Settembre è un mese di ringraziamento per i frutti della terra che sono maturati. In esso si celebrano anche le giornate dedicate al pane, con cui si vuole attirare l'attenzione e ricordare - soprattutto ai bambini in età scolare - il valore del pane che essi vedono, toccano e di cui si nutrono ogni giorno. Si insegna loro a ringraziare Dio in preghiera per il pane.
Una delle libere interpretazioni della miracolosa moltiplicazione dei pani compiuta da Gesù nel deserto, in modo molto interessante, parte dal fatto che tra la folla c'era un ragazzino che aveva cinque pani e due pesci. Il ragazzino portò quello che aveva ai discepoli ed essi lo diedero a Gesù. Gesù lo prese, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì. Quando gli altri lo videro, estrassero anch'essi dalle loro bisacce e dalle loro tasche ciò che avevano, perché di sicuro avevano qualcosa (pane, frutta secca ecc. ) e lo condivisero gli uni con gli altri.
Gesù ci rivela ciò che abbiamo
Immagino che nella nostra mente si sia affacciata la domanda: Questo è forse un miracolo? Cosa c'è di miracoloso in questo?
Sì, questo è un miracolo! Il miracolo sta nel fatto che le persone hanno preso, offerto e condiviso ciò che avevano. Per Gesù sarebbe stato più facile fare del pane dalle pietre che non aprire le bisacce e le tasche - aprire, cioè, i cuori degli uomini! - perché condividessero ciò che avevano.
E' interessante come Gesù ha reagito inizialmente, quando gli apostoli gli dicevano di congedare la folla perché la regione in cui si trovavano era deserta. Gesù ha risposto: "Date loro voi stessi da mangiare!". I discepoli ripresero: "Non abbiamo nulla qui, se non cinque pani e due pesci".
Questo, a prima vista, è comprensibile: da dove potevano prenderne per darne agli altri se non ne avevano neppure loro! Ma la verità era un'altra: non è che i discepoli non avessero pane, ma anch'essi affamati! Nel loro cuore c'è tirchieria! Temevano per loro stessi: sarebbe stato sufficiente per loro? " I cinque pani e i due pesci rappresentano ciò che abbiamo, di cui ci vergogniamo e per cui siamo tristi perché è troppo poco" (C. M. Martini). I discepoli pensavano di non avere, ma Gesù ha rivelato loro ciò che avevano. Essi pensavano che ciò che avevano non sarebbe stato sufficiente neppure per loro, ma Gesù ha insegnato loro che, se lo avessero condiviso con gli altri, ne sarebbe rimasto anche per loro.
La preghiera cambia il cuore
Oltre al fatto di aver sfamato la folla, nel gesto della moltiplicazione dei pani compiuto da Gesù possiamo leggere anche qualcos'altro: cioè come risolvere un problema quando ci imbattiamo in esso, cosa fare quando non sappiamo come andare avanti, quando ci troviamo di fronte ad un ostacolo. Osserviamo cosa ha fatto Gesù: "Egli prese i cinque pani e i due pesci, volse gli occhi al cielo, pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero" (Mc 6, 41).
Immagino che la risposta ci abbia sorpreso. Sì, Gesù risolve il problema con la preghiera. Forse qualcuno potrebbe sorridere e dire: "Cosa otterrai dalla preghiera? La preghiera può forse darti del pane? Perché preghi, perché vai in Chiesa? Cosa ti ha dato Dio?". E' vero, la preghiera non mi dà il pane, ma la preghiera cambia il mio cuore! Come avviene questo? Gesù ha guardato al Cielo. Gesù ha posto cioè se stesso e la situazione concreta in relazione col Padre. Ciò ci insegna a non guardare da soli a quello che abbiamo (cinque pani e due pesci o altro), ma a farlo di fronte al Padre. Gesù guardava al Padre e poi a ciò che aveva dalla prospettiva del Padre.
Come guardavano i discepoli? Da soli, solo coi loro occhi. Quando osservo da solo i cinque pani e i due pesci, solo con i miei occhi, allora ciò che ho è poco, poco per me e per i miei cari: come potrei dare qualcosa ad altri? Quando invece li guardo in preghiera, davanti a Dio e con gli occhi di Gesù, allora non sono più poca cosa. Li posso anche condividere con gli altri, non devo aver paura di farlo: non solo ce ne sarà per me, ma ne avanzeranno ancora. Dunque, la preghiera non mi dà il pane, ma cambia il mio cuore, il mio sguardo. Vedo le cose diversamente e da un'altra prospettiva: da quella di Gesù. Questa è una trasformazione, è un miracolo, un miracolo dentro di me!
Nella preghiera comprendo che tutto quello che ho è un dono
Ogni evento, noi stessi e gli altri - sia i buoni che coloro che ci attaccano ed offendono -, devono essere visti da noi in preghiera. Lì, dinanzi allo sguardo di Gesù, comprendo che gli altri sono per me un dono e non dei nemici. Un tale pensiero (che siano dei nemici) nasce in me quando qualcuno mi ferisce e quando guardo a questo fatto da solo, senza Gesù. Dobbiamo porre tutto ciò che abbiamo in relazione con Dio, dinanzi al Padre Celeste. Non dobbiamo risolvere nulla da soli né con le sole nostre forze, ma dobbiamo risolvere tutto con Dio. Credo che ci sia noto l'esempio di quei due fratelli che stavano litigando per la terra. Uno diceva: "La terra è mia" e l'altro: "No, è mia proprietà". La terra ha risposto sorridendo: "No, entrambi siete mia proprietà: non sono io ad appartenere a voi, ma voi appartenete a me".
Quando guardo alle cose terrene da solo, spesso le osservo da una prospettiva di paura e di avidità. Nella preghiera, dinanzi al Padre Celeste invece comprendo che tutto quello che ho è un dono. Niente è mio, non sono proprietario né di cose né di persone. Io sono un amministratore, le cose e le persone mi sono state affidate, ma nulla mi appartiene. Un giorno mi lascerò tutto alle spalle.
Un giornalista di New York vide tutto quello che Madre Teresa faceva con i lebbrosi e disse: "Io non lo farei neanche per un milione di dollari!". Madre Teresa rispose: "Neanch'io!"
La croce
Anche la croce, ciò che è difficile nella vita, dipende dalla preghiera. La chiave per la croce è nel mio cuore. Per qualcuno è una croce una determinata cosa che non lo è per un altro. Ciò dipende dalla sua accettazione o dalla mancata accettazione. Se resto solo, senza Gesù di fronte alle difficoltà, allora è difficile portare la croce, ma se guardo a quella cosa con gli occhi di Gesù, allora sentirò le sue parole: "Prendi la tua croce!". E quando la prendo, essa perde peso. Quando si accetta qualcosa e lo si fa con amore il suo peso diminuisce. Curare i lebbrosi per quel giornalista sarebbe stata una croce, ma non lo era per Madre Teresa. Perché? Perché lei aveva accettato ciò che faceva e lo faceva con amore!
In ogni Eucaristia noi sperimentiamo ciò che Gesù ha fatto in quella regione deserta con quei cinque pani e due pesci. In ogni Messa ascoltiamo le sue parole: "Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo per voi!". Gesù dona se stesso per te. Incondizionatamente e gratuitamente. Dopo la Comunione Egli mi dice: "Vai in pace!". Con ciò vuol dirmi: "Ti ho dato l'esempio: va' e fai anche tu per gli altri quello che hai visto che ho fatto io".
Ora capiamo perché la Regina della Pace ci invita così spesso alla preghiera?
fra Marinko Sakota
Fonte: "Glasnik mira", Settembre 2011, pagg. 16 - 17. Traduzione dal croato personale (IdM apostolo21)
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