Nel giorno della memoria, vogliamo ricordare il sacrificio San Massimiliano Kolbe.
AUSCHWITZ - ESTATE 1941
"Stavamo lavorando fuori dal campo con la ghiaia quando improvvisamente, verso le tre del pomeriggio, le sirene cominciarono ad ululare. Era un segno orribile. Significava che c'era stata una fuga. Immediatamente le sentinelle tedesche sollevarono i fucili, ci contarono, ed iniziarono un controllo rigorosissimo. Oltre a sorvegliare ogni nostro movimento, le guardie stavano all'erta per trovare il fuggitivo che, per quanto ne sapessero, poteva essersi nascosto in un campo, un albero, un pavimento, un veicolo, oppure in altri mille posti.
(...) Tuttavia, i nostri pensieri non erano rivolti a lui, ma a noi stessi, visto che per ogni evaso del nostro blocco, dieci o venti di noi sarebbero stati uccisi per rappresaglia. Quindi pregai, e sono certo che tutti gli altri fecero lo stesso,: "Per favore, fa' che lui non sia del mio blocco, fa che sia del blocco 3 o del blocco 8, ma non del blocco 14". Ma quando tornammo al campo, capimmo che ci attendeva il peggio... il prigioniero mancante apparteneva al blocco 14."
(Testimonianza di Francis Mleczko, ex deportato)
"Rimanemmo al sole sull'attenti - bollendo - dal mattino fino al tardo pomeriggio, con un unico intervallo a mezzogiorno, quando ci fu distribuita la nostra razione di zuppa. Molti si accasciarono, e vennero lasciati giacere ovunque cadessero.
Dopo il lavoro, l'intero campo rimase sulll'attenti finchè gli fu permesso di andare a dormire. Nessuno ebbe da mangiare. Ma il mattino seguente, dopo aver ricevuto soltanto caffè, affrontammo un altro duro giorno di lavoro - tranne il blocco 14, a cui apparteneva il prigioniero mancante. Loro furono di nuovo messi sull'attenti, in pieno sole, per tutto il giorno."
(Testimonianza di Ladislaus Swies, ex deportato)
"Questa selezione avvenne verso la fine di luglio o l'inizio di agosto del 1941. Penso che fosse domenica, ma noi non tenevamo conto delle date. Però ricordo che stava suonando l'orchestra. I musicisti erano autorizzati, anzi incoraggiati, a portare i loro strumenti nel campo ed esercitarsi. Di domenica c'erano i loro concerti, i tedeschi amavano la loro musica. Era l'unica cosa di valore che trovassero in noi."
(Testimonianza di Ted Wojtkowski, ex deportato)
"L' EVASO NON E' STATO TROVATO.
COME RAPPRESAGLIA PER LA FUGA DEL VOSTRO COMPAGNO,
DIECI DI VOI MORIRANNO DI FAME.
. . . LA PROSSIMA VOLTA, SARANNO VENTI "
"Mi trovavo all'incirca nella quinta o sesta fila di dietro ed ero il quinto o sesto uomo dall'estremità da cui cominciò Fritsch. Mentre si avvicinava sempre di più, il mio cuore pulsava velocemente. "Fa' che mi superi, fa' che mi superi, oh passa, passa...". Stavo pregando.
Ma no. Lui si fermò proprio davanti a me. I suoi occhi mi esaminarono dalla testa ai piedi, e poi di nuovo. Un secondo esame completo dall'alto verso il basso.
Vidi il segretario preparare la matita per scrivere il mio numero.
Poi Fritsch mi ordina in Polacco, "Apri la bocca." La apro. Lui guarda. Passa oltre. Io respiro di nuovo."
(Francis Mleczko)
"Mi sembrò che quell'occhiata non finisse mai e che fra un momento sarei stato chiamato...
Ma no.
Mi sorpassarono e scelsero qualcun altro.
Cominciai a tremare per il sollievo..."
(Mieczyslaus Koscielniak)
"Sto pensando di aver avuto fortuna. Poi improvvisamente lui indica me in fondo alla fila e chiama:"Tu !". Il terrore mi congela e non riesco a muovermi. Visto che non faccio un passo avanti, il mio vicino pensa che Fritsch stia chiamando lui. Insicuro, mette un piede leggermente in fuori... "Non tu, dummkopf (porco polacco)", ringhia Fritsch, ed indica me di nuovo. Poi improvvisamente, in una frazione di secondo, cambia idea e, mentre il mio vicino comincia a indietreggiare, gli ordina di venire avanti e prende lui invece di me... Rimango paralizzato..."
(Ted Wojtkowski)
"Dopo la scelta dei dieci prigionieri, padre Massimiliano uscì dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull'attenti dinanzi al Comandante.
Egli, sorpreso, rivolgendosi a padre Massimiliano, disse: "Che vuole questo porco polacco?".
Padre Massimiliano, puntando il dito verso Francesco Gajowniczek, già prescelto per la morte, rispose: "Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano (aveva 47 anni), voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli".
Pare incredibile che il Comandante Fritsch abbia tolto dal gruppo dei condannati il Gajowniczek ed abbia accettata l'offerta di padre Kolbe, e che non abbia piuttosto condannati tutti e due al bunker della fame.
Con un mostro come quello, ciò sarebbe stato possibile."
(Francis Wlodarski)
"Eravamo così stupiti da essere incapaci, almeno in quel momento, di reagire o di afferrare ciò che era successo... Tutto ciò che potevamo fare era rallegrarci dentro di noi per il fatto di non essere fra i condannati. Grazie a Dio non sono stato scelto io, ma qualcun altro! Per quanto sembri un atteggiamento insensibile, questa fu la nostra prima reazione umana."
(Mieczyslaus Koscielniak)
"CONOBBI PERSONALMENTE PADRE KOLBE SOLTANTO NELL'ESTATE DEL 1941, IL GIORNO CHE OFFRI' LA SUA VITA PER ME"
Il Lagerfuhrer Fritsch, comandante del campo, circondato dalle guardie, si avvicinò e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morte. Indicò col dito anche me. Uscii fuori dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato rivedere ancora i miei figli ! Dopo un istante, uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece.
Potei solo cercare di esprimere con gli occhi la mia gratitudine. Ero sbalordito ed afferravo a malapena quello che stava accadendo. L'immensità di tutto ciò: io, il condannato, avrei continuato a vivere e qualcun altro offriva volentieri e spontaneamente la sua vita per me... un estraneo. E' sogno o realtà?"
(Francis Gajowniczek )
"Sentii la sua influenza con assai maggior forza, dopo l'avvenimento che aveva scosso il campo, cioè quando egli offrì la propria vita per un altro prigioniero. La notizia dell'episodio si diffuse nel campo intero la notte stessa.
Sono profondamente convinto che il comandante del campo permise che il prigioniero da lui scelto venisse sostituito da padre Kolbe, soltanto perchè padre Kolbe era un sacerdote. Egli gli aveva chiesto chiaramente:"Chi sei?".
E, ottenuta la risposta, aveva ripetuto al suo compagno: "E' un Pfaffe (un pretonzolo)". E fu soltanto allora, che il comandante Fritsch disse: "Accetto".
Tale convinzione me la sono formata subito, nel campo, quando mi venne riferito lo svolgersi dell'accaduto.
Il sacrificio di padre Kolbe provocò una grande impressione nelle menti dei prigionieri, poichè nel campo non si riscontravano quasi mai manifestazioni di amore verso il prossimo. Un prigioniero si rifiutava di dare ad un altro un pezzo di pane... ed ora era successo che qualcuno aveva offerto la propria vita per un altro prigioniero a lui sconosciuto".
Tutti i superstiti di Auschwitz testimoniano all'unanimità che, da allora, il campo divenne un luogo un pò meno infernale."
(Joseph Stemler )
IL BLOCCO 13: IL BUNKER DELLA FAME
"Le dieci vittime passarono davanti a me e vidi che Padre Kolbe barcollava sotto il peso di uno degli altri, sorreggendolo, poichè costui non riusciva a camminare con le proprie forze." (Ladislaus Swies)
"Il blocco numero 13, era situato nella parte destra del campo, circondato da un muro alto sei metri. Nel sotterraneo (bunker) v'erano delle celle. Ad una di queste celle condussero i dieci prigionieri del blocco n°14.
Chiudendo, le guardie gridarono sghignazzando: «Vi seccherete come tulipani». Da quel giorno, gli infelici non ebbero alcun cibo. Ogni giorno le guardie, facendo le visite di controllo, ordinavano di portare via i cadaveri di coloro che erano morti nel corso della notte.
Nei momenti di assenza delle guardie, scendevo nel sotterraneo per conversare e consolare i compagni. Le calde preghiere e gli inni alla ss. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo. Mi sembrava di essere in chiesa: padre Massimiliano Kolbe incominciava, e tutti gli altri rispondevano. Qualche volta erano così immersi nella preghiera, che non si accorgevano della venuta delle guardie per la solita visita. Finalmente, alle grida di queste, le voci si spegnevano.
Quale martirio abbiano dovuto sostenere i prigionieri condannati ad una morte così atroce, lo attesti il fatto che i secchi (latrine) erano sempre vuoti e asciutti, dal che conviene arguire che i disgraziati bevevano, per la sete, la propria orina.
Siccome i prigionieri erano già molto indeboliti, ormai le preghiere si recitavano solo sotto voce. Ad ogni ispezione, mentre già quasi tutti giacevano sul pavimento, si vedeva padre Kolbe in piedi o in ginocchio in mezzo a loro: con sguardo sereno fissava coloro che entravano."
Così trascorsero due settimane. I prigionieri erano morti l'uno dopo l'altro, e, dopo tre settimane, ne erano rimasti ancora solo 4, tra cui anche padre Kolbe.
Alle autorità sembrava che la cosa si protraesse troppo a lungo: la cella era necessaria per altre vittime.
Perciò, il 14 agosto 1941, condussero nel bunker il criminale tedesco Boch, dell'ospedale, che fece a tutti delle iniezioni endovenose di acido fenico nel braccio sinistro.
Vidi padre Kolbe, con la preghiera sulle labbra, porgere da sè il braccio al carnefice.
Non riuscii a sopportarlo.
Con il pretesto di dover lavorare in ufficio, andai fuori. Appena uscirono le SS ed il carnefice, ritornai nella cella.
Vi trovai Padre Massimiliano Kolbe seduto, appoggiato al muro, con gli occhi aperti e la testa china verso un lato.
Il suo viso, sereno e puro, era raggiante."
(Bruno Borgowiec)
Fonte: IdM
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