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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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martedì 3 novembre 2015

Angolo teologico – Riflessione sui Messaggi di Medjugorje di Don Renzo Lavatori (11) – Messaggio a Marja del 25 ottobre 2015 e Messaggio a Mirjana del 2 novembre 2015

Messaggio a Marija del 25 ottobre 2015

"Cari figli! La mia preghiera anche oggi è per tutti voi, soprattutto per tutti coloro che sono diventati  duri di cuore alla mia chiamata. Vivete in giorni di grazia e non siete coscienti dei doni che Dio vi da attraverso la mia presenza. Figlioli, decidetevi anche oggi per la santità e prendete l'esempio dei santi di questi  tempi e vedrete che la santità è  realtà per tutti voi. Figlioli, gioite nell'amore perché agli occhi di Dio siete irripetibili e insostituibili perché siete la gioia di Dio in questo mondo. Testimoniate la pace, la preghiera e l'amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Commento teologico di Don Renzo Lavatori

Il messaggio è motivo di profondo esame di coscienza per prendere consapevolezza del nostro autentico e meraviglioso essere e vivere da cristiani. Anzitutto la Vergine prega perché è preoccupata di “coloro che sono diventati duri di cuore alle mie chiamate”. Chi sono costoro?

Prima di guardarci attorno e puntare il dito sugli altri, cerchiamo di vedere dentro di noi l’atteggiamento del nostro cuore. Che cosa significa “la durezza del cuore”? Anzitutto il cuore costituisce il centro propulsore di tutti i nostri sentimenti, pulsioni affettive, passioni, interessi vari, orientamenti interiori, giudizi, pensieri, voleri, desideri. La durezza, a sua volta, comporta il blocco totale o l’incatenamento o l’immobilismo di tali atteggiamenti sotto due aspetti fondamentali: il primo consiste nel fatto che il cuore si è pietrificato, si è reso compatto e cocciuto senza alcuna possibilità di liberazione o di rottura. A quel punto resta difficile muoverlo e scioglierlo in modo che si possa intenerire e alleggerirsi di quel peso che lo attanaglia. Ciò significa che esso è irrigidito nel proprio egoismo, è chiuso nel suo mondo soggettivo e nei suoi schemi personali che si è costruito, chiuso come in una torre di ferro, dove si è rifugiato e da lì non si muove. Non vibra di alcuna emozione, non sente alcuna compassione, non si interessa di quanto accade attorno a sé e di come soffrono gli altri. Pensa solo a sé stesso. Quando sembra manifestare qualche scossone o preoccupazione, lo fa perché ha bisogno lui di qualcosa non perché gli interessino gli eventi al di fuori di sé. Anche quando vive una certa religiosità, è mosso e guidato dall’intento di salvare sé stesso e non prova alcun sentimento di gratitudine e tanto meno di amore verso il Signore.

Il secondo aspetto della durezza di cuore sta nella conseguenza che essa impedisce a lui di comunicare e di relazionarsi attivamente sia nei confronti di Dio che dei fratelli. Soprattutto non consente di confrontarsi e di ascoltare gli altri che possano avere una opinione diversa dalla sua e che potrebbero aiutarlo a uscire da quella capsula in cui si è rinchiuso. Il brutto che nessuno e nulla lo scuotono, neanche un terremoto o una catastrofe che non tocchi la sua persona. Lui non si rammarica mai, non si pente delle sue mancanze né le riconosce, non piange né si addolora e neanche gioisce pienamente né si commuove. È lì fermo e appesantito.

Tale modo di essere può anche avverarsi in noi e ce ne dobbiamo accorgercene per liberarci e trovare un nuovo modo di sentire e di agire, che si chiama apertura d’animo e vera conversione. Infatti la Vergine dice che noi siamo tardi e duri di cervice, come dei ciechi e dei sordi, perché “non siete coscienti dei doni che Dio vi dà attraverso la mia presenza”. Questo richiamo è molto forte, in quanto esprime una certa indifferenza verso la grazia divina che ci viene elargita con tanta ricchezza, rimanendo prigionieri di meschinità di vedute, andando più verso noi stessi che verso Dio e i fratelli. Siamo immersi in una abbondanza di favori divini e neanche ce ne rendiamo conto, anzi alle volte li trascuriamo e addirittura li disprezziamo. È necessario scuoterci e riprendere lena nello spirito per camminare gioiosamente e liberamente verso la santità: “decidetevi anche oggi per la santità”. La festa meravigliosa di tutti i Santi dovrebbe essere un’ottima occasione per un nuovo slancio di intraprendere seriamente la via del bene, dell’amore, della verità e onestà. Là, in paradiso, con gli angeli e i santi, dobbiamo tutti arrivarci: “la santità è la realtà per tutti voi”.

Ma come si fa a diventare santi?

Maria ce lo suggerisce. Non si tratta di fare cose straordinarie e faticose, anzi occorre semplicemente gioire: “gioite nell’amore”, perché siamo i prediletti di Dio, i suoi figli amati, perdonati, abbracciati. L’amore del Signore dovrebbe essere la causa di vera santificazione, per essere totalmente avvinti e coinvolti dall’Amore divino. Questo amore ci purifica, ci colma di grazia e ci conduce a Dio per essere con Lui e in Lui viventi e beati già su questa terra, ma poi per sempre nella felicità eterna. Perché ci attardiamo ancora a perdere tempo sulle stupidaggini di questo mondo, sulla nostra durezza di cuore, mentre potremmo vivere nella serenità e nella gioia intramontabile? Infatti “agli occhi di Dio siete irripetibili e insostituibili perché siete la gioia di Dio in questo mondo”. Che meraviglia! Accogliamo l’invito di Maria nostra Madre amabile.

Messaggio a Mirjana del 2 novembre 2015

“Cari figli, desidero parlarvi di nuovo dell’amore. Vi ho radunati intorno a me nel Nome di mio Figlio, secondo la sua volontà. Desidero che la vostra fede sia salda e provenga dall’amore, perché quei miei figli che capiscono l’amore di mio Figlio e lo seguono, vivono nell’amore e nella speranza. Hanno conosciuto l’amore di Dio. Perciò, figli miei, pregate, pregate per poter amare il più possibile e compiere opere d’amore. Perché la sola fede, senza amore e opere d’amore, non è quello che vi chiedo. Figli miei, quella è una parvenza di fede, è un lodare se stessi. Mio Figlio chiede fede e opere, amore e bontà. Io prego, ma chiedo anche a voi di pregare e vivere l’amore, perché desidero che mio Figlio, quando guarderà i cuori di tutti i miei figli, possa vedere in essi amore e bontà, non odio ed indifferenza. Figli miei, apostoli del mio amore, non perdete la speranza, non perdete la forza: voi lo potete fare! Io vi incoraggio e benedico, perché tutto ciò che è di questa terra — che purtroppo molti miei figli mettono al primo posto — scomparirà e resteranno solo l’amore e le opere d’amore, che vi apriranno le porte del Regno dei Cieli. Io vi attenderò presso quelle porte, presso quelle porte desidero attendere ed abbracciare tutti i miei figli. Vi ringrazio!”

Commento teologico di Don Renzo Lavatori

Anche questo messaggio è incentrato sull’amore, offrendoci alcuni aspetti interessanti per riflettere e crescere nella nostra vita spirituale.

1. il primo aspetto ci riporta nel cenacolo, dove la Vergine, assieme agli apostoli, prega per ottenere l’effusione dello Spirito Santo nella potenza del Figlio suo asceso al cielo accanto al Padre. Ella lo fa intendere: “Vi ho radunati intorno a me nel Nome di mio Figlio, secondo la sua volontà”. Da una parte Ella sta in mezzo a noi, raccolti attorno alla Madre, in vista precisamente di essere ricolmati dall’amore divino verso suo Figlio; dall’altra l’ambiente del cenacolo, quale luogo di raccoglimento e di preghiera, indica bene che noi siamo radunati da Maria per essere i nuovi apostoli dell’amore di Gesù verso l’umanità. Dovremmo sempre ricordarci che nelle nostre assemblee o incontri comunitari, quando stiamo assieme per pregare e lodare il Signore, soprattutto nella santa Eucaristia, Ella sta in mezzo a noi e ci sorregge nella fede, ci stimola all’amore e ci unisce nella forza salvifica di suo Figlio amatissimo. Anche le singole famiglie dovrebbero essere un piccolo cenacolo di pace e di comunione dove veglia ed agisce la Vergine. Ciò costituisce un grande tesoro spirituale e umano per ritrovare ogni volta il senso cristiano di una presenza costante di Maria che ci difende dai mali e intercede per la nostra serenità personale e familiare. L’importante che ce ne rendiamo conto e viviamo in tale atteggiamento di fede. Certamente le cose andrebbero molto meglio su tutti i fronti e per noi sarebbe un grande vantaggio e benessere fisico e spirituale.

2. La Vergine sollecita al nostro impegno per congiungere assieme la fede con l’amore, la preghiera con le opere di bontà: “figli miei, pregate, pregate per poter amare il più possibile e compiere opere d’amore”. Molto importante tale connubio tra fede e amore, perché una fede, senza lo slancio interiore del cuore, resta priva di vita e di entusiasmo, si racchiude nella freddezza e nella indifferenza. Ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da profondi sentimenti di amore e di donazione sia verso Dio che verso i fratelli. La Madonna lo dice espressamente che “la fede, senza amore e opere d’amore, non è quello che vi chiedo. Figli miei, quella è una parvenza di fede, è un lodare se stessi”. Come fanno riflettere queste precise e pungenti parole sante! D’altra parte l’azione buona, se non viene animata da una fede viva, diventa un puro efficientismo, un gesto esteriore privo di valore spirituale, che non compie la vera opera di misericordia, di conforto e consolazione, incapace di condividere le sofferenze e le gioie delle persone più bisognose. L’azione materiale così perde la sua preziosità vitale e non serve al vero bene e all’edificazione del regno di Dio, a portare la salvezza redentrice di Cristo. Solo nell’unione tra fede e amore il cristiano compie il suo impegno apostolico e fa contento Gesù, come vuole la Vergine Maria: “mio Figlio, quando guarderà i cuori di tutti i miei figli, possa vedere in essi amore e bontà, non odio e indifferenza”. Quante volte noi siamo soltanto operatori distratti e scontenti, spesso portatori di chiacchiere e di pettegolezzi piuttosto che di sentita compassione e pace.

3. Alla fede e all’amore si aggiunge la speranza: “figli miei, apostoli del mio amore, non perdete la speranza, non perdete la forza: voi lo potete fare”. La Vergine ci dona un impegno ben preciso da cui non possiamo sottrarci se vogliamo restare suoi figli, come Lei ci chiama teneramente, amati e protetti dal suo amore materno. La speranza, unita alla fede e alla carità, costituisce un trittico composto dalle tre virtù teologali che sono l’anima di tutta la vita cristiana. La fede ci unisce a Dio in filiale abbandono; l’amore ci porta a donarci concretamente con gesti di benevolenza in ragione dell’amore divino che alberga nei nostri cuori; la speranza ci sospinge ad avere fiducia incrollabile in ogni momento, anche nelle prove più dure. Sperare in Dio contro ogni speranza umana è la forza potente del cristiano, perché si fonda sulla grazia e onnipotenza divine. Se coltiviamo queste tre virtù possiamo avere la certezza che il Signore sta accanto a noi e ci conduce verso la felicità eterna assieme ai santi. Se invece siamo immersi nelle cose materiali, come fossero il tesoro più prezioso, noi perdiamo di vista la vita vera, quella del cielo, e ci ritroveremo poveri e desolati, angosciati e irrequieti, perché “tutto ciò che è di questa terra – che purtroppo molti miei figli mettono al primo posto – scomparirà e resteranno solo l’amore e le opere d’amore, che vi apriranno le porte del Regno dei cieli”. Una visione meravigliosa è posta sotto i nostri occhi. A noi il compito di vivere pienamente e costantemente con la speranza incrollabile che là, in paradiso, si trova la nostra felicità.

4. Consolanti sono le ultime parole della Vergine: “Io vi attenderò presso quelle porte, presso quelle porte desidero attendere tutti i miei figli”. Chi di noi non si sente scosso e profondamente toccato da queste rassicuranti parole. O Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi ti siamo infinitamente grati e la certezza che tu stai là, alla porta del paradiso, per attenderci con il tuo amore, ci dona forza e luce per ravvivare la fede, la speranza e la carità e così entrare in eterno accanto a te nella beatitudine senza fine. Grazie, o Maria!


don_renzo_lavatoriDon RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.

Don Renzo Lavatori ha recentemente pubblicato un altro volume sull’angelologia: L' angelo, un fascio di luce sul mondo, La Fontana di Siloe, Torino, 2014 (cliccare sul link per ordinarlo)

Notizie più dettagliate sul Sito Ufficiale di Don Renzo Lavatori (cliccare sul link)

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