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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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giovedì 24 gennaio 2019

Omelia della santa Messa Medjugorje, 17 gennaio 2019

 

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Parola del Signore.

Fratelli e sorelle, il Vangelo di oggi ci parla della lebbra, una malattia molto pericolosa. Si tratta di una malattia infettiva. Addirittura si staccano dal malato i brandelli di carne o certe estremità del corpo.
La Legge ebraica dava indicazioni severe nei confronti di tali malati. Un lebbroso non poteva vivere nella comunità. Appena verificato che una persona aveva la lebbra veniva allontanata dalla famiglia, dal paese.
I lebbrosi vivevano in zone inaccessibili e portavano vestiti strappati in modo da essere riconoscibili già da lontano.
Quando si spostavano dovevano coprirsi la bocca e gridare: “Sono impuro!” Questo per ammonire tutti e far sì che nessuno si avvicinasse.
Oltre che essere escluso dalla società il lebbroso lo era anche dalla comunità religiosa.
Il dolore era doppio: oltre a quello fisico c’era anche quello spirituale.
C’era un isolamento totale.
Fratelli e sorelle, anche se ci sembra incredibile questa malattia esiste ancora oggi. Cè in alcuni Paesi del terzo mondo.
In alcuni Paesi come l’India ci sono da una parte i lebbrosi e dall’altra zone molto ricche e armi atomiche. Proprio lì Madre Teresa di Calcutta li curava assieme alle sue consorelle. La missione principale di queste suore è quella di far sì che per questi disgraziati la vita possa avere un pò di dignità umana.
San Francesco di Assisi ha avuto la conversione proprio incontrando un lebbroso. Quando ha baciato quel malato egli ha preso coscienza delle piaghe della propria anima e il Signore lo ha guarito.
Noi francescani vediamo in quel momento un cambiamento radicale della vita di Francesco.
Raul Follerau è stato uno scrittore, giornalista francese del secolo scorso e grande apostolo dei lebbrosi. Nel 1954 egli ha scritto ai presidenti degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica chiedendo di fare una donazione equivalente al valore di un aereo per aiutare i lebbrosi. Si trattava di una somma irrisoria per due potenze come quelle.
Egli ha scritto: “Con i soldi per due cacciabombardieri, con cui voi volete seminare morte, noi possiamo cancellare la lebbra dalla terra”. Non ha mai ottenuto alcuna risposta e nessun soldo.
Ha fatto grandi cose per i lebbrosi e continua a farne la fondazione a lui intestata, ma la lebbra esiste ancora.
Fratelli e sorelle, abbiamo pensato, purtroppo solo in modo superficiale, a questa malattia terribile, ma possiamo pensare anche ad altri malati. Ne abbiamo anche nelle nostre famiglie. Ricordiamoci con gratitudine di tutti coloro che hanno cura di loro. Magari lo fanno per anni e anni e questo fatto cambia le loro abitudini di vita.
Anche in questa santa Messa possiamo ricordarci dei malati e di chi ha cura di loro.
Quando si parla di lebbra, però, la colleghiamo sempre al peccato. E’ un’immagine della nostra anima quando siamo ingannati dal male e dal peccato. Per questo motivo diciamo che il peccato è la lebbra dell’anima.
Ma anche quando si è in questo stato c’è la possibilità di convertirsi. Il cambiamento parte da dentro e trasforma la persona.
Se seguiamo Cristo possiamo convertirci e diventare uomini di pace, di pazienza, di purezza e possiamo amare Dio e l’uomo sia durante la malattia che in salute. In tal modo potremo accettare tutte le situazioni e vivere senza invidia. Potremo accettare la nostra croce e smetterla di pensare che gli altri ne siano esenti.
Non piangeremo più per ciò che ci manca, perchè la rinuncia è una via per crescere.
Da noi si dice: “Signore, dacci solo la salute”. Questa non è un’affermazione cristiana corretta. Quella giusta é. “Signore, sia fatta la Tua Volontà”.
Qualche volta Dio ci fa mancare la salute fisica proprio per non perdere l’anima.
Quando ero ancora studente sono andato a far visita al reparto di oncologia a Zagabria. Le persone erano malate di tumore ed era terribile vedere il reparto dei bambini.
Ho detto a chi mi accompagnava: “Tutti, ma proprio tutti, dovrebbero passare qualche ora in questo ospedale per vedere”. Infatti sono proprio le persone con certe malattie che ci riportano alla realtà della nostra vita.
Noi ci lamentiamo di tutto, ma possiamo vedere situazioni molto peggiori della mia e così posso capire quanto il Signore è stato Misericordioso con me.
Il Signore viene glorificato addirittura per mezzo della malattia.
Fratelli e sorelle, il lebbroso del Vangelo ci aiuta ad accettare gli avvenimenti. Pensiamo che non abbia trovato solamente la salute fisica, ma anche quella spirituale.

Registrazione: F. Deagostini Trascrizio9ne: A. Bianco

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