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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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domenica 29 dicembre 2013

Preparazione alla Confessione (2)


Messaggio del 2 agosto 1981
(Messaggio straordinario)
Su richiesta dei veggenti, la Madonna concede che tutti i presenti all’apparizione possano toccarle il vestito, il quale alla fine rimane imbrattato: «Coloro che hanno sporcato il mio vestito sono quelli che non sono in grazia di Dio. Confessatevi frequentemente. Non lasciate che nella vostra anima rimanga a lungo anche soltanto un piccolo peccato. Confessatevi e riparate i vostri peccati».

 

PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE  (2)

Medjugorje, 07/10/13
Padre Luigi, cappuccino

Voi che siete genitori. Quando diamo le cose troppo facili ai figli i figli non le apprezzano, vero? O no? Noi siamo uguali, perché siamo figli d’innanzi a Dio. Allora il Signore ha bisogno che noi ci rendiamo conto di quello che avevamo perso. Ecco quando vado dal sacerdote e dico i miei peccati. Dico i miei peccati... Non gli ha fatto sconti il padre. Va bene?
Allora, quando vi andate a confessare non fatevi sconti! Non fatevi sconti. Noi preti abbiamo a volte l’abitudine nefasta... Due sono gli atteggiamenti: O uccidiamo le persone – “come ti sei permesso” - oppure “ma non hai fatto nulla. Ma non ti preoccupare” Non è vero! Perché il tuo peccato è costato la vita di Cristo. Capiamolo questo. Per essere riconciliati con Dio Padre Gesù è dovuto andare sulla croce. Per essere riconciliati con il Padre Gesù ha dovuto attraversare la morte. Sapete cosa significa per Colui che è la vita dover attraversare la morte? E’ come se Gesù avesse rinnegato tutto ciò che Lui è. Lui che è la vita ha dovuto attraversare la morte. E’ una cosa che noi non possiamo neanche immaginare. Il peccato mio e vostro ha fatto questo. Allora... Né da una parte si deve uccidere la persona, ma neanche dall’altra, perché uccidiamo anche così, si deve omettere di far prendere coscienza di cos’è il peccato.
Va bene. Allora... Abbiamo bisogno di sperimentare cos’è il peccato. Non fatevi mai sconti. Mettetevi nella verità d’innanzi a Dio.
Quando vi andate a confessare preparatevi prima. Chiedete il dono dello Spirito Santo, Lui che è lo Spirito della Verità. Cosa dice Gesù’ “Se non vado al Padre non posso mandarvi il Consolatore, lo Spirito di Verità, Colui che vi porta la Verità tutta intera”. Ma la verità dell’Amore di Dio, di quanto Dio ti ama è la verità di te stesso, di chi sei realmente, di ciò che vivi dentro.
Lo Spirito è l’unico che può convincere, dice Gesù, in quanto al peccato, al giudizio, alla giustizia. Chi è che ci aiuta a comprendere la profondità di cos’è il peccato è lo Spirito Santo. Quindi non andatevi a confessare così: “Beh, vado...” “Padre, non so cosa dire”. “Cosa sei venuto a fare? potevi stare a casa”. Va bene? Ma non perché ho un blocco; perché non mi sono neanche messo lì a dire: “Signore, fammi capire qual è il mio peccato.” Allora prepariamoci, perché è talmente grande il mistero che viviamo... Noi siamo abituati a buttare tutto: alla Messa andiamo 5 minuti dopo che è  iniziata. Guai ad andarci prima. Magari ci viene il mal di pancia. A confessarci andiamo senza un minimo di preparazione... Ma Dio ci sta dando la vita lì. Abbiamo bisogno di comprendere quello che facciamo e preparare la nostra persona ad accogliere il dono di Dio.
Prima di confessarsi c’è la preghiera. Nella preghiera si sviluppa il pentimento. Il processo che fa il figlio è quello del pentimento, quello di tornare indietro, della conversione, che è la parte più importante del sacramento della Riconciliazione. Non è il segno di croce del prete: “Ti assolvo da tutti i tuoi peccati”. La parte più importante è il pentimento della persona. E il pentimento, quello vero, quello che Dio vuole che noi viviamo, non è quello di questo figlio. Probabilmente è cominciato con la fame e mentre tornava indietro si è anche reso conto di cosa è significato anche per il padre il suo allontanamento. Ma il pentimento che Dio vuole da noi è questo: comprendere alla Sua luce, alla luce dello Spirito Santo, che quello che noi abbiamo fatto - nelle parole, nei gesti, nei pensieri, nelle opere - è stato rifiutare l’Amore di Dio, dire “no” a Dio, vivere come se Dio non esistesse. Capire questo è avere nel cuore il dispiacere del dolore procurato a Dio. I genitori, quando i figli prendono strade brutte, come si sentono? Male, vero? Anche impauriti. Questo però procura sofferenza, giusto? Dio, che è davvero Padre, vive la stessa identica cosa.
Il pentimento mio deve essere questo. Non tanto perché mi vedo brutto, perché faccio schifo, perché non ne posso più della vita che faccio... Ho fame torno indietro.. Va bene, Dio si accontenta anche di questo. Ma il vero pentimento è essere dispiaciuti di aver dato dispiacere a Dio che è mio Padre. E’ il timore di Dio.
Una volta venne una mia amica - io ero già diventato frate - a parlare con me, perché era rimasta incinta e non era sposata. La sua preoccupazione era come dirlo al padre, ma non perché il padre fosse violento e chissà cosa avrebbe potuto farle, ma per il dispiacere che avrebbe potuto dare a questo padre. Questo dispiacere dobbiamo averlo verso Dio, che è davvero nostro Padre. Il timore di Dio. Il pentimento si inserisce qui. Capire alla luce di Dio ciò che ho vissuto; comprendere che ciò che ho vissuto è stato rinnegarLo; avere il cuore addolorato per questo. Non perché mi vedo brutto, non perché non vorrei essere così, non perché mi da fastidio quello che ho vissuto, non perché vorrei essere diverso... No. Perché ho fatto soffrire il cuore di mio Padre, che mi ama davvero dando il Suo Figlio per me.
E l’ultimo passaggio del pentimento è decidere di vivere diversamente. Perché se io non voglio vivere diversamente non c’è pentimento. E allora hai voglia a dire “ti assolvo”… Non succede nulla! Il perdono di Dio non scende, perché Dio non ti può dare ciò che tu non vuoi.
Abbiamo detto che l’amore si vive nella libertà. Dio non può darti il Suo Amore, la Sua Misericordia se tu non la vuoi. Quando non ti penti del peccato tu non vuoi l’Amore misericordioso di Dio. Pentirsi significa uscire dalle situazioni di peccato.
Sono sposato... Ho l’amante... Mi vado a confessare che sono dispiaciuto, ma
non esco da quella situazione. Non c’è pentimento. Non scende la Misericordia di Dio.
Ho risentimento. Odio una persona. Capisco che è brutto, mi vado a confessare, ma non sono disposto a perdonare. Non c’è pentimento. Non succede nulla!
Difatti il nostro compito, come pastori, come amministratori della Misericordia di Dio, è quello di capire se c’è un pentimento. Alcune volte mi è capitato di non poter dare l’assoluzione. Non che non la vuoi dare... Non la puoi dare, perché non c’è il presupposto. Perché se non vuoi perdonare una persona...Hai voglia che io ti dica... Non succede nulla e se lo faccio ti inganno.
D: Quando Lei non da l’assoluzione la persona come reagisce?
R: male. E’ dispiaciuta, ma sono dispiaciuto più io di lei.
Devo farti capire che non succede nulla se non vuoi cambiare. Se non sei disposta a voler l’Amore di Dio, Dio ti lascia libero. Guardate che Dio rispetta la nostra libertà. Si fa impotente dinnanzi alla nostra libertà. Ecco perché la parte più importante di questo sacramento è il vostro pentimento, che si fa nella preghiera.
D: Che differenza c’è tra pentimento e rimorso?
R: Mettiamola così... Il rimorso è diverso anche dal senso di colpa. Il senso di colpa non serve a nessuno. Il senso di colpa è quello di Giuda che alla fine lo porta a suicidarsi. Il senso di colpa nasce dall’accusa che facciamo a noi stessi e dal non credere nell’amore di Dio, nella Misericordia di Dio. Nella possibilità che Dio mi perdoni. Dio non se ne fa nulla di questo. Dio ci fa vedere la nostra condizione miserevole e a volte neanche fino in fondo, perché a volte non siamo neanche in grado di portare questo peso. Ci fa vedere il tanto che basta perché noi diciamo: “Signore, io ho bisogno di essere perdonato, perché io davvero Ti ho offeso. Voglio il Tuo perdono”.
Il rimorso è la coscienza che in qualche modo mi dice che in quella cosa non ho fatto il bene. Poi sta a te accogliere questo. Se io accolgo questa cosa e chiedo perdono a Dio nasce il pentimento e mi vado a confessare. Se non lo faccio mi rimane lì. Il rimorso è quel richiamo che la coscienza fa a noi, dove Dio parla e dice: “Guarda che qui ti stai facendo male. Stai camminando nella via del male e non nel bene. Ravvediti. ChiediMi perdono”. Lì nasce il pentimento se io accetto questa cosa, altrimenti no. Ma il pentimento è quell’atto che io faccio; quella presa di coscienza dinnanzi alla luce di Dio. Perché il primo che fa il passo è sempre Dio. E’ Lui che viene a cercarmi. Quando c’è il pentimento vero c’è la vera liberazione: dalle colpe e dalle pene. La colpa ci fa meritare l’Inferno, la pena è ciò che noi dovremmo scontare. Quando c’è il pentimento pieno il Sangue di Gesù cancella tutte e due. Quando non c’è il pentimento vero, ma c’è l’attrizione, si chiama in gergo questo chiedere a Dio perdono per altre motivazioni, ci viene cancellata la colpa, ma ci rimane la pena, che scontiamo o qui o in Purgatorio. Quando non c’è il pieno pentimento vuol dire che noi rimaniamo ancora attaccati a quel peccato. Non permettiamo al Sangue di Gesù di arrivare in fondo alla nostra volontà, tanto da sradicare questo attaccamento che noi abbiamo scelto attraverso il peccato. Ci rimane quel filo.
Il vero pentimento mi deve portare ad odiare il peccato. Non devo odiare né me stesso né gli altri, solo il peccato. Perché Dio odia il peccato; non odia l’essere umano, la Sua creatura. Ma il peccato lo odia. Il pentimento mi porta ad odiare il peccato. L’attrizione, invece, non mi porta ad odiare il peccato. Mi fa odiare le conseguenze del peccato, ma non il peccato.
Quindi la mia volontà rimane ancora legata. Non perché Gesù non voglia liberarmi, non glieLo permetto io. Mi libera dalla colpa, ma mi rimane la pena. Permetto al Signore di purificarmi quando accolgo tutto ciò che vivo che può essere la sofferenza, l’umiliazione, … Quando l’accolgo e ne faccio un atto d’amore al Signore Lui purifica la mia volontà dagli attaccamenti al peccato. Se non lo faccio mi tocca farlo in Purgatorio. Vi assicuro che è meglio farlo di qua. Fidatevi. Cercate veramente di aprire il cuore di qua. Andiamo davanti a Lui con la coscienza purificata dal Sangue di Suo Figlio.
Quindi... La parte più importante è il pentimento.
Poi c’è l’accusa dei peccati. Ogni peccato di cui sono consapevole e non lo accuso non mi viene perdonato. Non nascondeteveli i peccati, non vi serve! Invece di vergognarvi davanti al prete dovevate vergognarvi prima di fare il peccato. Non ha senso che ti vergogni dopo. Il prete non sta lì a pensare: “Guarda questo come fa schifo”. Può anche pensarlo... Ma cosa interessa! Non mi interessa questo. L’altro può pensare quello che vuole. Io sono lì per essere purificato dal Sangue di Gesù e poter riaccogliere l’Amore di Dio. Per tornare ad essere Suo Figlio. Allora il prete può pensare di me quello
che vuole. Non mi interessa. “Ma il prete si è arrabbiato!” Non vi interessa. L’importante è che voi siete pentiti, mettete il peccato lì e ricevete il perdono di Dio. Questo è l’essenziale. Se trovate quello che si arrabbia, se trovate quello che dice che va bene tutto, voi non vi preoccupate. Dite il vostro peccato. La Madonna qui a Medjugorje, lo abbiamo sentito oggi, dice: “La confessione almeno una volta al mese”. Per fare un vero cammino cristiano dobbiamo confessarci almeno una volta al mese. Il minimo è una volta al mese. Ma se ci andiamo di più è ancora meglio. I santi si confessavano più spesso.
D: Se veniamo a dirLe, come Le ho detto prima “non so cosa dirLe”, Lei ci sgrida.
R: No. Infatti ti ho lasciato lo schema per l’esame di coscienza, in modo che quando vieni ti prepari.
Quindi, vi dicevo... Se trovate il sacerdote che vi dice “ma sei venuto 15  giorni fa, non serve; ma che peccati avrai mai fatto?”, dite al sacerdote: “A te non deve preoccupare questa cosa. Sei lì per me. Ti hanno fatto sacerdote per amministrare i beni di Dio a me che sono Suo figlio. Altrimenti potevi fare a meno di fare il prete”. Fidatevi che i sacerdoti, quando glielo dite, la prossima volta non ve lo diranno più. E neanche vi diranno nulla, perché sanno che è così.
Padre Pio si confessava una volta in settimana. L’ultimo periodo della vita una volta al giorno. Perché quando veramente entri nella comunione profonda con Dio e con il Suo Amore comprendi anche il più piccolo “no”. Il più piccolo “no” ti pesa. Vuoi che Lui ti purifichi per poter gioire veramente della pienezza di questo Amore. Iniziamo una volta al mese, ma se sentite l’esigenza fatelo anche più spesso, perché quando ci confessiamo Dio ci ridona la dignità di figli, la libertà dal peccato. Ci fa sperimentare l’Amore Suo, ma ci da anche le grazie per poter crescere nell’Amore di Dio. Ogni volta che ci confessiamo la luce di Dio risplende ancora di più dentro di noi, il che significa che siamo più capaci di dire di “sì” al bene e di dire “no” al male. Meno ci confessiamo e più ci sembra che non facciamo nulla e più teniamo i macigni sulla nostra coscienza.
La confessione frequente purifica anche la mia coscienza. La fa diventare più cristallina, capace di ricevere la luce di Dio in maniera più grande e quindi di corrispondere in maniera più grande all’amore di Dio. C’è una crescita. Quindi: non preoccupatevi di ciò che pensa il sacerdote, né se vi dice peste e corna né se vi dice che non avete fatto nulla. Voi confessate il vostro peccato e basta. Se vi dice che andate troppo spesso ditegli: “Tu sei lì per questo. Per donarmi il perdono di Dio. Siccome io ne ho necessità tu rimani lì”. Quando verrai la prossima volta non te lo dirà più.
E’ importante poi questo: non giustificatevi dei vostri peccati. “Padre, io chiedo perdono perché ho mandato a quel paese mio marito, però è stato lui.., perché lui mi ha detto questo, perché lui sa come io sono, perché mi ha detto quella cosa?” Ci stiamo giustificando. Quando ci giustifichiamo sapete cosa significa? Che diciamo a Gesù: “Tu potevi non morire per me, perché io mi salvo da solo”. Invece siate spietati con voi stessi. Il mio peccato è questo! E non trovo giustificazioni. Ma soltanto, Signore, mi fido della Tua Misericordia. Perdonami. Siate sicuri che Gesù vi dirà: “Non ti preoccupare. Io ho dato il Sangue per te”. Ci giustifica Lui, perché l’unico che può giustificare è Gesù. Non siamo noi. Quindi, non giustificatevi quando vi andate a confessare. Siate spietati. Chiamate per nome i vostri peccati e rimetteteli nella Misericordia di Dio.
Questo è l’iter della Confessione. Quando abbiamo una Confessione così
davvero proviamo i benefici che sono la pace, l’amore, la gioia, il sentirsi
più leggeri.

Fonte: IdM  (Trascrizione curata da Andrea Bianco)

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