Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sradicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».
Parola del Signore.
Fratelli e sorelle, una storia nota racconta come uno scalatore voleva salire su una vetta molto conosciuta. Ha iniziato la sua avventura dopo diversi anni di preparazione. Siccome voleva lode e gloria solo per sé ha deciso di salire da solo.
Ha iniziato a salire. Il tempo passava ed è diventato tardi. Al posto di prepararsi per la notte ha proseguito finché è diventato buio. A pochi passi dalla cima è scivolato e ha cominciato a precipitare. In quel momento di paura orrenda davanti ai suoi occhi è passato come un film: ha visto i momenti belli e brutti della sua vita. Ha potuto solamente esclamare: “Signore, aiutami!” Pensava di essere vicino alla morte ormai.
All’improvviso ha sentito uno scossone forte alla corda a cui era legato e il suo corpo è rimasto sospeso nell’aria. Era sospeso nel vuoto tenuto solo dalla corda.
Ha sentito una Voce profonda venire dall’alto: “Che cosa vuoi che Io faccia?” “Salvami, o Dio!” “Veramente credi che Io possa salvarti?” “Certo che lo credo”. “Allora taglia la corda a cui sei legato”.
All’improvviso è calato il silenzio. L’uomo non ha tagliato la corda, perchè ha avuto paura.
La guardia racconta che lo hanno trovato il giorno dopo morto e congelato. Il suo corpo era appeso alla corda. Era a soltanto tre metri dalla terra.
Fratelli e sorelle, spesso siamo come questo alpinista. Invochiamo il Signore che ci aiuti, che ci liberi, ma quando dobbiamo fare qualche passo o qualche sforzo ci fermiamo perchè non abbiamo fiducia nella Sua potenza.
Questo alpinista non aveva fiducia nella Parola di Dio. Non ha avuto il coraggio di tagliare la corda e questo senz’altro lo avrebbe salvato. Si appoggiava sulla propria ragione piuttosto che a Dio. Perciò ha fatto una brutta fine.
Credo che tutti noi ricordiamo nella nostra vita momenti in cui avevamo una fede forte e eravamo fieri di ciò. Ricordiamo anche momenti in cui eravamo gente di poca fede: non credevamo a Dio, ma a noi stessi.
Colui che crede è fedele e sta su una roccia solida che non può essere distrutta nè dal vento nè dalla pioggia nè dai fulmini, perchè costruita su Dio.
Senz’altro ci ricordiamo dei momenti in cui abbiamo testimoniato la nostra fede, ma ricordiamo anche altri momenti in cui siamo fuggiti da Gesù. Abbiamo avuto vergogna e ci vergognamo tutt’oggi di essere stati così.
Nella storia della Chiesa ci sono tanti santi che avevano una fede forte come san Francesco d’Assisi, santa Chiara, san Domenico, santa Teresa di Gesù Bambino di cui la festa è oggi. E tanti altri santi conosciuti e sconosciuti.
Noi, come loro, abbiamo ricevuto la fede dai nostri genitori. Ma la fede deve crescere con gli anni, perciò, da adulti, ci si aspetta un passaggio radicale da parte nostra.
Molti di noi vanno in chiesa, ma con le scarpe della Prima Comunione. Siamo cresciuti, ma le scarpe sono quelle. Molti pensano di credere abbastanza e di avere la pienezza della fede.
Facciamo questa sera la verifica interiore per vedere se siamo in questo gruppo di persone.
Nelle comunità parrocchiali spesso quelli che si ritengono i più buoni sono il freno per le novità, per i movimenti spirituali nuovi. Dicono: “Finora era così. Lasciamo stare così”.
Ma dove arriva lo Spirito Santo, la Sua forza, la Sua potenza devono esserci cambiamenti. Non cambiamenti degli altri, ma di noi stessi.
Il cambiamento avverrà se riconosceremo davanti a Dio come siamo. Non dobbiamo disprezzare la nostra spiritualità, ma non dobbiamo nemmeno credere di essere già santi.
Nel Vangelo abbiamo sentito la frase “Signore, accresci in noi la fede”. Gli apostoli hanno riconosciuto di essere piccoli e deboli. Nell’umiltà pregano Gesù di accrescere la loro fede.
Credo che nella nostra vita spirituale o umana siamo tutti caduti in qualche crisi: crisi matrimoniale, esistenziale, di fede…
Tutte le crisi che abbiamo avuto hanno avuto un unico ruolo: di crescere ancora di più.
Le crisi non sono invito ad una fuga. Se c’è una crisi matrimoniale vuol dire che il marito e la moglie non collaborano come facevano all’inizio. Questo non è un invito alla separazione, ma è un invito a prendere il Rosario tra le mani e cominciare a pregare insieme. E’ il momento che il marito dica alla moglie: “Non ti lascerò, perchè sull’altare ho giurato davanti a Dio di vivere tutta la vita con te. Voglio continuare”. La moglie deve dire: “Ti ho scelto e assieme a te voglio far crescere i nostri figli e voglio rimanerti fedele fino alla morte”.
Se qualcuno è entrato nella crisi spirituale non ha ricevuto il segno di fuggire da Dio, dalla Chiesa e di smettere di pregare. E’ il contrario. La crisi è l’invito a mettersi in ginocchio e a tornare al primo Amore, cioè a Dio.
Facciamo un paragone con la vita di tutti i giorni.
Quando guidiamo la macchina se vediamo che la spia della benzina si accende nessuno di noi si fermerà e abbandonerà la macchina, ma guideremo avanti fino a giungere al benzinaio. Rifatta benzina potremo continuare a guidare la macchina.
Gesù, come risposta ai discepoli che Lo invitano ad accrescere la loro fede, dice: “Se aveste fede quanto un granello di senape potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare’. Vi obbedirebbe” Sappiamo che le radici sono profonde.
Non parla ai discepoli della quantità, ma della qualità della fede. Se mettiamo la nostra fede, piccola come un granello di senape, nelle Mani di Dio potremo fare tutto.
L’uomo quando ha la fede può cadere spiritualmente quando comincia ad essere orgoglioso. Questo succede quando facciamo paragone con gli altri o se diventiamo gelosi che Dio ha dato ad altri i doni che noi non abbiamo. Perciò una delle leggi principali nella vita spirituale è quella che è vietato fare paragoni con gli altri.
Se vogliamo fare paragoni con qualcuno dobbiamo farlo con Gesù Cristo, così vediamo dove siamo noi.
Nel mondo in cui viviamo tutto gira attorno a lodi, ringraziamenti. Tutti vogliono essere esaltati, essere ai primi posti, essere visti, essere nei mass media. Se questo non succede si casca nella depressione, si prendono pastiglie, ci si comporta male.
Ma Gesù ci mostra un’altra via.
Nella seconda parte del Vangelo c’è la parabola in cui il padrone parla ad un servo e dice: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi”.
Gesù ha detto in un altro luogo: “Io non sono venuto per essere servito, ma per servire. Anche voi fate lo stesso”.
Lui invita i Suoi discepoli ad un’altra via. La via dell’umiltà. Chi ha questa virtù ha anche tutte le altre: l’amore, la fede, la speranza, lo spirito di preghiera.
Tutti i santi nella storia della Chiesa cattolica hanno avuto questa virtù.
Carlo Carretto, nelle sue lettere dal deserto, scrive: “Per tanti anni ho pensato di essere qualcuno nella Chiesa. Immaginavo la Chiesa come un tempio che si reggeva su tanti pilastri: piccoli e grandi. Ogni pilastro era sulle spalle di un cristiano. E io pensavo che le mie spalle reggevano anche un pilastro, anche se piccolo. Abbiamo ripetuto sempre che Dio e la Chiesa hanno bisogno degli uomini e noi ci abbiamo creduto. Abbiamo creduto che l’intero edificio è sulle nostre spalle. Ora sono qui in ginocchio. Sono qui sulla sabbia della grotta. Sulle mie spalle ho sentito il peso di quel pilastro. Forse proprio adesso era il momento di fare una verifica. In verità mi sono tirato indietro, come se volessi liberarmi da un peso. Cosa è successo? Tutto è rimasto immutato. Nulla nella grotta si è rotto. Dopo 25 anni ho capito che sulle mie spalle non c’è proprio niente e che il pilastro era Non reale. Era creato dalla mia fantasia e dalla mia superbia. Ho camminato, ho corso, ho lavorato credendo di sostenere qualcosa, ma in realtà non sostenevo nulla. Il peso del mondo intero era sulle spalle di Cristo Crocifisso ed io ero un nulla”.
Fratelli e sorelle, anche questo esempio di umiltà e di conoscenza di Carlo Carretto ci può esortare a chiedere in questa santa Messa questa sera di donarci una tale umiltà, perchè l’uomo umile, l’uomo che si appoggia a Gesù Cristo, nonostante tutte le difficoltà comincerà ad operare e ad esortare gli altri ad operare.
Il testimone autentico non è mai passivo. Non sta mai fermo. in lui c’è una santa inquietudine che lo spinge ad operare e a cambiare se stesso. Lo spinge ad aiutare gli altri e a vivere questa vita in pienezza.
Gesù parla di un servizio umile. La nostra società ci insegna altri valori: devi essere primo, non servire, usa gli altri, calpesta gli altri. Nei giornali, su internet, su Facebook o anche sul posto di lavoro quando qualcuno dice di essere fedele iniziano subito gli attacchi e dicono: “Questo fa parte della vita privata. Non vogliamo che si parli di Dio”.
Sempre negli stessi mass media abbiamo i maghi che parlano degli oroscopi e seguono satana. Loro sì che possono andare sui mass media. Per loro non vale la regola che si tratta di una questione privata. Loro possono operare e noi no. Perchè è così? Perchè il maligno e tutti coloro che lavorano con lui hanno paura di Gesù. Gesù non è stato condannato solo 2000 anni fa, ma viene condannato tutte le volte che si parla contro di Lui, contro la Chiesa, il Papa, i vescovi, i cardinali, i sacerdoti.
Sicuramente noi membri della Chiesa non siamo santi. In noi è santo solamente lo Spirito Santo e ciò che facciamo lo facciamo solamente perchè Lui lo fa in noi. Noi facciamo qualche opera di male grande o piccola. Ma questa non è la Chiesa. E’ il male a cui noi abbiamo ceduto.
Sfruttate questo vostro pellegrinaggio per un cambiamento.
Siamo ad ottobre. Questo è il mese della Madonna.
E’ importante sopratutto per due date: il 7 celebriamo la Madonna del Rosario e il 13 è l’anniversario dell’ultima apparizione a Fatima.
La Madonna e la Chiesa ci esortano continuamente a pregare il Rosario.
La Madonna, dandoci il Rosario, ci ha messo tra le mani l’arma più potente con la quale possiamo vincere. Sono benedette tutte quelle famiglie che pregano il Rosario.
Questa sera ti domando: dove è il tuo Rosario? E’ nella tua tasca? E’ nella tua mano? E’ sullo specchietto della macchina? E’ nella tua camera da letto? Quando lo hai preso l’ultima volta e quando lo hai pregato l’ultima volta? Non importa, ma prendilo di nuovo e inizia a pregare. Non da solo, ma con la tua famiglia.
Molti hanno smesso di incontrare Gesù. Hanno abbandonato il Rosario. Se una persona abbandona il Rosario è il segno che la fede in lui si sta spegnendo.
Papa Giovanni Paolo II diceva: “Il Rosario è la mia preghiera preferita”.
Il Rosario ci mette in unione con Gesù per mezzo del Cuore di Sua Madre Maria.
Fratelli e sorelle, la fede è la vita e la possono trasmettere soltanto le persone vive.
Questa sera, radunati attorno all’altare di Cristo, diciamo: “Vogliamo essere le Tue membra vive. Vogliamo trasmettere la Tua Parola ed essere i Tuoi figli amati. Membra che porteranno la pace in questo mondo inquieto”.
Amen.
Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )
Nessun commento:
Posta un commento