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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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giovedì 25 ottobre 2018

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 23 ottobre 2018


Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!».
Parola del Signore.

Cari fratelli e sorelle, in questi giorni in Norvegia si svolge un’esercitazione dell’esercito della Nato. Si tratta della più grande dagli anni 80. Vi partecipano 50 mila soldati, migliaia di cari armati, elicotteri, aerei. Anche la Russia ha fatto un’esercitazione simile con 300 mila soldati.
Tutte e due le potenze hanno voluto mostrare le proprie capacità belliche per sottolineare la propria potenza e per mandare un messaggio di sicurezza dei propri confini e scoraggiare ogni tipo di minaccia.
Gesù nel Vangelo dice di avere i fianchi coperti e le lampade accese per invitare i fedeli a vegliare. Più ci avviciniamo alla fine dell’anno liturgico e più verrà sottolineato nelle letture l’invito a vegliare.
Il Vangelo ci raccomanda di fare come i servi che rimangono svegli finchè non arriva il loro padrone.
Questo mondo impone a noi di mettere l’amore al primo posto.
Ogni mattina è come un foglio bianco in cui il cristiano durante la giornata deve scrivere le proprie opere buone.
E’ importante essere consapevoli che per l’opera salvifica di Cristo siamo già salvati, ma siamo in attesa della totale manifestazione della Maestà di Dio in cui Egli sarà in tutto e in tutti, come dice san Paolo.
Nulla nella nostra fede cattolica è più sicuro del fatto che tutti alla fine ci incontreremo col Signore.
Quando verrà il giorno del giudizio noi cristiani vorremmo essere come questi servi che hanno vegliato la notte con le lampade accese e le veste strette ai fianchi. E’ necessario essere pronti per il nostro incontro con Gesù.
Ognuno che non vive in questo modo ha perso il vero senso della vita e non scorge la presenza divina in mezzo a noi.
Colui che non cerca Dio e pensa solo ai beni terreni diventa insensibile ai fratelli che gli stanno attorno. L’abbondanza terrena da all’uomo la sicurezza, ma un giorno tutti dovremo rendere conto di come abbiamo vissuto su questa terra.
Papa Francesco dice che noi cristiani non siamo creati per la noia, ma per la pazienza. Dobbiamo sapere che nei nostri giorni terreni è nascosto il mistero della grazia divina.
Nella storia sono esistite, ma esistono anche oggi, persone che per la propria perseveranza sono sorgenti che portano l’acqua nel deserto. Nulla avviene per caso, ma ci sono situazioni in cui l’amore è completamente assente.
Il Papa dice che nessuna notte è così lunga per dimenticare la gioia dell’alba. Anche se tutto il mondo è contro la speranza e tutti sono profeti di sventura il cristiano sa che alla fine ci sarà la seconda venuta di Cristo. Solo così ci si può opporre alla tentazione che considera inutili l’amore e le opere buone.
Il Papa dice che Dio non si può negare e mai può deludere, perchè il progetto di salvezza è già esistente. Per questa ragione il cristiano che crede in Dio non deve guardare il mondo con pessimismo o indifferenza, come se la storia fosse fuori dal controllo divino.
Conosciuto Gesù possiamo vedere tutto con fiducia senza chiuderci in noi stessi e senza guardare il passato, ma volgendoci speranzosi verso il futuro. Il futuro non è solo opera delle nostre forze umane, ma prima di tutto è opera della Provvidenza divina.
Cari fratelli e sorelle, san Cirillo di Alessandria meditando il Vangelo di oggi dice: “Gesù ci ordina di vegliare. Solo chi non è legato a Dio non tiene conto che il Signore tornerà”.
Molte volte si sente dire che è inutile parlare della morte, perchè questo porta alla depressione, ma il cristiano deve parlarne. Questo non ci porta alla tristezza, ma dovrebbe portarci alla felicità. Per ogni fedele la morte è l’incontro con Cristo. Per questa ragione dobbiamo vivere la nostra vita terrena come una felice attesa.
Gesù paragona la nostra vita ad una notte in cui il padrone deve tornare. I servi sanno ciò, ma non conoscono l’ora. Le vesti strette ai fianchi rappresentano nella parabola la purezza del cuore con cui bisogna vivere. Le lampade accese rappresentano le opere buone.
Sentiamo da Gesù che con la Sua venuta avremo una ricompensa che non avremmo mai potuto immaginare: siederemo a mensa con Lui e sarà Lui stesso a servirci. Questa è una sorpresa per noi.
Con i nostri occhi terreni non possiamo vedere Dio. Ai Suoi occhi il servo ha un grande valore ed è amato da Lui.
Il filosofo Kirchegard racconta che un circo si è fermato in un paese. Tutti gli abitanti erano felici di ciò. La tenda del circo si è riempita. Un clown faceva ridere tutti i presenti. Ad un certo momento è accaduto qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. Prima della fine il clown è salito sul palco anche se non era atteso e si è messo a gridare: “C’è fuoco in paese! Il paese sta bruciando!” Nessuno, però, è uscito. Tutti sono rimasti a guardare, perchè pensavano che stesse scherzando e che fosse una delle sue battute. Il clown correva continuamente urlando: “Fuoco, fuoco!” Cercava di spiegare ai presenti che la situazione era veramente seria, ma la gente applaudiva. Per loro era un clown e il suo compito era solo quello di far ridere.
Quando finalmente hanno capito che il clown non scherzava era ormai tardi. Il paese era bruciato completamente.
Questa storia può aiutarci a comprendere tre messaggi del Vangelo di oggi.
Chi veglia guarda oltre al momento presente. Gli uomini di quel paese guardano solo al momento presente e al bisogno di divertirsi. Chi veglia conosce un orizzonte molto più vasto e tiene conto anche delle cose inattese che vengono da Dio.
Chi veglia ha coraggio di incamminarsi. L’immobilità dei paesani è una cosa strana. Non si sono mossi alla notizia del pagliaccio.
Terza cosa: la veglia ci aiuta a guardare meglio verso dio e verso gli uomini. In paese non hanno preso sul serio quel pagliaccio. Anche noi possiamo fare così con Dio e con il prossimo. Possiamo decidere che Gesù sia solo una piccola presenza nella nostra vita e possa essere relegato solo nel momento in cui ci troviamo in chiesa a pregare.
Nel testo del Vangelo vediamo che possiamo non prendere sul serio la venuta del Signore e i Suoi collaboratori.
Fratelli e sorelle, dobbiamo essere consapevoli che questa vita sulla terra è solo passeggera e che questo viaggio non è invano, ma ha come scopo la Patria celeste. L’incontro con il Signore è definitivo.
viviamo nell’attesa e nella speranza ripetendo ogni giorno nel nostro cuore la preghiera di Giovanni nell’Apocalisse: “Vieni Signore Gesù”.
Amen.

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