Qualche tempo fa leggevo un pensiero di p. Serafino Tognetti che diceva così:
Ogni tanto sento dire: «Piuttosto che dire tante preghiere biascicate e ripetitive, è meglio pregare poco e bene. Magari dire una sola Ave Maria ma dirla bene» .
Prendiamo allora la frase «meglio pregare poco e bene» e analizziamola dividendola in due. «Meglio pregare poco» : già affermare una cosa simile suona male. Nel Vangelo si dice piuttosto di «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1) e nelle lettere di san Paolo si dice «pregate ininterrottamente» (1Ts 5,17). Dunque, pregare poco? No, non sembra.
Seconda affermazione: «Pregare bene». Anche quando ci pare di aver pregato “bene”, siamo poi sicuri che quella preghiera sia salita al cielo? Qual è il criterio di “bene” della nostra preghiera? Se siamo attenti e concentrati? Se ci sembra di “provare” qualcosa, qualche emozione? Saremmo della ben povera gente se credessimo questo.
A sentire san Paolo, l’unico che prega bene in questa terra, infatti, è addirittura lo Spirito Santo che «intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,27). Dunque io non posso mai sapere se prego bene. Posso però sapere se prego molto, quello sì.
Oggi - quasi a conferma di queste parole - leggo una frase presa da una testimonianza di Ivan Dragicevic, uno dei veggenti di Medjugorje:
Pregare di più è una decisione personale, pregare meglio è una grazia divina. Per questo se volete pregare meglio occorre pregate di più!
Direi che è una sintesi perfetta delle parole di p. Serafino!
Buona e santa giornata a tutti in attesa del messaggio della Regina della Pace.
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