"Cari figli, siate preghiera e riflesso dell'amore di Dio per tutti coloro che sono lontani da Dio e dai comandamenti di Dio. Figlioli, siate fedeli e decisi nella conversione e lavorate su voi stessi affinché la santità della vita sia per voi veritiera. Esortatevi al bene attraverso la preghiera affinché la vostra vita sulla terra sia più piacevole. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
Commento teologico
Il messaggio può essere letto sotto tre aspetti diversi e complementari come tre parti di un unico oggetto o una finestra con tre vedute che si aprono verso il cielo e proiettano luce sulla terra. La prima riguarda il nostro essere come una preghiera vivente; da qui, come seconda parte, si dispiega l’effetto in noi di essere ciascuno il riflesso dell’amore divino; la terza suggerisce l’invito a rendere la nostra vita più piacevole. Tre aspetti di grandissimo valore esistenziale e perenne.
1. L’essere e il vivere la preghiera. Il richiamo di Maria suona subito con estrema luminosità: “Cari figli, siate preghiera e il riflesso dell’amore di Dio”. Cosa significa “essere preghiera”? La preghiera non si limita solo ad alcuni momenti, brevi o prolungati; in cui esprimiamo alcune formule di lode o di richiesta a Dio; essa deve abbracciare tutto il nostro essere, cioè incarnarsi concretamente nel nostro modo di vivere e agire, pensare e volere, compiere il nostro dovere e fare gesti d’amore e di servizio. Coinvolge la nostra persona, colta nei suoi molteplici elementi, da mattino a sera e dalla sera al mattino. Nessun momento e nessuna azione possono essere vissuti senza la preghiera.
Ma com’è possibile attuare una simile congiunzione e assimilazione tra la preghiera e tutte le componenti dell’umana esistenza? Non siamo monaci dedicati totalmente per vocazione e libera scelta a scandire ogni momento della giornata con la preghiera che intesse il loro modo di essere e di agire come una meravigliosa tela orante. Purtroppo dobbiamo svolgere i nostri doveri professionali e sociali e familiari, in cui non è possibile fare alcun gesto o forma di preghiera. Ciò è vero. Ma quello che intende dire la Madonna è che, pur lavorando e svolgendo i nostri doveri quotidiani, questi debbono essere attuati con il sostegno di Dio e del suo amore che portiamo in noi e che si ravviva continuamente con la nostra unione interiore con Lui, con piccole invocazioni silenziose dentro il nostro cuore e il contatto con la sua grazia, come se fossimo trascinati e sorretti dalle sue braccia. Si tratta dunque non di alcuni momenti ma di uno stato di intima comunione con Gesù e il Padre celeste nella potenza del loro Spirito Santo insieme alla presenza materna di Maria che vigila su di noi. In tal modo la vita diventa una preghiera e la preghiera si fa nostra vita serenamente e spontaneamente come il respiro dell’anima, quasi senza accorgercene ma realmente si attua la simbiosi meravigliosa tra la preghiera e la vita per essere ognuno di noi un unico soggetto vivente e orante in perfetta sintonia.
2. Il rilesso dell’amore di Dio. Il Santo Curato d’Ars dice: la preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui. Ne segue che se viviamo in questo stato intimo di amicizia con Dio tutto ciò che facciamo è intriso di preghiera e della grazia divina e in questo senso diventiamo “il riflesso dell’amore di Dio”. L’anima umana è così vicina a Dio come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno e niente può separare. Ogni azione, ogni gesto, ogni pensiero viene fatto sempre insieme tra il soggetto umano e Dio, in modo che, pur essendo due persone distinte, formano un unico spirito che si muove e vive in stretta cooperazione. Quale meraviglia diventa la vita di ciascuno di noi!
Ciò comporta che, attraverso la preghiera così intesa, noi veniamo trasformati e vivificati quali veri strumenti della grazia divina e per questo ci viene detto da Maria: “figlioli, siate fedeli e decisi nella conversione e lavorate su voi stessi”. Si tratta dunque di configurarci sempre più fortemente in persone purificate, plasmate e irrorate dall’amore di Dio, senza separarci mai dalla comunione con Gesù. In tal modo procediamo speditamente in un cammino di vera santificazione: “affinché la santità della vita sia per voi veritiera”. Per ottenere questo è necessario un lavoro di cesello sulla nostra anima per tagliare ogni legaccio che ci attanaglia alla terra e al nostro egoismo e orgoglio ; sradicare quelle radici malsane che condizionano malamente i nostri sentimenti e passioni; contemporaneamente occorre riempirci della grazia divina con la partecipazione ai sacramenti e con il nutrimento del cibo di santità che è la santa eucarestia; renderci generosi nella carità verso i fratelli più bisognosi e saper accettare e sopportare le prove della vita con l’offerta di amore a Cristo il Crocifisso per essere assimilati a Lui e con lui trasfigurati nella sua gloria.
3. La vita diventa più piacevole. Mirabile coinvolgimento di tutto il nostro essere per una esistenza felice e serena: “esortatevi al bene attraverso la preghiera affinché la vostra vita sulla terra sia più piacevole”. Quante volte siamo sopraffatti dagli affanni e dalle preoccupazioni così che perdiamo la pace del cuore e cadiamo in forte ansietà o in fatali depressioni. Di fronte a queste situazioni disastrose come possiamo risolverle e trovare un sano orientamento per evitare di essere costantemente e irrimediabilmente scontenti e inquieti? Ricorrere allo psicologo sembra la strada più facile ma di fatto spesso è irrisolvibile. Dobbiamo abituarci a vedere le cose e gli eventi non solo a livello umano ma nella luce divina attraverso la preghiera, con cui restiamo avvinti a Cristo e alla sua infinita sapienza e potenza. Il Signore ha uno sguardo molto più ampio e saggio rispetto al nostro molto limitato e meschino. Chi vive nella preghiera di fatto si apre verso l’orizzonte celeste di considerare gli avvenimenti e non si lascia rattristare dalla pesantezza e oscurità della terra. La vita certamente ne guadagna quanto a forza operativa e a maturazione interiore. Niente più scalfisce la quiete del cuore che riposa in Dio, come bimbo svezzato si lascia sorreggere e sostenere dalle sue braccia (cf. Salmo 30).
“Cari figli, per volontà del Padre Celeste, come Madre di Colui che vi ama, sono qui con voi per aiutarvi a conoscerlo, a seguirlo. Mio Figlio vi ha lasciato le impronte dei suoi passi, perché vi fosse più facile seguirlo. Non temete, non siate insicuri. Io sono con voi! Non fatevi scoraggiare, perché sono necessari molta preghiera e sacrificio per quelli che non pregano, non amano e non conoscono mio Figlio. Aiutateli vedendo in loro dei vostri fratelli. Apostoli del mio amore, prestate ascolto alla mia voce in voi, sentite il mio materno amore. Perciò pregate: pregate operando, pregate donando. Pregate con amore, pregate con le opere e con i pensieri, nel nome di mio Figlio. Quanto più amore darete, tanto più ne riceverete. L’amore scaturito dall’Amore illumina il mondo. La redenzione è amore, e l’amore non ha fine. Quando mio Figlio verrà di nuovo sulla terra, cercherà l’amore nei vostri cuori. Figli miei, lui ha fatto per voi molte opere d’amore. Io vi insegno a vederle, a comprenderle e a rendergli grazie amandolo e perdonando sempre di nuovo il prossimo. Perché amare mio Figlio vuol dire perdonare. Non si ama mio Figlio, se non si riesce a perdonare il prossimo, se non si riesce a cercare di capire il prossimo, se lo si giudica. Figli miei, a cosa vi serve la preghiera, se non amate e non perdonate? Vi ringrazio!”
Commento teologico
Si può vedere come il messaggio ruoti attorno a due concetti fondamentali: l’uno si concentra su Gesù affinché sia conosciuto, seguito e testimoniato; l’altro abbraccia due elementi che si attraggono e si completano tra loro, in modo piuttosto impegnativo ma meraviglioso: amare e perdonare in Cristo.
1. Conoscere – seguire - testimoniare Cristo. La Vergine inizia sottolineando ancora una volta che la sua missione materna di venire in mezzo a noi, deriva dalla volontà suprema del Padre. Non si tratta dunque di una sua iniziativa personale, ma di una docilità e obbedienza al Padre celeste. Ciò dona alla sua cura materna un’autorevolezza divina che corrisponde al piano salvifico. Come all’annunciazione dell’angelo ha detto il suo sì alle parole angeliche, così ora ripete la sua disponibilità al volere divino. Inoltre il suo compito corrisponde alla maternità che la lega al Figlio suo, al Verbo incarnato. Da una parte, quale figlia docile si dona generosamente in conformità al comando del Padre che ordina; dall’altra è mossa dalla comunione che la unisce al Figlio, essendo la sua generatrice. Ella dunque agisce tra queste due determinazioni divine, il Padre e il Figlio: “per volontà del Padre celeste, come madre di Colui che vi ama”.
Per questa ragione lo scopo della sua missione è mettere al centro la figura e l’opera del Figlio Gesù, affinché noi lo conosciamo in profondità per seguire i suoi voleri, le sue direttive, la sua santa Parola. Egli ci ha lasciato delle orme sulle quali dobbiamo camminare senza smarrirci o andare dietro ad altre orme che non portano alla vita e alla salvezza: “sono qui con voi per aiutarvi a conoscerlo, a seguirlo. Mio Figlio vi ha lasciato le impronte dei suoi passi, perché vi fosse più facile seguirlo”. Per noi, suoi figli, il cammino cristiano risulta più facile sia perché abbiamo in Cristo il modello e l’aiuto per andare dietro a Lui, sia perché Ella sta con noi precisamente per incoraggiarci e spronarci alla sequela di suo Figlio e così raggiungere la pienezza della gloria eterna e della felicità eterna: “non temete. Non siate insicuri. Io sono con voi! Non fatevi scoraggiare, perché sono necessari molta preghiera e sacrificio per quelli che non pregano, non amano e non conoscono mio Figlio. Aiutateli vedendo in loro dei vostri fratelli”. In particolare dice di non dimenticare coloro che non conoscono e non amano ancora suo Figlio. Ciò richiede preghiera e sacrificio soprattutto un grande amore che sa vedere in essi i nostri fratelli in quanto sono destinati a diventare figli suoi come noi. Questo costituisce lo zelo apostolico che dovrebbe albergare nel nostro cuore, l’ansia di vedere tutte le creature umane nella grazia redentrice di Gesù e inserirle nella salvezza integrale su questa terra e nell’altra vita. Nessuno dei suoi figli deve perdersi. Quale nobile e impegnativo compito per noi, che chiama suoi testimoni: “apostoli del mio amore, prestate ascolto alla mia voce in voi, sentite il mio materno amore”. Come possiamo restare indifferenti e non essere avvolti e coinvolti nel suo tenerissimo amore materno che ci sprona a diffonderlo sulla faccia della terra?
2. Amare e perdonare in Cristo. In questa seconda parte si analizza con profondità il rapporto che sussiste tra la preghiera, l’amore e il perdono. Sono tre elementi di vitale importanza per la vita cristiana e che pertanto vanno ben considerati. Anzitutto la Vergine punta l’attenzione nuovamente sulla preghiera, da cui scaturisce l’amore e l’amore conduce al perdono. Si tratta di un legame decrescente: al primo posto sta la preghiera, la quale abbraccia tutta l’esistenza cristiana e scandisce ogni suo modo di esprimersi e di agire del nostro vivere quotidiano, tanto che raggiunge e anima i molteplici momenti durante i quali svolgiamo il lavoro, le attività ricreative e caritative, il riposo e l’impegno di solidarietà verso il prossimo. Ciascun ambito della vita viene irrorato e trasfigurato dalla preghiera. Così intesa, essa diventa l’anima della nostra anima, l’atmosfera dentro cui respiriamo e produciamo. Siccome si snoda lungo il percorso storico di ogni giorno, nulla sfugge o si sottrae al suo benefico influsso. Sappiamo che la preghiera attua costantemente l’unione di amore tra noi e il Signore, essa diventa così la sorgente che scioglie il nostro cuore lo colma di benevolenza e generosità. Dalla preghiera perciò scaturisce un flusso inesauribile di amore che dalla sorgente originaria in Dio si diffonde in noi e da noi si dilata sugli altri e sull’umanità. La preghiera porta e conduce all’amore.
Si stabilisce uno scambio di amore nel senso che più amore doniamo e più ne riceviamo: “quanto più amore darete, tanto più ne riceverete”. Mirabile efficacia dell’amore! Nel donare agli altri di fatto io stesso mi ricarico di gioia e mi sento spinto ad amare sempre più. Per questa ragione l’amore fa nascere e crescere l’amore per portare ad ogni essere umano il flusso vitale e guaritore. Il massimo atto di amore è stato compiuto da Gesù sulla croce, quando ha donato sé stesso per la nostra redenzione, in modo che quell’amore di liberazione e guarigione giungesse a noi, rendendoci creature salvate, rinnovate e pronte a donare quello stesso amore ad ogni nostro fratello e sorella che ne sono bisognosi: “l’amore scaturito dall’Amore illumina il mondo. La redenzione è amore, e l’amore non ha fine”. Quale infinito amore ci ha donato Gesù! Occorre accoglierlo, farlo scendere dentro di noi affinché guarisca ogni ferita del cuore di chi non si sente amato e soffre della carenza d’amore. Per questo la Vergine ci esorta a conoscere e apprezzare l’opera amorevole di Cristo. Proprio Lei ci aiuta a capirlo e ce lo insegna con i suoi continui richiami alla redenzione compiuta da suo Figlio e a tutti i gesti di benevolenza che egli ha fatto nei nostri confronti: “quando mio Figlio verrà di nuovo sulla terra, cercherà l’amore nei vostri cuori. Figli miei, Lui ha fatto per noi molte opere d’amore. Io vi insegno a vederle, a comprenderle e a rendergli grazie amandolo”.
Dopo aver capito, accolto e vissuto l’amore, sorge il perdono. Infatti Cristo ha perdonato le creature umane, anche i suoi crocifissori, in conseguenza della sua morte in croce. Se noi siamo stati e continuiamo ad essere perdonati da Dio, come non sentiamo la spinta di perdonare a nostra volta coloro che non sanno amare e fanno solo soffrire? Maria lo afferma: “perdonate sempre di nuovo il prossimo, perché amare mio Figlio vuol dire perdonare. Non si ama mio Figlio, se non si riesce a perdonare il prossimo”. Con queste parole si mette in evidenza un aspetto essenziale: il rapporto tra il nostro amore verso Gesù e il nostro perdono verso i fratelli. Non si può pensare di amare il Cristo se non siamo capaci di usare misericordia verso chi offende. Se noi abbiamo capito di essere stati perdonati migliaia di volte dal Redentore, come non possiamo sentire uguale disponibilità verso gli altri? Anzi si potrebbe dire che chi vive dell’Amore si rende conto che il fratello malvagio agisce a causa della sua mancanza di amore nel cuore, in quanto è scontento, invidioso, oppressivo proprio in ragione dell’essere privo di tenerezza e bontà. Sapendo questo, consegue un sentimento di compassione e di misericordia piuttosto che di vendetta e di giudizio con condanna e inimicizia se non di odio: “Se non si riesce a cercare di capire il prossimo, se lo si giudica, figli miei, a cosa vi serve la preghiera, se non amate e non perdonate?”.
La conclusione è drammatica: non esiste una vera preghiera se è priva di amore e non vi è amore sincero se non si perdona. Preghiera-amore-perdono formano un trittico inscindibile, turgido di bene su questa terra e per l’eternità.
Grazie, o Vergine Madre, perché ci riporti con grande maestria ai valori fondamentali della vita cristiana. Certamente sono impegnativi e faticosi i tuoi consigli, ma sappiamo che Tu ci indichi la strada vera e giusta. Ti chiediamo, o tenera Madre, di donarci il tuo sostegno e la tua cura accompagnata dall’intercessione, affinché noi, deboli tuoi figli, possiamo corrispondere ai tuoi inviti e renderci partecipi della tua missione, di cui ci chiami apostoli. La tua missione è unica: conoscere e amare tuo Figlio per essere innamorati di Lui e diffondere tale amore ai numerosi fratelli che ne hanno bisogno e, sebbene inconsciamente, lo chiedono con profonda ansia interiore. È bello così essere ricolmati dell’Amore per renderci strumenti docili e idonei a diffonderlo attorno a noi per costruire un’umanità più sana e felice. Per questo ti ringraziamo di vero cuore e sappiamo che non ci lasci mai soli, o Vergine Madre!
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.
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