Questa catechesi si è tenuta il 1° giugno 2017 nel pellegrinaggio da Bologna a Medjugorje del Gruppo di Preghiera “Regina della Pace”.
Essa è servita ad inquadrare e a delineare le motivazioni e gli obiettivi del pellegrinaggio, sopratutto il giusto modo per viverlo ed affrontarlo.
Vogliamo all’inizio di questo pellegrinaggio capire le motivazioni che ci hanno portato a farlo, come dobbiamo affrontarlo, ….come la Madonna ci chiama ad essere, altrimenti non è giusto che siate venuti, non serve a niente, anzi diventa motivo si angoscia e di tristezza, soprattutto nel cuore, che si rasserena e guarisce solo se conosce l’amore materno di Maria: vi voglio bene, voglio il vostro bene, che è quello vero, quello di amare Gesù sopra ogni cosa, di amare sua Madre, che Lui ci ha consegnato proprio pochi minuti prima di morire: ”ecco tua Madre”. Sono cose queste talmente profonde, talmente belle e coinvolgenti, che non possiamo viverle con superficialità.
Su questa aspetto dobbiamo impegnarci, aiutarci anche reciprocamente, perché è facile che l’umanità, la terrenità, prevalga sulla spiritualità, sui valori profondi e autentici, e questo è un grave errore perché perdiamo l’occasione propizia che il Signore ci offre, di questo pellegrinaggio a Medjugorje, senza alcun buon risultato, per poi vivere come al solito e tornare a casa come siamo partiti. Invece dobbiamo tornare diversi con un cuore nuovo e sereno, tutti nessuno escluso. Quindi adesso mettiamoci nel giusto atteggiamento e iniziamo proprio con un Segno della Croce, perché nel nome della SS Trinità noi camminiamo: “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Amen.
Noi siamo in pellegrinaggio, non in un viaggio turistico o di altro genere. Che significa pellegrinaggio? Significa il cammino verso una realtà che è divina, questo è il pellegrinaggio.
Noi siamo creature umane, molto deboli, fragili, scontenti; partiamo con un bagaglio carico di tanti problemi e di tante situazioni difficili, ma lo portiamo con noi e andiamo verso la fonte che ci darà ristoro, che ci darà guarigione, pace, luce, gioia, forza. Questo è il pellegrinaggio.
Allora, affinché questo cammino spirituale riesca bene, carissimi cristiani, occorre che noi capiamo quali sono le regole per un sano comportamento, in modo che il pellegrinaggio sia ben vissuto e porti frutti meravigliosi.
Ci sono 3 condizioni fondamentali:
1a Condizione: svuotarci di ogni preoccupazione
Noi siamo entrati in pullman questa mattina con tutte le nostre problematiche, e ne abbiamo tutti, chi in un modo chi nell’altro, tutti siamo carichi di situazioni complesse, di problemi difficoltosi, di malanni fisici, di situazioni familiari alle volte disagiate, di mancanza di lavoro, questioni economiche. Tante realtà: sociali, personali, familiari, che ci pesano, che ci opprimono, che ci angosciano.
Dobbiamo fare qui un atto molto preciso, cioè tutto questo bagaglio che portiamo con noi, perché è la nostra vita, la nostra esistenza, dobbiamo buttarlo via, svuotarci. Perché, se questo bagaglio resta in noi, noi siamo già gonfi di tante preoccupazioni e ansie, che il Signore non ha più posto per darci qualcosa di suo: di confortevole, di salutare in tutti i sensi anche in senso fisico, psichico, spirituale, familiare, sociale. Gesù agisce in ogni direzione secondo la sua infinita potenza
Quindi: Svuotarci. È questa la 1a condizione perché il Pellegrinaggio riesca bene.
Svuotarci. Qualcuno dirà:” Come faccio? Sono problemi che trovo a casa e che non posso dimenticare.”
Questa non è una giusta difficoltà ma una tentazione; infatti noi, non è che li buttiamo via, ma li affidiamo a Colui che può risolvere ogni cosa, a Cristo, al Cuore Sacratissimo di Cristo e al Cuore Immacolato di Maria.
Questo atto di affidamento della nostra zavorra, dobbiamo farlo, altrimenti restiamo imprigionati, incapsulati, oppressi da queste situazioni che non devono opprimerci. Dobbiamo fare questo atto assoluto di svuotamento verso Colui e Colei che possono veramente prendere sopra di sé i nostri affanni, le nostre preoccupazioni, le persone care, tutto ciò che noi portiamo dentro di noi e che ci appesantisce tremendamente il cuore già debole e affannato.
Quindi dobbiamo alleggerirci, per questo adesso facciamo un atto di affidamento, in modo che questa realtà pesante che adesso sta con noi, sia data a Coloro che la possono veramente trasformare in grazia, niente è impossibile alla Divina Potenza.
2a Condizione: affidarci totalmente a Cristo e a Maria
Una volta che abbiamo fatto questo affidamento, non dobbiamo essere risucchiati e schiacciati dai nostri pesi. Pertanto quando stiamo là, in queste giornate, come adesso in pullman, quando ad esempio parliamo, non ritorniamo in queste chiacchiere che ci opprimono, nelle lamentele, altrimenti succede che – e io lo vedo tante volte in persone che vanno davanti al Signore e pregano, però pregano ripiegati continuamente su sé stessi: “io ho questo malanno, ho questa preoccupazione come faccio adesso, mi scade quella tassa, ho da pagare quella cosa, ho il problema di un figlio che non sta bene, che non trova lavoro, che deve finire l’università o gli studi”; oppure altri problemi: la solitudine, la carenza affettiva, tante realtà personali o sociali o professionali o economiche, come abbiamo tutti – allora andiamo davanti a Gesù ma restiamo piegati su noi stessi.
E lo vedo anche che quando facciamo l’Adorazione Eucaristica, se ci andiamo qualche volta, vedo le persone, le quali, anziché guardare l’Ostia, piegano il capo su sé stessi, stanno proprio ricurvati su sé stessi, e non escono fuori per andare da Gesù, la fonte di ogni bene, il nostro vero Salvatore. Ne risulta che l’Adorazione non serve a niente e noi veniamo via senza essere stati alleggeriti o guariti, ma carichi del nostro angosciante fardello.
Si rimane chiusi nel proprio mondo, piccolo ma anche pesante, si rimane prigionieri e quindi si esce di Chiesa ancora appesantiti. E poi ci lamentiamo che il Signore non ci ascolta, che il Signore non ci libera, non ci guarisce. Ma certo! Pensiamo sempre a noi stessi, costruendo un circolo vizioso dentro cui siamo incatenati, fratelli miei cari.
A questo punto ecco l’importanza, che, una volta che abbiamo affidato queste nostre realtà penose a Gesù e a Maria, noi dobbiamo fissare lo sguardo su di Loro, non più su noi stessi né sulle nostre cose, sulle nostre vicende, né mie né dei fratelli e sorelle che mi stanno accanto.
I discorsi che facciamo in questi giorni devono avere questa caratteristica: o si parla di Dio o si parla con Dio. Tutte le altre parole – io ve lo chiedo - dovrebbero scomparire, perché ci avviliscono, ci appesantiscono, ci impediscono di essere trasfigurati e trasformati dalla grazia di Dio.
Quindi attenzione perché io vi seguo e vi richiamo, in quanto sento le chiacchiere sulle cose umane che fate in continuazione: basta! Qui siamo fuori, è un momento di Grazia, di respiro, di aria nuova, di aria pulita. Se stiamo anche qua a Medjugorje con quelle prospettive di là, del nostro mondo quotidiano, è come se non ci fossimo venuti qui, allora era meglio rimanere a casa, risparmiando anche i soldi, perché portiamo quel mondo fin qui. Qui è diverso, qui è un mondo nuovo in cui Dio ci può fare delle cose stupende attraverso l’intercessione di Maria, cose meravigliose.
Mi sembra importante in questi giorni l’atteggiamento di vedere le cose nella luce vera che è quella di Gesù e della sua Parola, della sua Presenza, della sua Santa Eucaristia e di Maria, del suo Cuore materno che batte di amore verso di noi, teneramente, generosamente; ma noi non lo sentiamo perché siamo presi dai nostri affanni e restiamo prigionieri di noi stessi. Sono pochi giorni, occorre fate questo bel sacrificio: affidarci totalmente nelle mani del Signore e nelle braccia Di Maria.
Che ne sappiamo di quello che Gesù vuole fare in noi, fratelli e sorelle carissimi, che ne sappiamo? Lo sapete che Maria Santissima ha delle sorprese stupende nei nostri confronti, meravigliose. Le scopriamo quando torniamo, le testimonianze ce lo dicono. E’ importante vivere queste giornate con l’atteggiamento di ”fissare lo sguardo”, non su noi stessi né sugli altri, ma su Gesù e su Maria.
Fissare lo sguardo. Quando faremo l’Adorazione Eucaristica, che è molto commovente, anche lì guardiamo Gesù, guardiamo Lui. È Lui che ce lo dice:” Guarda me figlia mia/figlio mio. Guarda me, pensa a me, ama me. Io poi ti darò tutto ciò che è per il tuo bene, tutto ti darò, perché sono l’Onnipotente. Posso trasformare il male in bene, il peccato in grazia, la morte in vita. Sono Io il farmaco della vera vita, della guarigione fisica, psichica e spirituale.
Se noi abbiamo questa apertura interiore di guardare Lui e con Lui anche sua Madre, che è presente in questo luogo in modo particolare, che ci parla attraverso i suoi messaggi, a questo punto voi capite bene che la nostra mente, il nostro cuore, si aprono, si amplificano, respirano un’aria salubre, salubre per il fisico e salubre per lo spirito. E ci accorgeremo che avremo dei risultati benefici meravigliosi.
Miracoli anche, perché può succedere tutto se noi viviamo in questo clima di orientamento verso di Lui.
3a Condizione: pregare intensamente
Il terzo aspetto che ritengo importante perché il Pellegrinaggio sia fruttuoso, è che dobbiamo pregare intensamente.
Sapete che la preghiera è il respiro dell’anima. Se non respiriamo nel corpo, si muore, carissimi.
Se non c’è la preghiera del cuore, che nasce dal cuore (non soltanto la ripetizione meccanica di alcune formule pur belle), le preghiere non portano molto frutto. Queste giornate devono essere intessute di preghiera, perciò non lamentatevi se c’è troppa preghiera, non si esagera mai nel pregare.
Perché la preghiera è importante, carissimi cristiani?
Perché la preghiera è una porta che si apre dal nostro piccolo cuore verso l’infinita bontà dell’Onnipotenza Divina. Con la preghiera, aprendo questa porta del cuore, della mente, di noi stessi, consentiamo a Dio di effondere su di noi le sue grazie, i suoi gesti benevoli, il suo amore paterno, il perdono dei peccati, la guarigione del corpo, dei nostri malanni e tante altre cose. La preghiera è la dilatazione spirituale del nostro essere, perché noi siamo piccoli, siamo impotenti; che cosa possiamo fare di fronte a situazioni a volte tragiche della nostra vita e delle nostre famiglie? Solo smarrirci, solo angosciarci. Con la preghiera tu respiri serenità, apri la mente e il cuore verso l’infinito orizzonte divino, l’oceano del suo amore, della sua verità, della sua infinita sapienza, bontà e giustizia.
In questo senso la preghiera è uno strumento meraviglioso che Dio ci ha concesso. È una chiave attraverso la quale il nostro piccolo cuore può respirare quell’infinita potenza di Dio. E Dio allora può darci tutto ciò che Lui può fare, Lui può fare tutto. “Niente è impossibile a Dio” dice l’Angelo a Maria. Niente è impossibile, e con la preghiera questa realtà della Divina Onnipotenza, la facciamo calare sulla terra.
La preghiera quindi deve scandire le nostre giornate, carissimi: preghiera vocale, preghiera comunitaria, preghiera personale, preghiera interiore, preghiera di ascolto, preghiera di intercessione, preghiera di adorazione, di lode, di ringraziamento. La preghiera ha mille sfaccettature immense.
In questi giorni santi è questo il clima che dobbiamo respirare. Allora se noi vivremo in queste 3 dimensioni, credo che queste giornate saranno fruttuose e torneremo a casa cambiati, avendo ritrovato il senso giusto del nostro vivere da Cristiani.
Qual è il senso giusto di vivere da cristiani? Il cristiano, come dicono i Padri della Chiesa, vive come tutti gli altri uomini, ma con uno spirito diverso, è lì il punto. Non più lo spirito del mondo ma lo spirito di Cristo, come è avvenuto e avviene domenica prossima della Pentecoste. Per questa ragione il cristiano, pur vivendo nel mondo, non appartiene al mondo e on segue la mentalità mondana.
Noi purtroppo, anche senza volerlo e senza accorgerci per la nostra superficialità, pensiamo come il mondo, diventiamo materialisti, nevrotici, agitati, avidi dei beni terreni, sconvolti, come tutti, ansiosi, correndo di qua e di là e alla fine non si sa il perché. Allora, dicevo, ecco l’orientamento che deve guidare la nostra vita quando torneremo a casa: mettere al primo posto Gesù. Il nostro cuore, qualsiasi cosa facciamo su questa terra, deve innamorarsi di Gesù. Lui è l’amore pieno, Lui ci consola, ci abbraccia, ci perdona, ci conforta, ci guarisce, Lui. Lui. Lui, Lui solo.
Vi faccio un esempio, che mi sembra molto significativo. Noi abbiamo una grande (dovremmo averla grande) fede in Cristo. Lui è il tesoro, la perla preziosa che abbiamo scoperto; il resto c’è ma è secondario.
Tutto, anche l’amore tra i coniugi (che è un amore fortissimo), l’amore tra padre e figli, l’amore nell’amicizia, è bello se è intessuto di Cristo, se è Cristo che lo sostiene, che lo riempie, che lo fa vivere, allora l’amore è immenso, stupendo, meraviglioso. Se non c’è Cristo anche l’amore umano crolla, si disintegra, si disperde, perché il nostro egoismo è più forte dell’amore, mentre in Cristo l’amore è più forte dell’egoismo.
È Lui che ci dà un cuore nuovo, uno spirito nuovo per poter vivere l’amore come Lui lo ha vissuto, sulla Croce. Questa centralità di Gesù dobbiamo riscoprirla dai messaggi che la Madonna ci rivolge, che sono pieni di questo “Cristocentrismo”, e Lei ci porta a Cristo, esortandoci: ascoltate la sua parola, credete in Lui, fidatevi di Lui, innamoratevi di Lui.
In questo senso potrete vivere serenamente, gioiosamente, anche con grandi frutti la vostra esistenza quotidiana. Allora niente del quotidiano, neanche la piccola gioia o la piccola sofferenza che viviamo tutti, è priva di significato, niente, perché tutto viene irrorato, vivificato, santificato dall’amore di Gesù che portiamo nel nostro cuore. E questo ve lo auguro e ce lo auguriamo, che tornando a casa da questo pellegrinaggio a Medjugorje, possiamo dire come Paolo:” Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”. Per cui divento come Gesù, perché gli ho dato spazio, gli ho aperto la porta, perché gli ho dato il primo posto nella mia mente, nel mio essere, in tutte le mie azioni, in tutte le mie scelte.
Poi cosa succede? Succede che Lui veramente dirige il nostro modo di pensare, di agire e ci fa fare cose stupende. Quando siamo soli con le nostre piccole forze, facciamo solo piccoli passi oppure anche solo capitomboli o scarabocchi. Con Lui, che vive in noi, tutto viene ricolmato della sua grazia, della sua potenza, del suo amore, sia nelle cose che facciamo per noi stessi sia per gli altri.
Vi porto un altro esempio. Oggi noi pensiamo molto agli emarginati, alle persone delle cosiddette periferie esistenziali, che hanno tanto bisogno di assistenza; ci preoccupiamo dei poveri, e quindi abbiamo dato molto spazio alla Caritas: dare da mangiare, assistere i malati, far volontariato. Cose belle, però spesso manca l’animo, l’amore, lo spirito con cui le facciamo e quello lo prendiamo solo da Gesù. Se andiamo a trovare un malato, per esempio un malato terminale, gravissimo. Appena siamo accanto a lui. gli diciamo: forza, coraggio, avanti non perdere la fiducia. Gli portiamo magari la caramella, gli diamo da bere un po’ d’acqua perché ristori la sua bocca, lo aiutiamo a mangiare. Facciamo dei gesti buoni, però non gli offriamo il “farmaco” che lo potrebbe guarire, il farmaco dell’immortalità che è Cristo. Non glielo diamo noi cristiani ma neanche noi Pastori. E questo è gravissimo. Occorre portare ovunque l’amore di Gesù, perché Gesù vive in me, è Lui che mi spinge ad andare verso il povero, non è una mia semplice iniziativa di buona volontà. Io vado sotto la spinta interiore della sua grazia e generosità.
Le azioni esteriori le possono fare tutti, anche chi non crede, ma facendole nel nome di Cristo, nell’amore di Gesù, diventano opere di salvezza.
Poi i benefici si vedono subito, perché allora anche chi sta male, chi è povero, comincia a sorridere, comincia a capire che oltre alla realtà umana c’è un’altra realtà che non è contraria all’umana ma che la porta al suo compimento ultimo, alla vita beata in Cristo, e non dobbiamo aver paura.
Però per fare questo, portare Gesù anche nelle azioni materiali che facciamo, occorre che noi siamo pieni di Cristo. Nessuno dà ciò che non ha, se non hai Cristo dentro di te non glielo puoi dare. Quindi potrai fare dei gesti caritatevoli ma insignificanti, secondari, che non toccano il suo cuore, che non ravvivano la sua anima. Allora a che serve? Oggi la nostra carità cristiana è impostata in questo senso, molto pragmatico, molto terreno, a bassa quota.
A Milano c’era Fra’ Cecilio, in odore di Santità e servo di Dio. Questo Cappuccino piccolino, molto fragile a livello fisico, ma di una bontà, di una trasparenza che era come se fosse Gesù, veramente.
Ha creato una mensa per i poveri durante la 2a guerra mondiale, ce n’era bisogno perché mancava il cibo. Con le offerte, con il contributo dei benefattori, con la carità di tutti, arrivava a sfamare migliaia di persone ogni giorno. Ma questo fraticello seguiva le persone bisognose e le accoglieva nel salone; non solo dava loro da mangiare ma le accostava uno ad uno, chiedeva, si informava, le abbracciava, le incoraggiava, trasmetteva l’amore di Gesù. Alla fine le portava in Chiesa davanti al Tabernacolo.
Questo è l’Apostolo che sa trasmettere l’amore di Gesù e il povero, oltre al cibo materiale che veniva offerto con grande generosità, riceveva il nutrimento interiore dell’amore.
Ecco com’è importante che in queste giornate, ce lo auguriamo e per questo adesso preghiamo, che il Signore, attraverso l’intercessione materna e dolcissima di Maria, ci doni la stupenda esperienza che io chiamo mistica, e non esagero dicendo mistica. Cioè l’esperienza di una realtà che va al di sopra della terrenità, ma non per estraniarci dal mondo, ma perché possiamo tornare a casa e inserirci nella vita quotidiana con uno spirito diverso, con un’anima diversa, con un cuore diverso, che porta la gioia, la pace, l’amore vero negli altri cuori, non parole, non gesti soltanto esteriori. Allora si costruisce il regno di Dio, altrimenti costruiamo, scusate l’espressione, il regno di Satana, il principe di questo mondo.
Adesso facciamo il rosario in modo che iniziamo il pellegrinaggio con questa preghiera mariana. Sapete che il rosario è una preghiera potente. Vi suggerisco una medicina molto buona ed efficace. Voi sapete che nel proverbio popolare si dice: “una mela al giorno toglie il medico di torno”, ma aggiungo una medicina spirituale: “un rosario al giorno toglie il diavolo di torno”, perché il rosario ci dona la serenità, la pace e ci toglie tante ansie. Il rosario si può dire per la strada, in macchina, in pullman, dappertutto. Oppure si può recitare una decina in un momento, un’altra decina in un altro momento, è una preghiera preziosissima e che costa poco, allora via, dobbiamo dirlo.
SUPPLEMENTO ALLA CATECHESI: IL ROSARIO PREGATO E MEDITATO
Misteri della Luce, sono stati inseriti da Giovanni Paolo II e sono molto belli perché trattano della vita pubblica di Gesù. Mentre gli altri 3 rosari sono: uno per l’infanzia di Gesù, uno per la passione e morte, uno per la risurrezione e la gloria di Gesù e di Maria.
1° Mistero della Luce: Gesù è battezzato al fiume Giordano.
Con il Battesimo Gesù inizia il periodo della sua vita pubblica, che è corto ma intensissimo rispetto ai circa 30 anni vissuti a Nazareth.
In questo evento del Battesimo al fiume Giordano fatto da Giovanni il Battista, succedono 3 fenomeni:
1- si aprono i cieli
2 -scende lo Spirito Santo in forma di colomba su di Gesù
3- e le parole del Padre del Cielo che dicono: questo è il Figlio mio diletto nel quale mi sono compiaciuto.
Si aprono i Cieli, i Cieli sono la sfera divina. Da quando erano chiusi i Cieli? Dal momento del peccato originale. Con Cristo si riaprono, si ritrova la comunione, l’alleanza tra la Divinità e l’Umanità. Tra Dio, offeso dal peccato e l’uomo che viene redento dal peccato. Si tratta della riconciliazione tra cielo e terra, con Cristo. E perché Cristo possa fare questo, viene ricolmato dello Spirito Santo, di modo che sia consacrato totalmente alla sua missione di salvezza per tutta l’umanità. E viene rivelato il suo essere vero e proprio: Figlio eterno di Dio. È il Figlio mio, dice il Padre, proprio mio, unico, il mio diletto, nel quale mi sono compiaciuto, secondo le parole del profeta Isaia in previsione della sua sofferenza e morte espiatrice.
Gesù, essendo anche vero uomo oltre che vero Dio, dovrà affrontare la Passione e la Croce. Quindi il battesimo al Giordano costituisce una grande rivelazione di chi è Gesù nella sua persona e quale sarà la sua missione. Riconciliare il mondo con Dio e Dio col mondo, questo è lo scopo della sua incarnazione e della sua opera redentrice di morte e resurrezione.
Preghiamo perché questa riconciliazione avvenga nei nostri cuori in questi giorni.
2° Mistero della Luce: Le nozze di Cana.
Primo grande segno che Gesù compie e i Discepoli credettero in Lui. Questo miracolo assume un significato simbolico (in Giovanni), perché implica le nozze che Gesù è venuto ad attuare sulla terra. Egli è lo Sposo che attua l’unione sponsale, cioè la congiunzione d’amore tra Cielo e Terra di cui abbiamo parlato prima: la Riconciliazione dell’umanità (Sposa) con Dio in Cristo (Sposo)
Nel racconto evangelico non si sa chi siano gli sposi, non appare il loro nome. In tal senso lo sposo è Gesù, e Maria è la sposa che rappresenta la Chiesa, dicendo:” non hanno più vino”. Cioè l’umanità in genere è priva di vitalità, quindi ha bisogno che tu gli doni il vino. Il vino che porta vita, che porta amore, che porta gioia, che porta allegria. Ecco la richiesta che ha fatto Maria e Gesù acconsente. E Lei dice: “Fate tutto quello che Egli vi dirà”. Infatti il miracolo viene compiuto. Però Gesù, fa osservare a Maria sua madre “ricordati che questa non è la mia ora”.
Quando sarà dato il vino nuovo? Quando avverranno le vere nozze di Gesù per la salvezza degli uomini? L’ora di Cristo quale sarà? Sarà la sua passione e morte.
Il vino diventa il Sangue, quindi nella pasqua Cristo darà il vino nuovo che fa rinascere, redime, santifica l’umanità peccatrice e là Maria dovrà essere presente. L’ora di Gesù è anche l’ora di Maria, è là che Lei diventa corredentrice, partecipe della donazione d’amore, per la salvezza dell’umanità. È lui il Redentore ma Lei sarà accanto a Lui sotto la croce come adesso è presente e compartecipa alle nozze di Cana.
In questo Mistero chiediamo veramente un grande amore, il vino nuovo, cioè il suo Sangue preziosissimo affinché ci disseti l’anima, ci doni tanta vigoria interiore e anche fisica, ci liberi dal peccato, dal maligno, ci doni tanto coraggio, testimoniando la fedeltà allo Sposo fino al martirio se necessario.
Infatti il vino nuovo rappresenta il martirio di Cristo, ma anche il nostro. Quindi preghiamo con tanta fede.
3° Mistero della Luce: L’annuncio della venuta del regno di Dio
Gesù inizia la sua predicazione dicendo: ‘ il Regno di Dio è vicino, anzi è venuto in mezzo a noi’. Chi è? Cos’è questo Regno di Dio? È Gesù stesso, Lui è il Re di questo regno. È lui che con la passione e la morte Egli viene incoronato per ristabilire la comunione profonda degli uomini con Dio. Oggi si ha l’impressione che siamo lontani da questo regno perché nel mondo c’è tanta cattiveria e anche in noi. E allora questo è il mistero in cui bisogna pregare perché si attui questo regno di Dio. Il regno dell’amore, della pace, della vera fedeltà a Gesù. Lui è il Re, il Re dei re, coronato di spine, ma è Lui, che tutti lo possano riconoscere, tutti lo possano amare. Noi anzitutto dobbiamo essere gli araldi di amore verso Gesù in mezzo al mondo dove viviamo, soffriamo e gioiamo.
Preghiamo per la conversione dei peccatori, ma di tutti i peccatori, cominciando da noi, come chiede la Vergine Maria a Fatima ai tre pastorelli: preghiera e penitenza per riparare i peccati e convertire i cuori a Cristo.
4° Mistero della Luce: La Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor.
Gesù ha dimostrato, e lo ha rivelato davanti ai tre Apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni, che Lui è veramente il Salvatore perché è Dio. Infatti si è trasfigurato nella sua luminosità divina, però è anche quello che sarà crocefisso come uomo. Dunque è Gesù un mistero enorme, stupendo. Il vero Dio e vero uomo. Il vero Dio che si incarna senza perdere la divinità ed è vero uomo che muore sulla croce per trasfigurare l’umanità e renderla partecipe della sua filiazione divina, in quanto è il Figlio di Dio. Ecco la Trasfigurazione di Gesù che diventa la trasformazione della creatura umana. Un mirabile scambio di amore: da una parte Dio si fa uomo, assumendo la natura umana e dall’altro l’uomo partecipa alla divinità diventando figlio di Dio in Cristo Gesù.
Questo mistero mi affascina e potremmo stare qui un’ora a contemplare Gesù nel fulgore della sua luce divina, le sue vesti sono splendenti. Dice Marco:” come nessun lavandaio può renderle più belle, più bianche, più luminose”.
E i tre Apostoli, che fortunati! Ci si chiede perché siano qui solo loro tre, Pietro Giacomo e Giovanni? Perché essi saranno i tre presenti alla sofferenza atroce di Gesù nell’orto del Getsemani, alla sua agonia. Per far capire a loro tre che lo stesso Gesù che sul Tabor si è manifestato nello splendore della divinità è quello stesso che nell’orto degli ulivi si prostra con dolore atroce: “Avvenga di me secondo la tua volontà o Padre buono”. È questo il mistero d’amore e di dolore, di luce e di tenebra, ma Gesù è il vincitore. Tornando a casa, noi dobbiamo tornare trasfigurati. Perché trasfigurati? Perché Gesù ci rende simili a sé. “Alter Christus” è ciascuno di noi che con il Battesimo è stato trasfigurato in Gesù. È una cosa stupenda, però noi nascondiamo questo volto di Gesù in noi o lo abbruttiamo, perché spesso manifestiamo un volto molto più oscuro di quello di Cristo, lo sfiguriamo.
In questo mistero chiediamo a Gesù che ci renda trasparenti in Lui, puri, belli, luminosi, pieni d’amore, di gioia, di verità, perché il mondo ha bisogno di queste persone e in questo momento critico possa trovare la strada vera che è quella del Vangelo di Gesù.
5° Mistero della Luce: Gesù istituisce la Santa Eucarestia.
Noi qui, carissimi, dovremmo proprio aprire la mente, almeno per percepire in parte questo mistero di amore immenso che è Gesù. Prima di morire ha riservato per noi due doni, i più belli:
Il primo è questo della Santa Eucarestia, nel Cenacolo.
Il secondo, sulla Croce, il dono di sua Madre
L’Eucaristia e Maria costituiscono i due doni preziosissimi che Gesù ci ha lasciato prima della sua Passione. l’Eucaristia che cos’è? Gesù ha voluto restare sempre con noi, però non più fisicamente, perché vive glorioso in Cielo e siede alla destra del Padre (con l’Ascensione), ma sacramentalmente, cioè misticamente, ma realmente: in corpo, sangue, anima e divinità.
Questo è un dono eccelso perché, se grande è l’amore che ha dimostrato incarnandosi e diventando uomo, Lui che è Dio, se è un amore immenso che dimostra sulla Croce donandoci fino all’ultima goccia di sangue ed acqua, per amore nostro, ma tale dono d’amore deve essere il nostro cibo e la nostra bevanda di immortalità. Nessuno di noi l’avremmo mai pensato, va al di là di ogni prospettiva e logica umana, è un dono immenso è diventato nostro cibo, nostro nutrimento. Vuole che noi lo mangiamo e lo ingeriamo, veramente è una cosa di infinito sconvolgente valore. Un po’ di pane e un po’ di vino, due elementi semplici diventano il suo Corpo Santissimo, il suo Sangue Preziosissimo. E noi di questo possiamo nutrirci, qui l’amore raggiunge l’impensabile. Ecco il dono di Cristo, di cui si fa fatica a capirne l’immensità e la profondità, la bellezza e l’utilità, perché non solo Egli si è donato fino al sacrificio totale di sé fino alla morte, e non esiste un amore più grande di questo, ma è voluto diventare nutrimento, bevanda e cibo in modo tale che noi possiamo cibarci spiritualmente di lui, per essere trasfigurati in Lui.
Diversamente dal cibo naturale, come il pane o altro cibo, esso viene trasformato nel nostro organismo. Nel caso di Cristo, Lui è più forte di noi, e quindi non è che mangiando Lui, Lui viene ad essere assimilato al nostro corpo fisico, ma succede il contrario, in quanto noi veniamo trasformati a Lui. Ecco la nostra vera trasfigurazione, che avviene nell’Eucaristia. Ogni volta che Gesù viene in noi, cioè noi ci nutriamo di Lui, Lui che è più potente di noi ci trasforma in lui, per vivere in pienezza la trasfigurazione in Cristo. Similmente dice anche il testo del magistero, affermando una certa somiglianza tra il pane e il vino che sono stati trasformati, transustanziati nella consacrazione della Messa, e noi che, nutrendoci di questo pane, di questo cibo, veniamo trasformati in Cristo. E’ una cosa straordinaria e fascinosa, ma noi non ci pensiamo: andiamo alla messa, prendiamo quell’Ostia e poi fuggiamo via come se avessimo preso una caramella. Poveri noi, povero Gesù!
Qui adesso dovremmo davvero ringraziarlo con tutta l’anima, poiché ci ha fatto questo dono immenso, affinché tutti i giorni potessimo nutrirci di Lui ed è il cibo vero, quello dell’Immoralità, della vita eterna, dell’amore, della santità, di tutto: è Lui.
Come possiamo vivere da veri cristiani se non ci nutriamo di Lui, perché la sua parola ci nutre a livello intellettuale, ma l’Eucaristia ci nutre a livello totale, prende tutto il nostro organismo, mentre lo Spirito Santo ci dona l’amore, ci infiamma il cuore. Vedete com’è una cosa stupenda quella che ha fatto Gesù prima di morire, chi l’avrebbe mai pensato? La Scrittura lo dice: nessun grande filosofo, nessun grande genio dell’umanità avrebbe mai pensato che il Verbo Eterno di Dio fatto carne, morto e risorto per noi potesse essere presente in un pezzo di pane e in qualche goccia di vino. Presente nei nostri Tabernacoli ma soprattutto presente dentro di noi che ci trasforma in Lui. Facciamo adesso un atto di adorazione a Gesù Sacramentato (in silenzio).
Preghiera: “Gesù io ti adoro in tutti i Tabernacoli di questo mondo, sei solo, chiuso in quella piccola casetta ma sei il mio Signore, il mio Re, il mio tutto, la mia vita. Senza di te non posso vivere o mio Gesù. Sia lodato e ringraziato in ogni momento il SS e Divinissimo Sacramento (3 volte)”.
Preghiera davanti all’Eucaristia: “Io credo in te Gesù, Tu sei realmente presente nel pane e nel vino consacrato, ti adoro o mio Signore, Signore mio e Dio mio, ti amo Signore Gesù. Grazie di questo dono. Tu sei meraviglioso, tu sei l’umiltà incarnata, sei il nostro cibo, tempio della nostra anima, del nostro corpo per trasformarci in te. Lode e gloria a te Signore Gesù”.
don Renzo Lavatori