PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE
Medjugorje, 6 ottobre 2014
Padre Luigi Cappuccino
Lettura della parabola del Figliol Prodigo.
Partiamo da questa parabola che Gesù racconta per spiegare come mai la Sua sollecitudine per i peccatori. Abbiamo visto all’inizio che gli scribi e i farisei si meravigliavano del fatto che tanti pubblici peccatori andassero da Lui e Lo ascoltassero. E Gesù racconta, assieme a questa, altre due parabole: quella della moneta perduta e quella della pecora perduta.
Perché parto da qua? Per capire davvero cosa è la Riconciliazione. Il sacramento che vi invito caldamente a vivere in questi giorni è dove il Signore vi rida la dignità perduta.
In qualche modo ci spiega veramente quello che avviene in questo sacramento.: la realtà che avviene quando noi viviamo questo sacramento.
Sapete chi è don Milani? Un sacerdote fiorentino che fu spostato in un paesino del Mugello dove c’erano 4 case, perché lavorava con i ragazzi e con i comunisti. Qualcuno dei suoi amici gli disse: “Perché non lasci la Chiesa? Vedi che ti stanno mettendo all’angolo”. Diceva: “Non lascio la Chiesa unicamente perché soltanto nella Chiesa Cattolica io posso nutrirmi del Corpo e del Sangue di Cristo e posso essere perdonato di tutti i miei peccati, attraverso il sacramento della Riconciliazione”.
I santi hanno davvero uno sguardo sulla realtà vera. Uno sguardo vero su com’è la realtà.
Il sacramento della Riconciliazione è un grandissimo dono che ci è stato fatto da Gesù. “Andate e rimettete i peccati”, ha detto agli apostoli. “A chi non li rimetterete resteranno non rimessi”.
Si passa da questo sacramento per avere il perdono dei peccati.
Ordinariamente il Signore ci chiede di vivere questo sacramento.
In punto di morte il Signore bypassa tutti i sacramenti, perchè ha importanza la nostra vita. Ma ordinariamente Gesù ci chiede di passare attraverso i doni che Lui ha fatto alla Sua Chiesa per l’umanità, che sono i sacramenti. I Suoi doni. Quello che Gesù ha fatto: la realtà della croce, la realtà del dono di Se sulla croce, la morte su quella croce per ciò che ci rendeva nemici di Dio Padre, cioè il peccato.
Questa vittoria di Gesù sul peccato viene a noi attraverso i sacramenti, in maniera particolare il sacramento della Riconciliazione è proprio per la purificazione dal peccato. Per essere lavati dal nostro peccato. Il nostro peccato: quello che noi abbiamo fatto.
E’ lì che noi veniamo purificati. Noi veniamo riconciliati. Riaccompagnati davanti a Dio per poter dire di nuovo: “Papà”.
Questo avviene nel sacramento della Riconciliazione.
Perché, che cosa fa il peccato? Il peccato fa quello che è successo a questo figlio. Avete visto… Due figli… Uno và dal padre e gli dice: “Senti papà: mi dai l’eredità?”
Voi avete figli, giusto? Se vengono da voi e vi chiedono l’eredità che vi spetta voi cosa pensate?
Il pensiero che vi viene è: “Ma guarda… Mi hai già considerato nella fossa !” La stessa cosa ha pensato questo papà.
La stessa cosa avviene quando noi viviamo il peccato. Il peccato è come dire a Dio, come questo figlio: “Tu per me sei morto. Sei talmente morto che io posso fare quello che voglio a prescindere da te”.
Il peccato è un atto di ribellione dell’uomo all’Amore totale di Dio Padre per noi. Questo è il peccato. Tutti i peccati.
Ogni peccato è dire a Dio: “Tu non sei mio Padre. Non dipendo da Te. Posso fare quello che voglio, perché Tu per me sei morto”. Ogni peccato. Quello fatto contro gli altri e quello che facciamo direttamente contro Dio.
Ogni peccato che noi viviamo è quell’atto di ribellione dell’essere umano alla Volontà di Dio che è una Volontà di Amore Per noi.
Quindi succede questo: vogliamo amministrare la nostra vita sganciati da Dio. E’ la realtà di quest’uomo che va via e si ritrova affamato. Si ritrova a pascolare i porci.
Sapete… Pascolare i porci era la cosa più vile che si potesse fare. Chi pascolava i porci aveva la dignità pari a meno dieci, non a zero. Sotto zero. Era qualcosa di indegno per un essere umano.
Si trova a pascolare i porci e non gli danno neanche da mangiare. Patisce la fame. Fino a quando, in quel patimento, un attimino il cervello si rinsavisce. Dice: “Caspita! A casa di mio padre anche quelli che sono a servizio stanno bene. Scemo io che ero figlio. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:’Ho sbagliato. Ho offeso il cielo. Ho offeso te. Non sono degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei servi”.
Piglia e torna dal padre.
Allora… Gesù ci aiuta a capire cosa fa il peccato. Il peccato fa questo dentro di noi: quando noi ci sganciamo da dio, fonte della vita, dell’Amore, di ogni gioia, di tutto ciò che realizza l’essere umano, noi arriviamo alla condizione di schiavitù.
Se vi ricordate Gesù un giorno, parlando proprio con i farisei, dice: “Chi commette il peccato diventa schiavo del peccato”. “Ma noi siamo liberi! Non siamo figli di prostituzione. Siamo figli di Abramo!”
Gesù dice: “Abramo non mi ha voluto uccidere. Ma voi non siete figli di Abramo, bensì del peccato”.
Il peccato ci schiavizza.
Quando ci sganciamo da Dio che ci rende liberi e ci mettiamo sotto il peccato- la ribellione fa questo dentro di noi - diventiamo schiavi, tanto da perdere ogni dignità.
Se pensate alla nostra vita a volte davvero perdiamo la dignità. Davvero alcune volte ci capita di vivere situazioni degradanti. Ma guardate che quello che succede alcune volte esteriormente succede sempre interiormente, quando noi viviamo il peccato. Sempre ci degradiamo. Tanto da non avere più una dignità.
Torna al padre. Perché torna dal padre?
Ha fame. Si accorge che la vita che sta conducendo non è poi come pensava.
Torna dal padre, perché la condizione che sta vivendo non gli piace. Gli sta sullo stomaco quello che sta vivendo.
Perché dico questo? Perché dopo vedremo che nella confessione, nelle condizioni del pentimento, ci sono due modi di pentirsi. Questo del figliol prodigo è il minimo che ci vuole per ricevere il perdono di Dio.
Torna perché ha fame. Torna perché non gli piace la condizione che sta vivendo. E’ dolorosa e brutta e dice: “Ma quando stavo con mio padre si stava meglio. Vediamo di tornare indietro”.
E ritorna. Torna per rimettersi a servizio del padre. Quindi torna per stare di nuovo sotto la protezione del padre. Torna sotto il modo di vivere del padre e non il suo.
Le alternative se le era create, ma sono andate male.
Gesù ci vuole aiutare a capire. Sganciati da Dio il peccato ci porta alla schiavitù. Quando l’uomo ritorna, quando questo figlio ritorna, sa che si mette sotto Il modo di vivere del padre. Scopre che in quel modo veramente stava meglio.
Non possiamo tornare a Cristo, e quindi andare a confessarci, se non vogliamo vivere come Cristo ci chiede.
Quando fa ritorno il figlio sa che deve tornare a vivere come il padre ha impostato quella famiglia.
Lo stesso è per noi. Quando vogliamo vivere il mistero della Riconciliazione, ogni volta che andiamo a vivere la Riconciliazione, è perché dentro dobbiamo avere la chiarezza che tornare da Gesù significa voler vivere come Gesù vuole che si viva. Altrimenti non ha senso riconciliarsi. Non ha senso confessarsi.
Se voglio di nuovo vivere senza Gesù, senza Dio Padre, è inutile che vada a confessarmi. Non serve.
Se decido che la Misericordia di Dio è la cosa migliore per me significa allora tornare sotto la protezione di quel Padre; tornare a vivere come il Padre desidera.
Questo dobbiamo capirlo, perché l’atto che facciamo sia un atto responsabile, consapevole. Non superficiale. Dio non lo vuole questo. Non gli interessa. Non dobbiamo andarLo ad accontentare: “Andiamo a fare questa cosa così mi prende in simpatia”. Non Gliene frega nulla di questo. Non è andato a morire sulla croce per questa cosa Gesù.
Vuole che quando facciamo le cose noi siamo coscienti e responsabili di quello che facciamo, delle decisioni che prendiamo.
Ci ha dato la libertà. Nella libertà avviene il mistero della nostra salvezza o della nostra perdizione. Come la usiamo la nostra libertà?
Vuole che siamo veramente coscienti dell’atto che compiamo. Quando andiamo a confessarci dobbiamo comprendere questo mistero. La Misericordia di Gesù c’è sempre quando la vogliamo, però chiede a noi di vivere come Lui vuole.
Dobbiamo essere consapevoli di questa cosa. Quindi cercare di far così, poi nel cammino di crescita e di conversione personale ci sarà il momento in cui il cammino sarà più rallentato o più spedito. Ci possono essere anche delle ricadute. Ma se io non prendo la ferma decisione di tornare…
Quando lui sceglie di tornare dal padre sa che andando lì se viene accettato… Zitto e cammina. Perché lui crede di essere salariato. La sorpresa è un’altra.
Quando noi torniamo dobbiamo avere la disponibilità a vivere come il nostro Padre vuole. Altrimenti non avviciniamoci alla Confessione. Non serve. Rimaniamo nella condizione che abbiamo. Rimaniamo lì.
Perché il Signore ci ha dato una libertà e vuole che noi la utilizziamo fino in fondo. Come abbiamo scelto di allontanarci da Lui, così vuole che decidiamo di riavvicinarci. Però ritornare a Lui significa davvero essere consapevoli di vivere come Lui vuole. Con tutte le difficoltà; con tutti i passi, a volte più spediti e a volte meno spediti.
Cosa succede?
Quando torna il figlio cosa fa il padre? Lo guarda da lontano. Cosa significa questo? Che lo aspettava. Stava lì. Era in ansia per lui.
Se per il figlio il padre era morto, per il padre il figlio non era morto. Lo stava aspettando. Desiderava il suo ritorno.
Questo ci aiuta a capire come Dio ci guarda, qual è lo sguardo che Dio ha verso di noi, quali sono le attese del Cuore di Dio per noi.
Dio ci desidera. Ci vuole. Ci ama profondamente e ci aspetta. Aspetta che noi vinciamo tutte quelle resistenze e andiamo in quel confessionale a lasciarci riconciliare da Gesù Suo Figlio.
Questo è il desiderio più grande di Dio Padre.
Lo guarda da lontano; pieno di compassione; gli corre incontro. Capite le azioni che compie?
Lo aspetta. “Non sei morto per Me. Sono pieno di amore. Questo amore che condivide il tuo dolore”.
Perché Dio è accanto a noi quando noi siamo lontani da Lui. Lui rimane lì e soffre quello che noi stiamo vivendo. Perché noi ci siamo allontanati da Lui.
E ti corre incontro!
Fonte: IdM Trascritto ed inviato da Andrea Bianco
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