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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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venerdì 6 luglio 2018

Omelia della santa Messa Medjugorje, 1 luglio 2018 presieduta da fra Perica Ostojić



Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».. I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano.. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore.


Cari fratelli e sorelle, la liturgia di oggi ci pone davanti il brano del Vangelo secondo Marco che porta con sè messaggi nascosti. Tutto il brano è pensato come espressione dell’incapacità umana davanti alla morte e apertura di nuovi orizzonti purificati dallo sguardo di fede..
La prima condizione che troviamo nel brano è la seguente: “Si radunò molta folla attorno a lui”. Questo non è male, ma può portare con sè alcuni rischi. Anche se tutti Lo seguivano, anche se la folla Gli si stringeva attorno solo uno si è buttato alle Sue ginocchia per chiederGli aiuto.
Rivolgiamo lo sguardo alla nostra vita e poniamoci domande sulla nostra fede e sulla nostra preghiera. Spesso anche noi facciamo pressione su Gesù con la nostra preghiera affinchè esaudisca i nostri desideri senza umiliarci, metterci in ginocchio e offrirGli tutto ciò che è nostro e abbandonarci alla Sua guida.
Facciamo un esempio banale. Se guardiamo l’organizzazione delle processioni nelle nostre parrocchie possiamo vedere che quando inizia la processione gli uomini corrono per essere all’inizio della fila. In quella corsa l’uomo dimentica l’essenziale e cioè perchè è qui, perchè è venuto. Accetta la logica della massa che cerca la posizione migliore dimenticando che ogni posizione è uguale davanti agli Occhi di Dio.
Dio raggiunge ogni cuore che si apre a Lui.
Un teologo e mistico ha scritto: “Dio è per noi come una candela che accendiamo soltanto quando abbiamo bisogno di trovare qualcosa”.
Dio non cambia il Suo progetto perchè Lo preghiamo di più o di meno. Lui, nella Sua Bontà, nel Suo Amore, cerca i Suoi amati figli che Lo cercano e ricorrono sinceramente al Suo Aiuto.
Una delle dimensioni più importanti della spiritualità è essere umili.
Essere coscienti che siamo solamente creature che hanno bisogno del proprio Creatore.
Dio non è lo strumento che noi utilizziamo per un nostro fine, ma noi siamo gli strumenti nelle Sue Mani che desidera utilizzare nel Suo progetto di salvezza.
Proprio questo significa credere. Abbandonarsi all’Amore che rinnova tutto. Abbandonarsi alla guida di Colui che ci creò per Amore e che per questo stesso Amore desidera guidarci verso la salvezza.
La seconda parte del Vangelo parla della donna che ha solamente toccato il mantello di Gesù e questo è bastato per cambiare la situazione della sua vita. E’ interessante che Gesù non fa un miracolo diretto, ma che con la Sua Presenza allontana l’influsso del male.
In ogni santa Messa Gesù viene da noi. Abbiamo la possibilità di toccarLo in ogni santa Messa e di riceverLo nella nostra casa. Quando Egli è presente tutto il resto non ha alcun potere.
Gli incontri con Cristo nella santa Comunione sono una protezione contro tutto ciò che vuole allontanarci dalla via della salvezza. Il male può attaccare, ma alla presenza di Cristo perde ogni potere.
L’ultima parte del Vangelo mostra una cosa importante. Gesù, nonostante il dubbio di molti, basandosi sulla fede di alcune persone mostra la forza della Sua missione messianica. Trasforma la morte in vita. Gesù non si proclama guaritore, ma agisce come Figlio di Colui che premia la preghiera sincera che provviene da un cuore umile.
Quando gli uomini vengono e dicono “perchè disturbi ancora il Maestro? La tua bambina è morta” Gesù prende l’iniziativa. Si avvicina al capo della sinagoga e gli dice: “Non temere. Soltanto abbi fede”.
Gesù lascia tutto e sceglie i tre discepoli, coloro che avevano veramente fede.
Possiamo immaginare questa situazione nella nostra vita. Tutto sembra perso.. Nessuno ti da una speranza. Solamente Gesù viene da te e ti sussurra: “Non temere”.
Fratelli e sorelle, nell’Eucaristia Gesù desidera sussurrarci queste parole nelle vicende del mondo in cui si sentono solo guerre e violenze: “Uomo, non temere. Io sono con te. Ti ho chiamato per nome. Non temere: tu sei Mio”.
Gesù sceglie i Suoi discepoli più vicini, il padre e la madre della bambina e entra nella camera. E’ come se volesse far entrare anche noi nel dramma della vita, nella sofferenza e nella croce, nel dolore e nelle lacrime. Tutto ciò si trasforma in forza.
Egli entra nella stanza dove giaceva la fanciulla. Non si tratta solo della stanza di Giairo, ma è lo spazio più intimo toccato dalla morte, lo spazio in cui non c’è nemmeno un raggio di luce. Gesù desidera entrare in quel luogo e portare la luce. Egli guida coloro che credono veramente, i suoi discepoli, e coloro che amano veramente, i genitori..
Vediamo, carissimi fratelli e sorelle, che l’amore e la fede sono le virtù che cambiano le prospettive della nostra vita. Nel Vangelo di oggi nella fede avviene la guarigione.
E’ interessante vedere che Gesù lascia fuori dalla stanza tutti coloro che non credono. Rimanere fuori da dove Gesù ridona la vita significa rimanere fuori dalla vita. Anche se vicini essi rimangono fuori.
Dio è Amore. Da questo Suo Amore provengono la Misericordia e la Giustizia. La fede non è soltanto un dono, ma essa comprende anche la responsabilità.
Gesù si offre anche oggi a noi. Ci da il Suo esempio.
Sta a noi decidere se accettarLo e seguirLo.
Sulla base del Vangelo di oggi domandiamoci: abbiamo bisogno di Gesù soltanto quando abbiamo un problema nella vita oppure la nostra preghiera è un colloquio veritiero con il Padre, con il Creatore, con Colui che è l’Unico a donarci la salvezza?
In questa santa Messa porgiamo anche noi la nostra mano, affinchè Gesù ci tocchi e per mezzo della Sua grazia possa trasformarci e portarci nella vita nuova.
In questa santa Messa apriamo il nostro cuore, affinchè in esso entri Gesù Cristo, affinchè possiamo uscire dal nostro peccato e uscire alla luce di Gesù Cristo che rinnova tutto.
Cari fratelli e sorelle, abbandoniamoci a questo Amore che oggi desidera offrirSi a tutti noi. L’Eucaristia è il frutto dell’Amore che si dona all’uomo. Frutto dell’Amore che parla dalla croce.
Non permettiamo che questa Eucaristia sia un momento isolato della nostra settimana, ma diventi veramente il momento in cui l’eternità entra nella nostra quotidianità e ci fa capaci di amare come Gesù ci ama.
Sia lodato Gesù Cristo.
fra Perica Ostojić


Registrazione: F. Deagostini – Trascrizione: A. Bianco

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