domenica 25 dicembre 2016
Messaggio a Marija del 25 dicembre 2016
Messaggio annuale della Madonna attraverso il veggente Jakov dato oggi 25 dicembre 2016
domenica 18 dicembre 2016
Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 15 dicembre 2016
Dal Vangelo secondo Luca
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
"Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via".
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».
Parola del Signore.
Cari fedeli, la Parola di Dio ci ammonisce di prendere sul serio la nostra vita sulla terra e anche la chiamata alla vita eterna. Cioè ci invita a comportarci in modo responsabile durante la vita che viviamo. La nostra vita è un’attesa gioiosa del Signore. Nell’Avvento siamo invitati a vigilare e a pregare per prepararci alla venuta di Cristo.
Il grande profeta Isaia annuncia la salvezza e il Salvatore al popolo di Israele: “Alza grida di giubilo e di gioia. Prorompi in grida tu che non hai provato i dolori. Davanti alla porta è il Salvatore, portavoce della Buona Novella”.
Abbiamo più volte sentito parlare così Isaia durante l’Avvento.
E’ venuto Giovanni il Battista nel deserto predicando la conversione e il Battesimo per il perdono dei peccati. La Chiesa lo chiama “precursore”.
Nei tempi antichi se un re o un governatore andava in un certo luogo davanti a lui andava un portavoce per annunciare a chi lo aspettava “Ecco, arriva, preparatevi”. Questo era il compito di Giovanni Battista. Doveva preparare il popolo alla venuta del Signore.
In questi giorni di conversione e di preparazione alla venuta di Cristo la Chiesa ci mette davanti agli occhi un esempio vivo di com’è un uomo veramente convertito. Davanti a noi sta Giovanni il Battista.
Di lui Gesù disse: “Di tutti i nati di donna non è nato uno più grande di Giovanni il Battista”. Perchè una lode così grande? La risposta si trova nella sua vita e nella sua opera. Gesù dice di lui che non era una canna sbattuta dal vento. Lui era un uomo che non ha mai tradito la sua coscienza e il suo Dio. Lui è un eroe. Ha un carattere forte che loda solo il Signore. Per Lui, per il Suo messaggio e per la Sua Verità egli dona la vita. Non badava a ciò che diceva il suo re, ma a ciò che diceva il suo Dio. Non era schiavo della paura, ma era servo della Parola di Dio, della Giustizia, costi quel che costi. sappiamo che gli è costato la vita. Ha dimostrato che era pronto a morire per Dio, a sacrificare tutto.
San Giovanni Battista è esempio, modello, ammonimento e rimprovero per tanti cristiani, per tutti noi. Ci insegna come deve essere un cristiano. Deve essere una quercia e non una canna. Deve essere un uomo di fede, di carattere.
Giovanni è l’esempio che non dobbiamo badare alle opinioni umane, ma a cosa dirà il nostro Dio. La sua vita è un insegnamento che non dobbiamo mai avere una posizione brutta davanti agli Occhi di Dio. Qualsiasi cosa dica il mondo Dio è prima di tutti.
Fratelli e sorelle, come siamo davanti allo specchio di Giovanni il Battista? Egli viveva nel deserto e vestiva di una pelle selvatica. E’ esempio di un uomo padrone di se stesso.
Quanti oggi hanno dimenticato di avere l’anima, perchè pensano troppo al corpo, al vestito.
Noi non dobbiamo andare nel deserto e vestirci come Giovanni. Anche nella ricchezza si può servire Dio. Ma una cosa sola è importante: dobbiamo essere padroni di noi stessi. Dobbiamo essere figli buoni del nostro Padre Celeste. Dobbiamo essere senza ruga e macchia nel giorno in cui Lui verrà.
Questo è il senso della nostra preparazione al Natale, all’incontro con il nostro Signore che viene a visitarci. Questo è il senso dell’Avvento.
Giovanni il Battista, durante tutta la sua vita, insegnava al popolo come si doveva credere e vivere. Suo padre Zaccaria ha parlato di lui e ha detto: “Tu sarai il profeta dell’Altissimo, perchè andrai davanti al Signore per preparare le Sue vie, per mostrare al popolo la via della salvezza”.
La via della salvezza è la via della fede che Gesù ha portato al mondo. Ispirato da Dio Giovanni portava la gente a Gesù che è venuto dal Cielo per guidare e salvare gli uomini. Giovanni diceva: “Dopo di me viene Uno più grande di me. Io non sono degno di slegarGli i sandali. Io vi battezzo con acqua e Lui vi battezzerà con lo Spirito Santo”.
Oh, se noi cristiani fossimo coscienti del ruolo che aveva Giovanni Battista! Se facessimo il possibile per svolgere il suo ruolo tra di noi non ci sarebbero più coloro che dicono di non credere in Dio, non ci sarebbe il male che c’è tra noi che siamo battezzati. Attraverso il Battesimo apparteniamo a Cristo, unico e vero Maestro, Salvatore di tutti gli uomini.
C’è sempre stato bisogno e ci sarà sempre bisogno di persone che testimonino la fede che ci ha portato Gesù Cristo.
Papa Paolo VI, il papa del Concilio Vaticano II, ha detto in modo solenne: “Non bisogna essere soltanto cattolici, ma bisogna essere apostoli”. Tutti coloro che partecipano attivamente al compito della Chiesa di insegnare e salvare gli uomini compiono un’opera di luce, un’opera divina. I giorni in cui non facciamo nulla per gli altri, ma solo per noi, sono giorni persi.
Qui non si tratta soltanto dei genitori che sono i primi educatori dei loro figli e devono tener conto della felicità dei figli. Dobbiamo essere coloro che cercano di seminare nelle anime dei nostri figli Dio e il Suo insegnamento. Con le nostre parole, il nostro esempio, la nostra vita. Poi loro dovranno trasmettere questo ai loro figli.
Ma si tratta di ogni cristiano cattolico. Da parte sua dovrebbe dare sempre esempio nell’ambiente di lavoro, ovunque. Se siamo convinti e crediamo che la vita secondo l’insegnamento di Cristo è la vita migliore e ci porta al bene eterno, perchè non ci impegniamo di più , affinché tutti vivano una tale vita?
Affidiamoci all’Amore del Signore. Lui viene in nostro aiuto. In questo Avvento andiamo incontro a Lui con le opere buone. Forse nell’ultimo Avvento della nostra vita non eravamo buoni, ma chissà se avremo un’altra occasione.
Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )
lunedì 12 dicembre 2016
Beata Vergine di Guadalupe
L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L'evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo.
Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico? La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, un indio di nome Juan Diego e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere "la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio" e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l'indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e ne' la stagione ne' il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere.
Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l'immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l'immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, ne' un disegno, ne' è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
Nel 1936, il premio Nobel per la Chimica ha la possibilità di analizzare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti della tilma di Juan Diego. I risultati delle analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, sono incredibili: sulle fibre non vi è traccia di coloranti, né vegetali, né animali, né minerali.
Di tutte le cose incredibili che si possono dire sull'immagine miracolosamente impressa sulla tilma di Juan Diego, certamente la più sconvolgente è quella relativa agli occhi della Madonna. Una commissione di scienziati, applicando al dipinto il metodo di ingrandimento usato dalla Nasa, ha scoperto impresse nelle Sue pupille delle microscopiche immagini di persone, come se si trattasse di una fotografia: Juan Diego, il vescovo e altri ignoti personaggi che si trovavano stupefatti e in preghiera. Esattamente cio' che vedevano in quel momento gli occhi della Madonna del dipinto durante il miracolo nella stanza del vescovo il 12 dicembre 1531. La presenza di queste immagini negli occhi è, innanzi tutto, la conferma definitiva dell'origine prodigiosa dell'icona guadalupana: è materialmente impossibile dipingere tutte queste figure in cerchietti di circa 8 millimetri di diametro, quali sono le iridi della Madonna di Guadalupe, e per di più nell'assoluto rispetto di leggi ottiche totalmente ignote nel secolo XVI.
Un altro studio scientifico che ha dato risultati molto interessanti è quello relativo alla disposizione delle stelle sul manto della Vergine, disposizione che sembra tutt'altro che casuale. Don Mario Rojas Sánchez ha identificato sulla tunica una "mappa" dei principali vulcani del Messico; quanto alle stelle, lo stesso sacerdote ha potuto accertare, grazie alla collaborazione di alcuni astronomi e dell'osservatorio Laplace di Città di Messico, che esse corrispondono alle costellazioni presenti sopra Città di Messico al solstizio d'inverno del 1531 - solstizio che, dato il calendario giuliano allora vigente, cadeva il 12 dicembre - viste però non secondo la normale prospettiva "geocentrica", ma secondo una prospettiva "cosmocentrica", ossia come le vedrebbe un osservatore posto "al di sopra della volta celeste".
Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita –come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva.
Preghiera alla Madonna di Guadalupe
Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego.
Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamoper sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia.
O Madre dolcissima, ricòrdati sempre dei tuoi figli.
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen.
Salve Regina
Fonte: IdM
mercoledì 7 dicembre 2016
Angolo teologico – Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori (24) – Messaggi a Marija del 25 novembre 2016 e a Mirjana del 2 dicembre 2016
"Cari figli! Anche oggi vi invito a ritornare alla preghiera. In questo tempo di grazia, Dio mi ha permesso di guidarvi verso la santità e verso una vita semplice, affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio Creatore, innamorarvi di Lui e affinché la vostra vita sia un ringraziamento all’Altissimo per tutto quello che Lui vi dona. Figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore e Dio vi benedirà. E voi, testimoniate senza interesse, per amore verso Dio. Io sono con voi e intercedo davanti a mio Figlio per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Commento teologico
Il messaggio si divide chiaramente in due parti: la prima riguarda il rapporto religioso con Dio, la seconda concerne la disponibilità amorevole nei confronti dei fratelli. Esso dunque raccoglie i due comandamenti fondamentali dell’amore, verso Dio e verso il prossimo. Vediamo alcuni particolari.
1. La finalità del messaggio mariano si concentra su di una verità essenziale: “affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio creatore”. Si tratta di riconoscere l’impronta divina e il suo benefico influsso non tanto nei segni o eventi straordinari e vistosi, quanto invece nelle realtà apparentemente insignificanti e minuscole, che in genere passano inosservate o addirittura disprezzate. Ma come ciò è possibile? Solo se la creatura umana acquista una interiore sensibilità, che la porta a vedere con gli occhi luminosi della fede le vicende e gli elementi che si dispiegano nella natura e lungo la storia umana, nelle varie vicissitudini del nostro vivere quotidiano, non solo in sé stesse, per sé piccole e fragili, ma nello spessore più elevato che le sostiene e le produce, di saper vedere in esse il dito agente di Dio. In effetti noi, superficiali come siamo, sorvoliamo su queste piccole cose che invece sono di grande importanza, perché rivelano che tutto è dono dell’amore del Padre celeste, alla cui attenzione paterna non sfugge nulla. Anzi nelle realtà più semplici e umili si manifesta la delicatezza, la generosità, la tenerezza del Creatore e Salvatore. Certi fatti o certe circostanze o certi incontri con persone sono frutto di un eccelso Regista che segue e compone ogni minimo elemento nell’armonia del tutto, allo scopo che ogni essere umano possa riconoscere l’azione onnipotente di Dio, senza della quale noi deboli e inetti non potremmo combinare un bel niente. Questo spirito di osservazione e di segnalazione della presenza attiva del divino Artefice ci consente di cogliere sapientemente gli interventi del Signore. Ma il nostro orgoglio e la nostra sbadataggine impediscono di fare spazio alla dimensione religiosa e ci lasciamo imprigionare nelle vicissitudini terrene, faticose e oppressive, dimenticando la mano onnipotente che tutto sorregge con la sua infinita sapienza e trasforma ogni cosa in bene a nostro vantaggio. Lo Spirito Santo ci doni tale sguardo di fede e di amore!
Da qui l’effetto stupendo di suscitare in noi il fuoco di ardore verso Dio, di vero innamoramento come viene detto: “possiate innamorarvi di Lui, affinché la vostra vita sia un ringraziamento per tutto quello che Lui vi dona”. Sono parole da imprimere profondamente nel nostro cuore per essere sempre in contatto, in ogni momento e in ogni situazione, con il Signore nostro Creatore e Redentore, al quale siano rese grazie ora e sempre.
2. La seconda parte del messaggio si riferisce al rapporto verso il prossimo con accenti incisivi e stimolanti: “figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore”. La vita di ciascuno di noi è anzitutto un dono che viene da Dio e che noi dobbiamo accogliere con tutta la nostra adesione e gratitudine, come si è detto precedentemente. Anzi è il dono più bello e prezioso, il fondamento degli altri doni meravigliosi che Dio ci riserva. Il dono però non si può tenere gelosamente soltanto per noi, come un nostro possesso egoistico. Esso va donato a sua volta ai fratelli in modo che giunga anche ad essi la gioia di riceverlo e viverlo in pienezza. Questo passaggio del dono, dalle nostre persone alle persone che ci stanno accanto, avviene attraverso l’amore, come dice il messaggio: “un dono per gli altri nell’amore”. Ciò significa che esso va donato con lo stesso slancio di amore gioia e gratitudine con cui noi lo abbiamo accolto. In tal modo esso giunge non soltanto al di fuori ma tocca il cuore del fratello e non resta un gesto esteriore, materiale e freddo. L’amore, avvolgendo il dono, lo colma di calore, di vitalità e di grande effusione di comunione. Esso provoca un contatto di cuore a cuore e così diventa fonte pura e salutare per risanare le ferite della solitudine e dell’angoscia che albergano nell’animo di tanti nostri fratelli. Si fa balsamo di guarigione per le numerose piaghe di carenza d’amore e insieme suscita energia e entusiasmo di vivere un tale meraviglioso dono con generosità e fiducia. Dunque il dono della vita, che Dio ci ha fatto gratuitamente, si irradia in noi e attorno a noi. Le persone, che ci vivono accanto o che incontriamo lungo il percorso delle nostre giornate, trovano attraverso di noi un sapore e un calore diverso nella loro vita sofferente e desolata, acquistando tutta la capacità che essa contiene e che venendo da Dio si riversa sulla faccia della terra per una società più giusta e benevola, in famiglia, al lavoro, nel mondo intero. Infatti “Dio vi benedirà”, cioè effonderà le sue grazie su di noi e sull’umanità, ricolmandoci della sua paterna protezione e provvidenza per una sana esistenza terrena e soprattutto per il raggiungimento del regno celeste nella beatitudine eterna.
Accogliamo con piena disponibilità l’invito pressante di Maria: “e voi testimoniate senza interesse per amore verso Dio”. Un meraviglioso programma, semplice e fruttuoso, che noi possiamo attuare se ci lasciamo inondare dall’effluvio di amore che giunge dal cuore di Cristo e della sua e nostra Madre premurosissima.
“Cari figli, il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i miei figli. I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante. Mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno ed i miei figli vengono perseguitati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore: Egli avrà per voi parole di luce. Egli si manifesta a voi, spezza con voi il Pane e vi dà parole d’amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità. Perciò, figli miei, non abbiate paura! Permettete che mio Figlio sia in voi. Egli si servirà di voi per prendersi cura delle anime ferite e convertire quelle perdute. Perciò, figli miei, tornate alla preghiera del Rosario. Pregatelo con sentimenti di bontà, di offerta e di misericordia. Pregate non soltanto a parole, ma con opere di misericordia. Pregate con amore verso tutti gli uomini. Mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con lui per avere forza e speranza, per avere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna. Per mezzo dell’amore di Dio anch’io sono con voi, e vi guiderò con materno amore. Vi ringrazio!”.
Nel messaggio sono presenti due aspetti di grande rilievo: il primo rivela “il pianto di Maria” da una parte e dall’altra la situazione di peccato e di cattiveria che domina il mondo. In particolare si mette in evidenza che vi è un peccato più grave di ogni altro ed esso consiste nel dimenticare ed emarginare il Figlio suo che è il nostro Salvatore e Redentore. Il secondo aspetto pone al centro “la figura di Cristo” quale unico e valido rimedio contro il dilagare del male e del dolore nell’umanità. Alcune riflessioni sull’uno e l’altro aspetto.
1. Il pianto di Maria. Appare all’inizio del messaggio con grande rilievo il fatto che “il mio Cuore materno piange”. Ciò manifesta una interiore angoscia che colpisce ancora una volta come una spada affilata l’animo della Vergine. Si tratta naturalmente di un dispiacere che non toglie nulla alla sua beatitudine eterna, ma che esprime concretamente e sensibilmente l’ansia materna per tutti noi suoi figli. Ella mostra quale amore conserva nel suo cuore verso le creature umane, per le quali il Figlio suo ha dato la vita. Questa espressione di dolore materno così incisiva credo che giunga nel cuore di tutti noi e non possa lasciaci indifferenti. La figura dell’Addolorata balza alla ribalta ed è come un grido che risuona su tutta la faccia della terra per scuotere la nostra sonnolenza spirituale e chiamarci accoratamente alla conversione.
Ma la domanda che sorge spontanea dentro di noi è chiederci la ragione di tanta materna angoscia. Ella ce ne dà il motivo: “mentre guardo quello che fanno i miei figli”. A questo punto proprio noi suoi figli, quali discepoli di suo Figlio, siamo messi in causa e non possiamo esimerci da prenderne coscienza. Si percepisce tutta l’amara constatazione che sono i figli suoi ad essere ingrati e ribelli, non persone estranee. I sentimenti della Madre appaiono nel loro drammatico stupore! Per essere più precisa lo dice chiaramente: “i peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante”. Con poche pennellate Ella pone davanti alla nostra faccia la situazione contemporanea in cui versa l’umanità: da un parte si moltiplicano a dismisura e in forme aberranti le gravi azioni di male che si sprigionano sotto numerosi punti di vista come un mare dilagante di sporcizia e di corruzione; dall’altra parte viene indicata la mancanza della purezza d’animo, in quanto le creature umane perdono il senso dei loro peccati e si fanno sorde e cieche davanti ai richiami e ai segni del cielo che si riversano sulla terra. Quale profonda amarezza! La malvagità prende sempre più spazio mentre la consapevolezza della sua immensa gravità ogni giorno viene meno. Si tratta di una tragica situazione che come una spirale irreversibile conduce gli uomini verso l’abisso di una gravissima sciagura terrena ed eterna. Come rimanere insensibili a questo accorato richiamo del Cuore Immacolato di Maria?
La cosa più sconvolgente viene detta subito dopo, indicando il motivo basilare della diffusione del male: “mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno”. Questo è l’aspetto più eclatante perché si tratta della fonte del bene e della salvezza per l’umanità. Se si perde di vista la redenzione operata da Cristo, veramente per le creature umane non rimane alcuna speranza di rinascita e di pacificazione. Per questo motivo succedono fatti di sangue e di martirio: “i miei figli vengono perseguitati”. Sembra che si attui uno sconvolgimento totale su tutti i fronti della umana esistenza e si scateni una guerra molteplice contro coloro che vivono la fede in Cristo. I fatti che si riscontrano ogni giorno sulle cronache dei giornali o dei mass media ne danno conferma. Quale desolante panorama! Come uscirne fuori? Cosa occorre escogitare e fare? La Vergine ci dice che vi è una sola strada sicura e confortevole: ricuperare la fede e l’amore per suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Soltanto in Lui, il Verbo incarnato, morto e risorto, si trova la soluzione più vera e proficua a una così disastrosa situazione. Si apre uno sprazzo di luce che rincuora l’anima nostra e ci porta la speranza contro ogni speranza.
2. Tornare a Cristo. È quello che la Madonna afferma con coraggio: “perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore”. Qui sta il felice annuncio per un’autentica ripresa di serenità, pace, giustizia e amore. Solo nel Nome di Gesù si trova la salvezza. Davanti a quel Nome ogni ginocchio si piega in cielo e sulla terra e sotto terra. Esso vince ogni avversità e malignità, annienta ogni spirito e forza del male. Non esiste altro nome che possieda il medesimo suo potere e pienezza di vita e di bontà. Perché cerchiamo altrove una qualche soluzione ai nostri malanni, quando abbiamo un riferimento luminoso e onnipotente, amorevole e giusto? Occorre allora riprendere un cammino di conversione, nel senso di ricuperare l’orientamento che non si perde nella nebulosità e vanità del mondo, ma si riversa unicamente e totalmente in Cristo. Tale ritorno non va fatto solo a livello di parole o gesti esteriori, che pur sono buoni ma insufficienti. Non basta fare qualche pellegrinaggio o assistere a qualche incontro di preghiera, è necessario che tutto il nostro essere e la nostra vita sia vivificata, irrorata, plasmata dalla grazia di Gesù, che deve diventare il motore propulsore di ogni nostra azione che facciamo nel succedersi dei giorni. Lui veramente deve prendere il primo posto nell’anima e nel cuore, nella mente e nella volontà, nei sentimenti e negli affetti, in modo che sia il fuoco acceso sulla nostra misera esistenza per trasformarla in un luogo di calore, di luce, di serenità e pace profonde, di vitalità e operosità benefica per noi e per i nostri fratelli. In effetti se noi doniamo tutta la nostra disponibilità a invocare con trasporto quel Nome santissimo, amandolo con tutte le nostre forze e sopra ogni altra cosa e persona, allora si realizzerà un modo nuovo e vigoroso di vivere, di donare, amare, soffrire con la speranza che non si spegne mai fino alla consumazione della nostra giornata terrena per aprirsi e condividere la infinita felicità del cielo. Questo costituisce l’elemento essenziale del nostro essere cristiani vivi e ferventi, portatori di un fermento fecondo per una società migliore e pacifica.
La Vergine elenca alcuni effetti benefici che scaturiscono dal Figlio suo: “Egli avrà per voi parole di luce. Egli si manifesta a voi, spezza a voi il Pane e vi dà parole di amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità”. Gesù offre parole di luce, con lo scopo che noi, spesso avvolti da cecità, non perdiamo il giusto sentiero per strade tortuose e tenebrose. Egli si manifesta, cioè fa vedere e sentire la sua presenza salvifica e affettuosa in tanti momenti in cui ci sentiamo oppressi e stanchi, sfiduciati e amareggiati; Egli spezza il pane, quel pane di vita immortale che è la Eucaristia, di cui dobbiamo nutrirci quotidianamente o almeno settimanalmente con la partecipazione attenta e fervorosa alla santa Messa; soprattutto Egli suggerisce alle nostre orecchie, ma ancor più al nostro cuore, parole di amore, che ci donano conforto e sostegno, facendo rifiorire in noi la freschezza e giovialità della comunione fraterna. Che cosa di più bello e vantaggioso? Da questa pienezza d’amore, che alberga dentro di noi, diventiamo testimoni di verità, nel senso che portiamo ovunque parole confortevoli e gesti di solidarietà per coloro che si trovano smarriti e desolati. Inoltre dobbiamo compiere opere di misericordia, cioè azioni che offrano aiuto a tanti fratelli bisognosi nell’anima e nel corpo. In tal modo l’amore salvifico e il nutrimento vitale si diffondono e disinfettano i sentimenti intrisi di odio e di violenza, di invidia e di egoismo. Si tratta di allargare il regno di Gesù, regno di amore, pace, giustizia e salvezza. Esso inizia già su questa terra e avrà il suo compimento nel regno eterno di bontà, alla fine dei tempi, quando Gesù consegnerà l’umanità redenta al Padre suo e Dio sarà tutto in tutti.
Facciamo nostro l’invito materno affinché si attui un mondo più sano e vivibile, di cui tutti sentiamo estremo bisogno: “mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con Lui per avere forza e speranza, per vivere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna”. Queste meravigliose parole restino infisse nel nostro animo e ci accompagnino sempre e ovunque. Grazie, Vergine Madre, che ce le ricordi e ci sospingi a fare di esse il vero cibo per condurci al Figlio tuo e regnare con Lui, il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen
Don Renzo Lavatori
Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.
venerdì 2 dicembre 2016
Messaggio a Mirjana del 2 dicembre 2016
martedì 29 novembre 2016
Messaggio da Medjugorje del 25 novembre 2016: La veggente Marija Pavlovic Lunetti a Radio Maria
P. Livio: Marija, cosa ha suscitato in te questo messaggio?
Marija: Un ringraziamento a Dio per tutto quello che ci sta dando, soprattutto per la presenza della Madonna, perché non siamo coscienti di questo suo grande dono. Ora mi trovo in America perché sono 20 anni che ho dato qui il rene a mio fratello e capisco quello che la Madonna dice in questo messaggio: "senza interesse”, perché questo gesto che ho fatto è un frutto di amore. Ma la Madonna ci chiede di più: non soltanto di dare un rene, ma di dare sé stessi, come Gesù ha dato sé stesso per noi. Questo perché oggi oramai siamo diventati “usa e getta”: “Ho bisogno di te? Ti uso. Non ho bisogno? Ti getto”. Invece la Madonna ci insegna l’amore, la gratitudine, la benedizione perché ogni nostro gesto è seguito dalla benedizione di Dio, in modo che noi diventiamo benedizione per gli altri.
P. Livio: Ricordo che tu eri decisissima a donare il tuo rene e convintissima che era la volontà di Dio.
Marija: Io ho sentito forte questo gesto perché c’era di mezzo la salvezza di mio fratello e anche verso la sua piccola bambina e la sua sposa. Pensavo che io avevo due reni che funzionavano bene e potevo farcela. Pensavo che se non era secondo la volontà di Dio, i medici avrebbero sospeso l’intervento, anche perché avevo problemi col cuore e altri; invece, grazie al Cielo, si è realizzata questa donazione. Ho pensato che Dio dà l’opportunità di ricominciare la vita anche attraverso una buona confessione, abbandonando il peccato e tutto quello che è male e cominciando bene. E’ quello che la Madonna ci sta chiedendo anche stasera. Ci sta guidando verso una vita semplice. Così puoi vedere cosa c’è davvero nel tuo cuore e cosa portiamo nell’altra vita; perché nel momento della morte porteremo in Cielo solo le buone opere, non le case, le macchine, i soldi... Credo perciò che questo gesto, che il Signore mi ha chiesto di fare per mio fratello, è stato un bene; non soltanto per lui, ma anche per me, per aiutarmi a staccarmi dalle cose. Potevo pensare che un domani avrei potuto aver bisogno di dialisi, avere dei problemi... Tante volte il diavolo ti mette idee negative nel cuore. Ma la fede vince, vince Dio, perché un uomo che crede, è un uomo più forte, più sereno, più in pace e non perde mai la speranza. Mi pare di poter dire che il Signore ci prova tante volte come l’oro nel fuoco e spero di poter dire un giorno con San Paolo che ho fatto una buona battaglia e ho salvato la fede.
P. Livio: Nonostante un solo rene, il Signore ti ha permesso di avere quattro figli.
Marija: E’ vero. Sono mamma di quattro bellissimi figli e ho una vita di salute. La mia ginecologa diceva che, quando ero incinta, tutti gli esami erano perfetti. Grazie a Dio!
P. Livio: Mi aveva impressionato quanto mi raccontasti che, durante l’operazione durata alcune ore, la Madonna ti è apparsa e seguiva attentamente l’operazione.
Marija: E’ vero. Quando entri in sala operatoria ti tolgono tutto... Ricordo che avevo chiesto di poter tenere un Rosario. Mi è stato concesso, ma hanno dovuto sterilizzarlo prima. Ho detto alla Madonna: “Ti offro tutta questa situazione, te la offro perché sia un aiuto per tante anime che sono lontane, affinché si avvicinino al tuo Cuore e al Cuore di tuo Figlio Gesù”. Ho offerto l’intervento in particolare per il progetto che la Madonna ha su di noi. Mi hanno fatto un taglio di mezzo metro... In verità la situazione era seria. I miei genitori temevano di perdere non un figlio, ma due, perché io ero magra, fragile e non tanto in salute. Praticamente ci siamo salutati come se io andassi a morire. Ci furono tanti amici di Medjugorje che hanno fatto in quell’occasione delle raccolte che sono poi servite a fare altri interventi a persone povere che non potevano pagare. Quando è iniziato l’intervento, è cominciata anche l’apparizione, nonostante che io fossi sotto anestesia. Dal volto della Madonna, dalle sue espressioni, ho capito quando hanno iniziato e quando hanno finito. La Madonna è stata sempre con me. Ad esempio, al primo taglio, ho visto dal viso della Madonna che era preoccupata. Grazie a Dio, dopo un’ora il mio rene ha cominciato a funzionare nel corpo di mio fratello. Dopo l’operazione lui stava meglio di me... Se non mi fosse apparsa la Madonna, non avrei dato il rene a mio fratello, ma abbiamo visto che la Madonna si dona a noi e per noi ride, soffre e ci ama. Così ho capito che la nostra preghiera, la nostra sofferenza, la nostra offerta, i nostri sacrifici, agli occhi di Dio sono cose grandi. Abbiamo imparato dalla Madonna. Lei ci dice: “Mettete Dio al primo posto nella vostra vita”. Questa è la cosa più importante. Ci vuole tutti con Lei in Paradiso. Ma in che modo rispondiamo? Se metti l’io al posto di Dio, se sei egoista, prepotente, se non sai amare... In questo messaggio la Madonna ci chiede la semplicità e la santità. Nella semplicità della nostra vita scopriremo Dio e ci innamoreremo di Lui. La Madonna ci chiede di avere un cuore semplice, non un cuore attaccato alle cose, che vuole avere sempre di più e non è mai contento. Allora scopriremo anche quel piccolo fiore sul prato...
P. Livio: Mi pare che questo messaggio con l’invito a una vita semplice ci accompagna al Natale, a quella capanna, senza nulla, con i pastori...
Marija: E’ vero. Lei ci dice cosa dobbiamo fare: innamorarci della semplicità per innamorarci di Dio e vivere la santità... Poco prima del Natale 1984 la Madonna chiese ad ogni famiglia della parrocchia di portare un fiore al presepe in segno di abbandono a Gesù Bambino... E l’abbiamo fatto, con umiltà, semplicità... eravamo poveri contadini ma c’era il cuore; quella semplicità del cuore che oggi non c’è più... La Madonna ci invita a tornare nella natura... Ricordo nei primi tempi, io ero sopra un nostro albero a raccogliere le ciliege e sono passati dei pellegrini che mi hanno chiesto se potevo indicare dove erano le case dei veggenti. Ero molto timida e certo non dicevo che ero io... Oggi invece mi sento responsabile di quello che Dio mi ha dato... credo che dobbiamo essere in prima linea, non demandare ad altri. La Madonna ci dice: “amate, pregate e testimoniate senza paura perché Dio è con voi”. Non importa se sei giovane o vecchio. Possiamo dare sempre finché respiriamo...
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Marija ha quindi pregato il “Magnificat” e il Gloria.
... e Padre Livio ha concluso con la benedizione.
Marija e P. Livio
sabato 26 novembre 2016
Messaggio a Marija del 25 novembre 2016
"Cari figli! Anche oggi vi invito a ritornare alla preghiera. In questo tempo di grazia, Dio mi ha permesso di guidarvi verso la santità e verso una vita semplice, affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio Creatore, innamorarvi di Lui e affinché la vostra vita sia un ringraziamento all’Altissimo per tutto quello che Lui vi dona. Figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore e Dio vi benedirà. E voi, testimoniate senza interesse, per amore verso Dio. Io sono con voi e intercedo davanti a mio Figlio per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Marija Pavlovic comunica a R.Maria il Messaggio del 25 Novembre 2016 da Medjugorje
venerdì 25 novembre 2016
giovedì 24 novembre 2016
In memoria di fra Slavko Barbaric 24.11.2000–24.11.2016
Messaggio di Medjugorje, 25 ottobre 2000
"Cari figli, oggi desidero aprire a voi il mio cuore materno e vi invito tutti a pregare per le mie intenzioni. Con voi desidero rinnovare la preghiera e invitarvi al digiuno che desidero offrire a mio Figlio Gesù per la venuta di un nuovo tempo, un tempo di primavera. In questo anno giubilare tanti cuori si sono aperti a me e la Chiesa si sta rinnovando nello Spirito. Gioisco con voi e ringrazio Dio per questo dono e vi invito figlioli, pregate, pregate, pregate affinchè la preghiera diventi gioia per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Maria, alla fine del messaggio, ci ha chiamato tre volte: "Pregate, pregate, pregate!" perché semplicemente la preghiera diventi gioia. Lei stessa ha cantato con gioia e ha ringraziato Dio per i doni che ci ha dato. Ci avviciniamo al termine di questo Anno Liturgico e domani celebreremo "Cristo Re", perciò è necessario che in questa trasmissione "La voce della regina della Pace" meditiamo sulle parole fondamentali che Maria ci ha detto nei messaggi a nome di Gesù Cristo. Diciamo per prima cosa ciò che va affermato, e che Maria ripete tante volte nei messaggi, e cioè ci chiede di dare a Dio il primo posto nella nostra vita perché davvero Dio regni nel nostro cuore, nei nostri pensieri e opere e oggi vogliamo divenire coscienti che Cristo ci si offre come via, verità e vita e certamente quando diciamo "Re", dobbiamo essere coscienti che il Regno di Cristo, con Cristo, non è come quelli che abbiamo sperimentato, non è il regno dei politici o dei potenti sulla terra. La differenza assoluta e fondamentale è qui: sappiamo che, durante il processo contro Gesù, uno dei sommi sacerdoti ha detto che era meglio che uno morisse per il popolo piuttosto che tutto il popolo. E proprio questa è l'essenza del rapporto di Cristo con ogni uomo, con tutti noi: Lui ha dato la sua vita, è morto per i nostri peccati perché noi potessimo vivere. Quindi, direi che Maria ha ragione di invitarci ad aprire completamente il nostro cuore al Padre attraverso lo Spirito Santo, perché quando, attraverso la preghiera, permettiamo a Gesù di entrare nel nostro cuore, avremo veramente ciò che cerchiamo: avremo la Pace perché Lui è il Re della Pace, avremo la luce perché Lui è Luce, avremo l'amore nel cuore perché Lui è amore, avremo la vita nel cuore perché Lui da la vita, Lui serve la vita. Da qui viene la domanda per noi: "Chi davvero è al primo posto nella nostra vita?". E' molto facile dare la risposta, diciamo che Maria ci invita tre volte alla preghiera e tutti coloro che hanno risposto e pregano come Maria chiede, essi possono dire che Dio è al primo posto. La preghiera, infatti, significa prendere tempo per ciò che per noi è importante, per Colui che amiamo. Se prendiamo il tempo e preghiamo, significa che per noi Cristo è importante, che desideriamo parlare con lui, imparare da Lui, che vogliamo camminare con Lui. La preghiera ci dice cosa dobbiamo dire e fare ogni giorno. La preghiera è il tempo in cui ci rivolgiamo a Cristo, in cui ci riposiamo in Lui, in cui impariamo da Lui e parliamo con Lui, ascoltiamo la Sua Parola perché la nostra vita sarà più completa e perfetta, perché il nostro cammino su questa terra possa essere il vero cammino con Cristo verso la Patria Eterna. Il Regno di Cristo è regno di Pace, verità, e amore e ogni volta che abbiamo parlato del rinnovamento della Chiesa e ci impegniamo a rinnovare il nostro modo di vivere, siamo dalla parte di Cristo e Lui è dalla nostra parte. Che questa Solennità e il messaggio di Maria siano per noi un nuovo stimolo a purificare il nostro cuore da tutti gli idoli, da tutto ciò che non permette a Cristo di regnare pienamente nella nostra vita!
Estratto dall’ultima intervista fatta da Fra Slavko Barbaric a Radio"Mir"Medjugorje, Venerdì 24 novembre 2000, ore 11:00
lunedì 21 novembre 2016
25 novembre 2016 ore 20,45 : Veglia di Preghiera - con la presenza di ROLAND - in attesa del Messaggio
Venerdì sera 25 novembre 2016, come ogni mese, nello spirito di Medjugorje e in unione con tutti i gruppi di preghiera d'Italia, si terrà la veglia di preghiera aperta a tutti in attesa del Messaggio a tutto il mondo, nella Chiesina di Padre Marella in Via del Lavoro n. 13, Bologna : Adorazione del Santissimo Sacramento e preghiera del Santo Rosario, con la presenza e guida del sacerdote P. Roberto Viglino O.P.
L'orario sarà anticipato di un quarto d'ora e cioè si inizierà alle 20,45 per dare un po' di spazio a
R O L A N D
Il ragazzo che compone e anima la musica e i canti a Medjugorje, che abbiamo il piacere di ospitare. Con lui ci lasceremo portare nell'atmosfera spirituale che si vive là e, in un certo senso, rivivremo i nostri pellegrinaggi.
Nell'occasione farà anche una breve testimonianza e metterà a disposizione i suoi dvd che spesso cerchiamo e non sempre troviamo.
Siamo tutti invitati a partecipare, anche per rispondere agli appelli della Madonna che sempre ci raccomanda di pregare (di più).
Come per le altre veglie (escluso l'anniversario) NON sarà celebrata la S. Messa.
- Giovedì 24 novembre 2016: si terrà la consueta Veglia di Preghiera settimanale alle ore 20:30 presso la Chiesina di Padre Marella in Via del Lavoro, 13 a Bologna
- Sabato 26 novembre 2016: consueto pellegrinaggio mensile al Santuario della Madonna di S. Luca con partenza dal Meloncello alle ore 08:00 preghiera delle prime tre parti del S. Rosario salendo a piedi al Santuario, S. Messa alle ore 09:30 e quindi discesa pregando l’ultima parte del S. Rosario.
venerdì 11 novembre 2016
Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 9 novembre 2016
Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, in questa festa della dedicazione della basilica lateranense abbiamo ascoltato questo Vangelo. Direi che si tratta di un Vangelo che ci mette in guardia per ricordarci di essere attenti a non fare della Sua Chiesa una Chiesa di commercio.
Al tempo di Gesù i giudei andavano a Gerusalemme alla festa della Pasqua. Era una tradizione ebraica. Venivano da lontano, venivano dalla diaspora. Venivano da tutti i punti della terra. Questa pratica religiosa chiedeva loro di offrire a Dio un sacrificio. Secondo le prescrizioni giudaiche bisognava offrire un sacrificio di un animale.
Per questo motivo, nel Vangelo di oggi, all’esterno del Tempio stesso troviamo i commercianti di animali e coloro che cambiavano le monete. Coloro che venivano da lontano e utilizzavano altri soldi dovevano fare questo cambio di valuta per comprare gli animali per l’offerta.
Da un punto di vista umano è una cosa logica, ma nel profondo di tutto ciò l’uomo si era perduto. Non viveva più la Pasqua come una festa, come qualcosa di divino. A poco a poco nella testa dell’uomo era diventata una giornata dove si poteva guadagnare. Bisogna organizzare tutto per poter guadagnare.
La liturgia ci mette oggi davanti agli occhi del nostro cuore, nel momento in cui facciamo memoria della nostra più importante Chiesa, il fatto che la nostra fede cattolica deve interpretare tutto ciò in modo diverso. Ci viene detto ancora oggi di stare attenti.
Per esperienza personale posso dire veramente che l’uomo deve stare attento, sopratutto in questa relazione con i soldi, in modo particolare quando la Chiesa diventa una istituzione.
Voi che conoscete Medjugorje avete conosciuto la comunità Cenacolo alla quale appartengo e che è nata per opera dello Spirito Santo nel cuore di una piccola religiosa: suor Elvira Petrozzi. All’inizio eravamo una comunità nata da un carisma pieno di entusiasmo che accoglieva giovani e li faceva vivere in fraternità. Abbiamo fondato tante altre fraternità con l’aiuto di Gesù e con la preghiera. In questo modo abbiamo aiutato questi giovani.
Io sono uno di quelli che è ritornato alla vita grazie a questa comunità.
Dobbiamo difendere tutto ciò che è nato dal carisma e dallo Spirito Santo eppure, anche se lo facciamo, piano piano tutto questo diventa un’istituzione. Così anche i Francescani sono nati dallo Spirito Santo e da san Francesco e piano piano sono diventati un’istituzione.
Questo significa che hai il tuo statuto, che sai come saranno scelti i responsabili, sai chi sarà l’economo… Si tratta di una gerarchia.
La Chiesa Cattolica è una gerarchia, un’istituzione. La comunità francescana è una gerarchia, un’istituzione. La comunità Cenacolo, che ha 35 anni di vita, sta diventando un’istituzione. Siamo andati in Vaticano; il Papa nel Consiglio per i laici ci ha accolti. Adesso siamo un’istituzione ecclesiale. Abbiamo i nostri statuti. Abbiamo il nostro presidente, la vice presidente, il consiglio… E’ un processo inevitabile.
Ma devi stare attento quando diventi un’istituzione. Per mantenere un’istituzione viva ci vogliono soldi, bisogna guadagnare, bisogna pagare le fatture… Sei obbligato a fare tante cose e tutto ciò diventa una pressione esistenziale enorme sulla persona. In questi conti, calcoli, preoccupazioni l’uomo si perde. Piano piano i soldi si incollano alle sue mani.
Gesù non parla invano. Non dice per niente: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Per questo ci dice di considerare sempre i soldi come il più grande nemico della fede in Dio.
Questa è una lotta che per primi noi sacerdoti dobbiamo vincere in noi stessi, con l’aiuto di Gesù Cristo. Quando diventi un’istituzione devi avere una relazione chiara con le cose materiali. Devi avere Gesù così profondamente nel tuo cuore da essere libero dalle cose materiali che ti circondano. Solo Gesù Cristo è la libertà. I soldi e le cose materiali sono così forti e potenti… E’ così bello avere tanti soldi nelle tasche e sentirsi sicuri… Quando un uomo ha un conto in banca pensa di essere più forte e di vivere meglio. Si ha l’impressione di essere più intelligenti. Improvvisamente sei capace di dare consigli agli altri. Non sei interessato a sentire gli altri. Non importa cosa dirai, perchè sai che alle spalle hai un sacco di soldi.
Chi di noi è protetto da tutto questo? Chi è immune da ciò?
E’ una grande sfida del nostro tempo. Prima di tutto per noi sacerdoti. Per noi che Dio ha scelto come pastori della Sua Chiesa.
Abbiamo tanto bisogno di Gesù Cristo, del Dio vivente. Abbiamo bisogno per avere la libertà del cuore che serve per non legarci alle cose materiali. Abbiamo bisogno di avere il Cuore di Cristo che batte nel nostro stesso cuore.
Senza il vostro aiuto noi sacerdoti ci riusciremo difficilmente. La vostra preghiera e la vostra comprensione possono aiutarci.
Ci sentiamo bene in questa chiesa di san Giacomo qui a Medjugorje. Abbiamo bisogno di un edificio materiale. Ma la vera anima della Chiesa è la comunione dei credenti in Cristo.
Qui non ci sono solamente i parrocchiani di Medjugorje. Siamo venuti da ogni parte del mondo.
Grazie alla Chiesa di Cristo riceviamo quest’acqua viva di cui ci parla il profeta Ezechiele nella prima lettura. Acqua che sgorga per portare la vita. Gesù Cristo è per noi la vita. Solamente in Cristo abbiamo la forza sufficiente per diventare “uno”, per fare comunione.
Solo in Cristo posso capirti e perdonarti. Solo in Lui non sono attaccato alle cose materiali, perchè tu diventi più importante per me di ogni cosa, di ogni guadagno. E’ in Cristo che ho la capacità di chiedere perdono profondamente, perchè ti ho ferito.
E’ soltanto in Cristo che sono pronto a sopportare il sacrificio fino alla croce, a morire per te. Soltanto in Cristo che è la Sorgente del vero Amore.
Questo fà di noi dei fratelli e delle sorelle. Questo fà di noi una Chiesa unita. L’anima della Chiesa è questa comunione in Gesù Cristo e nel Suo Spirito.
E’ questo desiderio profondo di diventare un’unità che ci ha portato qui da tanti paesi diversi per riunirci sotto il manto della Vergine Maria. Nel profondo di noi stessi sentiamo questo bisogno.
Veramente sia così.
La Vergine ci porti ad un’esperienza profonda di comunione.
Amen.
Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )
lunedì 7 novembre 2016
Commento di p. Livio al Messaggio a Mirjana del 2 novembre 2016
"Cari figli, venire a voi e manifestarmi a voi è una grande gioia per il mio Cuore materno. È un dono di mio Figlio per voi e per altri che verranno. Come Madre vi invito: amate mio Figlio al di sopra di tutto! Per amarLo con tutto il cuore, dovete conoscerLo. Lo conoscerete con la preghiera. Pregate col cuore e i sentimenti. Pregare vuol dire pensare al suo amore e al suo sacrificio. Pregare significa amare, dare, patire ed offrire. Invito voi, figli miei, ad essere apostoli della preghiera e dell’amore. Figli miei, è tempo di veglia. In questa veglia vi invito alla preghiera, all’amore ed alla fiducia. Mentre mio Figlio guarderà nei vostri cuori, il mio Cuore materno desidera che Egli in essi veda fiducia incondizionata e amore. L’amore unito dei miei apostoli vivrà, vincerà e svelerà il male. Figli miei, io sono stata il calice dell’Uomo – Dio, sono stata strumento di Dio. Perciò invito voi, miei apostoli, ad essere calice dell’amore sincero e puro di mio Figlio. Vi invito ad essere uno strumento attraverso il quale tutti coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, che non hanno mai amato, comprenderanno, lo accetteranno e si salveranno. Vi ringrazio, figli miei!"
Commento di Padre Livio
I messaggi dati a Mirjana sono un po’ più lunghi rispetto ai messaggi del 25, ma sono di una bellezza incomparabile, un oggetto di meditazione che insieme al messaggio del 25 ci può accompagnare tutto il mese.
Sono messaggi di pura fattura evangelica, è il Vangelo commentato dalla Madre, Colei che ha il Vangelo scritto nel suo Cuore.
“Cari figli, venire a voi e manifestarmi a voi è una grande gioia per il mio Cuore materno”. La Madonna ci invita, come in altri messaggi, a capire la grazia della sua presenza. Per Lei è una grande gioia e anche un'obbedienza alla volontà di Dio che l'ha inviata e una gioia che ci può aiutare e che manifesta quanto ci ama.
La sua presenza “è un dono di mio Figlio per voi” e poi aggiunge “e per altri che verranno”. La Madonna vuol dire che la sua presenza continuerà. In una intervista di Radio Maria la veggente Vicka ha rivelato che uno dei tre veggenti che hanno ancora le Apparizioni quotidiane, che sono Vicka, Marija, e Ivan, avrà le Apparizioni quotidiane fino alla fine dei segreti.
Quindi è un dono immenso che la Madonna ci fa di essere presente nel tempo dell'apice della grande battaglia fra la Donna vestita di sole e il dragone infernale. Questa presenza della Madonna è “un dono di Gesù per noi”, ed è molto interessante questa espressione, “e per altri che verranno”, perché evidentemente davanti a noi c'è una prospettiva che ci fa capire quello che in fondo i veggenti hanno sempre detto e cioè che le Apparizioni di Medjugorje sono solo all'inizio.
Il piano si compirà, quando questo mondo senza Dio, come mai si era visto prima, crollerà e gli uomini ritorneranno a Dio e a Gesù Cristo, Re della Pace e allora sì che ci sarà un tempo di pace.
Quindi c'è questa prospettiva davanti e questo spiega anche perché la Chiesa segue con molta attenzione Medjugorje.
Poi la Madonna ci invita come sempre a fissare gli occhi su Gesù e dice: “Come Madre vi invito: amate mio Figlio al di sopra di tutto!”, è un comandamento evangelico, Dio sopra ogni cosa, ma Dio è suo Figlio.
“Per amarLo con tutto il cuore, dovete conoscerLo. Lo conoscerete con la preghiera”. Questo messaggio, come tanti messaggi della Madonna, ci indica la preghiera come via per trovare Dio, per parlare con Dio, per conoscere Dio e conoscendoLo amarLo e amandoLo desiderare di farLo conoscere agli altri. Poi la Madonna fa un piccolo trattato sulla preghiera e ci spiega cos'è la preghiera nella sua ricchezza esistenziale.
Noi pensiamo che pregare voglia dire soltanto dire le preghiere. No, la preghiera di cui parla la Madonna è la preghiera col cuore e qui ci spiega cos'è: “Pregate col cuore e i sentimenti. Pregare vuol dire pensare al suo amore e al suo sacrificio”, quindi guardare alla Croce e attraverso la Croce comprendere quanto siamo amati e quanto sia costata la nostra anima, con quale grande amore Gesù ha preso su di sé i nostri peccati e li ha espiati.
“Pregare significa amare”, la preghiera ha una sua sorgente ben precisa che è il cuore, pregare significa amare, perché se non si ama Dio e il prossimo, la preghiera nasce morta, “dare”, cioè vivere la vita come dono, “patire”, cioè accettare la croce, “ed offrire”, offrire la croce, le proprie sofferenze, le proprie fatiche. Non è che bisogna andare a cercarle, arrivano! Prendiamo nota di queste parole.
Per la Madonna, pregare vuol dire pensare, meditare, meditare il Crocifisso e quanto ci ha amato, vuol dire amare, dare, patire, offrire!
La Madonna continua: “Invito voi, figli miei, ad essere apostoli della preghiera e dell’amore”, vuole che noi siamo nella Chiesa e nella società i testimoni della preghiera e dell'amore; lo possiamo essere tutti: i vecchi, i giovani, i bambini, gli ammalati, i sani.
Questo è l'apostolato a cui la Madonna invita tutti, l’apostolato della preghiera e dell'amore. Durante la giornata dobbiamo irrorare la terra con la preghiera di ringraziamento, di lode, di intercessione e col nostro amore, dando agli altri l'amore che Dio dà a noi.
Poi la Madonna fa un riferimento al tempo che viviamo e questo è un passaggio molto importante, una volta ha detto “questo è il mio tempo”, e oggi specifica e dice: “Figli miei, è tempo di veglia”.
Queste parole ci riportano al Vangelo, quando Gesù dice: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione”, è il momento del Getsemani, il momento in cui si addensa l’impero delle tenebre, l’impero del male che scatena la sua ultima battaglia, ma perderà, perché Cristo ha già vinto.
Come gli apostoli dormivano, così questo potrebbe accadere anche a noi e la Madonna ci scuote: “è tempo di veglia”, di vigilanza e dice: ”in questo tempo in cui dovete vegliare, perché si avvicina l’impero delle tenebre, si avvicina l’attacco supremo del male, in questo tempo vi invito alla preghiera, all’amore ed alla fiducia”.
In questo tempo in cui il demonio vuole distruggere il pianeta sul quale viviamo e vuole trasformare la terra in un inferno, “voi state saldi nella fede, nella preghiera, nell’amore e abbiate dentro di voi questo atteggiamento di preghiera, cioè di intercessione, di affidamento, di amore e di fiducia”. Qui la parola fiducia è fondamentale, mentre si appresta l’attacco del potere delle tenebre, “voi abbiate fiducia”.
“Mentre mio Figlio guarderà nei vostri cuori, il mio Cuore materno desidera che Egli in essi veda fiducia incondizionata e amore”. Sono tempi così difficili che si può perdere la speranza e la fiducia in Dio e ci si può scoraggiare e dire addirittura che Dio non c’è, che Dio non provvede. In questo tempo di veglia, dove l’impero delle tenebre viene per assalire oggi in modo particolare e satana, sciolto dalle catene, vuole distruggere l’umanità, “io voglio che mio Figlio trovi in voi, nei vostri cuori, come in Giobbe, fiducia incondizionata e amore”, senza se e senza ma, senza dubbi. Noi dobbiamo dire: la Madonna c’è, Lei sa, io mi affido completamente a Lei.
Questa è la forza che vince il mondo: “L’amore unito dei miei apostoli”
- che sono quelli che vivono nella preghiera, nella fiducia incondizionata, e nell’amore,- “vivrà, vincerà”, quante volte la Madonna ci ha ripetuto che l’amore vincerà, che il suo Cuore Immacolato trionferà, e poi questa espressione molto bella: “svelerà il male”, va strappata la maschera dell’ingannatore. La Madonna fortifica la nostra fiducia con parole bellissime, “la vostra fede, il vostro amore, la vostra preghiera, la fiducia incondizionata, sono una potenza che fa sì che la vita trionfi e che venga svelato il mistero del male”. Il male si presenta oggi come quel mondo nuovo senza Dio dove l’uomo indica se stesso come Dio e dove satana vuol prendere il posto di Dio.
Dietro questo mondo della presunzione, dell’orgoglio, dell’ingordigia, della sete di potere, dalla sete di essere adorati, c’è satana sciolto dalle catene.
Poi la Madonna ci rivela qualcosa del suo mistero e dice: “Figli miei, io sono stata il calice dell’Uomo – Dio, sono stata Colei nel cui grembo il Verbo si è fatto carne”, grazie alla fede di Maria, “sono stata strumento di Dio”.
“Perciò invito voi, miei apostoli, ad essere calice dell’amore sincero e puro di mio Figlio”. Anche noi dobbiamo essere il calice che Dio ricolma del suo amore, dobbiamo essere coloro che nel proprio cuore hanno un amore sincero e puro e lo donano agli altri.
“Vi invito ad essere uno strumento attraverso il quale tutti coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, che non hanno mai amato, comprenderanno, lo accetteranno e si salveranno”.
La Madonna è qui per raccogliere il gruppo dei suoi apostoli che, ricolmi di amore, di fede, di fiducia, possono dare, testimoniare e donare questo amore nella propria vita quotidiana.
In questo modo vivranno, vinceranno, sveleranno il male e soprattutto aiuteranno quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio a comprenderlo, ad accettarlo e si salveranno.
Dobbiamo essere strumenti nelle mani di Maria per far sì che gli uomini ritornino a Dio, alla fede, alla luce, all’amore e questo seme di umanità possa trascinare con sé il maggior numero di persone possibile.
Poi la Madonna, come ad indicarci che anche noi dobbiamo essere un calice che accoglie la pienezza di Dio, al termine dell’Apparizione ha fatto vedere un calice mentre si allontanava.
“ Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it “
Un messaggio A CASO – Messaggio a Marija del 25 settembre 2015
Messaggio a Marija del 25 settembre 2015
"Cari figli! Anche oggi prego lo Spirito Santo che riempia i vostri cuori con una forte fede. La preghiera e la fede riempiranno il vostro cuore con l'amore e con la gioia e voi sarete segno per coloro che sono lontani da Dio. Figlioli, esortatevi gli uni gli altri alla preghiera del cuore perchè la preghiera possa riempire la vostra vita e voi, figlioli, ogni giorno sarete soprattutto i testimoni del servizio: a Dio nell'adorazione ed al prossimo nel bisogno. Io sono con voi ed intercedo per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "
Un aspetto che può sorprendere sta nel fatto che Maria prega lo Spirito Santo: "Anche oggi prego lo Spirito Santo". Ella inizia con queste parole il suo messaggio. In effetti sappiamo che Maria è la Sposa castissima e verginale dello Spirito Santo, la sua Discepola fedelissima e docile, la sua Cooperatrice attenta e generosa. Si può capire come la sua preghiera sia efficace e arrivi nel cuore della persona divina dello Spirito Santo. Tale dato ci riempie il cuore di gioia, sapendo che Ella ci accompagna ogni giorno con la sua materna intercessione, che trova riscontro nello stesso Spirito Santo, il quale nella santissima Trinità costituisce la Persona Dono di amore tra il Padre e il Figlio. Da lui non può scaturire altro anche un fiume di amore puro e santo verso le creature umane quali figli diletti della Vergine Maria. Una meravigliosa simbiosi tra Lei congiunta allo Spirito Santo e noi piccoli e poveri esseri umani, formando una dolce soave catena di comunione e di effusione di amore tra cielo e terra.
Occorre tener conto di quattro elementi che il messaggio mette assieme: la preghiera unita alla fede produce amore e gioia, come viene detto espressamente: "la preghiera e la fede riempiranno il vostro cuore con l'amore e con la gioia". In realtà la preghiera viene sostenuta dalla fede viva e profonda, che a sua volta è alimentata e ravvivata dalle preghiere. Assommate assieme (preghiera + fede) esse aprono l'animo umano ad accogliere il dono dello Spirito Santo che è l'amore sincero e casto. Questo amore guarisce tutte le ferite del nostro cuore, tutte le angosce e le amarezze, la solitudine e lo sconforto, riempendolo di vera gioia e serenità, che consentono una vita fiduciosa e vigorosa. Da qui nasce il desiderio che gli altri abbiano la stessa gioia e siano anch'essi guariti e consolati in modo da ritrovare lo slancio della vita e la forza di agire in conformità alla divina Volontà. Ne deriva una testimonianza efficace e feconda alle persone, che attorno a noi soffrono e gemono sotto la pressione della sofferenza e dell'amarezza: "voi sarete segno per coloro che sono lontani da Dio" e non hanno sperimentato la dolcezza e la soavità del suo amore paterno infinito. Quanto bene si potrebbe diffondere nel mondo se ognuno di noi fosse ricolmo dell'amore divino che lo Spirito effonde in abbondanza dietro la preghiera materna di Maria! Resta indispensabile tenere uniti i quattro elementi vitale per la nostra esistenza autenticamente cristiana: la preghiera, la fede, l'amore e la gioia.
Un altro aspetto interessante è dato dalla reciproca esortazione fraterna a pregare: "esortatevi gli uni e gli altri alla preghiera". Non basta la preghiera personale e individuale, pur bella e indispensabile, ma è necessario aiutarsi a vicenda, sollecitando la preghiera in compagnia con altre persone, in modo che essa diventa forte e intensa, come avverte Gesù che quando due o tre sono riuniti nel suo Nome, Egli è presente e agisce in mezzo a loro. Ciò sarebbe molto utile se venisse fatto in famiglia, quando ci si trova riuniti, oppure nei gruppi o nelle associazioni o anche quando semplicemente ci si trova in una casa per stare fraternamente assieme. Spesse volte si chiacchiera di cose futili, si mormora o si critica gli altri, ci si rattrista per le situazioni dolorose che ci opprimono o peggio ancora si raccontano barzellette sconce o si usano frasi volgari o si discute animatamente causando conflittualità reciproche e tensioni d'animo. La Vergine ci esorta a saper inserire in queste circostanze qualche momento di preghiera, che fa bene a tutti e fa tornare la pace e la concordia, la gioia nel cuore e l'incoraggiamento di affrontare le situazioni quotidiane con lena e fiducia.
In tale contesto si costruisce un modo di vivere più luminoso e fruttuoso, con rilevanti benefici per il corpo e per l'anima, per l'unità delle famiglie, per il miglioramento della società e lo sviluppo e il fermento di una Chiesa ardente e compatta. L'essenziale è ritrovare ogni volta gli orientamenti di base: "il servizio a Dio nell'adorazione ed al prossimo nel bisogno". Il servizio cristiano a due traiettorie accordate tra loro e inseparabili: una verticale, rivolta verso il cielo, nella unione adorante e lodante la signoria di Dio nostro Padre, da cui non possiamo mai distaccarci; l'altra orizzontale, rivolta verso la terra, con la benevolenza e la prestazione di aiuto a chi ne ha necessità e si trova nel bisogno. Se restiamo agganciati a questi due pilastri, veramente la nostra vita si fa caparra del paradiso. I due aspetti non si possono separare. Di fatto io non posso servire fruttuosamente i fratelli se non sono sostenuto e sospinto dalla grazia e dall'amore divino; d'altra parte non sono capace di essere figlio sottomesso al Padre celeste se non sono pronto a donarmi e a piegarmi sui fratelli più bisognosi che sono i suoi figli prediletti. Lasciamoci coinvolgere e travolgere da questa meravigliose parole di Maria nostra Madre affettuosa e premurosa.
don Renzo Lavatori