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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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lunedì 8 aprile 2019

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 31 marzo 2019


Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».
Parola del Signore.


Fratelli e sorelle, la parabola del “Figliol prodigo” narrata da Gesù è la più conosciuta tra le 40 parabole riportate dagli evangelisti. Questo figlio aveva abbandonato la casa del padre per motivi difficili da comprendere. Dopo aver toccato il fondo ha ritrovato accoglienza e rifugio nella stessa casa del padre e ha riavuto la sua dignità umana. Questo è diventato un motivo utilizzato spesso non solo nelle prediche, ma anche nell’arte.
Per molti che hanno vissuto disastri nella vita questo testo evangelico è rimasto l’ultima fonte di salvezza.
La possibilità di ritornare dopo una vita fallita non è l’unico messaggio di questa parabola. Si tratta di un testo molto complesso che è possibile leggere in vari modi.
Questo testo si potrebbe anche intitolare “parabola del padre misericordioso” oppure “parabola di due fratelli diversi”.
Se ricevessimo il compito di identificarci con uno dei tre personaggi - padre, figlio minore e figlio maggiore - ci accorgeremmo che non è una cosa facile. A prima vista il padre è simpatico a causa della sua bontà e misericordia che mostra a tutti e due i figli. Per noi è difficile identificarci con lui, perchè sentiamo semplicemente che non siamo così. La nostra pazienza di solito ha un limite e non siamo pronti ad andare oltre e ad aprirci all’umiliazione come fa il padre in questa parabola.
Se dobbiamo scegliere tra i due fratelli ci accorgiamo che quello maggiore a prima vista ci è più vicino, perchè rimane fedele al padre e anche noi pensiamo che spesso siamo fedeli a Dio. Ma se guardiamo meglio vediamo quanto è duro e che si rifiuta di far festa col padre per il ritorno del fratello perduto e cominciamo a perdere la simpatia nei suoi confronti.
La parabola di Gesù è lo specchio nel quale possiamo e dobbiamo riconoscere continuamente le linee del nostro volto cristiano e osservare quanto il Vangelo abbia migliorato il nostro atteggiamento.
Guardando la bontà del padre possiamo vedere che siamo molto lontani da quell’ideale e dobbiamo impegnarci per avvicinarci. Questo vale sopratutto per i genitori nel rapporto verso i figli. Contemporaneamente la disponibilità del figliol prodigo a cambiare vita ce lo renderà più simpatico rispetto al fratello maggiore presuntuoso.
Quando l’uomo si incontra col Vangelo si accorge che la vita è complicata. L’evangelista Luca lo sapeva certamente quando ha riportato di fila tre parabole:la pecora perduta, la moneta perduta e il figliol prodigo. Tutte e tre sono pronunciate per difendere il Vangelo di Gesù che parla della Misericordia di Dio. Questo si vede da una frase rivolta ai farisei: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma ad invitare i peccatori a convertirsi”.
Questa parabola è presa come invito di Gesù alla conversione, ma non si capisce bene in cosa consista il peccato del figlio minore. Secondo la legge di Mosè due terzi del patrimonio appartenevano al figlio maggiore e il resto a tutti gli altri figli. Siccome qui si parla di soli due figli quello minore aveva diritto ad un terzo del patrimonio. Il fatto che avesse preso la sua parte e fosse andato in un paese lontano non era un peccato.
In quell’epoca molti ebrei cercavano fortuna in altri paesi. Si calcola che in quei tempi 4000 ebrei vivessero fuori di Israele e 500000 in Palestina. Il peccato del figlio minore sta nel fatto che non è rimasto fedele ai valori spirituali del popolo a cui apparteneva, ma ha dimenticato le leggi di Dio e le ha tradite.
Nei giorni della carestia invece di andare da altri ebrei lui và da un uomo pagano e accetta lo stile di vita pagano. E’ pronto a custodire i porci che nella mentalità ebraica erano animali impuri da evitare.
Coloro che ascoltavano questa parabola avevano capito che il figlio minore aveva dimenticato Dio e la Sua legge. In questo consiste il suo peccato. Il ragazzo lo ha compreso solamente dopo aver toccato il fondo. Solamente mentre contende il mangiare ai porci che doveva pascolare pensa al padre che era rattristato per la sua condotta.
Nonostante tutto quello che aveva fatto il giovane è convinto che il padre avrebbe avuto compassione di lui e questo gli da la forza per ritornare. E’ pronto anche ad umiliarsi e a riconoscere il suo peccato. Dirà al padre: “Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
Cosa significa questo nella sua vita? L’espressione che Gesù usa ci fa capire molto. Quando il figlio minore decide di abbandonare il paese lontano dice: “Mi alzerò e andrò da mio padre”. Usa il verbo “alzarsi”. Lo stesso verbo Gesù lo ausa per annunciare la Sua Resurrezione: “Mi alzerò dalla tomba per una vita nuova”.
In questo Vangelo non troviamo il termine “conversione”. Essa viene espressa con il verbo “alzare”. Come Gesù alzatoSi dalla tomba ha vinto la morte e ha cominciato a vivere la gloria del Padre così il ritorno del figliol prodigo significa la vita rinnovata nell’unione con il padre.
Possiamo concludere che ogni conversione è una piccola resurrezione dal mondo del peccato. E’ un passaggio dalla morte alla vita nuova dei figli di Dio. Questo è ciò che Dio aspetta da ciascuno di noi in questo tempo di Quaresima.
Mentre il figlio riconosce il suo peccato noi ci aspetteremmo la parola di perdono del padre, ma qui non c’è. E’ sostituita da un gesto molto più forte. “Quando era ancora lontano suo padre lo vide, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. La parola di perdono non potrebbe esprimere ciò che è espresso dai gesti del padre. Il padre non ascolta le parole del figlio, il suo pentimento, la richiesta di essere perdonato. Ordina solo di far festa per il suo ritorno. Il figlio maggiore, invece, non accetta l’invito. Il padre dice al figlio maggiore: “Figlio, tu sei sempre con me. Tutto ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchè questo tuo fratello era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Non si tratta solo di due fratelli, ma di tutti gli uomini. Un fatto ci dimostra questo. Gesù ha lasciato una questione aperta. Non si sa come il figliol prodigo abbia continuato a vivere. Come si sia comportato dopo il fratello maggiore non è il tema della parabola. Il tema è la bontà del padre. E’ chiaro che il padre è buono in ugual misura verso l’uno e verso l’altro. E’ buono verso il figlio minore che ha sperperato i beni, ma vuole cambiare vita, e lo è anche verso il figlio maggiore al quale manca l’amore.
Questa parabola rimane uno specchio eterno del rapporto di Dio verso gli uomini, degli uomini verso Dio e degli uomini fra di loro.
Amen.

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