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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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sabato 31 dicembre 2011

CATECHESI DEL SANTO PADRE

Santuario di Greccio, Cappella del Presepio

Santuario di Greccio, Cappella del Presepe

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

La preghiera e la Santa Famiglia

Cari fratelli e sorelle,
l’odierno incontro si svolge nel clima natalizio, pervaso di intima gioia per la nascita del Salvatore. Abbiamo appena celebrato questo mistero, la cui eco si espande nella liturgia di tutti questi giorni.
È un mistero di luce che gli uomini di ogni epoca possono rivivere nella fede e nella preghiera. Proprio attraverso la preghiera noi diventiamo capaci di accostarci a Dio con intimità e profondità. Perciò, tenendo presente il tema della preghiera che sto sviluppando in questo periodo nelle catechesi, oggi vorrei invitarvi a riflettere su come la preghiera faccia parte della vita della Santa Famiglia di Nazaret. La casa di Nazaret, infatti, è una scuola di preghiera, dove si impara ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo della manifestazione del Figlio di Dio, traendo esempio da Maria, Giuseppe e Gesù.
Rimane memorabile il discorso del Servo di Dio Paolo VI nella sua visita a Nazaret. Il Papa disse che alla scuola della Santa Famiglia noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo». E aggiunse: «In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri» (Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964).
Possiamo ricavare alcuni spunti sulla preghiera, sul rapporto con Dio, della Santa Famiglia dai racconti evangelici dell’infanzia di Gesù. Possiamo partire dall’episodio della presentazione di Gesù al tempio. San Luca narra che Maria e Giuseppe, «quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore» (2,22). Come ogni famiglia ebrea osservante della legge, i genitori di Gesù si recano al tempio per consacrare a Dio il primogenito e per offrire il sacrificio. Mossi dalla fedeltà alle prescrizioni, partono da Betlemme e si recano a Gerusalemme con Gesù che ha appena quaranta giorni; invece di un agnello di un anno presentano l’offerta delle famiglie semplici, cioè due colombi. Quello della Santa Famiglia è il pellegrinaggio della fede, dell’offerta dei doni, simbolo della preghiera, e dell’incontro con il Signore, che Maria e Giuseppe già vedono nel figlio Gesù.
La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile.
Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale, poiché è nel suo grembo che si è formato, prendendo da lei anche un’umana somiglianza. Alla contemplazione di Gesù nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Lo sguardo del suo cuore si concentra su di Lui già al momento dell’Annunciazione, quando Lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell’esistenza di Maria. Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. San Luca dice: «Da parte sua [Maria] custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19), e così descrive l’atteggiamento di Maria davanti al Mistero dell’Incarnazione, atteggiamento che si prolungherà in tutta la sua esistenza: custodire le cose meditandole nel cuore. Luca è l’evangelista che ci fa conoscere il cuore di Maria, la sua fede (cfr 1,45), la sua speranza e obbedienza (cfr 1,38), soprattutto la sua interiorità e preghiera (cfr 1,46-56), la sua libera adesione a Cristo (cfr 1,55). E tutto questo procede dal dono dello Spirito Santo che scende su di lei (cfr 1,35), come scenderà sugli Apostoli secondo la promessa di Cristo (cfr At 1,8). Questa immagine di Maria che ci dona san Luca presenta la Madonna come modello di ogni credente che conserva e confronta le parole e le azioni di Gesù, un confronto che è sempre un progredire nella conoscenza di Gesù. Sulla scia del beato Papa Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae) possiamo dire che la preghiera del Rosario trae il suo modello proprio da Maria, poiché consiste nel contemplare i misteri di Cristo in unione spirituale con la Madre del Signore. La capacità di Maria di vivere dello sguardo di Dio è, per così dire, contagiosa. Il primo a farne l’esperienza è stato san Giuseppe. Il suo amore umile e sincero per la sua promessa sposa e la decisione di unire la sua vita a quella di Maria ha attirato e introdotto anche lui, che già era un «uomo giusto» (Mt 1,19), in una singolare intimità con Dio. Infatti, con Maria e poi, soprattutto, con Gesù, egli incomincia un nuovo modo di relazionarsi a Dio, di accoglierlo nella propria vita, di entrare nel suo progetto di salvezza, compiendo la sua volontà. Dopo aver seguito con fiducia l’indicazione dell’Angelo - «non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20) - egli ha preso con sé Maria e ha condiviso la sua vita con lei; ha veramente donato tutto se stesso a Maria e a Gesù, e questo l’ha condotto verso la perfezione della risposta alla vocazione ricevuta. Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe: la sua è una presenza silenziosa, ma fedele, costante, operosa. Possiamo immaginare che anche lui, come la sua sposa e in intima consonanza con lei, abbia vissuto gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù gustando, per così dire, la sua presenza nella loro famiglia. Giuseppe ha compiuto pienamente il suo ruolo paterno, sotto ogni aspetto. Sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avrà guidato la preghiera domestica sia nella quotidianità – al mattino, alla sera, ai pasti -, sia nelle principali ricorrenze religiose. Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia.
E infine, un altro episodio che vede la Santa Famiglia di Nazaret raccolta insieme in un evento di preghiera. Gesù, l'abbiamo sentito, a dodici anni si reca con i suoi al tempio di Gerusalemme. Questo episodio si colloca nel contesto del pellegrinaggio, come sottolinea san Luca: «I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa» (2,41-42). Il pellegrinaggio è un’espressione religiosa che si nutre di preghiera e, al tempo stesso, la alimenta. Qui si tratta di quello pasquale, e l’Evangelista ci fa osservare che la famiglia di Gesù lo vive ogni anno, per partecipare ai riti nella Città santa. La famiglia ebrea, come quella cristiana, prega nell’intimità domestica, ma prega anche insieme alla comunità, riconoscendosi parte del Popolo di Dio in cammino e il pellegrinaggio esprime proprio questo essere in cammino del Popolo di Dio. La Pasqua è il centro e il culmine di tutto questo, e coinvolge la dimensione familiare e quella del culto liturgico e pubblico.
Nell’episodio di Gesù dodicenne, sono registrate anche le prime parole di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere in ciò che è del Padre mio?» (2,49). Dopo tre giorni di ricerche, i suoi genitori lo ritrovarono nel tempio seduto tra i maestri mentre li ascoltava ed interrogava (cfr 2,46).
Alla domanda perché ha fatto questo al padre e alla madre, Egli risponde che ha fatto soltanto quanto deve fare il Figlio, cioè essere presso il Padre. Così Egli indica chi è il vero Padre, chi è la vera casa, che Egli non fatto niente di strano, di disobbediente. E' rimasto dove deve essere il Figlio, cioè presso il Padre, e ha sottolineato chi è il suo Padre. La parola «Padre» sovrasta quindi l'accento di questa risposta e appare tutto il mistero cristologico. Questa parola apre quindi il mistero, è la chiave al mistero di Cristo, che è il Figlio, e apre anche la chiave al mistero nostro di cristiani, che siamo figli nel Figlio. Nello stesso tempo, Gesù ci insegna come essere figli, proprio nell'essere col Padre nella preghiera. Il mistero cristologico, il mistero dell'esistenza cristiana è intimamente collegato, fondato sulla preghiera. Gesù insegnerà un giorno ai suoi discepoli a pregare, dicendo loro: quando pregate dite «Padre». E, naturalmente, non ditelo solo con una parola, ditelo con la vostra esistenza, imparate sempre più a dire con la vostra esistenza: «Padre»; e così sarete veri figli nel Figlio, veri cristiani.
Qui, quando Gesù è ancora pienamente inserito nella vita della Famiglia di Nazaret, è importante notare la risonanza che può aver avuto nei cuori di Maria e Giuseppe sentire dalla bocca di Gesù quella parola «Padre», e rivelare, sottolineare chi è il Padre, e sentire dalla sua bocca questa parola con la consapevolezza del Figlio Unigenito, che proprio per questo ha voluto rimanere per tre giorni nel tempio, che è la «casa del Padre».
Da allora, possiamo immaginare, la vita nella Santa Famiglia fu ancora più ricolma di preghiera, perché dal cuore di Gesù fanciullo – e poi adolescente e giovane – non cesserà più di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e di Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre. Questo episodio ci mostra la vera situazione, l'atmosfera dell'essere col Padre. Così la Famiglia di Nazaret è il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesù e grazie alla sua mediazione, si vive tutti la relazione filiale con Dio Padre, che trasforma anche le relazioni interpersonali, umane.
Cari amici, per questi diversi aspetti che, alla luce del Vangelo, ho brevemente tratteggiato, la Santa Famiglia è icona della Chiesa domestica, chiamata a pregare insieme. La famiglia è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera. Nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori: vivere in un'atmosfera segnata dalla presenza di Dio. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto. E, pertanto, vorrei rivolgere a voi l’invito a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret. E così divenire realmente un cuor solo e un'anima sola, una vera famiglia.
Grazie


© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Sabato, 24 dicembre 2011

Cari fratelli e sorelle,

La lettura tratta dalla Lettera di san Paolo Apostolo a Tito, che abbiamo appena ascoltato, inizia solennemente con la parola “apparuit”, che ritorna poi di nuovo anche nella lettura della Messa dell’aurora: apparuit – “è apparso”. È questa una parola programmatica con cui la Chiesa, in modo riassuntivo, vuole esprimere l’essenza del Natale. Prima, gli uomini avevano parlato e creato immagini umane di Dio in molteplici modi. Dio stesso aveva parlato in diversi modi agli uomini (cfrEb 1,1: lettura nella Messa del giorno). Ma ora è avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è mostrato. È uscito dalla luce inaccessibile in cui dimora. Egli stesso è venuto in mezzo a noi. Questa era per la Chiesa antica la grande gioia del Natale: Dio è apparso. Non è più soltanto un’idea, non soltanto qualcosa da intuire a partire dalle parole. Egli è “apparso”. Ma ora ci domandiamo: Come è apparso? Chi è Lui veramente? La lettura della Messa dell’aurora dice al riguardo: “apparvero la bontà di Dio … e il suo amore per gli uomini” (Tt 3,4). Per gli uomini del tempo precristiano, che di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo temevano che anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz’altro essere anche crudele ed arbitrario, questa era una vera “epifania”, la grande luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà. Anche oggi, persone che non riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo. “Apparvero la bontà di Dio … e il suo amore per gli uomini”: questa è una nuova e consolante certezza che ci viene donata a Natale.

In tutte e tre le Messe del Natale la liturgia cita un brano tratto dal Libro del Profeta Isaia, che descrive ancora più concretamente l’epifania avvenuta a Natale: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine” (Is 9,5s). Non sappiamo se il profeta con questa parola abbia pensato a un qualche bambino nato nel suo periodo storico. Sembra però impossibile. Questo è l’unico testo nell’Antico Testamento in cui di un bambino, di un essere umano si dice: il suo nome sarà Dio potente, Padre per sempre. Siamo di fronte ad una visione che va di gran lunga al di là del momento storico verso ciò che è misterioso, collocato nel futuro. Un bambino, in tutta la sua debolezza, è Dio potente. Un bambino, in tutta la sua indigenza e dipendenza, è Padre per sempre. “E la pace non avrà fine”. Il profeta ne aveva prima parlato come di “una grande luce” e a proposito della pace proveniente da Lui aveva affermato che il bastone dell’aguzzino, ogni calzatura di soldato che marcia rimbombando, ogni mantello intriso di sangue sarebbero stati bruciati (cfr Is 9,1.3-4).

Dio è apparso – come bambino. Proprio così Egli si contrappone ad ogni violenza e porta un messaggio che è pace. In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo.

Natale è epifania – il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino che è nato per noi. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” – più di tutte le altre solennità – e l’ha celebrato con “ineffabile premura” (2 Celano, 199:Fonti Francescane, 787). Baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano (ivi). Per la Chiesa antica, la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso. Ebbene, Francesco non ha cambiato, non ha voluto cambiare questa gerarchia oggettiva delle feste, l’interna struttura della fede con il suo centro nel mistero pasquale. Tuttavia, attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo – questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore. “Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini”: questa frase di san Paolo acquistava così una profondità tutta nuova. Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore.

Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore. Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce.

Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e l’asino, Francesco faceva celebrare la santissima Eucaristia (cfr 1 Celano, 85: Fonti, 469). Successivamente, sopra questa mangiatoia venne costruito un altare, affinché là dove un tempo gli animali avevano mangiato il fieno, ora gli uomini potessero ricevere, per la salvezza dell’anima e del corpo, la carne dell’Agnello immacolato Gesù Cristo, come racconta il Celano (cfr 1 Celano, 87: Fonti, 471). Nella Notte santa di Greccio, Francesco quale diacono aveva personalmente cantato con voce sonora il Vangelo del Natale. Grazie agli splendidi canti natalizi dei frati, la celebrazione sembrava tutta un sussulto di gioia (cfr 1 Celano, 85 e 86: Fonti, 469 e 470). Proprio l’incontro con l’umiltà di Dio si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa.

Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato. È rimasta soltanto una bassa apertura di un metro e mezzo. L’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Notte santa: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione “illuminata”. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato. Celebriamo così la liturgia di questa Notte santa e rinunciamo a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile. Lasciamoci rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo. Amen.

 

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Messaggio a IVAN il 30 Dicembre 2011, sul Podbrdo a Medjugorje alle ore 22:00

Ecco quanto Krizan ci ha riferito sull'apparizione avuta da Ivan stasera, 30 Dicembre 2011, sul Podbrdo alle ore 22:00. Ecco le parole di Ivan:

Anche stasera la Madonna è venuta molto gioiosa e felice e appena arrivata ci ha salutato tutti col suo materno saluto: "Sia lodato Gesù, cari figli miei".

La Madonna ha detto:

“Cari figli, anche oggi la Madre con gioia vi invita: siate i miei portatori, i portatori dei miei messaggi in questo mondo stanco. Vivete i miei messaggi, accogliete i miei messaggi con responsabilità. Cari figli, pregate insieme a me per i miei piani che desidero realizzare. In particolare oggi vi invito a pregare per l’unità, per l’unità della mia Chiesa, dei miei sacerdoti. Cari figli, pregate, pregate, pregate. La Madre prega con voi ed intercede per tutti voi davanti a suo Figlio. Grazie, cari figli, anche oggi per avermi accolto, per aver accolto i miei messaggi e perché vivete i miei messaggi”.

Poi Ivan ha detto:

Poi la Madonna ha pregato per un tempo su tutti noi con le mani distese, ci ha benedetto tutti con la sua benedizione materna e ha benedetto anche tutto quello che avete portato stasera perché fosse benedetto.

Poi ha pregato un tempo in particolare per voi malati presenti.

Poi io ho raccomandato tutti voi, i vostri bisogni, le vostre intenzioni, le vostre famiglie ed ho raccomandato in modo particolare tutti voi malati.

Poi la Madonna ha continuato a pregare su tutti noi qui con le mani distese e poi in questa preghiera se n’è andata nel segno della luce e della croce col saluto: “Andate in pace, cari figli miei”.

Fonte: Idm

venerdì 30 dicembre 2011

Apparizione straordinaria a Ivan questa sera, ore 22:00

 

Carissimi, Krizan ci ha appena comunicato che domani, Venerdì 30 Dicembre 2011, Ivan avrà una apparizione sul Podbrdo alle ore 22:00.

Uniamoci tutti in preghiera!

Fonte: IdM (apostolo21)

mercoledì 28 dicembre 2011

Il Papa e la Gospa: in perfetta sintonia


Non poteva certamente essere diverso da così!
Ma fa comunque piacere leggere il pensiero del Papa così vicino a quello della Madonna.

 

Messaggio del 2 febbraio 1990
(Messaggio straordinario)

“Figli cari! Sono con voi da nove anni e da nove anni vi ripeto che Dio Padre è l’unica via, la sola verità e la vera vita. Io desidero mostrarvi il cammino verso la vita eterna. Desidero essere il vostro legame per una fede profonda. Prendete il rosario e riunite i vostri figli, la vostra famiglia intorno a voi. Questo è il cammino per ottenere la salvezza. Date il buon esempio ai vostri figli. Date il buon esempio anche a coloro che non credono. Non conoscerete la felicità su questa terra e non andrete in cielo se i vostri cuori non sono puri ed umili e se non seguite la legge di Dio. Vengo a chiedere il vostro aiuto: unitevi a me per pregare per quelli che non credono. Mi aiutate molto poco. Avete poca carità, poco amore verso il prossimo. Dio vi dato l’amore, vi ha mostrato come perdonare e amare gli altri. Perciò riconciliatevi e purificate la vostra anima. Prendete il rosario e pregatelo. Accettate con pazienza tutte le vostre sofferenze ricordando che Gesù ha sofferto con pazienza per voi. Lasciatemi essere vostra madre, il vostro legame con Dio e con la vita eterna. Non imponete la vostra fede a coloro che non credono. Mostratela loro con l’esempio e pregate per loro. Figli miei, pregate!”

Ultima udienza generale dell'anno. Il Papa: riscoprire la bellezza di pregare insieme in famiglia

Stamani il Papa, nella 45.ma e ultima udienza generale di quest’anno, ha svolto la catechesi sulla preghiera alla luce della Santa Famiglia di Nazaret. “La famiglia – ha detto - è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera. Nella famiglia i bambini, fin dalla più tenera età, possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all’insegnamento e all’esempio dei genitori, vivere in un'atmosfera della presenza di Dio. Un’educazione autenticamente cristiana non può prescindere dall’esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sarà poi difficile riuscire a colmare questo vuoto”. Per questo il Papa ha invitato “a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret e così divenire realmente un cuor solo e un'anima sola, una vera famiglia".

Il Papa ha sottolineato che "proprio attraverso la preghiera noi diventiamo capaci di accostarci a Dio con intimità e profondità". La Santa Famiglia di Nazaret "è una scuola di preghiera, dove si impara ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo della manifestazione del Figlio di Dio, traendo esempio da Maria, Giuseppe e Gesù".

"Rimane memorabile - ha proseguito - il discorso del Servo di Dio Paolo VI nella sua visita a Nazaret. Egli disse che alla scuola della Santa Famiglia noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo”. E aggiunse: “In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri» (Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964)".

Il Pontefice ha tratto alcuni spunti sulla preghiera, sul rapporto con Dio, della Santa Famiglia dai racconti evangelici dell’infanzia di Gesù. "Possiamo partire dall’episodio della presentazione di Gesù al tempio. San Luca narra che Maria e Giuseppe, «quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore» (2,22). Come ogni famiglia ebrea osservante della legge, i genitori di Gesù si recano al tempio per consacrare a Dio il primogenito e per offrire il sacrificio. Mossi dalla fedeltà alle prescrizioni, partono da Betlemme e si recano a Gerusalemme con Gesù che ha appena quaranta giorni; invece di un agnello di un anno offrono l’offerta delle famiglie semplici, cioè due colombi. Quello della Santa Famiglia è il pellegrinaggio della fede, dell’offerta dei doni, simbolo della preghiera, e dell’incontro con il Signore, che Maria e Giuseppe già vedono nel figlio Gesù".

"La contemplazione di Cristo - ha rilevato - ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale, poiché è nel suo grembo che si è formato, prendendo da lei anche un’umana somiglianza. Alla contemplazione di Gesù nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Lo sguardo del suo cuore si concentra su di Lui già al momento dell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell’esistenza di Maria. Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. «Da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19)", così descrive san Luca "l’atteggiamento di Maria davanti al Mistero dell’Incarnazione, atteggiamento che si prolungherà in tutta la sua esistenza". "Luca è l’evangelista che ci fa conoscere il cuore di Maria, la sua fede (cfr 1,45), la sua speranza e obbedienza (cfr 1,38), la sua interiorità e preghiera (cfr 1,46-56), la sua libera adesione a Cristo (cfr 1,55). E tutto questo procede dal dono dello Spirito Santo che scende su di lei (cfr 1,35), come scenderà sugli Apostoli secondo la promessa di Cristo (cfr At 1,8). E questa immagine che ci dona san Luca presenta Maria come il modello di ogni credente che conserva e confronta le parole e le azioni di Gesù, un confronto che è sempre un progredire nella conoscenza di Lui. Sulla scia del beato Giovanni Paolo II (cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae) possiamo dire che la preghiera del Rosario trae il suo modello proprio da Maria, poiché consiste nel contemplare i misteri di Cristo in unione spirituale con la Madre del Signore".

Benedetto XVI ha quindi sottolineato che "la capacità di Maria di vivere dello sguardo di Dio è, per così dire, contagiosa. Il primo a farne l’esperienza è stato san Giuseppe. Il suo amore umile e sincero per la sua promessa sposa e la decisione di unire la sua vita a quella di Maria ha attirato e introdotto anche lui, che già era un “uomo giusto” (Mt 1,19), in una singolare intimità con Dio. Infatti, con Maria e poi, soprattutto, con Gesù, egli incomincia un nuovo modo di relazionarsi a Dio, di accoglierlo nella propria vita, di entrare nel suo progetto di salvezza, compiendo la sua volontà. Dopo aver seguito con fiducia l’indicazione dell’Angelo - «non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20) - egli ha preso con sé Maria e ha condiviso la sua vita con lei; ha veramente donato tutto se stesso a Maria e a Gesù, e questo l’ha condotto verso la perfezione della risposta alla vocazione ricevuta. Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe: la sua è una presenza silenziosa ma fedele, costante, operosa. Possiamo immaginare che anche lui, come la sua sposa e in intima consonanza con lei, abbia vissuto gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù gustando, per così dire, la sua presenza nella loro famiglia. Giuseppe ha compiuto pienamente il suo ruolo paterno, sotto ogni aspetto. Sicuramente ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avrà guidato la preghiera domestica sia nella quotidianità – al mattino, alla sera, ai pasti -, sia nelle principali ricorrenze religiose. Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia".

Il Papa indica poi "un altro episodio che vede la Santa Famiglia di Nazaret raccolta insieme in un evento di preghiera. Gesù ha dodici anni si reca con i suoi al tempio di Gerusalemme. Questo episodio si colloca nel contesto del pellegrinaggio, come sottolinea san Luca: “I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa” (2,41-42). Il pellegrinaggio è un’espressione religiosa che si nutre di preghiera e, al tempo stesso, la alimenta. Qui si tratta di quello pasquale, e l’Evangelista ci fa osservare che la famiglia di Gesù lo vive ogni anno, per partecipare ai riti nella Città santa. La famiglia ebrea, come quella cristiana, prega nell’intimità domestica, ma prega anche insieme alla comunità, riconoscendosi parte del Popolo di Dio in cammino". "La Pasqua è il centro e il culmine di tutto questo, e coinvolge la dimensione familiare e quella del culto liturgico e pubblico".

"Nell’episodio di Gesù dodicenne - ha aggiunto - sono registrate anche le prime parole di Gesù: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere in ciò che è del Padre mio?”. Per il Papa la parola «Padre» è la chiave di accesso al mistero della preghiera cristiana: "qui, quando Gesù è ancora pienamente inserito nella vita della Famiglia di Nazaret, è importante notare la risonanza che può aver avuto nei cuori di Maria e Giuseppe sentire dalla bocca di Gesù quella parola 'Padre'”, e "sentirla con la consapevolezza del Figlio Unigenito, che proprio per questo ha voluto rimanere per tre giorni nel tempio", che è la “casa del Padre”. Da allora, la vita nella Santa Famiglia fu ancora più ricolma di preghiera", perché "dal cuore di Gesù fanciullo – e poi adolescente e giovane – non cesserà più di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e di Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre". "La Famiglia di Nazaret - ha detto il Papa - è il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesù e grazie alla sua mediazione, si vive tutti la relazione filiale con Dio, che trasforma anche le relazioni interpersonali".

Fonte: Radio Vaticana

domenica 25 dicembre 2011

Video Marija Pavlovic comunica il Messaggio del 25 dicembre 2011

 


La veggente Marija Pavlovic comunica il Messaggio del 25 Dicembre 2011 a Radio Maria.

 
Fonte: Radio Maria

Messaggio del 25 dicembre 2011

"Cari figli, anche oggi vi porto tra le   mie   braccia  il mio figlio Gesù affinché Lui vi dia la Sua pace. Pregate figlioli e testimoniate perché in ogni cuore prevalga  non  la pace umana ma la pace divina che nessuno può distruggere. Questa è quella pace del cuore che Dio da a coloro che ama. Attraverso il battesimo tutti voi siete chiamati e amati in modo particolare, perciò testimoniate e pregate per essere le mie mani tese in questo mondo che anela a Dio e alla pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Apparizione annuale a Jakov Colo del 25 dicembre 2011

Nell'ultima apparizione quotidiana del 12 Settembre 1998 la Madonna ha detto a Jakov Colo che avrebbe avuto l'apparizione una volta all'anno, il 25 Dicembre, a Natale. Così è avvenuto anche quest'anno. La Madonna e venuta con il Bambino Gesù tra le braccia. L'apparizione è iniziata alle 15 e 30 ed è durata 11 minuti.

La Madonna ha detto a Jakov:  “Cari figli, oggi in modo particolare desidero condurvi e consegnarvi al mio Figlio. Figlioli aprite i vostri cuori e permettete a Gesù di nascere in voi, perché soltanto così figlioli, voi stessi potrete sperimentare la vostra nuova nascita e con Gesù nei vostri cuori incamminarvi verso il cammino della salvezza . Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

 

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Fonte: www.medjugorje.hr

martedì 20 dicembre 2011

Notizie su Medjugorje

  • 26 dicembre 2011 Rai Due ore 22.50 Speciale Madonna di Medjugorje - "Il sorriso di Maria".
    In diretta da Medjugorje con Mirijana. Conduce Lorena Bianchetti. In studio: Nek, Saverio Gaeta, Chiara Amirante, Stefano De Fiores; contributi esclusivi dei Veggenti, Andrea Bocelli, testimonianze.
    FATE GIRARE LA NOTIZIA!
  • Mirijana e Marija sarebbero state ascoltate a Roma dalla Commissione presieduta dal Cardinal Ruini, dopo Ivanka (primi di giugno) e Vicka (primi di ottobre). Non si sa ovviamente nulla del contenuto delle conversazioni

  • Padre Jozo starebbe per ritornare in Croazia e precisamente nel convento francescano di Zagabria.
    Padre Jozo aveva chiesto e ottenuto dal suo Ordine un anno sabbatico nel febbraio 2009.
    Dopo aver trascorso i primi sei mesi sull'isola di Badija a largo della Croazia, ha fatto la spola fra l'isola e il monastero di Graz in Austria a seconda delle stagioni.
    Padre Jozo ha piene facoltà sacerdotali e può amministrare i sacramenti. Ha accettato di rimanere lontano dai pellegrini e di non parlare di Medjugorje sino al termine dei lavori della Commissione di Roma.
    Padre Jozo ha affermato che "capisce e che è la cosa giusta da fare".

 

Monastero Isola di Badja

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Monastero Francescano di Graz

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venerdì 16 dicembre 2011

Video Bologna: Tradizionale Fiorita in onore della Vergine Immacolata

 

Un breve filmato relativo al giorno 8 dicembre, quando il Cardinale di Bologna Carlo Caffarra ha presieduto la tradizionale Fiorita, in onore della Vergine Immacolata,  e riascoltiamo la breve preghiera dell'Arcivescovo.


giovedì 15 dicembre 2011

Messaggio del 2 dicembre 2011 a Mirjana

"Cari figli, come Madre sono con voi per aiutarvi con il mio amore, preghiera ed esempio a diventare seme di ciò che avverrà, un seme che si svilupperà in un forte albero ed estenderà i suoi rami nel mondo intero. Per divenire seme di ciò che avverrà, seme dell’amore, pregate il Padre che vi perdoni le omissioni finora compiute. Figli miei, solo un cuore puro, non appesantito dal peccato può aprirsi e solo occhi sinceri possono vedere la via per la quale desidero condurvi. Quando comprenderete questo, comprenderete l’amore di Dio ed esso vi verrà donato. Allora voi lo donerete agli altri come seme d’amore. Vi ringrazio".

 

Commento di Padre Livio al messaggio del 2 dicembre 2011

Cari amici, non c’è bisogno di sottolineare la straordinarietà di questo messaggio che comunque si colloca in un filone ben preciso della Regina della Pace, la quale non ha mai annunciato a Medjugorje la fine del mondo o una catastrofe imminente. La Madonna ha sempre detto che attraverso una grande testimonianza, una grande lotta e combattimento spirituale alla fine trionferà il suo Cuore Immacolato e da questo punto di vista le Apparizioni di Medjugorje si collocano come il compimento di quelle di Fatima, così come la Madonna ha detto nel messaggio del 25 agosto 1991. Quindi lo sguardo verso il futuro è uno sguardo di speranza, con questa precisazione però, che è molto importante, e cioè che la Madonna sta preparando adesso questo futuro e lo sta preparando attraverso la chiamata alla conversione, alla fede, alla preghiera, alla pace e alla testimonianza attraverso coloro che hanno risposto alla Sua chiamata. Quelli che hanno risposto alla Sua chiamata, ha detto la Madonna, sono: “il seme di ciò che avverrà”. Cosa avverrà? Verrà appunto un mondo in cui regnerà l’amore! “Il mondo nuovo della pace”, come lo chiama la Madonna, “un tempo di primavera”. Allora la Madonna ci vuole responsabilizzare, siamo il seme di ciò che avverrà, cari amici: un seme che si svilupperà in un forte albero ed estenderà i suoi rami nel mondo intero”.  Io più di una volta vi ho già detto che nel tempo dei dieci segreti ci saranno sconvolgimenti spirituali mai avvenuti prima. Gli uomini si renderanno conto che Gesù Cristo e la Madre di Cristo per ordine di Cristo intervenendo in nome di Cristo, salveranno l’umanità. Nel tempo dei dieci segreti, tutti gli uomini, poiché i segreti verranno svelati tre giorni prima, vedranno che sarà la Madre di Dio che interverrà in nome di Suo Figlio per salvare l’umanità in un passaggio in cui potrebbe essere compromesso il futuro del mondo stesso, in un momento in cui, come la Madonna ha detto: “satana vuole distruggere non soltanto la vita umana ma anche la natura e il pianeta in cui vivete” (messaggio del 25 gennaio 1991). La Madonna, non più di qualche giorno fa, il 17 novembre, nella Cattedrale di Vienna apparendo a Ivan, ha ripetuto il medesimo messaggio del 25 settembre 2001, dopo quello che era successo alle due torri, dicendo: “satana vuole l’odio, satana vuole la guerra. Pregate, pregate. Chi prega non ha paura del futuro!”. Allora noi siamo quel seme, quelli che hanno risposto alla chiamata. Quel seme che la Madonna ha raccolto, ha preparato in tutti questi anni in cui la zizzania sta espandendosi in tutto il mondo. La Madonna ha raccolto questo seme, coltiva questo seme, pianta questo seme e questo seme si svilupperà in un forte albero, come il granello di senape, e stenderà i suoi rami nel mondo intero. Ci aspettano tempi di grandi sconvolgimenti spirituali, di grandi conversioni, perché gli uomini vedranno che è la Madre di Gesù che ci ha salvato! Però, cari amici, dice la Madonna, ecco qui il richiamo forte: “Per divenire seme di ciò che avverrà, seme dell’amore,” cioè quel seme che preparerà la civiltà dell’amore, per far questo:”pregate il Padre che vi perdoni le omissioni finora compiute”. Quali sono le omissioni finora compiute? Sono l’omissione di una totale conversione, non ci siamo convertiti totalmente, non abbiamo ancora un “cuore puro”, abbiamo il cuore impuro, non abbiamo ancora “occhi sinceri”, ma abbiamo ancora occhi torbidi, per cui abbiamo omesso di operare, lavorare sul cuore, perché diventasse un cuore puro e cioè libero dal peccato, dalle passioni, un cuore non appesantito dal peccato”. Abbiamo omesso questo, di far sì che il nostro cuore non fosse appesantito dal peccato, non fosse puro e che potesse aprirsi all’Amore di Dio, questo abbiamo omesso. Abbiamo omesso di avere “occhi sinceri”, occhi di luce che potessero vedere la via, “la via per la quale desidero condurvi”, che è la via dell’amore. Allora questo dobbiamo fare e questo è il tempo di Grazia dell’Avvento e cioè la purificazione del cuore e gli occhi sinceri, luminosi. Con un cuore puro, noi possiamo prendere le scelte importanti, siamo i canali dell’amore del mondo, gli occhi sinceri sono quelli che guidano gli uomini sulla Via di Dio. “Quando comprenderete questo”, dice la Madonna, “comprenderete l’amore di Dio ed esso vi verrà donato”. L’amore di Dio ci viene donato! Però bisogna aprirsi per accoglierLo e comprenderLo. E poi, quando il nostro cuore sarà puro, pieno dell’amore di Dio e i nostri occhi saranno sinceri, “allora voi lo donerete agli altri come seme d’amore. Vi ringrazio". Cari amici, un messaggio straordinario, pieno di speranza che ci apre uno sguardo di luce sul futuro, ma nel medesimo tempo ci chiama alla responsabilità, alla conversione, anche alla confessione prima di Natale o in questa novena dell’Immacolata. Chiediamo alla Madonna Immacolata la grazia di un cuore puro e occhi sinceri, chiediamo la grazia di una conversione completa, prendiamo la decisione necessaria. La Madonna ci dice “guardate il mio esempio, Io sono qui per aiutarvi col mio amore”. Con la preghiera e con l’esempio imitiamo la Madonna, guardiamoLa e imitiamoLa e diventeremo quel seme di ciò che avverrà, il seme dell’amore che diventerà un albero forte che stenderà i suoi rami nel mondo intero! Pensate che meravigliosa visione di speranza e a quale responsabilità siamo chiamati e quale sollecitazione forte ci fa la Madonna alla conversione, alla conversione vera, cioè ad avere un cuore puro e occhi sinceri. È un convertito chi ha un cuore puro e occhi sinceri!

Fonte: “Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito:www.medjugorjeliguria.it

lunedì 12 dicembre 2011

Beata Vergine di Guadalupe Protettrice del Messico

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L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana.

L'evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo.

Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico?  La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, un indio di nome Juan Diego e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere "la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio" e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l'indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e ne' la stagione ne' il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere.
Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l'immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l'immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi.

L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, ne' un disegno, ne' è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.

Nel 1936, il premio Nobel per la Chimica ha la possibilità di analizzare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti della tilma di Juan Diego. I risultati delle analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, sono incredibili: sulle fibre non vi è traccia di coloranti, né vegetali, né animali, né minerali.

Di tutte le cose incredibili che si possono dire sull'immagine miracolosamente impressa sulla tilma di Juan Diego, certamente la più sconvolgente è quella relativa agli occhi della Madonna. Una commissione di scienziati, applicando al dipinto il metodo di ingrandimento usato dalla Nasa, ha scoperto impresse nelle Sue pupille delle microscopiche immagini di persone, come se si trattasse di una fotografia: Juan Diego, il vescovo e altri ignoti personaggi che si trovavano stupefatti e in preghiera. Esattamente cio' che vedevano in quel momento gli occhi della Madonna del dipinto durante il miracolo nella stanza del vescovo il 12 dicembre 1531. La presenza di queste immagini negli occhi è, innanzi tutto, la conferma definitiva dell'origine prodigiosa dell'icona guadalupana: è materialmente impossibile dipingere tutte queste figure in cerchietti di circa 8 millimetri di diametro, quali sono le iridi della Madonna di Guadalupe, e per di più nell'assoluto rispetto di leggi ottiche totalmente ignote nel secolo XVI.

Un altro studio scientifico che ha dato risultati molto interessanti è quello relativo alla disposizione delle stelle sul manto della Vergine, disposizione che sembra tutt'altro che casuale. Don Mario Rojas Sánchez ha identificato sulla tunica una "mappa" dei principali vulcani del Messico; quanto alle stelle, lo stesso sacerdote ha potuto accertare, grazie alla collaborazione di alcuni astronomi e dell'osservatorio Laplace di Città di Messico, che esse corrispondono alle costellazioni presenti sopra Città di Messico al solstizio d'inverno del 1531 - solstizio che, dato il calendario giuliano allora vigente, cadeva il 12 dicembre - viste però non secondo la normale prospettiva "geocentrica", ma secondo una prospettiva "cosmocentrica", ossia come le vedrebbe un osservatore posto "al di sopra della volta celeste".

Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva.

Preghiera alla Madonna di Guadalupe

Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego.
Sul suo mantello impri­mesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e con­sacriamo per sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia.
O Madre dolcissima, ricòrdati sempre dei tuoi figli.
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen.

Salve Regina

Fonte: IdM

sabato 10 dicembre 2011

Video MEDJUGORJE giugno 2010


Beata Vergine di Loreto - Traslazione Santa Casa di Loreto

 

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La tradizione popolare racconta che nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294 le pietre della casa di Nazareth vennero trasportate in volo dagli angeli. La versione popolare del trasporto ‘per mano di angeli’ con ogni probabilità è nata dal fatto che nella vicenda hanno svolto un ruolo chiave e primario i regnanti dell’Epiro, appartenenti alla famiglia Angeli, come risulta da un documento notarile del 1294, scoperto recentemente.
In realtà, alcuni studi e dei documenti ritrovati hanno confermato che il trasporto avvenne per mare su navi crociate.
Gli studi recenti delle pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione da elementi leggendari, confermano e attestano l'autenticità della Santa Casa che è assolutamente priva di fondamenta che sono a Nazareth davanti alla grotta.
Il santuario di Loreto è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico.
E' stato visitato da circa 200 santi e beati, e da numerosi Papi.
Il santuario racchiude la Santa Casa come uno scrigno che contiene perle preziosissime: si tratta delle povere pareti legate ai ricordi più cari al cuore della cristianità. Qui fu annunziato il mistero dell'incarnazione, qui ebbe inizio la storia della salvezza con il sì di Maria all'annuncio dell'angelo; queste pietre sono state santificate dalla presenza e dalla vita quotidiana della Santa Famiglia e sono testimoni mute e perenni del passaggio del Figlio di Dio sulla terra.
Per sette secoli milioni di pellegrini hanno sostato in preghiera in questa casa benedetta, sotto lo sguardo benedicente di Maria in atto di consegnare ancora Gesù al mondo. Maria ha accolto e continua ad accogliere tutti i suoi figli nella sua casa e nel suo cuore di Madre. Tra queste pareti hanno sostato anche personaggi illustri, soprattutto tanti santi e pontefici.
Loreto è il santuario mariano per eccellenza, senza dubbio un «alto luogo dello Spirito», come si è espresso papa Giovanni Paolo II.
Quando papa Pio II era ancora cardinale si ammalò grave­mente, allora chiese di essere trasportato al santuario di Loreto dove pregò la Santa Vergine per la sua guarigione. Maria SS. allora apparve al cardinale ammalato in un sogno, gli prean­nunciò la sua guarigione e che presto sarebbe stato elevato al Soglio di Pietro. Piero Barbo fu infatti presto guarito e venne eletto papa nel 1464. Come atto di riconoscenza verso la Santa Vergine il nuovo papa fece ricostruire il santuario che era crollato. Pio II morì nel 1471.

Vogliamo lasciare entrare Gesù nella nostra vita come Maria?

 

«Fratelli e sorelle, cari pellegrini!
Nel Salmo 117, anche in questo Tempo di Avvento, preghiamo: "Apritemi le porte della giustizia" oppure: "Questa è la porta del Signore".

Ci sono porte chiuse e grandemente sbarrate che impediscono l'incontro di un uomo con un altro - del marito con la moglie, del figlio col padre o con la madre -, ma ci sono anche porte aperte che conducono sempre ad un incontro. Mentre aspettiamo il medico o cerchiamo lavoro avvertiamo come una parte della nostra vita dipenda dal passare attraverso una porta.

Fratelli e sorelle, l'immagine della porta si può applicare anche a Maria: poco fa nelle litanie abbiamo pregato la "Porta del Cielo", abbiamo detto che è Maria la Porta del Cielo. Maria non è nient'altro che una porta aperta, un passaggio e un indicatore verso Cristo e verso il Dio Trinitario. Maria è la porta per mezzo della quale Cristo è venuto in questo mondo. Mentre le portava la lieta novella, l'angelo le ha annunciato che sarebbe divenuta Madre e che suo Figlio sarebbe stato un uomo completo. Ma quel Bambino non sarà soltanto un uomo: "Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo", come abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo. Il nome di quel bambino - "Gesù", fratelli e sorelle, nascondeva anche il suo futuro ruolo: Gesù vuol dire "in Dio c'è salvezza". Non nel progresso, non nei soldi, non nel successo ad ogni costo: solo in Lui c'è la salvezza, in Gesù Cristo che è entrato nel nostro mondo come Salvatore degli uomini! Tale venuta è stata resa possibile da Maria quando ha detto il suo sì, è stata resa possibile tramite la porta aperta della sua vita a cui Dio aveva bussato.

Fratelli e sorelle, Maria non ha ignorato il bussare di Dio. All'inizio ha un po' indugiato ed ha reagito come reagiscono gli uomini: "Come è possibile? Non conosco uomo". Tuttavia, dopo che l'angelo le ha spiegato un po' che cosa doveva avvenire, Ella ha detto il suo sì: "Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola". Dio desidera redimerci, ma non senza di noi né contro la nostra volontà! Sant'Agostino direbbe: "Dio ci ha creato senza di noi ma non vuole salvarci senza di noi". Maria ha detto il suo sì a nome di tutti noi, per così dire ci sostituisce dicendo il proprio sì a Dio in piena libertà. Maria ha creduto con decisione piena, accettando tutte le conseguenze che tale decisione portava con sé per la sua vita futura. Dalla vita di Maria è possibile vedere cosa significhi davvero la fede, ossia come bisogna credere. Lei non aveva la possibilità di verificare quella notizia, né il meraviglioso avvenimento accaduto alla sua parente Elisabetta, che nella sua vecchiaia aspettava un figlio. Tuttavia lei ha detto il suo sì e con ciò ha mostrato di affidarsi completamente a Dio, senza se e senza ma. Ella ha posto tutto in un biglietto, in quello di Dio, ha posto tutto in Dio, a cui era legata fin da bambina in quanto figlia fedele del suo popolo di Israele.

Fratelli e sorelle, Maria col suo sì ha aperto a Dio quella porta che l'uomo aveva chiuso e chiude anche oggi col proprio peccato. L'uomo chiude la porta quando vuole essere come Dio e dice: "Basto a me stesso, non ho bisogno di Dio", ma il Nome di Dio rimanda ad una misura che non è di questo mondo e sapere questo è necessario oggi come mai prima. Maria ha aperto la porta all'opera di Dio nella propria vita e con ciò ha sgombrato la via attraverso cui Dio, col suo aiuto, ha potuto compiere le sue grandi opere nel mondo e sul mondo.

Fratelli e sorelle, se noi in questi giorni di Avvento attendiamo seriamente il Signore - come dice l'apostolo Giovanni nel libro dell'Apocalisse: "Sto alla porta e busso" -, allora è rivolta anche a noi la domanda: siamo disposti, come Maria, ad aprire la porta a Gesù? Vogliamo lasciarlo entrare nella nostra vita? Il Vangelo non dice nulla su come termina questo tentativo del Signore, ma l'immagine di questo bussare può essere applicata a ciascuno di noi, al suo bussare alla porta del nostro cuore.

Dalla vita di Maria, fratelli e sorelle, sono visibili tre vie attraverso cui Dio può venire a noi. Innanzitutto l'angelo che rimanda al silenzio in cui possiamo udire il bussare di Dio: tale silenzio ci offre lo spazio per chiederci quale sia la volontà di Dio nella nostra vita. Il silenzio è appropriato ed appartiene all'Avvento: la confusione, gli urli si oppongono all'Avvento. Il Tempo di Avvento è un ascoltare il silenzio ed obbedire ad esso. La seconda via visibile a partire dalla vita di Maria, è il fatto che Dio viene tramite la fede, come possiamo riconoscere appunto in Maria. Con totale fiducia in Dio, Maria ha accolto i piani di Dio per la sua vita e si è affidata alla sua guida. Tale fede viene confermata là dove anche noi, guardando alle difficili circostanze della nostra vita, siamo spinti a chiedere: "Come avverrà questo?". La fede è un passo nella novità iniziata con Dio, è lasciar entrare Dio nella nostra vita, anche nelle parti tenebrose del nostro essere. Credere significa anche mettersi in cammino e giungere con Maria da Elisabetta, ovvero andare verso le persone che hanno bisogno di noi e condividere con loro qualcosa dell'abbondanza che noi stessi abbiamo ricevuto da Dio e cercare un luogo di riposo per il Bambino Gesù nel cuore delle persone. Ed infine la gioia, la profonda gioia interiore in Dio per cui Maria ha esclamato: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore". Maria viveva della gioia che trovava nel Dio che voleva venire a Lei. Questo Dio vuole anche venire a noi ed unirci nella gioia con tutti coloro che con noi credono e che in questi giorni celebreranno la sua Incarnazione nel Bambino di Betlemme.

Fratelli e sorelle, sarebbe una grande pericolo se questo tempo fosse per noi così rumoroso ed impegnato da non sentire il bussare di Dio alla porta del nostro cuore preparandoci al Natale, se la nostra porta fosse chiusa perché il nostro cuore è appesantito da molte altre cose e impegni. Se non fossimo disposti a mettere ordine nei nostri cuori e nella nostra vita con una vera e sincera conversione, affinché Gesù possa entrarvi degnamente e gioiosamente, come ha fatto con Maria.

Apriamogli dunque, fratelli e sorelle, la porta, lasciamo entrare Gesù nella nostra vita, poiché: "Chi ascolta la mia voce e mi apre la porta io entrerò da lui, cenerò con lui ed egli con Me".

Amen».

Fonte IdM - (Omelia della Messa serale dell'8.12.'11 a Medjugorje. Ascolto di Radio "Mir" Medjugorje, traduzione dal croato personale (apostolo21)

giovedì 8 dicembre 2011

Video Viaggio a Medjugorje–Rete 4 del 7/12/2011



La Festa dell'Immacolata è un nuovo inizio con il Signore

 

Oggi, nelle letture, la Chiesa ci propone di meditare sulla prima madre, Eva, e sul primo uomo, Adamo. Qualche cosa li ha convinti che se lasciavano il Signore avrebbero avuto di più, sarebbero stati i nuovi padroni. Hanno creduto a questa promessa. La Bibbia ci dice che queste cose le ha promesse il diavolo, il nemico dell'uomo. Fatto questo peccato, persa l'amicizia con il Signore, è avvenuto un disastro: non potevano più amare il Signore, non ne potevano ascoltare la voce e dovevano nascondersi, quando sentivano i suoi passi, perché dovevano prendersi la responsabilità di quanto avevano fatto. Il Signore ha domandato: « Che cosa avete fatto? ». L'uomo ha risposto: « La donna che mi hai dato, mi ha sedotto », ed Eva: « Il serpente mi ha sedotto ». Allora nessuno era responsabile, ma è stato un grande disastro. E qui, secondo la Bibbia, secondo la nostra fede, è stato ferito l'uomo nella sua totalità: non aveva più la pace né con Dio, né con le creature. Si sono rotte le dimensioni verticale e orizzontale, non c'era più equilibrio.
Dio ha cominciato di nuovo questo equilibrio con l'uomo e la Madonna ci mostra che è possibile (.). La Madonna Immacolata oggi sta davanti a noi dicendoci come noi potremo essere salvati, riconciliati: con la Croce. Perché solo attraverso la Croce, sulla quale il Signore è morto con amore, abbiamo ricevuto il tesoro delle grazie. Se adesso vogliamo camminare verso la pace, se vogliamo la riconciliazione, se vogliamo creare nel nostro cuore la situazione del Paradiso, già oggi dobbiamo confrontarci con la Croce, come un invito a perdonare. (.)
Oggi abbiamo letto il Vangelo dell'Annunciazione, non per caso. Infatti il « sì ». della Madonna è la riconciliazione con il Signore. La Madonna ha riparato con il suo « sì » il « no » dei progenitori.
La Madonna non capiva tutto nel momento in cui parlava con l'Angelo, ma ha detto: « Ecco, io sono pronta » dopo aver sentito che con Dio tutto è possibile. Allora essere purificati, essere riconciliati oggi è l'invito anche per noi per poter dire « sì », di nuovo, con tutto il cuore. Non è facile. Non a caso ha detto a noi tutti, personalmente: « Niente è impossibile per il Signore ». (.)
Se in questa festa dell'Immacolata anche noi sentiamo un po' il desiderio per la bellezza interiore, per l'amore. per la pace, per la riconciliazione, abbiamo fatto un grande passo, perché sentendo che è possibile, non avremo più paura davanti alla croce, non ci domanderemo più: « Come mai? Quante volte devo digiunare, quante volte devo pregare? ». Quando avremo capito che cosa ci promette il Signore dandoci la Madonna per tutto questo tempo, noi saremo pieni di gioia e nelle prove non saremo più in difficoltà.
Capitemi bene: non avremo più difficoltà con le nostre croci, perché sapremo che tutto quello che succederà nella nostra vita potrà diventare il nostro bene. (.)
Nel Paradiso terrestre, dopo il peccato, l'uomo doveva nascondersi, era rimasto solo. Consacrazione significa che io esco dalla mia solitudine, non sono più solo, sono con qualcuno che è mia madre, mia sorella, mio fratello, mio tutto.
Allora, vedete, se vogliamo di nuovo cominciare con la Madonna Immacolata, o continuare, consacriamoci. Oggi è possibile: siamo invitati di nuovo a dire il nostro « sì ». Non importa quale è stata fino ad oggi la nostra vita, la Madonna non ha domandato come eravamo. Ha detto: « Aprite i vostri cuori, il Signore vuole purificarli ». Per poter essere purificati bisogna anche avere il coraggio di andare a confessarci, con umiltà accettare la propria verità, la propria debolezza, riconoscere il proprio egoismo, l'orgoglio, non respingere più la propria responsabilità dicendo: « Non so chi è responsabile, chi è colpevole ». Perché questa è la ripetizione della parola di Eva che ha detto: « Io non sono responsabile ».
Dobbiamo avere il coraggio di dire: « sì », sono responsabile per la pace, ma sono anche responsabile per le guerre nella mia famiglia, nella mia comunità, nella Chiesa ». (.)
Allora mostrandosi vicino alla Croce, l'Immacolata ci parla oggi sulla nostra responsabilità e ci invita a dire il nostro « sì » anche se non capiamo, anche se la nostra vita passata è proprio un disastro. Ecco, oggi possiamo cominciare di nuovo.
Spero che questo possa servirvi un po' a capire che questa festa è un nuovo inizio con il Signore.


(Da una catechesi di fra Slavko Barbaric dell'8.12.'86.)

Fonte: IdM

L' Immacolata Concezione secondo il Santo Curato d'Ars

 

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Nel Vangelo è detto che il padre di famiglia esce il mattino presto per cercare degli operai per lavorare alla sua vigna.

Non vi era dunque ancora nessuno in questa vigna ? Si, c'era Maria, che è nata in questa vigna.

E qual'è, questa vigna ? È la grazia.

Si, Maria vi è nata, essendo stata concepita senza peccato. Noi vi siamo stati chiamati, il padre di famiglia ci ha cercato. Ma Maria è stata sempre là.

Oh ! La bella operaia !

Lei è pura, senza macchia. Il buon Dio poteva forse creare un mondo più bello di quello che esiste, ma non poteva creare una creatura più perfetta di Maria.


Fonte: San Jean-Marie Vianney In : Mgr. R. Fourrey, La Vergine Maria ed il Curato d'Ars (La Vierge Marie et le Curé d'Ars), 1989, Ars

Video Brosio incontra P. Jozo


8 Dicembre: Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria



MariaImmacolata

 

L'Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, da Papa Pio IX, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Esente dal peccato originale, da ogni peccato, tutta pura, cioè Immacolata.

«La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale ». (Bolla Ineffabilis Deus)


Anche la Madonna è stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino.



Solenne Consacrazione all’Immacolata
scritta da san Massimiliano Kolbe



O Immacolata,

Regina del cielo e della Terra, rifugio dei peccatori e madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l’intera economia della misericordia, io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità.

Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di te: ”Ella ti schiaccerà il capo” (Gn 3,15)  come pure: ”Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo intero”, affinché nelle tue mani immacolate e misericordiosissime  io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più possibile, il benedetto Regno del ss.Cuore di Gesù.

Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.

Concedimi di lodarti o Vergine Santissima. Dammi forza contro i tuoi nemici.

Amen

 

 

Così disse la Madonna l´8 dicembre 1947 a Pierina Gilli a Montichiari (BS):

« Desidero che ogni anno, il giorno 8 Dicembre, si pratichi a mezzogiorno l´Ora di Grazia universale; con questa pratica si otterranno numerose grazie spirituali e corporali ... Sia riferito al più presto possibile al Sommo Padre della Chiesa Cattolica Papa Pio XII che desidero che quest´Ora di Grazia sia conosciuta ed estesa a tutto il mondo. Quelli che non potranno recarsi nelle rispettive chiese, otterranno da me le grazie pregando anche nelle loro case ».

 

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Preghiera a Maria SS. "Rosa Mistica"



Vergine Immacolata, Madre di Grazia, Rosa Mistica, a onore del Tuo Divin Figlio, ci prostriamo davanti a Te per implorare da Dio misericordia: non per i nostri meriti, ma per la tua bontà del tuo Cuore materno, chiediamo aiuti e grazie, sicuri che ci esaudirà.
- Ave Maria

Madre di Gesù, Regina del S.Rosario, e Madre della Chiesa. Corpo mistico di Cristo, impetriamo per il mondo riarso dalle discordie il dono dell´unità e della pace e tutte quelle grazie che possono convertire i cuori di tanti tuoi figli!
- Ave Maria

Rosa Mistica, Regina degli Apostoli, fa´ fiorire attorno agli Altari Eucaristici numerose vocazioni religiose e sacerdotali che, con la santità della vita e lo zelo ardente per le anime possano estendere il Regno del tuo Gesù in tutto il mondo! Ricolma pure noi dei tuoi favori celesti!
- Salve Regina

Rosa Mistica Madre della Chiesa, prega per noi!

Con approvazione Ecclesiastica

 

 

Fonte: IdM

mercoledì 7 dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

Video Preghiera di Guarigione

 

Preghiera di guarigione a Medjugorje il 3 Dicembre 2011 condotta da Padre Danko Perutina.

 

Preghiera di Guarigione del 5 Dicembre 2011 a Medjugorje

 

Grazie a Vittorio

domenica 4 dicembre 2011

Video Apparizione a Mirjana 2 Dicembre 2011 a Medjugorje

 

Video della Apparizione della Madonna alla veggente Mirjana Dragicevic il 2 Dicembre 2011 a Medjugorje alla "Croce Blu".

Grazie a Vittorio

venerdì 2 dicembre 2011

Messaggio a Mirijana del 2 dicembre 2011

«Cari figli, come Madre sono con voi per aiutarvi con il mio amore, preghiera ed esempio a diventare seme di ciò che avverrà, un seme che si svilupperà in un forte albero ed estenderà i suoi rami nel mondo intero. Per divenire seme di ciò che avverrà, seme dell’amore, pregate il Padre che vi perdoni le omissioni finora compiute. Figli miei, solo un cuore puro, non appesantito dal peccato può aprirsi e solo occhi sinceri possono vedere la via per la quale desidero condurvi. Quando comprenderete questo, comprenderete l’amore di Dio ed esso vi verrà donato. Allora voi lo donerete agli altri come seme d’amore. Vi ringrazio».

giovedì 1 dicembre 2011

Video Medjugorje - Divina Misericordia - bellissimo video con musiche stupende, messaggi e foto


Commento al messaggio del 25 novembre di Padre Livio di Radio Maria

"Cari figli, oggi desidero darvi la speranza e la gioia. Tutto ciò che è attorno a voi, figlioli, vi guida verso le cose terrene ma Io desidero guidarvi verso il tempo di grazia perchè in questo tempo siate sempre più vicini a mio Figlio affinchè Lui possa guidarvi verso il suo amore e verso la vita eterna alla quale ogni cuore anela. Voi, figlioli, pregate e questo tempo sia per voi il tempo di grazia per la vostra anima. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Ascolta la lettura del messaggio
 
 
Fonte: Regina Mundi

 

Commento al messaggio del 25 novembre di Padre Livio di Radio Maria

 

Cari amici, la prima cosa che mi viene in mente ogni volta, leggendo i messaggi della Madonna, è che si entra nella luce del soprannaturale, si entra nella luce di Dio, nella pace di Dio e si guardano le cose con occhi diversi.

Vediamo che i problemi della vita, le angosce, le fatiche, le ansietà, le delusioni, gli scoraggiamenti, non appena filtra un raggio di luce di sole soprannaturale, subito dentro di noi cambiano, si dissolvono le nubi, anche i nuvoloni ed entra il sereno.

È così, ogni volta che entriamo nel clima della preghiera, ci apriamo al soprannaturale e usciamo fuori da questa oppressione che ci viene dai problemi quotidiani della vita che molte volte sembrano insolubili, ma nella luce di Dio, nell’affidamento a Dio, nella forza che Dio ci dà, tutto cambia.

Questa è l’apertura del messaggio: “oggi desidero darvi la speranza e la gioia”. Abbiamo bisogno di speranza, perché siamo tutti scoraggiati, perché vediamo nero, perché sentiamo il peso della fatica, siamo affannati, non riusciamo a guardare oltre l’orizzonte finito, non riusciamo a guardare il cielo che pure splende su di noi e allora siamo senza speranza, siamo angosciati, siamo senza gioia, siamo scontenti! Ebbene la Madonna desidera darci la speranza e la gioia.

In che modo? Ce la dà con la Sua sola presenza. Il solo fatto che la Madonna sia presente, che il Cielo si apra e la Madonna scenda sulla terra, che venga qui in mezzo a noi e che preghi con noi, ci dia la Sua parola, ci guidi, ci incoraggi, ci indichi la strada, ci sollevi quando siamo caduti, ci curi le nostre ferite, solo questo fatto, basta perché subito in noi rispunti la speranza e la gioia. La Madonna è qui in nome di Dio Onnipotente, cioè la Madonna ha la potenza e il potere di fare quello che vuole, perché Lei conosce i desideri del Cuore di Suo Figlio!

Tutto questo ci dà speranza e gioia.

Qual è il senso del messaggio di oggi? Che cosa si propone la Madonna? La Madonna dice questo: “Tutto ciò che è attorno a voi, figlioli, vi guida verso le cose terrene”. In questo tempo di Avvento che il mondo vive in mezzo alle cose terrene da cui noi siamo condizionati, (siamo frastornati dalla corsa ai regali, fai questo, fai quello, tutte le preoccupazioni di vario genere) la Madonna vuole che guardiamo intorno a noi. Già nel messaggio del 2 settembre a Mirjana ha detto: “tutto intorno a voi è passeggero e tutto crolla”.

Adesso ci dice: guardate che intorno a voi il mondo non ha la prospettiva di un Natale come la celebrazione dell’evento della nascita di Cristo, ma fa una festa dove è completamente dimenticato chi è il festeggiato. Per carità, Natale è una festa, la si prepara, però non facciamoci trascinare dalle cose terrene, che non diventi un ingranaggio che ci sfinisce e poi non è che siamo contenti.

Allora cosa dobbiamo fare? Lo dice la Madonna alla fine del messaggio: “pregate e questo tempo sia per voi il tempo di grazia per la vostra anima”.

Quindi la Madonna vuole che questo tempo di Avvento sia un tempo di grazia per la nostra anima e per questo dobbiamo prima di tutto rinverdire, rinnovare la preghiera, far sì che la preghiera diventi la luce che illumina la giornata, diventi l’acqua viva che sgorga dal nostro cuore ogni giorno e appunto, rinnovando la preghiera, (nel messaggio dato anche qualche giorno fa a Ivan ha detto: ”non soltanto preparate il cuore, purificate il cuore nella preghiera per la venuta di Gesù, ma nelle vostre famiglie rendete presenti i segni visibili del Natale”, in modo tale che l’evento della nascita di Cristo sia centrale in noi), prepariamo il cuore all’evento del Natale che è la nascita di Cristo nei nostri cuori!

La Madonna dice: “attraverso la preghiera fate sì che l’Avvento sia un tempo di grazia, io vi conduco, vi guido in questo tempo di grazia”. La Madonna è la figura centrale dell’Avvento soprattutto attraverso la festa dell’Immacolata che illumina tutto il tempo di Avvento e anche con la presenza di San Giovanni Battista che è il profeta della conversione. La Madonna ci dice che ci guida, perché “siate sempre più vicini a mio Figlio, affinché Lui possa guidarvi verso il suo amore, verso la vita eterna alla quale ogni cuore anela”.

L’Avvento ha un triplice aspetto.

Prima di tutto è proiettato nel passato, è l’evento storico della nascita di Cristo. Cioè “il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” dice San Giovanni nel prologo al suo Vangelo. È l’evento di Betlemme, un evento storico, un evento vero per cui noi lo ricordiamo attraverso il Vangelo della natività, lo ricordiamo attraverso il presepio.

Poi c’è l’Avvento di oggi, per cui la Madonna ci dice “questo tempo d’Avvento per voi sia un tempo di grazia”, cioè noi dobbiamo preparare oggi il nostro cuore, perché oggi il Natale si rinnova attraverso la nascita di Gesù nel nostro cuore e questa nascita nella nostra anima avviene con la purificazione del cuore, dell’essere in grazia di Dio attraverso la partecipazione alla Messa di Natale, in particolar modo alla Messa di mezzanotte con la Santa Comunione. È il momento culminante in cui noi celebriamo il Natale. Gesù nasce nel nostro cuore. Il nostro cuore che diventa la culla del Bambino Gesù: questo è l’Avvento di oggi.

Ma la Madonna proietta il Suo sguardo nel futuro e cioè l’Avvento ultimo di Cristo. Il passato e il presente sono orientati a quell’incontro con Cristo che è quello definitivo e che è quello della vita eterna, alla quale ogni cuore anela. Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e vengano a conoscenza della verità e perciò questa espressione della Madonna si rivolge soprattutto ai lontani, perché facciano emergere questa fame di eternità, di amore, di Assoluto, di perfetta letizia che c’è nel cuore di ogni uomo e che solo Gesù Cristo può soddisfare.

Ecco dunque il quadro dell’Avvento che ci presenta Maria, questo tempo di grazia nel quale non solo ricordiamo la nascita di Cristo, ma dobbiamo preparare il cuore perché Cristo nasca in noi e nello stesso tempo guardare all’Avvento futuro quando Cristo verrà nella gloria e come dice San Paolo: “Dio sarà tutto in tutti”.

Dobbiamo fare perciò due propositi: in questo mese di dicembre organizzare la giornata in modo tale che sia presente la preghiera, perché se c’è la preghiera c’è tutto. Rinnovare la preghiera nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e celebrare le grandi feste dell’Avvento, in modo particolare la festa dell’Immacolata con la novena. Rivivere nelle nostre famiglie il clima del Natale, clima di gioia, di pace, di riconciliazione, rinnovare i segni del Natale come il Presepio.

Ma soprattutto, cari amici, se siamo in peccato mortale preparare la confessione di Natale, perché senza la confessione il cuore non è disposto, non è preparato a ricevere Gesù. In questo modo celebreremo un Natale di gioia e di pace, un Natale indimenticabile; sarà veramente il Natale del Signore e non il Natale delle cose terrene che poi ci lasciano insoddisfatti.

Ringraziamo quindi Maria che ci accompagna con la Chiesa in questo tempo di Avvento e ci dice i medesimi concetti che ha detto anche il Santo Padre.

 

Fonte: “Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito:www.medjugorjeliguria.it