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domenica 4 marzo 2018

Conferenza su MEDJUGORJE per le guide internazionali (Saverio Gaeta - 27 febbraio 2018)


Premessa

Questa è una conferenza dedicata a persone che conoscono bene la cronaca e i protagonisti delle apparizioni di Medjugorje; dunque non mi soffermerò sulle informazioni di base che certamente sono già note a tutti voi, ma risponderò piuttosto ad alcune delle obiezioni che in questi anni sono state proposte dai critici.
Desidero però partire da una chiara presa di posizione: dopo molti anni di studi e di approfondimenti, sono personalmente certo della credibilità di questa manifestazione mariana, pur nella consapevolezza di alcuni interrogativi e problematiche che tuttora restano sospesi.
Con un abbinamento soltanto in apparenza paradossale, ritengo infatti che questa vicenda non lasci scampo fra due radicali alternative: o si tratta dell’abbaglio più colossale nella storia dell’umanità, oppure è l’evento più clamoroso del cristianesimo dopo la risurrezione di Gesù. Spiego subito per quale motivo non ritengo esagerata questa contrapposizione.
Dal lato negativo, se i veggenti, all’epoca di età compresa fra i 10 e i 16 anni, sono riusciti a raggirare da ormai quasi trentasette anni decine di milioni di persone, meritano senz’altro l’Oscar alla carriera per la loro capacità di recitazione; per di più risulterebbe davvero pazzesca, senza una motivazione soprannaturale, la loro tenace resistenza alle autorità comuniste, che per una decina d’anni perseguitarono i sei ragazzi e molti frati e laici che erano loro vicini, in quanto nessuno all’epoca poteva ragionevolmente confidare in un prossimo crollo del regime. Nel caso, poi, in cui le azioni dei sei ragazzi fossero in buona fede, ingannati anch’essi da un’entità diabolica, si tratterebbe del più bizzarro caso di astuzia demoniaca, capace di mascherare sotto le mentite spoglie di innumerevoli grazie e conversioni un progetto maligno dai contorni attualmente incomprensibili per la ragione umana.
Se invece quanto i veggenti continuano dal 1981 a comunicare alla Chiesa e al mondo non proviene da loro, bensì da Dio e dalla Vergine, allora dovrà avvenire anche quanto è stato annunciato sin dai primissimi tempi delle apparizioni: per la prima volta nella storia delle profezie mariane, dieci segreti verranno resi noti ben tre giorni prima dell’evento cui si riferiscono, consentendo così a chiunque di verificarne la realizzazione (di conseguenza,la fonte non può essere che il Creatore onnisciente, l’unico che conosce ogni aspetto del futuro). Una particolarità che sembrerebbe mettere in discussione una delle prerogative del Dio cattolico, che offre luce sufficiente per poter credere in lui, senza mai imporre la fede fornendo prove inoppugnabili della propria esistenza. Ma ancora una volta è la Madonna ad aver risolto la questione, garantendo che la libertà umana non verrà infranta nemmeno in questo caso, come precisò il 19 luglio 1981 parlando del terzo segreto: «Anche quando lascerò il segno che vi ho promesso, molti non crederanno. Verranno sulla collina, si inginocchieranno, ma non crederanno».

Le manifestazioni mariane

Per comprendere bene le particolarità che caratterizzano Medjugorje, diamo innanzitutto uno sguardo alla storia complessiva delle apparizioni mariane.
Mettendo in fila le informazioni dei principali dizionari di mariologia, sono circa duemila le manifestazioni della Madre di Dio delle quali ci è giunta notizia, fra cui la metà ha significative caratteristiche di veridicità. La più antica risale al 240, quando il vescovo di Neocesarea nel Ponto, san Gregorio il taumaturgo, ricevette dalla Vergine l’incoraggiamento a proseguire nel suo difficile ministero episcopale. Ma una remota tradizione narra che già due secoli prima, verso l’anno 40, la Madonna, mentre ancora era in vita in Palestina, apparve in bilocazione all’apostolo san Giacomo il maggiore, impegnato nell’evangelizzazione in Spagna, nei pressi di Saragozza, dove ancora oggi si venera Nostra Signora del Pilar.
Tutte insieme sono come tante tessere di un immenso mosaico. Ciascuna di esse ha un valore individuale e uno specifico significato, come documentano i quasi duecento titoli diversi mediante i quali la Madonna si è autodefinita, quasi a indicare che in quel momento storico c’era bisogno che gli uomini percepissero una particolare motivazione della sua presenza: da quando, nel 363 a Cesarea in Cappadocia, si dichiarò a san Basilio magno «Potente interceditrice presso mio Figlio», fino a Medjugorje, dove dal 1981 ella si presenta come «Regina della pace», a Kibeho in Africa(1981-1982) come «Madre del Verbo», e a Civitavecchia vicino Roma (1995-1996) come «Madonna delle rose e Regina della famiglia».
Ma soltanto quando si ammira l’intera immagine è possibile coglierne il messaggio integrale, che è costantemente imperniato sul trinomio «conversione, preghiera, penitenza». E l’assiduità delle manifestazioni della Madonna documenta la consapevolezza espressa nel concilio Vaticano II: «La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (Lumen gentiumn. 68).
All’interno di questo orizzonte, le apparizioni di Medjugorje spiccano per alcune originali caratteristiche, che rappresentano di fatto un unicum nella sequenza delle manifestazioni mariane.

Quotidianità e durata delle apparizioni

Secondo il conteggio del vescovo di Mostar, monsignor Ratko Peric, il numero totale delle apparizioni di Medjugorje ha superato, a tutt’oggi, le 48.000: il suo calcolo addiziona infatti le singole apparizioni a ciascun veggente, inducendo la sensazione che a ciascuna di esse corrisponda un messaggio, al punto che qualche autorevole personalità ecclesiastica haosato definire la Regina della pace una «Madonna chiacchierina».
In realtà, sino a tutto febbraio 2018, i messaggi ufficialmente riconducibili all’evento di Medjugorje sono in tutto 653: 509 quelli ricevuti da Marija, il giovedì di ogni settimana dal 1° marzo 1984 all’8 gennaio 1987 e successivamente ogni 25 del mese; 144 quelli ricevuti da Mirjana, episodicamente dal 2000 e più stabilmente dal 2005, ogni 2 del mese (in un’apparizione straordinaria di preghiera per «quelli che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio» che ha come punto d’avvio il 2 agosto 1987).
La quotidianità delle apparizioni è indubbiamente una specificità di questa manifestazione. Ma una così lunga durata si riscontra anche in altre circostanze: per esempio Benoîte Rencurel, dichiarata venerabile nel 2009, ebbe per ben 54 anni a Laus, in Francia, frequenti apparizioni della Vergine, che sono state riconosciute dal vescovo di Gap nel 2008. Mentre nell’apparizione argentina di San Nicolás, approvata dal vescovo diocesano nel 2016, i messaggi ricevuti dalla veggente Gladys Motta a partire dal 25 settembre 1983, e che proseguono ancora, sono oltre 7.000, pubblicati con l’imprimatur ecclesiastico fino a quando, agli inizi del 2017, i nuovi sono stati secretati. Anche nella manifestazione brasiliana di Itapiranga, cominciata nel 1994 e riconosciuta nel 2010, si contano finora quasi 2.500 messaggi al veggente Edson Glauber. E nel contempo i messaggi a Pedro Régis, il veggente dell’apparizione brasiliana di Anguera attualmente sottoposta all’indagine della commissione diocesana, hanno superato i 4.600.
Un presumibile fraintendimento ha condotto i critici a dichiarare che quello del 25 giugno è un «anniversario fasullo». In un documento di sintesi pubblicato sul sito della diocesi di Mostar si legge: «Le presunte apparizioni sono iniziate il 24 giugno 1981. Tuttavia i registi del “fenomeno di Medjugorje” hanno deciso che l’anniversario non si celebrasse il 24 bensì il 25 giugno. La ragione della scelta è che il 25 giugno 1981 sarebbero stati insieme all’apparizione tutti e sei i veggenti scelti fra coloro che vantavano in quei giorni di avere “apparizioni”. A dire la verità, a smentire questa versione dei fatti, formulata da Vicka Ivankovic, è lo stesso Ivan Dragicevic il quale testimonia: “La prima sera sono stato con loro, la seconda non ci sono stato”». Le cronache parrocchiali di San Giacomo fotografano però una realtà completamente diversa. Il 2 febbraio 1982, rispondendo alla domanda dei ragazzi: «Quando si deve celebrare la festa della Regina della pace?», le parole della Vergine sono citate così: «Vorrei che fosse celebrata il 25 giugno.. I fedeli sono venuti per la prima volta sulla collina proprio quel giorno». La questione di dove Ivan abbia visto la Madonna il 25 giugno 1981 non ha dunque nulla a che fare con la data della festa!

La problematica dei “tre giorni”

Una delle contestazioni di più antica data è relativa all’idea che le apparizioni sarebbero durate soltanto dieci giorni e si sarebbero concluse il 3 luglio 1981. Tutto si basa su quanto è stato tramandato da Mica Ivankovic e Ljubica Vasilj-Gluvic, che nel pomeriggio del 30 giugno 1981 accompagnarono i veggenti in una gita fuori paese, cosicché l’apparizione avvenne in questa circostanza a Cerno. L’ultima domanda alla Gospa fu di Jakov, che le chiese per quante altre volte sarebbe apparsa. Mica sentì i veggenti dire ad alta voce: «Tre volte», e lei per prima ne fu entusiasta, come raccontò a padre Jozo: «Questo significa fino a venerdì, il che vuol dire che posso partire tranquillamente sabato. Lei [la Madonna] l’ha organizzato per me. Ci può essere un nesso? Io parto sabato, parto per la Germania sabato. Ho comprato il mio biglietto quindici giorni fa. Io sono responsabile di loro [dei veggenti], ne rispondo in quanto assistente sociale e vicina».
Ma la trascrizione degli interrogatori con i veggenti effettuati da padre Jozo nella mattinata di quel medesimo 30 giugno consente di ricostruire con chiarezza che sin da allora i veggenti si erano fatti l’idea che fosse opportuna una rapida conclusione delle apparizioni, come documenta la riflessione a voce alta di Mirjana: «Oggi voglio domandarle anche per quanti giorni ella resterà con noi. Che ci dica esattamente per quanti giorni lei può restare con noi, dato che questa sera è già la settima sera».
Subito dopo lasciò cadere alcune frasi che rappresentano una vera e propria “bomba”. Rispondendo alla sollecitazione del parroco: «Che ne pensi? Per quanti giorni la vedrai ancora?», la ragazza affermò: «Qualche cosa mi dice ancora due o tre giorni. Qualche cosa così me lo dice. Ci ho proprio pensato. Gliel’ho detto: qualche cosa interiormente mi dice questo». Un’opinione simile nella sostanza venne espressa anche da Vicka, sempre rispondendo alla sollecitazione di padre Jozo su quando riteneva che si sarebbero concluse le apparizioni: «Io penso che se noi smettiamo di andarci [sulla collina], o se lei ci lasciasse un segno, lei finirebbe certamente [di apparire]»..
La ragionevole spiegazione proposta da monsignor René Laurentin è che «nelle estreme difficoltà in cui i veggenti si dibattono, di fronte alle richieste inconciliabili della folla, dei sacerdoti, della polizia e della Gospa, la fine delle apparizioni emerge come l’unica soluzione possibile, e questa ipotesi balena qua e là lungo questo dialogo e in alcuni altri». Un dato di fatto è che la notizia che l’apparizione sarebbe durata soltanto altri tre giorni fece astenere le autorità di polizia dal prendere seri provvedimenti nei confronti dei ragazzi, portando a compimento le minacce di incarcerazione o di internamento nell’ospedale psichiatrico. Questa preoccupazione era ben chiara nella mente dei ragazzi, come dettagliò Mirjana a padre Jozo nella serata del 30 giugno: «Siamo delle persone paurose. Ieri ci siamo detti: “Ci condurranno in manicomio o all’ospedale, oggi o domani”».
Cosicché diventa più comprensibile anche ciò che accadde il 3 luglio seguente, al termine dell’apparizione nella parrocchia di San Giacomo. Secondo il diario di padre Umberto Loncar, citato da monsignor Laurentin, «Vicka ha detto: “Questa sera la Gospa è apparsa per l’ultima volta e ha detto: Angeli miei, angeli miei! Vi benedico, sarete felici e verrete nel seno di vostro Padre. Conservate la vostra fede”». A stretto rigore di logica, si comprende bene quali siano le parole pronunciate dalla Madonna, che non comprendono riferimenti al fatto che si tratti dell’ultima apparizione, e quali le considerazioni della ragazza, con l’affermazione: «Questa sera è apparsa per l’ultima volta», attribuendo ancora una volta alla Madonna una considerazione personale.

Confronti con altre apparizioni

Fra le obiezioni proposte dai critici, recentemente riassunte in un documento pubblicato sul sito della diocesi di Mostar, ce ne sono due che risultano difficilmente sostenibili, visto che la risposta è implicita in precedenti apparizioni ufficialmente riconosciute dalla Chiesa.
A Vicka viene contestata un’azione compiuta il 26 giugno e così da lei descritta: «Io sono salita su, ho portato l’acqua benedetta e il sale. E ho detto: se non è la Madonna, se ne andrà; la aspergeremo e vedremo, vedremo veramente. Sono arrivata e ho detto: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Se sei la Madonna, rimani tra di noi; se non lo sei, vattene!”». I testimoni sul Podbrdo hanno riferito che ne ricevette in cambio un sorriso e a quel punto i veggenti cominciarono a recitare la tradizionale preghiera dei sette Padre nostro, Ave Maria e Gloria al Padre. Di fatto, la ragazza non fece altro che replicare la scena del secondo giorno a Lourdes, il 14 febbraio 1858, quando Bernadette versò l’acqua benedetta su Aqueró, intimandole di restare se veniva da parte di Dio, o altrimenti di andarsene: «Lei si mise a sorridere, a inclinare la testa, e più la spruzzavo più sorrideva e inclinava la testa, e più le vedevo fare questi gesti... e allora, presa da spavento, mi affrettai ancora ad aspergerla, e lo feci finché la bottiglia fu vuota».
Edson Glauber a ITAPIRANGA - 2 maggio 1995: Durante l’apparizione ho chiesto a mia mamma che spargesse acqua benedetta sulla Vergine, poiché padre José mi aveva chiesto di fare ciò quando l’avessi rivista. Solo che la Vergine era apparsa talmente bella che mi sono dimenticato di tutto. Fu lei a ricordarmi dicendo: “Fai come il mio figlio prediletto ti ha chiesto”. In quel momento ricordai che padre José aveva detto a mia madre: “Spargi acqua benedetta sulla Vergine”. Mia madre fece quello che le disse e mentre aspergeva la Vergine con l’acqua benedetta disse: “Se vieni da Dio rimani, ma se vieni dal male vai via e non tornare mai più qui”. Io ho visto le gocce di acqua cadere sulla Vergine. Ella diventò più luminosa e bella di quanto già fosse e apparve il suo Cuore Immacolato che diffondeva molti raggi di luce sopra i presenti.
L’epiteto di «cosa molto inusitata e grave» viene invece affibbiato al fatto che «l’apparsa permette non solo che alcuni della folla calpestino il suo velo allungato e steso per terra, ma anche che tocchino il suo corpo. Vicka la tocca già il secondo giorno: “E quando la tocchi, reverendo, le dita rimbalzano così”. Lo stesso ripete Ivanka e aggiunge che toccando il suo corpo sente “come aria, in qualche modo come seta, le nostre dita tornano indietro, così, quando la tocchiamo, le dita tornano indietro, in qualche modo”. Hanno fatto toccare anche ad una dottoressa la veste dell’apparsa: “Ed ecco lei [la dottoressa] ha toccato la sua veste”. Tali storie sui toccamenti del corpo della Madonna, della sua veste, del calpestio del suo velo creano in noi una sensazione e convinzione che si tratti di qualcosa indegno, inautentico e scandaloso. Qui non c’entra la Madonna cattolica!». Ma, tanto per citare un esempio, nella manifestazione della Vergine della Medaglia miracolosa, celebrata ufficialmente dalla Chiesa ogni 27 novembre, la veggente santa Catherine Labouré sperimentò altrettanto la notte del 18 luglio 1830: «Alzai, allora, gli occhi in volto alla Vergine e, senza più esitare, feci un balzo verso di lei e mi gettai in ginocchio sui gradini dell’altare poggiando le mani sulle ginocchia della santissima Vergine».

Le indagini medico-scientifiche

Una caratteristica di Medjugorje è che, grazie alla quotidianità e alla costanza d’orario delle apparizioni, gli specialisti hanno avuto per la prima volta la possibilità di programmare lo studio delle estasi nel momento in cui accadevano. Già nei primi giorni delle apparizioni i sei ragazzi furono visitati da medici e da psichiatri che accertarono la loro completa sanità psicofisica. «Normali, equilibrati, ben situati nel tempo e nello spazio e non allucinati», li definì il 27 giugno 1981 il dottor Ante Vujevic, dell’ambulatorio di Citluk. Due giorni dopo, anche la dottoressa Milija Dzudza li interrogò a lungo e alla fine sbottò: «Matti sono quelli che vi hanno portato qui. Siete assolutamente normali».
A maggio e novembre 1982 e a giugno e novembre 1983, mediamente per una settimana di fila, i veggenti vennero poi esaminati dal neuropsichiatra Ludvik Stopar, direttore del policlinico di Maribor, in Slovenia, ed esperto di ipnosi. Nel rapporto indirizzato al vescovo di Mostar, il professor Stopar dichiarò che «i test neuropsichiatrici, medico-psicologici e somatologici hanno mostrato che i ragazzi menzionati sono assolutamente normali. Considerati la loro età, l’ambiente di origine, la loro intelligenza e la loro cultura, le loro reazioni sono normali ed essi non manifestano alcun segno psicopatologico».
Nel 1984 ebbe luogo la prima ricognizione di un’équipe adeguatamente formata e organizzata, per iniziativa del medico francese Henri Joyeux, dell’università di Montpellier. Il 10 giugno su Ivan e i successivi 6 e 7 ottobre, rispettivamente su Marija e Ivanka, vennero applicati gli elettrodi necessari per le misurazioni. Gli elettroencefalogrammi registrati prima, durante e dopo l’estasi hanno consentito di cancellare qualsiasi ipotesi di anomalie cerebrali o sintomi patologici nei veggenti: «I tracciati manifestano soltanto differenze minime: prima dell’apparizione si ha nel veggente il ritmo beta (attenzione e riflessione), e il ritmo alfa (altro ritmo di veglia). Quest’ultimo predomina progressivamente a partire dall’inizio dell’estasi».
L’otorinolaringoiatra François Rouquerol, incuriosito dal fatto che nei veggenti si estingueva la voce, verificò che «durante la preghiera ad alta voce che precede l’estasi, l’ago del misuratore di impedenza (che misura il suono della parola dei veggenti) si sposta con grande ampiezza. Quando la voce sparisce, all’inizio dell’estasi, l’ago diventa immobile, anche quando Vicka parla (con quella articolazione molto accentuata delle labbra che pronunciano). Quando la voce dei veggenti riappare simultaneamente per recitare il Padre nostro (le cui prime due parole sono state intonate dalla Vergine) e il Gloria, l’ago si sposta di nuovo a grande ampiezza. Nell’ultima fase, quando la voce dei veggenti, che appaiono conversare con la Madonna, diventa nuovamente inudibile, l’ago di nuovo si immobilizza. Che essi parlino, come indica il movimento delle labbra, o che non parlino, nulla viene percepito dall’apparecchio che registra gli effetti della fonazione. Tutto avviene come se ci fosse una cessazione della funzione laringea (dove si esercita la fonazione) senza modificazione dell’articolazione del linguaggio mediante funzionamento delle labbra e dei muscoli che le muovono: il che è un ulteriore argomento per affermare che non si tratta di catalessi».
Al termine dell’indagine dell’équipe guidata dal professor Joyeux, venne stilato un significativo referto: «Il fenomeno delle apparizioni di Medjugorje si rivela scientificamente inspiegabile. L’osservazione clinica dei veggenti permette di affermare, come hanno fatto i nostri colleghi jugoslavi prima di noi, che questi giovani sono normali, sani di corpo e di mente. Gli studi clinici e paraclinici permettono di affermare scientificamente che non esiste alcuna modificazione patologica dei parametri oggettivi studiati: elettroencefalogramma, elettrooculogramma, elettrocardiogramma, potenziali uditivi. Non si tratta di epilessia, di sonno, di sogno, di allucinazione nel senso patologico del termine, di isteria, di nevrosi o di estasi patologica, di catalessi».
Nel 2001 il dottor Joyeux avrà nuovamente l’opportunità di esaminare a Medjugorje alcuni dei veggenti, utilizzando apparecchiature più recenti e sofisticate. Sebbene non siano stati pubblicati i dettagli scientifici dell’indagine, in una conferenza stampa il medico ha attestato la conferma di quanto aveva riscontrato una quindicina di anni prima, cioè il completo distacco dalla realtà provocato dall’estasi, spiegabile unicamente con l’imporsi di un fenomeno ultranaturale.
Nel marzo del 1985 alcuni medici lombardi e piemontesi, e in particolare i dottori Luigi Frigerio e Giacomo Mattalia, contribuirono a dar vita a un gruppo di lavoro che prese il nome di Associazione Regina Pacis. Messo a punto un piano completo di esami affidati a strumentazioni scientifiche, mediante le quali il giudizio sulle estasi non sarebbe stato soggettivo ma oggettivo, in settembre effettuarono i loro esperimenti e in particolare il test dei potenziali evocati: una metodica non invasiva che consiste nel registrare e analizzare la risposta della corteccia cerebrale a una stimolazione diretta e controllata dei recettori periferici.
Le ricerche su Marija e Ivan mostrarono, nella sintesi del professor Marco Margnelli, neurofisiologo del Consiglio nazionale delle ricerche, che «le risposte registrate risultavano del tutto uguali a quelle ottenute nello stesso soggetto in stato di veglia. Questo risultato è estremamente importante: ha dimostrato che nelle estasi di Medjugorje la retina era normalmente sensibile alla stimolazione luminosa e che la via visiva era normalmente libera fino alla stazione terminale». Jakov venne invece sottoposto alla registrazione dell’attività elettrodermica (cioè la resistenza elettrica della pelle): «Nei soggetti in normale stato di vigilanza, brusche variazioni della resistenza sono frequenti e ampie, e in genere segnalano una emozione. La loro assenza nei tracciati di Jakov assume un duplice significato: innanzitutto che il soggetto era assente dalla realtà e, secondariamente, che l’evento psichico che sta vivendo non contiene stimoli emozionali».
Il dottor Maurizio Santini ebbe invece il compito di svolgere i test mediante un misuratore elettronico del dolore: uno strumento costituito da una piccola placca d’argento (di un centimetro quadrato di superficie), tenuta costantemente alla temperatura di 50 gradi centigradi, che produce dolore se viene appoggiata alla cute (generalmente un dito, oppure il dorso della mano), stimolando quindi una reazione di allontanamento da parte di chi ne subisce il contatto. Il brusco spostamento del braccio blocca un cronometro elettronico che era automaticamente scattato al momento in cui il pistoncino era stato poggiato sulla pelle, così da consentire la valutazione della soglia temporale di resistenza al dolore.
Ha sintetizzato Santini: «Nei veggenti, allo stato di coscienza ordinario, i tempi oscillavano tra 0,3 e 0,8 secondi ed erano tra i valori medi normali trovati in un vasto campione di soggetti. Lo stimolo a 50 gradi per la durata di 4-5 secondi provoca una ustione: per questo i tempi di soglia dolorifica sono tempi determinati da me, durante l’estasi, poiché volevo evitare di giungere alla lesione. Solo per fare alcuni esempi: al dito medio sinistro la soglia è passata da 0,3 a 3 secondi e a livello del polso da 0,8 a 4,6 secondi».
Un’ulteriore serie di sperimentazioni riguardò la sensibilità corneale, che ha ben presente chiunque di noi si sia ritrovato con un granello di polvere nell’occhio. Innanzitutto vennero visionate diverse videoregistrazioni, contando quanti ammiccamenti spontanei delle ciglia ci fossero prima, durante e dopo le estasi. Marija, fuori dall’estasi, presentava mediamente un ammiccamento ogni 2,4 secondi, mentre durante l’estasi ne aveva uno su 44 secondi. Jakov ne presentava, in media, uno ogni 1,7 secondi fuori dall’estasi e uno ogni 7,4 durante l’estasi. Dunque Frigerio e Farina poterono attestare che «lo studio dell’ammiccamento spontaneo dimostra che si verifica una netta riduzione dell’ammiccamento palpebrale durante il periodo estatico, con una variazione soggettiva tipica di ciascun individuo».
Il 14 gennaio 1986 una Commissione teologico-scientifica – composta da diciassette scienziati, medici, psichiatri e teologi provenienti dall’Italia e dalla Francia – elaborò un testo di sintesi che escludeva, nel comportamento dei veggenti, frode e allucinazione patologica, mentre non si era in grado di dare una interpretazione puramente umana di queste manifestazioni, né si riscontrava in esse un ordine preternaturale, cioè l’influenza demoniaca, ma al contrario veniva individuata una corrispondenza tra queste manifestazioni e quelle normalmente descritte nella teologia mistica.
Nel 1997 il parroco di Medjugorje, Ivan Landeka, commissionò una ricerca psicofisiologica indipendente, con il coordinamento di padre Andreas Resch, già professore di psicologia clinica nella Pontificia accademia alfonsiana di Roma, e la collaborazione del direttore e del vicedirettore del Centro studi e ricerche sulla psicofisiologia degli stati di coscienza di Milano, rispettivamente i dottori Marco Margnelli e Giorgio Gagliardi, insieme con un’altra dozzina di medici e psicologi.
La ricerca si svolse in quattro fasi, tra aprile e dicembre del 1998, e coinvolse tutti i sei veggenti. In particolare, il 22 e 23 aprile, Ivan, Marija e Vicka furono sottoposti alle indagini psicologiche e medico-psichiatriche; il 23 e 24 luglio Mirjana, Ivanka e nuovamente Vicka affrontarono i colloqui psicologici; il 3 novembre fu sottoposto al colloquio psicologico Jakov; infine, il 12 dicembre, venne registrato uno stato estatico di Marija.
Questi i risultati, stringati ma chiarissimi: «I soggetti studiati tramite anamnesi personale ed esami strumentali hanno dimostrato che: 1. Inizialmente hanno avuto un’esperienza inusuale, che ha poi determinato la prosecuzione del loro comportamento di stato modificato di coscienza tipo estatico, con una visione che essi presentano tuttora, sebbene con caratteristiche meno intense. 2. Tali esperienze provocano tuttora delle modificazioni di alcuni parametri biologici misurabili. 3.Il comportamento durante il loro stato modificato di coscienza, con le limitazioni dello studio eseguito, non ha le caratteristiche prevalenti dell’ipnosi, ma quelle dello stato modificato di coscienza di tipo estatico/con visione/apparizionale. 4. L’ipotesi dell’inganno cosciente e della frode non ha trovato un supporto psico e neurofisiologico».
La più recente indagine scientifica risale al 25 giugno del 2005 ed è stata condotta dal neurologo francese Philippe Loron, già primario nell’ospedale Salpêtrière di Parigi, insieme con cinque collaboratori. Di tale esame non è stato pubblicato un resoconto dettagliato, ma Loron ha reso note le proprie valutazioni, che confermano del tutto quanto era stato messo in luce nelle precedenti occasioni. «Gli apparecchi che misurano l’attività del cervello mostrano quali tipi di radiazioni vengono emesse durante l’apparizione», ha spiegato il neurologo, «ed è interessante che, nel tempo in cui i veggenti dicono di avere l’apparizione, loro sono attivi, tengono gli occhi aperti, ma il cervello emette onde che non sono tipiche per tale condizione. Per il tempo delle loro estasi il cervello è assorbito da una percezione particolare, in uno stato paragonabile a un profondo rilassamento».
I ricercatori hanno nuovamente escluso qualsiasi patologia o malattia, compresa l’epilessia o altri disturbi nervosi. Inoltre «le registrazioni dell’attività cerebrale smentiscono tutti coloro che sospettano che i veggenti manipolino le persone intorno a loro. Sono completamente separati dal mondo esterno e in quei momenti non reagiscono a stimoli visivi o uditivi. Una forte luce è stata diretta davanti ai loro occhi, si è provocato rumore nei loro orecchi, ma essi non hanno reagito per nulla». Insomma, ha concluso il dottor Loron, «non so chi vedano i veggenti, ma, quando dicono di vedere l’apparizione, vivono veramente qualcosa di autentico».

Saverio Gaeta

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