlo indossato forse due o tre volte per poi metterlo da parte. Capivo di non averne più bisogno. Mi vergognai di ciò e chiesi scusa ai miei genitori."

Questa ragazza fece anche un’altra esperienza, che forse non piacerà a tutti, ma che io racconterò Io stesso. Scoprì di trascorrere molto tempo a farsi bella: tutte cose che le donne conoscono meglio di me. Un giorno si rese conto che anche il viso che Dio le aveva donato era bello. Dopo questa esperienza non fece più quelle cose, non so neanch’io come chiamarle. E mi disse: "Notai che mi rimanevano, così, molti soldi che ora potevo utilizzare per i poveri." Per i giovani il digiuno significa, quindi, soprattutto imparare a vivere con le cose che, grazie a Dio, ci sono davanti e che esistono in abbondanza.

E come la mettiamo con i bambini? Essi non possono certo vivere per due giorni di solo pane. Sappiamo però che molti bambini mangiano troppi dolci. Se i genitori iniziano a digiunare possono dire al loro figlio: "Guarda, il mercoledì e il venerdì non avrai queste cose superflue." Devono essere prima i genitori ad iniziare il digiuno, e poi seguiranno di certo anche i bambini."

Alleviare le difficoltà. Ancora una volta: a questo livello impariamo a condividere con gli altri. Anche con l’esempio di quella ragazza a cui ho accennato prima si scopriranno opportunità per aiutare gli altri. Vedete, ci sono molte persone al mondo che sarebbero felici di poter vivere soltanto così come noi digiuniamo. Noi possiamo scegliere il pane, ma queste persone muoiono se non hanno questo pezzettino di pane. Dunque se il nostro amore fosse più forte, avremmo così E tante opportunità per aiutare i poveri. Cosa potremmo fare, in questo momento, se sapessimo che nostro fratello o nostra sorella in Africa stanno ora morendo di fame? Non potremmo fare tutto, ma certamente molto. Si può così sviluppare la pace avendo occhi per gli altri, aiutandoli e imparando a condividere con loro.

In terzo luogo a livello spirituale:

è molto semplice: quando si digiuna si prega meglio. C’è un proverbio latino che dice: "Plenus venter non studet libenter." "Uno stomaco pieno non studia volentieri." Possiamo correggere questo proverbio, senza con ciò offendere i latinisti, dicendo: "Uno stomaco pieno non prega neanche volentieri." Quando si digiuna si penetra davvero più facilmente nel profondo del cuore, della preghiera. E in effetti si è meno distratti nei giorni di digiuno. Se vogliamo pregare meglio, dovremo cominciare a digiunare.

Se digiuniamo pregando, questo pregare aiuta il digiuno. E con il digiuno aumenta il nostro anelito verso Dio. Se viviamo di pane, scopriremo anche il Pane Eucaristico e crescerà il nostro amore per Gesù nel Sacramento . Si potrebbe parlare a lungo del livello spirituale del digiuno. Lo si comprende quando si inizia a digiunare. Digiunando anche Io spirito si apre al Signore perché vediamo che non si vive di solo pane, come dice anche Gesù, ma anche di quella parola che penetra nel cuore aperto ed è capace di amare.

PROBLEMI DEL DIGIUNO

La nostra dipendenza: La paura del digiuno, o le nostre difficoltà ad esso connesse, non dipendono da un insufficiente apporto di calorie per il nostro corpo in quel giorno particolare; bensì dalla nostra dipendenza nei confronti del cibo. Quante volte ci sono conflitti nelle famiglie solo perché alla data ora il pranzo o la cena non sono pronti! Posso dire che quando ho iniziato a digiunare mi ci preparavo sempre bene, facendo una buona cena il martedì sera, per il semplice motivo di sopravvivere dai mercoledì al giovedì; la stessa cosa succedeva il giovedì sera, per il giorno di digiuno dal venerdì al sabato mattina. La mattina del mercoledì e dei venerdì il primo pensiero era: "Oggi non c’è colazione." Ora dal punto di vista fisico il giovedì o il sabato mattina, quindi dopo il giorno di digiuno, avrei dovuto avere più fame che il mercoledì o il venerdì invece in questi giorni non sorgeva nessun problema. Le difficoltà erano quindi solo il segno della dipendenza da qualcosa.

Certo: può essere che la prima fase del digiuno sia solo una lotta, ossia di come si possa sopravvivere a questo giorno. Ma, dopo, si instaura un’altra situazione, e si comincia già a sentire di più la libertà in questo giorno, in cui si prega più facilmente, si lavora più facilmente e si incontrano gli altri più facilmente.

Il nervosismo: Alcune persone affermano di diventare molto nervose quando digiunano. Esse si appigliano alla seducente alternativa che è meglio mangiare ed essere buoni con gli altri, piuttosto che essere nervosi. Chi vuole accettare questa spiegazione è naturalmente libero di farlo, ma io personalmente non la condivido: queste persone dicono di essere tese, per cui sarebbe meglio non digiunare. Se ad essere nervosi fossero veramente solo coloro che digiunano, non ci sarebbero così tante persone nervose al mondo. Da dove vengono quelle che non digiunano?

Iniziare con coraggio: Desidero ora consolare chi dovesse essersi rattristato per non aver finora saputo tutto questo, o per non essere finora riuscito, concretamente a digiunare. In ogni settimana della nostra vita ci saranno un mercoledì e un venerdì. Non li cancellate come giorni di digiuno, ma sottolineateli! Se però un mercoledì o un venerdì coincidono con una festa, digiunate un giorno prima, così gioirete anche del martedì o del giovedì perché saranno giorni di digiuno. Vedrete che questo fa bene. Grazie al digiuno riusciamo meglio a sopportare o evitare i conflitti. Nei conflitti spesso si perde; è meglio non averne. Grazie al digiuno riusciamo meglio ad aprirci per la pace e a portarla agli altri.

P.Slavko Barbaric

Fonte: Medjugorje Altervista

domenica 7 febbraio 2016

I MARTIRI DI SIROKI BRIEG

Tu sei il mio Dio, il mio Tutto
padre Jozo parla ai pellegrini

Ci troviamo in questo Santuario a Siroki Brijeg dedicato alla Madonna Assunta in Cielo, e questa chiesa ha solo cento anni. Alle tre del pomeriggio del 7 febbraio 1945, i partigiani comunisti hanno occupato la nostra terra pro­vocando immense sofferenze e distruzioni. Sono entrati nel monastero e hanno trovato trenta frati. Con arrogan­za hanno detto: "Dio non c'è! Togliete l'abito, nessuno ha bisogno della vostra vita religiosa". Essi non hanno obbedito!
Alcuni avevano soltanto 20 anni e avevano appena finito il noviziato, erano giovani, ragazzi. Allora, un soldato pieno di livore ha preso il Crocifisso e l'ha buttato sul pavimento dicendo: "Ecco, adesso potete scegliere: la morte o la vita".
Uno dopo l'altro, i frati hanno abbrac­ciato la Croce dicendo: Tu sei il mio Dio e il mio Tutto!
I soldati li hanno portati fuori dal convento e li hanno uccisi e poi bruciati. E non si sono fermati qui, hanno ucciso anche 874 parrocchiani, hanno dato alle fiamme il monastero, la scuola, il seminario; non potendo bruciare la chiesa, vi hanno messo dentro i cavalli.
lo mi ricordo questo, perché sono stato battezzato in questa chiesa. La prima comunione non l'ho avuta in chiesa, ma fuori, sotto questa grande quercia che dopo potete vedere. Perché tutto questo?
I comunisti hanno voluto fare il massimo per umiliare Dio e la nostra fede. Ogni giorno, quando siamo andati a scuola abbiamo dovuto sentir parlare contro Gesù; nei libri vi era scritto che Gesù non era mai esistito, non era mai nato. Ci dicevano che la Chiesa , il Papa, i vescovi e i sacerdoti erano cattivi, nemici dell'uomo e che manipo­lavano l'uomo attraverso la fede .. , e tante altre cose brut­te. E questo per cinquanta anni!
Noi qui non gli abbiamo creduto, perché abbiamo credu­to ai nostri genitori, alle nostre famiglie.
Quando siamo diventati adulti, in 103 abbiamo deciso di diventare sacerdoti e religiosi. Ecco, ora siamo in tutto il mondo, missionari in tutti i Continenti.
I comunisti hanno pensato che così facendo potevano distruggere la fede.
Gli stessi comunisti hanno reagito alla medesima manie­ra, quando il 24 giugno 1981 sei bambini hanno detto:
"Vediamo la Madonna ". Essi hanno detto: No! I ragazzi sono bugiardi, i genitori malati, i frati cattivi. E hanno deciso di fermare la Madonna.
La gente non ha creduto a loro, non poteva credergli! Esistono, purtroppo, molti fino ad oggi che non accetta­no le apparizioni, ma la Madonna va avanti perché ogni giorno, in tutte le parti del mondo, esistono nuovi testimoni, nuovi discepoli che accettano e vivono i messaggi della Madonna. E Lei può andare avanti.
Vedete, la Chiesa non si può distruggere. Il sangue dei martiri, dice Tertulliano, è seme dei nuovi Cristiani, della vita nuova, delle nuove vocazioni. La televisione, il benessere, non possono distruggere una famiglia; l'ateismo che circonda la famiglia non la può rovinare. Questo non può accadere se la famiglia vive profondamente e coerentemente la propria fede. La famiglia sarà distrutta quando lascia la preghiera, quando abbandona l'Eucaristia.
L'Eucaristia ci unisce a Cristo, e la vita di Cristo è offrir­si per gli altri. La nostra vita è rispondere a questa chia­mata e dire "Anch'io amo Cristo!", come hanno risposto i martiri. Essi hanno pensato: "Anche noi dobbiamo rispondere a questo grande amore, dando la nostra vita a Cristo ... , perché dando a Gesù, noi diamo a tutti".
I martiri sono grandi testimoni e una benedizione per tutti noi.
Oggi, sulla tomba dei nostri martiri possiamo apprende­re un grande insegnamento: Che cosa sono pronto ad offrire al mio Cristo? Cosa posso dare a Gesù? Come rispondere al Suo amore?
Ricordiamo l'episodio del Vangelo quando Gesù vuole sfamare la moltitudine che lo seguiva. Egli dice a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane per dar da mangiare a questa gente?". Signore, duecento denari non bastano nemmeno perché ognuno ne abbia un pezzo! Allora Andrea, fratello di Pietro, dice: Conosco un ragazzo, un piccolo pastore, la cui mamma gli ha messo nella borsa cinque panini e due pesciolini. Gesù dice di chiamarlo.
Quel ragazzino, innamorato di Cristo, pieno di gioia è venuto da Gesù: Prendi, Signore, è tutto quello che ho. Tutti hanno visto il bambino che mette nelle mani di Gesù i cinque piccoli pani e i due pesci. Cristo ha bene­detto e poi ha fatto distribuire a tutti quelli che erano pre­senti (cfr Gv 6,5-11).
Così, Gesù ha dato a tutti. Anche il bambino non è rima­sto senza il suo pranzo. Quando noi siamo disponibili a dare a Gesù, tutti possono avere. Hai capito? Se io do sol­tanto a te, solo tu puoi avere e non è mai sufficiente. No, dobbiamo pensare in maniera diversa!
Che cosa posso fare per la mia fede? Dov'è Cristo nella mia famiglia? Quale posto occupa Cristo nella mia casa? Se abbiamo messo Gesù all'ultimo posto, guai! Andiamo a riprenderLo, andiamo a cercare la grazia, torniamo al Padre come il figliol prodigo per chiedere perdono e riconciliarci con Dio.
Per questo, la Madonna chiama all' umiltà e chiede nel­l'umiltà di vivere i messaggi. Non discutere, ma vivere, credere, amare!
Questa è la scuola della Madonna. E' per questo, che la Chiesa a Medjugorje in tutti questi anni ha pregato, ha fatto digiuno, affinché milioni di pellegrini che vengono possano apri­re gli occhi, essere guariti, mettere in pratica i messaggi della Madre.
Quanti testimoni e quante conversioni a Medjugorje! Mentre tuo figlio dice: Non credo, e tanti come lui dicon­o lo stesso, pellegrini atei che mai hanno sentito nominar­e Gesù vengono dagli estremi confini del mondo e dicono: Vogliamo trovare Dio, incontrare Dio per mezzo della Vergine.

Brano tratto da “Osservate i frutti” di padre Jozo Zovko

Fonte: Informazioni da Medjugorje

venerdì 5 febbraio 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 3 febbraio 2016, presiede fra Josip Vlašić


Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.
Parola del Signore


Cari fratelli e sorelle, cari fedeli, e voi tutti collegati con noi via internet, cari parrocchiani, io credo che da nessuna parte, oltre che in questo Vangelo, sta scritto che Gesù si meravigliava. Siamo abituati che il nostro Dio prega nell’Orto degli Ulivi, che il nostro Dio ha paura, che il nostro Dio ama, che il nostro Dio perdona, ma sta sera dobbiamo abituarci che il nostro Dio si meravigli.
Dicono che la società moderna non ti perdonerà una cosa sola: il fallimento. Noi che siamo nelle scuole e voi che lavorate vedete che i bambini fin dall’infanzia imparano a volere il successo. Usano diversi mezzi. Ingannano i professori e vengono protetti dai genitori. Il voto negativo rappresenta il fallimento e quello positivo il successo. Fin dall’infanzia ci abituiamo alla società del successo.
Cosa succede ancora? La società perdona tutto, ma non il fallimento. Addirittura perdona il peccato. Se prendete due uomini che fanno lo stesso peccato e uno è ricco e uno è povero: il povero lo giudichiamo per il peccato, mentre il ricco no. Se bevono per il povero diciamo “è un alcolizzato, bisogna evitarlo”, per il ricco diciamo “ma… è successo così; forse lui ha una grande ditta e ha diverse famiglie da mantenere: non arrabbiarti con lui che ha bevuto un pò di più”. Al ricco perdoneremo tutto, invece il povero lo chiameremo ubriacone. Siamo coscienti che ciò accade nella nostra società.
Ma Gesù questa sera si è messo dalla parte di quelli che hanno fallito. Gesù sta sera nel Vangelo ha vissuto il fallimento.
I fedeli litigano nella Chiesa per una cosa sola: il miracolo. Quanto sono capaci di litigare su un miracolo… Anche i sacerdoti. Se volete farli arrabbiare metteteli davanti al tema dei miracoli e vedrete come i sacerdoti si dividono davanti a questo termine. La famiglia si divide.
Alla fine anche qui si tratta di un miracolo: Medjugorje. E’ un miracolo. Tanti miracoli.
Vedete che Gesù a Nazaret non ha potuto compiere neanche un miracolo.
Adesso vi faccio una domanda. Davanti a voi avete due sacerdoti: uno sono io e l’altro è un sacerdote sconosciuto. Attraverso questo sacerdote sconosciuto Dio ha fatto tanti miracoli: ha guarito ammalati, alcolizzati, ciechi… Io, come sacerdote, non ho fatto nemmeno un miracolo. Peggio ancora: forse ho provocato a qualcuno l’ulcera e nervosismo. Non ho fatto nessun miracolo nella loro vita. Si sono sentiti peggio a causa mia.
Vi domando: da chi andreste voi se aveste bisogno di un sacerdote? Tutti voi andreste, io compreso, da quel sacerdote che compie i miracoli e diremmo: “Fai il miracolo anche nella mia vita!”.
Gesù oggi sta dalla parte mia e non fa nessun miracolo. Gesù si mette dalla parte di quei sacerdoti che non fanno miracoli.
Dio desidera liberarti dalla magia. Il miracolo più grande che succede in questo mondo è la santa Messa. Il miracolo della santa Eucaristia.
Ecco perchè Gesù oggi non ti farà nessun miracolo, affinchè tu possa credere solamente in un miracolo: ciò che succede nella santa Messa.
Fratelli e sorelle, questo è il messaggio che Gesù Cristo desidera darci. Almeno io penso così. Noi siamo tutti seduti sulle panche. Tutti vogliamo pregare per essere guariti. Ora vi domando: Se noi cristiani preghiamo di guarire chi sarà ammalato in questo mondo? Se noi preghiamo di guarire a chi abbiamo lasciato la malattia? A un musulmano, a un buddista, ad un ebreo? Perchè così facilmente vogliamo lasciare ciò che è nostro, la nostra sofferenza, la nostra croce, il dolore? Gli altri prendano tutto, ma non ci prendano la sofferenza e il dolore, perchè soltanto nel dolore possiamo riconoscere Gesù.
Cari Cristiani, non pregate oggi perchè Dio vi liberi dalla sofferenza. Sta sera cominciate a pregare così: “Gesù, donami la sofferenza”. Cominciamo a pregare così: “Gesù, donami la croce”. Pensiamo un pò: io vengo a Medjugorje e comincio a pregare così. Io sono sano, ma desidero che Tu venga attraverso la malattia. Questa forse è l’immagine del Cristiano.
Un mio amico qualche giorno fa mi ha raccontato un esempio bellissimo, quando satana è apparso a san Martino. Gli è apparso come Gesù. Pensate fino a dove arriva satana. E’ apparso sotto le spoglie di Gesù. Ha detto “pace a te”, allargando le mani. San Martino non ha visto le piaghe nelle mani e ha chiesto: “Dove sono le tue piaghe?” Subito la visione è sparita.
Questo mio amico mi ha detto: “Se nella vita non hai sofferto è il segno migliore che non hai mai conosciuto Gesù”. Se hai sofferto beato te, perchè Gesù è venuto nella tua vita.
Che cosa darà Gesù a coloro che ama? La sofferenza. Conosco famiglie che pregano e hanno tante, tante croci nella loro vita. Conosco una coppia sposata da poco ed è 4 mesi che non escono dall’ospedale. Sempre in ospedale a fare diagnosi e pregano. Conosco altri a cui nella vita và tutto liscio: qualsiasi cosa tocchino diventa oro. Hanno la salute e non sanno più quanti soldi hanno sul conto bancario.
Ci si domanda: “Che cosa è più giusto? Pregare e soffrire o non pregare e avere successo?” Ma cosa ha fatto Gesù sulla croce? Aveva le mani trafitte. Cosa ha avuto san Francesco alla fine della vita? Le stigmate. Vedi qual’è la logica di Dio. Se Dio ti dona la sofferenza vuol dire che ne sei degno. Sei degno di Dio, perchè la cosa più grande che Dio ti può dare è la sofferenza. Il nostro Dio non ha null’altro da dare. Il nostro Gesù di Nazaret non ha null’altro da dare, soltanto la sofferenza.
Cari fedeli, questa non è la croce che mi uccide, ma la croce attraverso la quale potrò guarire. Perciò vi invito: preghiamo per poter riconoscere Gesù. Lui è venuto anche qui a Medjugorje. E’ venuto, sì. E non Lo riconosceremo dal fatto se ha fatto un miracolo o no. Ho detto all’inizio che il miracolo è la santa Messa. Non cerchiamo un miracolo più grande della santa Messa, perchè non c’è nulla di più grande del Pane Eucaristico.
Termino questa predica con un esempio. Cosa può succedere al nostro Paese e ovunque voi viviate, cari pellegrini? La storia dice così: un maestro guardava i bambini che giocavano sulla sponda e costruivano i castelli con la sabbia. Appena terminato il castello per il quale avevano impiegato tanto tempo e fatica, è venuto un’onda e lo ha abbattuto. Il maestro si attendeva lacrime e rabbia, ma i bambini si sono presi per mano e hanno cominciato a ridere. Poi hanno cominciato a costruire un castello nuovo. Il maestro ha detto: “Questi bambini mi hanno dato una lezione molto importante. Tutte le cose che creiamo nella vita, con tanta e nergia e tempo, sono create sulla sabbia. L’unica cosa duratura sono i rapporti umani. Prima o poi verrà un’onda e porterà via ciò che abbiamo costruito con tanto impegno. Quando succederà questo potrà sorridere soltanto colui che avrà qualcuno vicino a sè da tenere per mano”.
Questa è la verità più grande anche per il nostro Paese. Tutto può crollare come quel castello. E sarà così. Attorno a noi ci sono i castelli di sabbia. Verrà un’onda che porterà via tutto. E alla fine rimarrai tu e la tua famiglia. Dio chiederà in quel momento da te la fede, quando ti libererà dalle cose materiali.
Perciò Dio non poteva fare nessun miracolo a Nazaret, perchè la gente era cementata nei suoi edifici.
Così è la nostra vita: come un edificio cementato. Non permettiamo a Dio di entrare nella nostra vita. Lo abbiamo espulso per allontanarLo da noi. Lo mettiamo su un monte e vogliamo che cada dall’altra parte. Ma nessuno di noi ha il coraggio di spingerLo giù. Ma Dio farà in modo di passare affianco a noi, come fece a Nazaret. Gesù è passato in mezzo a loro.
Cari fedeli, possiamo essere come la gente di Nazareth? Non Lo abbiamo ucciso, ma può succedere che Dio passi nella mia e nella tua vita senza averLo riconosciuto. Senza averGli dato l’opportunità di essere Lui la croce nella nostra vita.
Perciò sta sera vi invito a cambiare la nostra preghiera. Non sia più preghiera per la liberazione dalla croce, ma preghiera per la croce.
La Confessione non sia più solo per perdonare i peccati, ma, come disse Papa Francesco, per purificare le proprie ferite. Il peccato non è una magia che sparisce. Il peccato sparirà, ma rimarranno le ferite. Il Papa dice: “Avrai bisogno della vita intera per curare le tue ferite”. Perchè proprio da quelle ferite rinascerai, come un uomo nuovo.
Perciò, fratelli e sorelle, questa è l’immagine più bella e più autentica di Medjugorje. Il luogo dove si curano le ferite. Il luogo dove vieni a curare le tue ferite. Non ti è stato fatto nessun miracolo, ma hai soltanto preso la benda per poter fasciare la tua ferita. La ferita rimane, ma il peccato è tolto.
Qui l’umanità ferita è venuta a guarire le proprie ferite. Non liberiamoci dalle ferite, perchè da esse nasce un uomo nuovo. Nascono le grazie nella nostra vita. Finchè ci sono le ferite saremo Cristiani.
Cari Cristiani, non diamo la nostra sofferenza agli altri. Prendiamo la sofferenza su di noi, perchè la sofferenza è il tesoro cristiano che Cristo ha lasciato alla Sua Chiesa.
Amen.

Fonte: IdM (Andrea Bianco)

giovedì 4 febbraio 2016

Omelia del 1 febbraio 2016 Messa serale a Medjugorje presieduta da fra Ljubo


Il Signore sia con voi
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo Gesù e i Suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare nel paese dei Geraseni. Sceso dalla barca subito dai sepolcri Gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene. Perchè più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano accorse. Gli si gettò ai piedi e urlando a gran voce disse: “Che vuoi da me Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro in Nome di Dio: non tormentarmi”.
Gli diceva infatti: “Esci spirito impuro da quest’uomo!” E gli domandò: “Qual’è il tuo nome?”
“Il mio nome è legione”, Gli rispose, perchè siamo in molti. E Lo scongiurava con insistenza, perchè non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là sul monte una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: “Mandaci da quei porci, perchè entriamo in essi”. Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare. Erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono. Portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto.
Giunsero da Gesù. Videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla legione. Ed ebbero paura. Quelli che avevano visto spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci ed essi si misero a pregarLo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca colui che era stato indemoniato Lo supplicava di poter restare con Lui. Non glielo permise, ma gli disse: “Và nella tua casa dai tuoi. Annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la Misericordia che ha avuto per te”.
Egli se ne andò. Si mise a proclamare per la Decapoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Parola del Signore
Fratelli e sorelle, nel Vangelo secondo Marco, nel brano che precede il Vangelo che abbiamo sentito, Gesù ha calmato le acque. Ha calmato la tempesta. E’ bastata una Sua parola: “Taci!” e all’improvviso avviene un grande silenzio. I discepoli si domandano, dopo aver sperimentato questo miracolo: “Chi è Costui che comanda al mare e ai venti?” Vediamo che i discepoli sono insicuri, indecisi. Non sanno quale sia l’identità di Gesù. Nel Vangelo che abbiamo sentito lo spirito impuro con chiarezza e certezza riconosce Gesù. Il diavolo sa chi è Gesù. Abbiamo sentito che lo spirito impuro ha detto: “Che vuoi da me Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro, in Nome di Dio, non tormentarmi!”
Gli spiriti impuri sono sicuri. Sanno chi è Gesù. Sanno che Lui è il Figlio di Dio, ma rimangono chiusi davanti a questa verità, davanti a questa realtà.
Il Vangelo ci guida nel paese dei Geraseni. Questa era una zona di pagani. Lo deduciamo, perchè lì abbiamo visto tanti porci. C’era una numerosa mandria di porci. I Giudei, invece, non mangiavano il maiale, perchè era vietato loro. Gesù, quindi, era in terra pagana, dove il potere di satana è più forte ed evidente.
Nell’uomo posseduto prevale la morte. Distrugge la propria vita e odia quella degli altri. Il Vangelo dice che viveva nei sepolcri. E satana che era dentro a quell’uomo si chiamava legione. La legione era un esercito romano composto da 6000 persone. Questo uomo rappresenta i pagani. E lui ha un nome: legione. La legione rievoca la presenza dei romani, il loro potere, la guerra personificata in questi porci.
L’evangelista Marco parla dell’Impero romano come satanico. Questo brano vuol dire ai Cristiani: “Cristo butterà questi porci nel mare. Libererà la terra dall’Impero romano, che è in un certo modo manifestazione del potere diabolico”. Questa scena della numerosa mandria di porci che finisce nel mare è una scena pesante. Il Signore libera la terra dal male e dal maligno. Questo è motivo di gioia, ma questa gioia ha il suo prezzo. Il prezzo è perdere 2000 porci. I Geraseni non erano pronti a pagare tale prezzo. Secondo loro Gesù libera ad un prezzo troppo alto. Loro pensano: “E’ meglio sopportare la schiavitù di satana e vivere la propria ricchezza che avere questo Gesù vicino”.
La loro preghiera sembra quasi assurda. Cominciano a pregarLo di allontanarsi dal loro paese.
Noi vogliamo la libertà, ma la rifiutiamo quando dobbiamo pagare un prezzo per ottenerla. Noi sappiamo che il peccato è sempre attraente. Non è oscuro come lo dipingiamo. E’ sempre attraente come lo era per Adamo ed Eva. Quell’albero che simbolizza il peccato e il male era attraente per gli occhi. Il frutto aveva un buon sapore. Allora come oggi. Questa non è una leggenda, ma una realtà spirituale che vive ciascuno di noi.
L’uomo che era posseduto ed ora è liberato chiede di rimanere con Lui, perchè ha capito cosa Gesù gli aveva fatto. Gesù non lo permette, ma gli da una missione e dice: “Và nella tua casa, dai tuoi, e annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la Misericordia che ha avuto per te”. Questo indemoniato diventa apostolo, missionario, perchè è capace di testimoniare ciò che lui stesso ha vissuto. Non lo ha trattenuto per sè. La grazia non si può trattenere per sè. Ecco perchè il Vangelo è la lieta notizia, la buona novella. Dobbiamo condividere con gli altri ciò che Gesù ha fatto per noi.
Noi, in questo tempo moderno, che cosa possiamo pensare di questo caso del Vangelo e di tanti altri episodi? Esistono gli spiriti impuri o no? Esiste il diavolo o no? Oggi non esiste più l’Inquisizione, ma esistono pratiche che al centro hanno satana che sono molto più diffuse che nel Medioevo. E non soltanto tra i poveri. E’ diventato un fenomeno sociale molto ampio. Se si cerca di allontanare satana dalla porta lui entra dalle finestre.
Oggi sono molto diffusi gli oroscopi, la magia bianca o nera. Su qualsiasi canale della tv voi andiate voi potete vedere ciò. Tutti ne sono schiavi. La Chiesa è molto discreta. sul male, ma la Chiesa non ha mai smesso di credere nell’esistenza del male. Papa Paolo VI ha confermato chiaramente l’insegnamento biblico. Egli dice: “Il male non è soltanto una mancanza, ma una forza operante. Un essere vivo. Un essere che è distrutto e distrugge gli altri”.
Nel passato c’erano esagerazioni con il male: si vedeva il maligno dove non c’era. Bisogna essere saggi. E’ sbagliato vedere satana dappertutto, ma è anche sbagliato non vederlo da nessuna parte. Attraverso la superstizione, diffusa anche tra i Cristiani, il maligno desidera entrare in ogni casa, in ogni famiglia, attraverso la tv, i mass media. Questi sono pieni di magia bianca, nera, carte, oroscopi.
L’uomo è anche oggi nella tentazione, come all’inizio della creazione del mondo. Egli desidera conoscere il futuro. Il futuro non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio. Il domani ci sarà donato per mezzo della Provvidenza di Dio. L’uomo vuole sapere cosa accadrà domani e nel futuro. Adamo ed Eva erano curiosi e sappiamo fino a dove ha portato questa curiosità: al peccato, alla morte, alla paura.
Dio non ci ha detto “siate curiosi”, ma ci ha fatto una promessa e ci ha detto”Io sono con voi”. Non esiste un momento in cui Lui non è con noi, ma il problema è che noi non siamo con Lui.
Dio non ci rivela il futuro, ma ci fa una promessa: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
San Giovanni Crisostomo diceva: “Il Cristiano che torna dalla santa Messa assomiglia al leone che ha il fuoco in bocca. Satana non può sopportare il suo sguardo”. Quando siamo con Gejsù, quando siamo in Gesù, nel Suo Spirito, quando Gesù è in noi satana non può farci nulla. Perchè Lui ha vinto il male e il maligno.
La Madonna non ha paura qui a parlare del maligno, di satana, della sua forza. Ma parla anche dei mezzi con i quali possiamo vincerlo, con i quali Dio può vincere dentro di noi. Con la preghiera. Ecco perchè dice: “La preghiera è la catena che vi tiene vicini a Dio”. La preghiera è la vita, perchè soltanto quando siamo collegati a Dio viviamo.
Permettiamo a Gesù e al Suo Spirito di vivere in noi, perchè noi possiamo vivere.
Amen.

 

Fonte: IdM (t. Andrea Bianco)

mercoledì 3 febbraio 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 2 febbraio 2016 presieduta da fra Danko Perutina.

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore;e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre:

«Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione

perché siano svelati i pensieri di molti cuori.

E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Parola del Signore

 

 

In una città i cittadini hanno comperato una bella lampada di bronzo. L’hanno messa nella piazza principale e ci hanno messo una guardia. Erano molto orgogliosi di questa lampada. La guardia ha messo le indicazioni lungo la piazza, affinchè tutti i visitatori la notassero. Uno straniero ha visto e ha chiesto: “Perchè queste indicazioni per la lampada? Se questa lampada non si fa notare con la propria luce c’è qualcosa che non và!”

Fratelli e sorelle, così succede anche con noi. Noi mettiamo verso di noi i segnali della luce, ma non diamo la luce. Ci danno fastidio la vita degli altri, i peccati degli altri e noi facciamo la stessa cosa. La bontà è l’amore e il perdono. Ma anche le virtù non si portano al collo come una catenina, ma si vivono. Sappiamo che ogni uomo che cammina nelle tenebre, senza la luce, cammina per le vie sbagliate e non riesce ad arrivare alla meta. E’ esposto ai pericoli. E’ l’immagine di quell’uomo che non ha proprio senso. Cammina senza senso e senza un obbiettivo nella vita.

Invece l’uomo che vede la luce davanti a sè raggiungerà il proprio obbiettivo facilmente, anche se troverà ostacoli.

All’inizio di questa santa Messa abbiamo acceso e benedetto le candele che useremo in varie occasioni. E’ nella nostra tradizione che le candele vengano accese nella notte di Natale, alla morte dei familiari…

Qual’è il significato di questa candela benedetta? La candela rappresenta il nostro cammino nella luce della fede. La luce della fede che illumina la nostra coscienza, il nostro cuore, la nostra volontà. Perchè grazie alla nostra fede tutto sta in piedi o crolla. Avere la fede in qualcuno significa appoggiarsi completamente su questa persona, cioè appoggiarsi a Dio.

La candela simboleggia anche Gesù Cristo che è andato incontro al Suo popolo per salvarlo. 40 giorni dopo il Natale noi celebriamo questa festa: la presentazione del Signore. Questo evento viene riportato soltanto dall’Evangelista Luca. Nel Tempio entra la Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe e Gesù Bambino.

Il contenuto biblico della festa d’oggi è pieno di vita. E’ un evento bello, perchè le persone che vengono presentate sono piene di una semplicità nella Loro fede, pieni di devozione. Incontrare Dio era il desiderio dei popoli di tutte le epoche. Credo che sia il desiderio di tutti noi presenti qui.

Nel Tempio la Sacra Famiglia ha incontrato il vecchio Simeone e la profetessa Anna. Il Vangelo dice che Simeone era un uomo giusto e pio. Questo significa che era onesto.

Possiamo domandarci come mai tra la moltitudine di leviti e sacerdoti e il popolo nel Tempio proprio il vecchio Simeone vada incontro a questa Famiglia giovane. Il Vangelo ci da la risposta. Dice: “Mosso dallo Spirito si recò al Tempio”. E’ venuto nel Tempio ed ha ascoltato la Voce del Signore, perchè? Perchè l’ascoltava sempre. Serbava dentro di sè la consolazione e la speranza della venuta del Signore. Ecco perchè Simeone dice: “Ora puoi lasciare che il Tuo servo vada in pace, perchè i miei occhi hanno visto la Tua Salvezza preparata da Te davanti a tutti i popoli”. Ciò era stato annunciato tanti secoli prima dal profeta Malachia.

Anche noi siamo invitati a scoprire la gloria di Dio. Dio si trova con gli occhi della fede, perchè gli occhi della fede vedono molto più lontano degli occhi del corpo.

Il desiderio di Simeone si è realizzato. Lui è diventato profeta. Lui ha creduto nella speranza messianica e non si è stancato della vita trascorsa in preghiera. Questo è importante: lui non si è stancato. Noi spesso, nel nostro cammino di vita, nella nostra spiritualità, nelle nostre cadute ci fermiamo. Siamo stanchi e diciamo: “Signore, ci riposiamo un pò anche dalla Tua presenza”. Tutte le volte che lo pensiamo o lo facciamo cadiamo ancora più profondamente. Soltanto l’uomo rivolto completamente al Signore e pieno della presenza di Dio è l’uomo pieno di gioia, dentro e fuori. E’ l’uomo sul cui volto brilla la presenza di Dio.

Oltre al vecchio Simeone nel Tempio c’era la profetessa Anna. Lei ha accettato la sua vita da vedova, la sua vita pesante senza rabbia e senza piangere. Di lei il Vangelo dice che “giorno e notte pregava”. Lei rappresenta tutte le persone devote di quell’epoca e della nostra epoca che vogliono vivere la fede più profondamente. Ma ci sono anche coloro che sono invidiosi. Nel nostro popolo si suole dire che coloro che sono inginocchiati davanti all’altare, vanno più volte in settimana alla Messa, vanno all’Adorazione,  subito si dice per i giovani che si faranno frati o suore, come se fosse una cosa negativa. Se, invece, sono sposati si dice subito che hanno problemi matrimoniali. Viene detto soltanto perchè sono diversi e bisogna abbassarli al nostro livello. Lo dicono coloro che non sono contenti di se stessi. Se facciamo parte di quel gruppo di persone che sparlano così bisogna uscirne subito.

Sia Simeone che Anna hanno sentito che era il momento giusto, era il momento di Dio. Quando giungerà quel momento, come la grazia di Dio che Egli versa sull’uomo se abbiamo il cuore aperto, lo riceveremo. Ma se siamo assenti, se non siamo aperti, questa grazia passerà e andrà oltre.

Giuseppe e Maria hanno portato Gesù Bambino nel Tempio per fare ciò che era prescritto dalla Legge e volevano offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi. Era il sacrificio dei poveri. Il Vangelo non lo dice, ma voleva indicare con questo che il Re dei re fin dalla nascita vive in una famiglia semplice, povera. Avrebbe potuto scegliere anche un altro modo. Poteva nascere in un palazzo reale e avere servi. No. Lui prende un’altra via. Viene attraverso una famiglia normale, semplice.

Anche noi siamo venuti qui sta sera nel Tempio di Dio, siamo venuti in chiesa. Corriamo il pericolo che la santa Messa diventi per noi una routine o folclore. Noi non siamo turisti; siamo pellegrini. Non solo qui a Medjugorje, ma ovunque viviamo. Per il tempo che siamo qui sulla terra: 50, 60, 80 anni. Poi ritorniamo ad incontrare il Signore.

Perciò prima di ogni santa Messa dovremo domandarci: “Esiste nel nostro cuore una vera preparazione per l’incontro con Dio?” Spesso succede che dopo la santa Messa la famiglia vada a bere il caffè o a mangiare assieme. Si rientra nella routine e non pensiamo a ciò che facciamo. La Messa è diventata come un lavoro ordinario. Come se andassimo a lavorare alle 8 e tornassimo alle 4. Così ogni domenica andiamo alla Messa alle 11 e non succede niente. Noi abbiamo fatto il nostro dovere, ma non facciamo progressi spirituali.

In quest’anno della Misericordia e alla fine dell’anno dedicato alla vita consacrata, il Papa, il Vangelo e la Madonna ci invitano a fare un passo in più. Non deve essere un passo grande. I santi non hanno fatto passi lunghi. Facevano piccoli passi, ma tutti i giorni andavano avanti.

Questo Vangelo desidera sottolineare un’altra realtà: quanto è importante la presenza dei vecchi. Noi viviamo in una società in cui si venera il culto della giovinezza, bellezza e forza fisica.

Nei giornali si possono leggere diversi titoli. Uno di questi dice: “Come diventare belli in fotografia”. Un’altro dice: “Come fermare la vecchiaia”. Tutto è in questo stile. Noi siamo partecipi di un individualismo aggressivo. Tutto deve essere creato per me adesso. Subito. E il nostro rapporto con gli anziani e con gli handicappati è come se non ci fossero. Ci dimentichiamo che proprio questi vecchi ci hanno fatto crescere, ci hanno generato, ci hanno insegnato quando eravamo piccoli. Ci dimentichiamo anche che un giorno anche noi diventeremo vecchi. E’ interessante che nelle famiglie i nonni hanno preso il ruolo di baby sitter, ma non viene pagato loro nulla. Quando abbiamo bisogno del nonno o della nonna basta chiamarli. Loro stanno con i bambini e quando hanno finito possono tornare a casa. Sono come una cosa che sta in cantina: quando ne hai bisogno la prendi e quando non ne hai bisogno la rimetti allo stesso posto. Sai che non scapperà.

Questo Vangelo e questa festa sono un invito a riesaminare il nostro rapporto con gli anziani. La comunità, la società, la parrocchia che non valorizza gli anziani, che non trae esperienza dai loro valori e dalla loro preghiera, cammina per la via sbagliata.

Se hai anziani in famiglia, se tua madre o tuo padre sono anziani, deciditi questa sera di chiamarli, di telefonare, mandare un sms, comprare un piccolo regalo. Non solo sta sera. Dobbiamo cambiare questo rapporto verso gli anziani, ricordando momenti in cui noi eravamo piccoli, impotenti, e quegli anziani erano in piena forza. Non ti lasciavano in cantina. Non ti lasciavano mai solo. Ora nemmeno tu devi lasciare tua madre o tuo padre soli.

Fratelli e sorelle, mentre riflettiamo su Gesù Cristo che è la luce del mondo e mentre siamo nell’anno della Misericordia, mentre riflettiamo sulle vocazioni religiose, preghiamo Gesù, perchè apra di nuovo gli occhi del nostro cuore, della nostra anima, affinchè possiamo riconoscerlo in ogni uomo. Affinchè tutte le volte che veniamo a celebrare l’Eucaristia Lui possa accendere la fiamma del Suo Amore. Lo potremo fare soltanto se preghiamo. La Madonna qui ci ha invitato sempre a pregare. Ci chiama perchè non preghiamo e perchè non abbiamo risposto alla Sua chiamata.

Fratelli e sorelle, rispondiamo questa sera alla chiamata di Gesù che ha insegnato ai Suoi discepoli a pregare il Padre Nostro. Rispondiamo all’invito della Chiesa alla preghiera familiare al mattino e alla sera per poter essere testimoni di Dio per l’uomo inquieto. 

Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

Fonte: IdM (trad. Andrea Bianco)

Angolo teologico – Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori (14) – Messaggio a Marja del 25 gennaio 2016 e Messaggio a Mirjana del 2 febbraio 2016

Messaggio a Mirija del 25 gennaio 2016

"Cari figli    Anche oggi vi invito alla preghiera. Senza preghiera non potete vivere perché la preghiera è la catena che vi avvicina a Dio. Perciò, figlioli, nell’umiltà del cuore ritornate a Dio e ai Suoi comandamenti per poter dire con tutto il cuore: come in cielo così sia fatto anche sulla terra. Figlioli, voi siete liberi di decidervi nella libertà per Dio o contro di Lui. Vedete come satana vuole trarvi nel peccato e nella schiavitù. Perciò, figlioli, ritornate al Mio Cuore perché Io possa guidarvi a Mio Figlio Gesù che è Via, Verità e Vita. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Commento teologico di Don Renzo Lavatori

Il messaggio ritorna su due concetti essenziali: la preghiera e la libertà di scelta, sottolineando alcuni aspetti particolari che ne denotano l’originalità. Vediamo assieme di che cosa si tratta.

1. Anzitutto la Vergine richiama di nuovo la necessità della preghiera: “anche oggi vi invito alla preghiera”. Ella espone due motivazioni per spiegare tale necessità: una riguarda l’unione con Dio, in quanto solo attraverso la preghiera la creatura umana trova il rapporto o il legame che la congiunge a Dio: “la preghiera è la catena che vi avvicina a Dio”. Stupende parole che ci danno forza e luce per aggrapparci alla preghiera e non tralasciarla mai. Essa sola ci offre il sostegno per non precipitare nel vuoto e nella morte della propria vitalità fisica e spirituale, ma trovare Colui che ci sostiene e ci dona la vita vera, l’amore pieno e indistruttibile, la felicità interiore su questa terra e la beatitudine per l’eternità.
L’altra ragione per apprezzare e attuare intensamente la preghiera sta nella disponibilità di vivere con il nostro cuore unito a quello di Dio e compiere la sua volontà in pienezza, in modo che il nostro cuore possa battere all’unisono con Lui per assaporarne la dolcezza e la sapienza infinita, sia nei momenti belli sia in quelli della prova e della sofferenza. Ciò è possibile se restiamo avvinti alla preghiera. Altrimenti le nostre forze si allentano, i problemi a tutti i livelli ci schiacciano e ci fanno disperare. Solo con la preghiera troviamo la spinta e l’energia per non perderci nella vanità e nella stoltezza della mondanità, che ci porta alla perdita dei nostri valori più profondi.

2. L’altro aspetto che la Vergine sottolinea è la libertà di scelta, che costituisce una nostra tipica caratteristica che ci rende idonei a fare ciò che è bene o a fare ciò che è male: ”voi siete liberi di decidervi nella libertà per Dio o contro Dio”. Qui sta il punto delicato e complesso, su cui dobbiamo riflettere e fare molta attenzione. La vita, l’amore, la salute, l’intelligenza, la volontà, il respiro, la grazia, il perdono, la redenzione, tutto ciò che forma la nostra esistenza sia a livello naturale che soprannaturale, tutto è dono di Dio creatore e Salvatore. Ogni dono però può essere accettato o rigettato, non è obbligatorio né costringente, non può essere imposto forzatamente, altrimenti perde la caratteristica della gratuità e diventa una imposizione e una oppressione. Da qui la necessità di esercitare e di educare la nostra libertà, in modo che ci spinga ad accogliere il dono e farlo fruttificare, non a respingerlo per cercare altri beni appariscenti ma privi di verità e di bontà. Su questo non si può tergiversare: o stiamo con Dio o contro di Lui. Non c’è via di mezzo né la possibilità di un compromesso.

3. La Vergine dice esplicitamente che se non ci mettiamo nelle mani amorevoli del Padre celeste, cadiamo miseramente nelle grinfie dello spirito maligno o diavolo, diventiamo preda delle sue seduzioni perverse. Ella ce lo indica con fermezza, dichiarando che Satana manovra ogni tentativo e ogni laccio per allontanarci da Dio: “vedete come Satana vuole trarvi nel peccato e nella schiavitù”. Parole sacrosante che dovrebbero rimanere costantemente nel nostro cuore per restare fedeli e docili all’amore del Padre e di suo Figlio Gesù. Se consideriamo l’andamento della nostra società si vede bene come il maligno sta lavorando per distruggere ogni principio di verità e di bontà, sovvertendo anche l’ordine naturale, volendo cambiare le leggi create da Dio e che sostengono e strutturano la natura umana e cosmica. Viviamo veramente un periodo storico di grande sconvolgimento, dove gli uomini si lasciano ingannare dal menzognero per costruire una società senza Dio, volendo far loro da padroni del mondo a imitazione del principe di questo mondo di cui si rendono schiavi. Solo Gesù è la Verità, la Via e la Vita, insiste la Vergine. A Lui dobbiamo tornare sempre, a Lui guardare e a Lui essere sottomessi nella gioia della sua infinita benevolenza. Per questo motivo, data la nostra debolezza e cattiveria, Maria ci procura e ci dona un rifugio sicuro per essere difesi dagli attacchi del principe di questo mondo: “ritornate al mio Cuore perché possa guidarvi a mio figlio Gesù”. Ella ci assicura la sua protezione materna e il suo appoggio per non essere traviati su strade deleterie e disastrose.
Madre cara, quale gioia e conforto ci doni mostrando che tu sei veramente il nostro rifugio sicuro, perché tu distruggi i piani perversi di Satana. Nel tuo Cuore dolcissimo sta la nostra difesa e serenità, da cui non vogliamo più distaccarci. Te lo promettiamo, Madre amorevole, quali figli tuoi diletti.

 

Messaggio a Mirjana del 2 febbraio 2016

Cari figli, vi ho invitati e vi invito nuovamente a conoscere mio Figlio, a conoscere la verità. Io sono con voi e prego che ci riusciate. Figli miei, dovete pregare molto per avere quanto più amore e pazienza possibile, per saper sopportare il sacrificio ed essere poveri in spirito. Mio Figlio, per mezzo dello Spirito Santo, è sempre con voi. La sua Chiesa nasce in ogni cuore che lo conosce. Pregate per poter conoscere mio Figlio, pregate affinché la vostra anima sia una cosa sola con lui. È questa la preghiera ed è questo l’amore che attira gli altri e vi rende miei apostoli. Vi guardo con amore, con amore materno. Vi conosco, conosco i vostri dolori e le vostre afflizioni, perché anch'io ho sofferto in silenzio. La mia fede mi ha dato amore e speranza. Vi ripeto: la Risurrezione di mio Figlio e la mia Assunzione al Cielo sono per voi speranza e amore. Perciò, figli miei, pregate per conoscere la verità, per avere una fede salda, che guidi i vostri cuori e sappia trasformare le vostre sofferenze e i vostri dolori in amore e speranza. Vi ringrazio”.

Commento teologico di Don Renzo Lavatori

1. Nel messaggio, pur con concetti sovrapposti e interscambiabili, sono tratteggiate tre capisaldi dell’esistenza cristiana: il primo è la conoscenza della verità, che non è una idea astratta o una filosofia o un modo di ragionare e comportarsi, ma è una persona viva e agente, cioè Gesù Cristo, che va conosciuto in profondità, nella grandezza dei suoi gesti e nella sapienza della sua parola, con le sue semplici e meravigliose caratteristiche, nella immensità del suo amore e nella donazione sacrificale fino alla croce per la nostra salvezza. Egli è la vera Luce del mondo quale punto inconfondibile di riferimento e di orientamento di ogni nostro pensiero e azione. Lui solo ci offre la certezza che la sua Parola è la Verità unica, piena e assoluta. Non dobbiamo cercare altrove le nostre sicurezze per affrontare i problemi fondamentali della vita, per cercare il senso ultimo del nostro esistere su questa terra, il superamento dell’oscurità del dolore e la speranza della sconfitta del male e nell’attesa gioiosa che la nostra vita va oltre la morte. Lui, Lui solo, veramente e totalmente ci illumina e ci conduce da buon Pastore sul cammino della vita verso la felicità che non avrà fine. Non possiamo perderlo di vista o confonderlo con altri luminari del mondo o lasciarlo nascosto nella nebbia o nelle tenebre. Deve risplendere davanti a noi e dentro di noi, in modo da essere costantemente illuminati dai suoi raggi benefici, che donano energia, vitalità e purificazione delle nostre malvagità e guarigione dai malanni che tormentano il nostro essere umano. Egli è come il sole, la fonte viva della luce, che offre la possibilità di ammirare le bellezze del creato e di sopravvivere ogni giorno nella crescita della nostra vitalità. Senza il sole ci sarebbe soltanto tenebra totale e portatrice di morte e distruzione di ogni tipo di vita. Similmente e in un senso ancora più vasto e profondo si può dire di Gesù, il Sole eterno che risplende sul mondo. La Vergine ce lo ripropone con chiarezza: “vi invito nuovamente a conoscere mio Figlio, a conoscere la Verità”.

2. Dalla conoscenza della Verità-Gesù si passa ad una fede robusta e motivata, che ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza terrena. Proprio questa Verità ha il potere di rinvigorire ogni volta il nostro cuore e la nostra mente per superare i dubbi, le incertezze, i turbamenti e così ritrovare lo slancio di vivere, di amare e anche di soffrire. Noi, attraverso la luce di Cristo, che rafforza la nostra fede, possiamo giungere al paradosso umano di trasformare il dolore in offerta di amore, in modo che l’amore fa del dolore un evento di grazia e di redenzione, di purificazione e maturazione cristiana. Lo dice espressamente la Vergine santa: “figli miei, pregate per conoscere la Verità, per avere una fede salda, che guidi i vostri cuori e sappia trasformare le vostre sofferenze e i vostri dolori in amore e speranza”. Maria stessa ce ne dà un esempio fulgido: “anch’io ho sofferto in silenzio. La mia fede mi ha dato amore e speranza”. In forza di questa sua personale esperienza, Ella è vicina alle nostre sofferenze, si rende conto di quanto esse siano pesanti, sente compassione di noi povere e deboli creature, ci prende per mano e ci guida a suo Figlio, la sorgente dell’amore e della fede, come Ella stessa ha fatto. Pertanto Maria si fa prossima a ciascuno di noi, conoscendo singolarmente ogni nostra tribolazione e condividendola con i suoi sentimenti di pietà e compassione. Anche questa costituisce una sua missione di particolare importanza. Tocca a noi saperla valorizzare e crederci sinceramente. Allora il nostro modo di vivere e affrontare le situazioni svariate, che ci capitano addosso, cambia di aspetto e di sapore in forza della consapevolezza che Maria ci sta accanto e compatisce con noi. Quale grande stupore sorge nel nostro animo! Esso ci spalanca davanti una visione di incomparabile fascino: la terra dura che calpestiamo ci appare più bella e amabile, perché quella stessa terra è stata calpestata da Maria, che ora torna a calpestare assieme a noi.

3. Grazie, Madre buona e misericordiosa, tu non cessi di starmi accanto, soprattutto nelle situazioni più drammatiche, al fine di donarmi il tuo soccorso materno e non lasciarmi in balia delle tempeste. O Vergine Madre, fa’ che io non ti dimentichi mai e sappia sempre ricorrere a te, per trovare in te quel conforto e quel sostegno che non trovo altrove. Dentro il tuo manto io voglio sostare, tra le tue braccia mi sento cullare, verso il tuo sguardo io trovo la luce, nel tuo cuore riposo tranquillo Con te cammino sicuro tra le vie del mondo e il mio piccolo cuore si apre all’amore umile e generoso verso i fratelli più bisognosi e sofferenti per formare anche con essi il circolo vitale che ci porta a Cristo tuo Figlio. Grazie, grazie, o clemente, o pia, o dolce vergine Maria.


don_renzo_lavatoriDon RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.