La celebrazione della solennità del “Corpo e Sangue di Cristo”, introdotta da papa Urbano IV nel 1264, è per noi oggi motivo di riflessione, di lode e ringraziamento e di profonda adorazione e contemplazione.
È tornare con il cuore e la mente alle radici del nostro essere Chiesa, del nostro vivere e del nostro morire. È tuffarci in modo tutto particolare nelle sorgenti della salvezza. Ad ogni Celebrazione Eucaristica è il Signore che viene a noi e ci raduna come popolo perché, “in festosa assemblea celebriamo il sacramento pasquale del suo Corpo e del suo Sangue”. Egli è l’unico, sommo ed eterno sacerdote che per noi diviene offerta sull’altare della croce e che a noi si offre oggi “in apparenza umile” (S. Francesco).
Il pane e il vino, che per le mani del sacerdote diverranno il Corpo e il Sangue del Signore, sono il segno di un Dio che mai si stanca di incarnarsi per essere accanto all’uomo. Egli “ogni giorno si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sopra l’altare nelle mani del sacerdote”. E’ il mistero dell’incarnazione che si rinnova ad ogni celebrazione. È mistero d’amore che rinnova il sacrificio di Cristo contemplato e celebrato dalla Chiesa nel Triduo Pasquale.
La solennità odierna, è bene ricordarlo, riunisce le due antiche celebrazioni del "Corpo di Cristo" e del "Preziosissimo Sangue".
Per cogliere che cosa sia l'Eucaristia, è necessario riferirsi al gesto fondante di Gesù Cristo; Gesù Cristo ha voluto un gesto semplice: durante un pasto, ha preso del pane e del vino. È finito il culto grandioso dell'Antico Testamento con i suoi sacrifici spettacolari. Gesù ha preso quanto c'era di più ordinario per restare alla portata di tutti ... "per molti"...
Gesù Cristo ha inteso fare un gesto d'amore: in questo pane che è il suo corpo, in questo vino che è il suo sangue, egli dona se stesso. Si darà sulla croce fino alla fine; ma la sera del Giovedì Santo ha concentrato tutto il suo amore nel suo Corpo e nel suo Sangue... L'Eucaristia può essere compresa soltanto nell'amore. Gesù Cristo ha inteso fare un gesto di offerta, ha istituito l'Eucaristia perché questi avvenimenti salvifici non rimanessero imprigionati nella storia, ma fossero presenti a tutti gli uomini di ogni tempo. Gesù Cristo ci trascina così nel movimento del suo dono; egli continua in mezzo a noi, attraverso di noi e con noi, a offrirsi al Padre: "Egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione".
Onoriamo e adoriamo oggi il “Corpo del Signore”, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra “vita nello Spirito”. Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci per nutrire la folla che lo seguiva: il cibo fisico agisce in me anche quando non ci penso, anche quando dormo si trasforma in carne, sangue, energie vitali.
Il cibo spirituale è diverso: è efficace se io collaboro con Cristo, che vuole trasformare la mia vita nella sua. L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede.
Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore.
L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.
Fonte: IdM
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