"Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito alla preghiera. Pregate e cercate la pace, figlioli. Lui che è venuto qui sulla terra per donarvi la Sua pace, senza far differenza di chi siete o che cosa siete - Lui, mio Figlio, vostro fratello - tramite me vi invita alla conversione, perché senza Dio non avete né futuro né vita eterna. Perciò credete, pregate e vivete nella grazia e nell'attesa del vostro incontro personale con Lui. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
Commento teologico
Il messaggio si inserisce concretamente nel tempo liturgico, appena iniziato e che stiamo vivendo: “Cari figli! In questo tempo di grazia”. È il tempo dell’Avvento, cioè dell’attesa della venuta di Gesù in mezzo a noi quale vero Figlio di Dio e vero Figlio di Maria. Con queste parole Ella ci vuol far capire quale grande festa sia il Natale, cioè la nascita umana di Cristo. Lei lo ha portato nel suo grembo verginale per nove mesi nella pienezza di gioia, di amore e fede. È la Madre che ci parla per invitarci a condividere con lei il tempo della gestazione di Gesù, della formazione in noi di suo Figlio, affinché anche noi, come Lei, lo attendiamo con intima gioia nella certezza che Lui è il nostro unico vero Salvatore ed è morto per liberarci dalla schiavitù del peccato, della morte e delle potenze maligne. Alla gioia aggiungiamo la fede, come Maria che ha creduto che quel Figlio è Dio, il suo Signore. Poi pensiamo all’amore con cui lo ha custodito nel suo grembo, nutrendolo, stringendolo a sé con la dolcezza e il trasporto di una madre santa come Lei. Anche noi dobbiamo attenderlo con quel medesimo amore per sentire verso quel divino Bambino tutto il nostro trasporto d’affetto e di tenerezza. Soprattutto lo stringiamo al nostro cuore per percepire i battiti del suo amore infinito ed essere infiammati da questo fuoco che deve ardere dentro di noi verso Gesù il Redentore.
La Vergine infatti ci parla di Lui con grande riverenza e rispetto: “Vi invito alla preghiera. Pregate e cercate la pace, figlioli. Lui che è venuto qui sulla terra per donarvi la pace, senza far differenza di chi siete e cosa siete”. La realtà più bella e utile è il dono della sua pace, che non è tanto la privazione di guerre, ma la serenità dell’animo, la quiete interiore, che costituisce il senso più vero e benefico del nostro vivere quotidiano. Oggi la società è travolta da mille faccende, in una corsa continua e stressante; non si trova un po’ di tempo per riposare e rilassarsi nella disponibilità ad ascoltare la Parola di Gesù, a percepire il suo amore, a lasciarci irrorare dal suo Santo Spirito. Il trambusto, esteriore e interiore, caratterizza le nostre giornate e trasmette tanto nervosismo, inquietudine, tensione, depressione, finché facciamo fatica ad essere sereni e fiduciosi. Siamo travolti, come foglie sbattute dal vento impetuoso e insistente. Solo Gesù ci offre il conforto, la fiducia, la luce, la distensione: venite a me voi tutti affaticati e io vi ristorerò. Questo amorevole invito noi non lo sentiamo né tanto meno la seguiamo. Restiamo muti e sordi, nella nostra solitudine e amarezza. Maria ci fa capire che il Natale di Gesù è un’occasione eccellente per riscoprire e rivivere la sua presenza in mezzo a noi, che ci ridona coraggio, forza e grazia. Il Natale in effetti porta questi frutti di pace e, se non li accogliamo, il Natale è come se non ci fosse e viene ridotto a una festa di chiasso e materialismo. La nostra anima perde l’occasione di salvezza che Gesù le porta. Viviamo un Natale autenticamente cristiano, come ci esorta nostra Madre santissima.
Con la pace Gesù porta con sé la spinta alla conversione: “Lui, mio Figlio, vostro fratello – tramite me – vi invita alla conversione perché senza Dio non avete né futuro né vita eterna”. Per mezzo propriamente di sua Madre, Egli ci invita a cambiare la nostra misera esistenza rivolgendo gli occhi, la mente e il cuore a Lui, il Figlio di Dio e di Maria, nostro fratello, affinché ci distacchiamo dall’assillo verso le cose terrene, per saper guardare, al di sopra di quelle, la luce, il calore, la bontà che viene dal cielo. Il Natale costituisce dunque una circostanza di grande valore spirituale, per ricuperare quello slancio interiore che ci conduce al bene, all’amore, alla verità e ci rende strumenti di pace nel mondo.
Si tratta di valori connessi all’unico valore che conta: tendere a Dio, lasciarsi abbracciare da Lui nostro Padre misericordioso, a metterlo al primo posto come gli compete, affinché con la sua onnipotenza e bontà infinita ci preservi da ogni male e ci renda suoi figli amati, perdonati, rigenerati. Senza Dio la vita già su questa terra si fa un inferno di dolore e di disperazione, con la duplice nefasta conseguenza: non vi è futuro su questa terra e poi perderemo la vita eterna. Saremmo i più disgraziati fra gli uomini. Accogliamo dunque e viviamo le parole della Madre celeste e impegniamoci a fare un Natale pienamente inserito nella storia della salvezza, avvolto di fede, amore e pace. Ella lo dice: “Perciò credete, pregate e vivete nella grazia e nell’attesa del vostro personale incontro con Lui”. Meravigliosa conclusione per prepararci al Natale. Credere che Gesù è il vero nostro Salvatore, lodarlo, ringraziarlo, invocarlo quale Figlio di Dio, insieme nostro fratello, quale Figlio di Maria, sentire la gioia della sua venuta per poterlo incontrare personalmente, stringendo quel Bambino e rimanere uniti a lui per sempre fino al paradiso.
“Cari figli, mi rivolgo a voi come vostra Madre, la Madre dei giusti, la Madre di coloro che amano e soffrono, la Madre dei santi. Figli miei, anche voi potete essere santi: dipende da voi. Santi sono coloro che amano immensamente il Padre Celeste, coloro che lo amano al di sopra di tutto. Perciò, figli miei, cercate di essere sempre migliori. Se cercate di essere buoni, potete essere santi, anche se non pensate questo di voi. Se pensate di essere buoni, non siete umili e la superbia vi allontana dalla santità. In questo mondo inquieto, colmo di minacce, le vostre mani, apostoli del mio amore, dovrebbero essere tese in preghiera e misericordia. A me, figli miei, regalate il Rosario, le rose che tanto amo! Le mie rose sono le vostre preghiere dette col cuore, e non soltanto recitate con le labbra. Le mie rose sono le vostre opere di preghiera, di fede e di amore. Quando era piccolo, mio Figlio mi diceva che i miei figli sarebbero stati numerosi e che mi avrebbero portato molte rose. Io non capivo, ora so che siete voi quei figli, che mi portate rose quando amate mio Figlio al di sopra di tutto, quando pregate col cuore, quando aiutate i più poveri. Queste sono le mie rose! Questa è la fede, che fa sì che tutto nella vita si faccia per amore; che non si conosca la superbia; che si perdoni sempre con prontezza, senza mai giudicare e cercando sempre di comprendere il proprio fratello. Perciò, apostoli del mio amore, pregate per coloro che non sanno amare, per coloro che non vi amano, per coloro che vi hanno fatto del male, per coloro che non hanno conosciuto l’amore di mio Figlio. Figli miei, vi chiedo questo, perché ricordate: pregare significa amare e perdonare. Vi ringrazio!”
Commento teologico
Con una breve ma significativa introduzione la Vergine si presenta nuovamente come Madre dei credenti, aggiungendo alcuni titoli gratificanti per i suoi devoti: “Cari figli, mi rivolgo a voi come vostra Madre, la Madre dei giusti, la Madre di coloro che amano e soffrono, la Madre dei santi”. Quello che viene maggiormente sottolineato è il titolo di santi dato ai suoi figli. Da qui segue il primo aspetto: cosa significa essere o divenire santi; sussegue poi il secondo punto, in cui si illustra il senso delle rose da offrire a Maria; il terzo punto infine si sofferma sul valore di vivere ogni momento, lieto o triste, per amore di Gesù e la salvezza del mondo.
1. I santi sono i suoi figli, apostoli di Maria. Tutti possiamo vivere da santi, nel senso che i santi non sono soltanto coloro che possiedono carismi speciali e fanno cose straordinarie, ma semplicemente i santi sono: “Figli miei, anche voi potete essere santi: dipende da voi. Santi sono coloro che amano immensamente il Padre celeste, coloro che lo amano al di sopra di tutto”. Occorre mettere Dio al primo posto in tutti i momenti della nostra esistenza, come ci ripete la Vergine. Questo è il segreto per ottenere la pace e la gioia del cuore, sentirci perdonati e rigenerati dal Padre e rivolgere a Lui tutta la nostra dedizione filiale. Tuttavia dobbiamo rimanere umili e semplici di cuore, allontanando ogni pensiero di orgoglio che si possa insinuare. Per questo la Vergine ci esorta: “Se cercate di essere buoni, potete essere santi, anche se non pensate questo di voi. Se pensate di essere buoni, non siete umili e la superbia vi allontana dalla santità”.
Da una parte siamo chiamati a raggiungere la vetta della santità, dall’altra dobbiamo renderci conto di essere povere e misere creature. Se facciamo del bene e ci impegniamo, tutto viene sorretto, guidato e santificato dallo Spirito Santo e dalle mani materne di Maria. In tal modo siamo al sicuro e possiamo veramente essere santi nella semplicità del nostro vissuto quotidiano, immerso e vivificato dalla grazia divina.
2. Le rose di Maria. A questo punto il discorso mariano si fa totalmente personale e la Madre ci fa una richiesta legittima e profondamente toccante; ci chiede di donarle le rose che Ella ama tanto, raccolte nella corona appositamente chiamata rosario: “A me, figli miei, regalate il rosario, le rose che tanto amo!”. In una umanità disperata e ribelle, che rifiuta l’amore di Dio e della Vergine, i credenti sono gli apostoli del suo amore e manifestano, in mezzo a tanta malvagità, uno sprazzo di profumo soave balsamico, attraverso la preghiera sincera e le opere di misericordia: “In questo mondo inquieto, colmo di minacce, le vostre mani, apostoli del mio amore, dovrebbero essere tese in preghiera e misericordia”. Ella precisa come va fatta la preghiera, affinché non sia una ripetizione meccanica di parole, ma espressione piena e sincera del cuore devoto e fedele: “Le mie rose sono le vostre preghiere dette col cuore e non soltanto recitate con le labbra”. E conclude con una frase bellissima che ci tocca l’intimità e ci sprona a mettere in pratica quanto ella dice: “Le mie rose sono le vostre opere di preghiera, di fede e di amore”.
La Vergine poi fa una materna confidenza ai suoi figli, raccontando quello che Gesù le diceva profeticamente: “Quando era piccolo mio Figlio, mi diceva che i miei figli sarebbero stati numerosi e che mi avrebbero portato molte rose”. Ma la rosa più bella che possiamo donare alla Madre celeste è l’amore verso suo Figlio, a cui segue l’altra rosa gradita che è l’aiuto rivolto ai bisognosi: “Io non capivo, ora so che siete voi quei figli che mi portate rose quando amate mio Figlio al di sopra di tutto, quando pregate col cuore, quando aiutate i più poveri. Queste sono le mie rose”. Ella ci tiene a ripeterlo con fervore e compiacenza quali siano le rose a lei più gradite.
3. Tutto per amore nell’umiltà. Alla conclusione solenne e importantissima Ella indica la via regale del cristiano: fare tutto per amore verso Dio e verso i fratelli, sia nelle situazioni felici sia in quelle dolorose. Questa è la regola d’oro che dovremmo applicare ogni momento: “Questa è la fede che fa sì che tutto nella vita si faccia per amore, che non si conosca la superbia; che si perdoni sempre con prontezza, senza mai giudicare e cercando sempre di comprendere il proprio fratello”. Nella frase sono raccolte delle rose meravigliose: fare tutto per amore significa non cadere mai in atteggiamenti di superbia, in cui anziché l’amore mettiamo il nostro egoismo ed egocentrismo, in una sorta di autoreferenzialità assoluta, diventando capricciosi, altezzosi, dispotici, prepotenti. L’amore vero è intessuto di umiltà e semplicità di cuore, di generosità e altruismo, fino a dimenticare noi stessi e ogni nostro personale interesse o vantaggio. Ne segue la disponibilità a perdonare senza indugio e tutte le volte che è necessario. Non è posto alcun limite al perdono verso i fratelli che hanno offeso il fratello. Il giudizio va bandito dalla nostra mente, quando invece siamo subito disposti a guardare il prossimo per fare emergere i suoi difetti ed emarginarlo senza pietà, mentre la cosa principale è comprendere, per vedere in lui non solo i limiti ma anche i pregi. Ogni persona umana, anche il più depravato, porta con sé l’immagine di Dio con cui è stato creato. Dunque possiede qualcosa di bello e buono che va scoperto, evidenziato e sostenuto. Ci può essere il caso che una persona sia totalmente invasa di cattiveria, perché si è lasciata dominare dal male; allora occorre usare la giusta misura in modo da non lasciarsi influenzare dalla malvagità e perciò va fuggita e allontanata, affidandola tuttavia alla divina misericordia senza portare odio o ostilità deplorevole. L’amore vince sempre e va sempre seguito, ma secondo la visuale del bene e non mai del male.
A questo punto la Vergine chiude il suo messaggio con alcune esortazioni di grande valore spirituale: anzitutto la preghiera per coloro che covano rancori e cattiverie, coloro che sono chiusi in sé stessi e non si aprono all’amore di Gesù: “Perciò, apostoli del mio amore, pregate per coloro che non sanno amare, per coloro che non vi amano, per coloro che vi hanno fatto del male, per coloro che non hanno conosciuto l’amore di mio Figlio. Figli miei, vi chiedo questo, perché ricordiate: pregare significa amare e perdonare”.
O Vergine Maria, come sono belle e impegnative le tue materne raccomandazioni! Te ne siamo grati. Insieme sappiamo che noi siamo miseri e deboli, facilmente preda della rabbia e della sete di vendetta anziché di perdono. Donaci il tuo aiuto, o Madre cara, non ti stancare di noi, che siamo così fragili da cadere sugli stessi errori. Allunga la tua mano verso ciascuno di noi, quando siamo caduti a terra e non riusciamo ad alzarci. L’unica cosa che non dobbiamo mai tralasciare è quella di pregarti, di offrirti la rosa dell’Ave-Maria! Anche solo un Ave-Maria ci risparmia tanti dolori e ci dona la pace del cuore. Grazie, dolcissima e amabilissima nostra Madre e Signora.
Don Renzo Lavatori
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.
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