Venivo, in treno, dal Lussemburgo e andavo a Bruxelles. Era l’epoca della liberazione (1944) (...) Mi misi a recitare il mio rosario. Ero solo.
A Marbehan sale una donna ; vedendomi pregare mi fece un piccolo cenno di saluto, complice, prese il suo rosario e, come me, lo sgranò in silenzio. Ammirai la sua tranquilla e fiera pietà, quando alla stazione di Longlier, un uomo grande e grosso, pittoresco, si accomodò rumorosamente nello scompartimento.
Istintivamente la mia vicina mi guardò come per annunciare che non avrebbe smesso. Le risposi con un sorriso di incoraggiamento, nello stesso momento in cui il viaggiatore fissava i suoi occhi sbalorditi sulle nostre mani e sui nostri rosari.
Avrebbe riso ? Per niente... A nostra viva sorpresa, al contrario, tolse il cappello e ci disse : « perché voi due recitate a voce bassa, perché non lo recitiamo noi tutti a voce alta ? »...È quello che facemmo sino a Jemelle, dove i miei compagni scesero.
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