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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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domenica 24 giugno 2018

24 giugno 1981 la prima Apparizione

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Rarissima foto del Pdbrdo (Collina delle Apparizioni) nei primi tempi

L’apparizione

Il 24 giugno 1981 mi svegliai con il sorriso. Era la festa di San Giovanni Battista, il profeta descritto nella Bibbia come “la voce che grida nel deserto per preparare le vie del Signore”. Ma la mia gioia non aveva tanto a che fare con San Giovanni Battista, quanto con il fatto che quel giorno non saremmo dovuti andare a raccogliere il tabacco. Durante le festività a Međugorje non si lavorava, il che significava avere molto tempo libero.

Era l’occasione perfetta per stare insieme a Ivanka. La sua famiglia abitava accanto alla casa di mio zio, così, quando andai a trovarla, decidemmo di fare una passeggiata per i dintorni di Bijakovići. Ci incamminammo per una strada stretta, per poi fermarci ad una casa lì vicino per vedere se Vicka, un’altra ragazza del posto, volesse venire con noi. In quel momento stava dormendo, ma la madre promise di dirle che eravamo passate.

All’epoca, la gente a Međugorje non chiudeva mai la porta a chiave ed era normale che tra vicini si entrasse nelle reciproche case senza avvisare. Il passatempo preferito nel paese era parlare con gli altri. Continuando la passeggiata, sentimmo dire da qualcuno, in una casa lì vicino: “Dove state andando?”. Poi però, passata l’ultima casa del paese, tornò il silenzio.

Mentre camminavamo su una strada sterrata ai piedi della collina del Podbrdo, parlammo di un fortissimo temporale che si era abbattuto di recente nella zona. Le linee telefoniche erano ancora danneggiate dopo che un fulmine aveva colpito la centralina telefonica principale. Parlammo poi del più e del meno: di quello che avevamo fatto a scuola, delle nuove amicizie, delle ultime mode e di altri discorsi tipici delle ragazze adolescenti.

Ma su quelle conversazioni serene incombeva un argomento che nessuna delle due voleva sollevare: la morte della mamma di Ivanka, passata a miglior vita meno di due mesi prima in seguito a una lunga malattia. Era una santa donna, che aveva accettato di soffrire fino all’ultimo senza lamentarsi. Com’era usanza in Erzegovina, Ivanka si era vestita a lutto il giorno del funerale della madre e avrebbe continuato per un anno a indossare abiti simili.

Mentre passeggiavo con lei, sentivo la tristezza nella sua voce e notavo una certa sofferenza nei suoi occhi. Speravo che l’aria fresca l’avrebbe tirata un po’ su di morale, seppur momentaneamente. E infatti, mentre parlavamo e ci raccontavamo le nostre esperienze, iniziò a sorridere.

Stanche del cammino, ci sedemmo su un punto all’ombra sotto la collina, verso le 5 o le 6 del pomeriggio. Nel bel mezzo della conversazione, Ivanka esclamò: “Penso che sulla collina ci sia la Madonna!”

Aveva lo sguardo fisso verso il Podbrdo, ma pensavo che stesse scherzando, così non guardai.

“Ah certo, è senz’altro la Madonna!”, replicai. “Sarà venuta a vedere cosa combiniamo noi due perché non aveva niente di meglio da fare”.

Mentre continuava a dirmi ciò che aveva visto, ero piuttosto seccata. I nostri genitori ci avevano insegnato a rispettare la fede e a non nominare mai il nome di Dio invano, quindi il pensiero che Ivanka stesse scherzando con la Madonna mi spaventava e mi faceva sentire a disagio.

“Io vado”, dissi, e mi diressi verso casa. Ma quando arrivai ai confini del paese, sentii una forte stretta al cuore. Qualcosa mi chiedeva di tornare indietro; era una sensazione così forte che mi obbligò a fermarmi e a voltarmi.

Trovai Ivanka nello stesso punto: saltava su e giù, con lo sguardo fisso sulla collina. Non l’avevo mai vista in quello stato di eccitazione e, quando si voltò verso di me, sentii i brividi lungo tutto il corpo. La sua carnagione, normalmente abbronzata, era diventata bianca come il latte e i suoi occhi erano raggianti.

“Adesso guarda, ti prego!”, supplicò.

Mi voltai lentamente e guardai in alto, verso la collina. Quando vidi una figura, il mio cuore fu pervaso dalla paura e dallo stupore, ma con la mente cercai di razionalizzare.

Nessuno saliva su quella collina, ma quello che vidi era inconfondibile: lì, tra i sassi e gli arbusti, c’era una giovane donna.

Sono viva o morta? Ecco che cosa mi chiesi quando fissai per la prima volta la bellissima donna che era sulla collina. Avevo il cuore in subbuglio, tanto da non riuscire a distinguere le varie emozioni che si susseguivano l’una dietro l’altra.

Datti un pizzicotto, pensai. Starai sognando!

In quei primi momenti frenetici non osai avvicinarmi alla donna. A circa cento metri di distanza era difficile distinguerne il volto, ma riuscii a individuare che indossava un vestito blu e grigio e che teneva in braccio un bambino.

Una madre non salirebbe mai su una collina con un bambino piccolo in braccio, pensai.

Ero troppo intenta a fissare quella donna per prestare attenzione a ogni altra cosa, ma ricordo vagamente che attorno a noi si radunarono altri ragazzi del posto, tra cui un ragazzino di nome Ivan, che portava delle mele. Non appena vide quello che vedemmo noi, le lasciò cadere tutte e scappò. Vicka, quando ci raggiunse, era così spaventata da togliersi le scarpe per correre via più in fretta.

Ivanka e io, dopo che Vicka era fuggita, ci guardammo l’un l’altra. Senza dire una parola, scendemmo rapidamente dalla collina.

Entrai di corsa a casa di mio zio gridando: “Credo di aver visto la Madonna!”.

Da “Il mio cuore trionferà” di Mirjana Soldo

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