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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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domenica 21 ottobre 2018

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 15 ottobre 2018



Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Parola del Signore.


Fratelli e sorelle, nella nostra vita quotidiana avvengono situazioni davanti alle quali non possiamo rimanere indifferenti.
Quando vogliamo aiutare una persona rimaniamo delusi se ci mostra la sua indifferenza.
Una cosa simile accade nel Vangelo di oggi. Questo ci induce a meditare sulla nostra fede. Gesù è sorpreso dai propri conterranei, perchè è deluso dalla loro durezza di cuore.
La Sua amarezza Lo porta a dire che quella generazione è malvagia. Nonostante la Sua lunga presenza in mezzo a loro, nonostante i miracoli, nonostante gli insegnamenti essi non vogliono riconoscerLo come il Mandato dal Signore.
Con questo brano del Vangelo cominciano le domande sulla fede, sulla missione e sulla responsabilità.
Cosa bisogna fare affinchè l’uomo smetta di guardare solamente se stesso e la sua vita? Quanto è disposto a guardare lontano per aprirsi al Signore? Quanto è capace l’uomo di distinguere ciò che lo rende veramente felice da ciò che è solamente terreno?
Gesù vuol far muovere i cuori umani per tornare a vedere la luce che li rende veramente felici, che li illumina e scalda. Egli li pone davanti alla scelta se vivere nella continua incertezza oppure nell’abbraccio e nella pace del Signore.
La storia biblica ci insegna che basta che per un attimo l’uomo non percepisca la presenza del Signore che viene assalito da dubbi e diventa duro di cuore. Tante volte il popolo ha mormorato e si è costruito idoli.
I profeti ci hanno mostrato che attraverso di loro il Signore vuole aiutare e guidare il popolo, ma esso rimane con il cuore duro e le orecchie tappate.
Giona mostra come la popolazione di Ninive si sia convertita abbandonando la durezza di cuore e accogliendo la via della salvezza.
Rimaniamo, invece, stupiti dalle persone che sono vicine ai 12 apostoli che vedono il Signore, ma non credono.
Ricordiamoci anche dell’apostolo Tommaso: “Finchè non vedo io non credo”. Poi Pietro che facilmente dimentica e non riconosce il proprio Maestro: “Non so chi sia”.
Gli ascoltatori di Gesù del Vangelo di oggi volevano qualcosa di più. Volevano un altro miracolo o un altro segno. Ma Gesù non voleva farli divertire; voleva testimoniare.
Egli li rimprovera per la loro durezza. Essi non vogliono vivere nella luce e sentire la Parola di Dio. Gesù rifiuta di dar loro segni, perchè essi non vogliono riconoscere il segno più grande: Gesù Stesso che è in mezzo a loro.
Se Giona è stato un segno per la gente di Ninive Gesù lo è ancora di più per la Sua gente.
Gesù invita alla conversione e alla saggezza facendo capire che la fede non aumenta in base ai miracoli visti. I segni dell’Antico Testamento hanno raggiunto l’apice con la venuta di Gesù Cristo, ma la fede del popolo non è arrivata alla perfezione.
Dio ha fatto vedere nella storia tanti miracoli per portare l’uomo sulla via della salvezza, ma senza una sua collaborazione e una sua apertura tutto diventa inutile.
Il più grande segno è il dono di Se Stesso di Gesù sulla croce.
Un giorno Francesco Petrarca è salito su un alto monte dal quale ha visto molte bellezze. Subito ha gridato: “Signore, come sei bello! Come è bello questo mondo!” Si è inginocchiato e si è messo a pregare. Si è chiesto: quanto grande è il Creatore se è così bella la Sua creazione?
Questo semplice episodio è un vero esempio per ognuno di noi. Anche nelle cose più piccole possiamo riconoscere la grandezza del Signore.
Il rimprovero di Cristo non vale solo per la popolazione del Suo tempo, ma anche per noi che sentiamo queste Parole, ma non sentiamo la Sua Voce in noi.
In diversi luoghi di pellegrinaggio - anche qui da noi - abbiamo la possibilità di sentire la Bontà del Signore e addirittura vedere qualche segno. Ma quanto dura questo entusiasmo? Magari tornando a casa qualcuno ci taglia la strada; quale reazione abbiamo?
Fratelli e sorelle, la Chiesa ci mostra la vita di santa Teresa d’Avila come esempio di abbandono alla fede. Ha vissuto tra il 1515 e il 1582. Semplice ed umile a 21 anni diventa carmelitana. Conosce le crisi che affliggono il suo tempo e i religiosi. Con sacrificio e fede supera i vari problemi. E’ consapevole che il rinnovamento spirituale dei religiosi non nasce da fuori, ma da dentro se stessi.
A soli 46 anni fonda il primo convento della sua vita. In seguito ne ha fondati altri 15. Quando un monastero veniva inaugurato per prima entrava la statua della Madonna e santa Teresa metteva nelle Sue Mani le chiavi. La vita delle carmelitane rinnovate era posta sotto la protezione della Beata Vergine Maria.
Ha avuto difficoltà, ma prima di lavorare sulle altre lavorava su se stessa. Così ha potuto chiedere severità, povertà e ogni giorno due ore di Adorazione Eucaristica.
Ella è rimasta chiusa a lungo in monastero, ma la sua anima non era chiusa. Così ha potuto trasmettere le sue esperienze e il suo cammino a tutti coloro che cercavano Dio e la Sua Presenza. Ha scritto diversi libri che sono stati fonte di ispirazione per tante persone per cercare la Verità.
Per esempio Edith Stein. Era un’ebrea professoressa di filosofia. E’ diventata suora carmelitana dopo aver conosciuto la vita di santa Teresa d’Avila. E’ morta nel 1945 uccisa dai nazisti nel lager.
Fratelli e sorelle, santa Teresa ci ha fatto vedere un esempio di crescita nella fede del Signore. Per lei ogni giorno era un’occasione per conoscerLo ancora di più.
Fratelli e sorelle, il primo anno delle apparizioni a Medjugorje eravamo entusiasti. Eravamo disposti a digiunare, pregare, a fare rinunce. Poco dopo è cambiato qualcosa e abbiamo cominciato a cercare i segni, magari sul Krizevac o sulla collina delle apparizioni. A tutti i costi volevamo trovare segni. Ma il segno più grande è Cristo che giorno e notte vive dentro di noi e nella nostra vita. Gesù Cristo ispira tante persone ad abbandonare le vie della superficialità per confessare le proprie colpe nel Sacramento della Confessione.
Il segno per noi è anche la preghiera di tanti pellegrini umili, giovani, vecchi che salendo il Krizevac riconoscono il senso della Sua croce e accettando le proprie croci le trasformano in mezzo di salvezza.
Un segno è ciò che rimane nel cuore umano grazie a Cristo e fà sì che si guardi ai Sacramenti, la santa Messa e il Rosario in modo diverso.
Ogni cammino verso Dio sarà segno che Egli dimora non solo nelle nostre preghiere, ma anche nella nostra vita.
Anche oggi il Signore ci ammonisce e ci invita a diventare un continuo segno del Suo Amore in questo mondo.
Sull’esempio di santa Teresa d’Avila che metteva le chiavi del monastero in mano a Maria sappiamo anche noi affidarLe le nostre preoccupazioni e difficoltà, affinchè Ella le porti al Suo figlio Celeste.
Amen.


Registrazione: F. Deagostini Trascrizione: A. Bianco

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