PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE
Medjugorje, 6 ottobre 2014
Padre Luigi Cappuccino
Quindi ci vuole il pentimento. Per il pentimento cosa necessita?
Prima bisogna chiedere a Dio. Non posso andare alla Confessione se non mi sono preparato. Ho bisogno di un momento di preghiera attraverso cui chiedere allo Spirito Santo, che è Colui che fa luce dentro di me, che mi faccia luce, che mi faccia comprendere quello che è avvenuto nella mia anima. Perché è lo Spirito che convince in quanto al peccato, dice Gesù. E’ un atto di Dio illuminarmi sul mio peccato. Ma devo chiederglieLo.
Alla luce dello Spirito Santo riconoscere che quella parola, quel fatto, quell’azione, quel pensiero, fatto o non fatto, è stato un dire “no” all’Amore di Dio, un ribellarmi a Lui; dispiacermi di questo.
La Chiesa dice che perché ci sia la cancellazione della pena e della colpa attraverso il sacramento della Riconciliazione - quindi ci viene cancellato di andare all’inferno e le conseguenze del peccato, quindi le pene - ci deve essere la contrizione. Cos’è la contrizione? E’ il dispiacere di aver offeso Dio.
Faccio un esempio per capire un attimino. Un giorno viene a casa mia una mia amica. Non la vedevo da 5 o 6 anni. Viene perché era rimasta incinta e non era sposata. Viene a parlare con me. Io le dico alla fine: “Ma qual è il dispiacere tuo più grande?” Il suo dispiacere più grande era quello di doverlo dire al papà. Ma non perché il papà avrebbe preso la seggiola e gliel’avrebbe rotta sulla schiena. Era il dispiacere di aver deluso suo padre. Il dispiacere di aver dato dispiacere a suo padre.
Trasferiamo questo verso Dio. La contrizione è il dolore di aver fatto dispiacere al Cuore di Dio che mi ama infinitamente, attraverso quell’azione, quel pensiero, quel fatto vissuto. Questa è la contrizione.
Però dice la Chiesa che per ricevere l’assoluzione della colpa, che ci permette di non andare all’inferno, basta l’attrizione. Un altro termine tecnico. Cioè il fatto che mi da fastidio quello che ho fatto. Come il figliol prodigo che dice: “Caspita, qui sono rimasto senza mangiare, scarpato da tutti quanti. Ma che schifo di condizione! Ora torno”.
Mi fa schifo quello che ho vissuto. Che non è ancora il pentimento perfetto, perché non è rivolto a Dio. Va bene quello.
Con l’assoluzione si riceve la cancellazione della colpa, quindi torniamo in grazia, ma ci rimane la pena. La pena è la conseguenza del mio peccato. Il peccato ha fatto come dei buchi nell’anima mia, che vanno tappati. Vanno purificati. Come si fa? E’ un cammino di conversione: l’accoglienza delle difficoltà, la penitenza… Permettono di sanare quei buchi.
Quando c’è la contrizione perfetta, cioè questo dispiacere profondo di aver dispiaciuto il Cuore di Dio, il Sangue di Gesù fa l’una e l’altra cosa.
Non so se sono stato chiaro. Basta il fatto che mi fa schifo ciò che ho vissuto, cioè il peccato. Almeno quello.
Quando c’è questo ci può essere la Misericordia di Dio. Perché? Siccome l’Amore di Dio è un Amore che lascia liberi non può scendere nella tua vita se tu non lo vuoi. “Ma come, se Dio è buono perché vanno all’inferno?” Proprio perché Dio è buono e ha un Amore infinito per te non può costringerti a stare con Lui. Se tu non vuoi la Sua Misericordia, non vuoi il Suo Amore, Lui non te lo da.
Dio non vuole la catena. Non ti vuole schiavo. Ti vuole figlio. “Se vuoi il Mio Amore Io te lo do; se non lo vuoi non te lo do. Anche se Mi fa dolore il fatto che tu viva in quella condizione bruttissima, che è eterna, che è l’inferno, Io ti amo talmente tanto che non posso costringerti a nulla”.
Sant’Agostino ha quella frase bellissima: “Dio che ti ha creato senza di te non può salvarti senza di te”. Ti ha creato senza il tuo permesso non può salvarti senza il tuo permesso.
Perché ci ha creati nella libertà.
Ecco perché è importante il fatto di chiedere perdono. Il pentimento è la parte più importante, perché è quello che riguarda noi. Dio, dall’altra parte, ha fatto tutto. Ci vuol dare questo Amore. Ci sta aspettando. Se sono andato a confessarmi è perché ho avuto la luce da Lui. Mi ha spinto lì dentro per essere riconciliato, ma non può riversare la Sua Misericordia se io non la voglio. E quello è il pentimento.
Questo è il sacramento della Riconciliazione.
Poi ci sono alcune cose importanti.
La prima è il perdono. Avete visto il figlio maggiore? Il figlio maggiore non entra nella gioia del padre, perché non è disposto a perdonare il fratello. Il perdono non dato è una di quelle cose che tiene lontano la grazia di Dio. Il perdono se non dato, quindi il rancore e l’odio, non permette a Dio di operare nella nostra vita. Ed è talmente importante che nel Padre Nostro, la preghiera dei figli, quella che Gesù ci ha insegnato… Padre Nostro… Papà. Tu sei mio Padre. Sei nostro Padre. Mi hai dato dei fratelli. Sia santificato il Tuo Nome. Fai Tu questa cosa: santifica il Tuo Nome. Venga il Tuo Regno. Compi la Tua Volontà come in cielo così in terra. Donaci il Tuo pane quotidiano. Perdonaci. Salvaci dalla tentazione. Liberaci dal maligno.
Noi chiediamo a Dio Padre di fare tutto questo. Gesù, però, ci ha messo una clausolina, che è la nostra. In quella preghiera ci ha messi in una condizione per cui l’unica cosa che ci chiede di fare è di perdonare.
“Perdona i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori”. Tradotto: “Senti Papà: se io non perdono Tu non perdonarmi”. Capite cosa diciamo nel Padre Nostro? Noi diciamo che ci deve perdonare nella stessa maniera che noi perdoniamo gli altri. Se il nostro perdono è così tale sarà il perdono di Dio. Se il nostro perdono è fino a farci bucare le mani tale sarà il perdono di Dio.
Ancora una volta Dio ci dice: “Come vuoi essere amato? Così Io faccio con te. Come vuoi che Io sia con te? Sarò come tu sarai con gli altri. Ti lascio libero. Non perdoni? Chiudi? Chiudo! Spalanchi? Spalanco!”
Vedete come è importante il perdono? Il perdono è essenziale, altrimenti non ci può essere il perdono di Dio. Purtroppo una volta non ho potuto dare l’assoluzione ad una persona, perché non era disposta a perdonare.
Perché Gesù dice alla fine del Padre Nostro: “Perché se non perdonerete di vero cuore a chi vi ha fatto del male, neanche il Padre vostro che è nei cieli vi perdonerà”. Il problema è che se non perdona il Padre che è nei cieli sono guai per me, per la vita eterna.
Se ci vogliamo bene, se ci amiamo davvero, scegliamo la strada del perdono. Perché è l’unica strada che permette a Dio di riversare in me la Sua Misericordia. Dopo che la voglio, perché ho capito il peccato, perché ho chiesto il perdono, devo essere disposto a perdonare. Perché se non perdono non entra la Misericordia di Dio nella mia vita. Non può.
Devi scegliere di perdonare. “Ma io non mi sento di perdonare…” Non è che si sente il perdono: lo si sceglie. Perché l’atto di amore è un atto che nasce dalla mia libertà. Perché dentro posso sentire il contrario. Se sono arrabbiato mi verrebbe da dare una mazzata in testa. Scelgo diversamente. Scelgo, come figlio di Dio, di amare.
L’amore è un atto della nostra libertà, della nostra volontà. L’amore non è un sentimento.
D: però fa parte di un cammino. Non lo si può fare a comando.
R: certo. Ti sto spiegando questa cosa.
Iniziamo con una preghiera. Questo vuol dire che scegli di farlo. Poi ti costerà un anno; ti costerà due anni. Dipende da come è radicato dentro di te. Però si parte di là.
Gesù, quando ci dice di perdonare, dice: “Ti fu detto ‘amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico’, Io vi dico ‘amate i vostri nemici’”. Perché dice “amate i vostri nemici”? Siccome l’amore non è un sentimento, ma è un atto della nostra libertà dice: “Scegli di volere il bene del tuo nemico”. Perché se non scegli di volere il bene non iniziare neanche.
Quindi scegli di volere bene. A chi? Al tuo nemico.
Secondo passaggio.
Quando hai scelto che vuoi amare, che vuoi perdonare, il secondo passaggio è capire chi è il tuo nemico. Perché tante volte ci nascondiamo i nostri nemici. “Hai bisogno di perdonare qualcuno?” “Ma no. Io vado d’accordo con tutti”. E poi scavi, scavi… “No. Quello non si può avvicinare. Quell’altro…” Perché a volte noi facciamo fatica a riconoscere i nostri nemici. Non vogliamo dare loro un nome, perché se diamo un nome dobbiamo cominciare a lavorare.
Allora vedo anche me stesso: “Ma come? Davvero io ce l’ho con quello e con quell’altro?” Perché noi siamo bravi a nasconderci le cose.
Ho fatto una missione in Puglia, in un paese dove c’era una mortalità di giovani altissima: suicidi, malattie, morti per incidenti stradali. Sono entrato in alcune case. La frase che sentivo era: “Non vengo più in chiesa da quando è morto mio figlio, perché sono arrabbiato con la Chiesa”. Io dicevo: “Fammi capire una cosa. Ma tuo figlio l’ha ammazzato la Chiesa?” “No, ma sono arrabbiato con la Chiesa”. “Perché sei arrabbiato con la Chiesa?” “Perché mio figlio non doveva morire”. “Guarda che la Chiesa sono i battezzati: tu, io… Quindi sei arrabbiato anche con me”. “No, no”. “Allora facciamo un altro passaggio. Se ti dico così: ‘Sei arrabbiato con Dio, perché è successo questo a tuo figlio?’” “no. Con Dio no”. “Scavo un attimino nella tua anima. Cosa c’entra la Chiesa con il fatto che tuo figlio è morto? Giusto?” “E’ vero”. “Quindi sei arrabbiato con…?” “Sì, sono arrabbiato con Dio”.
Se non diamo un nome al nemico non posso neanche indirizzare la mia preghiera. Non posso fare quell’atto che mi porta a riconciliarmi.
Ecco che Gesù ci dice: “Prima scegli di amare, di dare la vita. Di dare la vita ad una categoria particolare che sono i tuoi nemici. Dagli un nome, un volto. Perché è di là che devi partire”. Quando gli ho dato un nome cosa faccio? Il secondo passaggio è “pregate per i vostri nemici, per quelli che vi fanno del male”.
Una volta che ho deciso che voglio camminare nell’amore verso quelli che mi hanno fatto del male, dandoli un volto e un nome, l’altro passaggio qual’è? Iniziare a pregare per loro. Che non è facile.
L’Amore in questo modo è di Dio. Chi me lo può dare se non Lui? Quando io scelgo di amare in quel modo e inizio a rivolgermi a Lui, Gli do il permesso di entrare nel mio cuore e sanare quella ferita. Perché chi sana è Lui. Chi può permettere la trasformazione di questa ferita dolorosa in una sorgente di Amore è Dio, è Gesù.
Ecco perché: “Pregate per chi vi ha fatto del male”. Questo è il secondo passaggio del perdono.
Io dico alle persone: “Quando dovete perdonare mettetevi davanti a Gesù 5 minuti al giorno e iniziate a perdonare, a benedire e poi a ringraziare quella persona che vi ha fatto male”. “Gesù, con Te voglio perdonarla per quella cosa che mi ha fatto. Con Te voglio benedirla, perché davvero riceva la vita Tua. Voglio anche ringraziarla per quello che mi ha fatto”. Dire “Grazie” vuol dire che riconosco che quella cosa dolorosa che ho vissuto con quella persona alla fine è stato anche un dono per me.
Come facciamo ad amare veramente se non c’è nessuno che ci chiede la vita? O no?
Se tutti vengono e vi allisciano… “Quanto sei bravo… Quanto sei bello… Quanto sei buono…” Va bene, perché siamo amati e questo ci serve anche, ma per amare sono io che devo dare la vita, sono io che devo uscire da me. Quello che mi ferisce mi permette di dare la vita. Capite?
San Francesco diceva ai suoi frati proprio questo: “Guardate, fratelli miei, che i nostri veri benefattori sono coloro che ci fanno del male, coloro che ci perseguitano. Perché soltanto loro ci danno la possibilità di amare come il Figlio di Dio”.
Questa è la sapienza di chi è in comunione con Gesù. I santi.
E non era facile per san Francesco. Pensate che Francesco dice questa cosa quando l’hanno messo fuori dall’Ordine. Non è più lui il generale dell’Ordine. Lo hanno relegato in un angolino e gli hanno detto: “Tu sei ignorante e stai al posto tuo”. Capite quando dice questa cosa? Non quando tutti gli fanno le carezze e gli dicono: “Quanto sei bravo, buono e bello”. No! Lo dice quando lo ha sperimentato.
Ecco perché posso dire “Grazie. Grazie anche per aver vissuto quella cosa. Perché ora che perdono cresco nell’amore come Te, Gesù”.
Perdonare non è dimenticare. Puoi tu dimenticare un pezzo della tua vita? Non è possibile. O ti viene l’Alzheimer oppure ti fanno la lobotomia al cervello. In tutti e due i casi non sai più né chi sei tu né chi è l’altro. No.
Ricordatevi che quando Gesù è risorto ed è stato in mezzo agli 11 nel Cenacolo dice il Vangelo che la prima cosa che ha fatto è stato far vedere i fori delle mani, dei piedi e del costato. Perché ha fatto questo? Per dire una cosa: “Non Mi sono dimenticato di chi sono. Sono quello di due giorni fa. Quello che ha vissuto tutto questo. Non sono un altro”. Quindi Gesù sa quello che ha vissuto. Lo ricorda vivamente.
L’altra cosa che ha detto: “Vedete come Io vi amo?” Far guardare quelle piaghe significava anche dire: “Guardate l’Amore che Io ho per voi. Vi voglio bene fino a fare questo per voi”.
Questo è perdonare. Quando perdono la ferita ricevuta viene trasformata, non si cancella. Gesù le piaghe non le ha cancellate, ma sono diventate da sangue a luce.
Quando non perdono quelle piaghe dicono all’altro: Tu mi hai fatto questo”.
Sono un atto di accusa.
Quando permetto a Gesù di trasformare la mia ferita diviene un atto di amore: “Guarda quanto ti voglio bene. Sono disposto a dare la mia vita per te. Tant’è che ti perdono”.
L’ultimo passaggio del perdono è quello: “Fate del bene a coloro che vi fanno del male”. Dico: “Fai questa preghiera, perdona, benedici e ringrazia ogni giorno, fino a quando nel tuo cuore non sentirai per quella persona o la pace o la gioia”. Quando arriviamo a questo punto vuol dire che Gesù ha trasformato quella ferita.
Poi c’è il passaggio successivo dove il perdono diventa pieno. Quando quella persona sarà in difficoltà tu aiutala. Tu dalle una mano.
D: E se tu vuoi aiutare una persona e quella non vuole che tu la saluti o la aiuti?
R: Lei non vuole? Pace. Però non puoi nasconderti dietro a questa cosa. Non puoi dire: “Siccome non vuole essere salutata io non la saluto”. Io la saluto: “Buongiorno”. Poi tu non mi saluti? Non fa niente. Domani ti saluto un’altra volta. Dopodomani ti saluto un altra volta.
Io non posso nascondermi dietro a quella cosa per non fare anch’io quell’atto.
Il perdono, però, non significa che siamo scemi. Mi spiego.
Il marito di una persona beveva e diventava violento. Fino a quando ad un certo punto ha tirato fuori un coltello. Ho detto a lei: “Chiama i carabinieri. Tuo marito fuori dalla porta di casa. Tu rimani con i tuoi figli e dì a tuo marito: ‘Se hai cuore di questa famiglia ti fai aiutare. Quando ti farai aiutare ti sarò accanto”. Dopo un po' il marito ha scelto di farsi aiutare. Con lei stava facendo intanto un cammino di perdono, perché dopo c’è il ricongiungimento, ma può avvenire dopo questo passaggio.
Perdonare, volere il bene dell’altro, significa anche che in questa condizione, dove siamo a rischio tu, io e i bambini, tu stai un passo fuori di casa, perché sei un rischio per tutti. Io non ti volto le spalle.
Però è anche vero che quella donna deve fare un percorso di perdono. Perché se non fai un percorso di perdono non puoi accogliere nuovamente tuo marito in casa e non puoi iniziare a costruire insieme in maniera diversa.
Ecco perché c’è bisogno del perdono.
Questo per fare un esempio. Qualcuno dice: “Eh, ma quello è violento…” Sì, ma si fanno i passaggi.
D: Tu, come sacerdote, dici parole giuste. Però io vorrei capire: se tu dovessi perdonare una persona che ti ha investito un familiare ed è scappato oppure un pedofilo che ti ha rovinato il figlio, come fai a perdonare? Non siamo santi. Santi ce ne sono pochi. Già sarebbe tanto, per me, che questa persona col tempo mi diventasse indifferente. E già ci dovrei lavorare su tanto. Ma addirittura perdonare…
R: Vedi… Il passaggio che tu non fai è questo: Cosa significa il tuo peccato? Perché ti dico questo? Non perché voglia in qualche modo aggravare te, ma per capire cos'è il perdono che ricevo da Dio.
Perché noi non riusciamo a fare questo passaggio. Noi non capiamo che il mio peccato è una cosa talmente brutta e tremenda che costa la vita del Figlio di Dio.
Questo Dio ti ama fino al punto da darti nuovamente il perdono.
E’ da questo amore che puoi attingere per dare il perdono all’altro. E’ Dio che in noi fa questo passaggio.
Devo darGli la disponibilità di fare ciò. Ecco perché la preghiera. Dio mette in me questo.
Ma se io non capisco la tragedia del mio peccato , di quanto è brutto il peccato che io vivo nei confronti di Dio…
D: Perdonare e poi ancora aiutare quella persona?
R: E Dio cosa fa con te?
D: Sì, ma Dio è Dio.
R: E tu sei Sua figlia! Non nasconderti dietro al “povero essere umano”. No. Tu non sei un povero essere umano: sei Sua figlia. Se vuoi, pur doloroso che sia, si può giungere a questo.
Ti faccio l’esempio di una donna normale come è la mamma di santa Maria Goretti.
Conoscete la storia di santa Maria Goretti? Una ragazza di 12 anni. Nella stessa casa colonica vivevano insieme due famiglie: quella di santa Maria Goretti e quella di Alessandro Serenelli. Lei 12 anni e lui 17. Lui si invaghisce di lei. Più di una volta ha tentato di avere un approccio con lei.
Un giorno erano tutti al lavoro. Lei dice: “No!” E’ bello vedere come lei dice: “no, perché così vai all’inferno”. Quindi lei si preoccupa di lui. Alessandro le da 17 o 18 coltellate.
Mentre l’accoltella lei continua a dire: “Non fare così Alessandro, perché vai all’inferno!” Sta morendo e si preoccupa di lui. Questo è l’amore di questa bambina di 12 anni.
Portata in ospedale arriva il parroco. Lei dice: “Io voglio perdonarlo. Voglio che sia con me in cielo”. Lei muore dopo qualche giorno.
Quando fanno il processo a lui c’è la mamma di santa Maria Goretti. Il giudice alla fine dice: “Lei cosa vuol dire ad Alessandro?” Lei risponde: “Se mia figlia lo ha perdonato anch’io lo perdono”.
La gente che era lì ha cominciato ad insultare la mamma, perché non doveva perdonare questo ragazzo. Perché doveva odiarlo.
Lei ha detto: “No. Se l’ha perdonato mia figlia chi sono io per non perdonarlo?”
Lui ha fatto trent’anni di carcere. E’ morto presso i Cappuccini nelle Marche, anche lui in concetto di santità.
Quando è uscito dalla prigione è andato a trovare la mamma. Ha bussato e ha detto: “Mi riconosci?” Lei ha risposto: “Sì, figlio mio”. E lo ha abbracciato.
Questa è una donna semplice. Una donna che lavorava i campi.
D: Quante persone si comporterebbero così?
R: Se non vivi una vita di fede non lo farai mai. Questa è una donna semplice che si trovava a pregare con la famiglia e camminava cristianamente. Arrivi a vivere questo, perché è ciò che Dio fa in te. E’ il lavoro che Dio fa dentro di te.
Vuoi farlo da solo? Non potrai mai farlo, perché è impossibile all’uomo. Con Dio si può fare.
Ti ho detto prima che noi dobbiamo darGli la disponibilità. Io voglio fare questo, anche se mi costa dolore in questo momento. Sì, Gesù: voglio fare questo passaggio.
Per questo la preghiera.
Perché poi sei Tu che operi dentro di me. Non è una cosa che faccio da solo, perché non la ritrovo dentro di me. Ma questo nasce dall’Amore che io scopro in Gesù.
Perché se io capissi veramente cos’è il peccato, la tragedia che succede dentro di me, quanto è brutto e quello che è costato a Gesù Cristo e capissi il perdono quanto è grande, forse direi: “Gesù, Tu hai perdonato me. Come faccio a non perdonare gli altri?”
Quando Gesù parla del peccato, nostro verso Dio e di quello che ci facciamo tra noi, parla di quella parabola che dice che c’è quel re che vuole fare i conti con i sottoposti. Chiama il servo che gli deve 100 talenti. Monetizziamo, 150 milioni di euro oggi. Questo si butta in ginocchio: “Ti prego. Aspetta un pochino e poi ti rifonderò”. Sapendo che non lo potrà fare gli condona il debito.
Quello lì perdonato, che non ha saputo cosa ha ricevuto, trova un altro che gli deve 100 denari, cioè mille euro. Oh… Gli sono stati condonati 150 milioni di euro… Perché l’offesa fatta a Dio non ha proporzione con quella che ci possiamo fare tra noi. A mio figlio, a mio padre, a tua sorella… Non ha proporzione. Vale quei mille euro.
Per quei mille euro quello lo fa mettere in prigione.
Altra cosa. Quella donna che piange sui piedi di Gesù, quella prostituta. Quando Gesù è nella casa del fariseo Simone e quella tutto il pranzo piange ai piedi di Gesù. Li lava con le lacrime; li asciuga con i capelli; li bacia; gli butta il balsamo sui piedi. Il fariseo dice: “Se fosse davvero un profeta saprebbe che razza di donna è quella lì”. Magari c’era andato pure lui con lei. Questo la conosceva bene.
E Gesù cosa dice? “Simone, Simone… Ho da dirti una cosa. Se uno perdona a uno 500 e ad un altro 50 chi è che lo amerà di più?” “Quello a cui ha condonato 500”.
Se non capisco il perdono di Dio per me, che è grandissimo, immenso, è qualcosa che non potrò mai restituire a Dio… Se non riesco a capire questo non capirò mai cosa significa dover perdonare l’altro. Questo nasce dal cammino che faccio con Gesù.
Se non inizio a camminare con Lui non scoprirò cos’è l’Amore Suo. Se non scopro l’Amore Suo non so neanche come donarLo agli altri.
Ma il perdono non è una cosa umana. Non lo fai da solo. Perché è impossibile.
Con Dio tutto è possibile. Gesù non ha detto di farlo da soli.
“Sii disponibile a farlo e poi con Me ci riuscirai”.
Fonte: IdM Trascritto e inviato da Andrea Bianco
Nessun commento:
Posta un commento