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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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mercoledì 6 luglio 2016

Omelia della santa Messa Medjugorje, 3 luglio 2016


Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore


Fratelli e sorelle, purtroppo noi abbiamo le guerre, le ingiustizie, le inquietudini, la povertà, la violenza, le crisi di diversi generi. Nella vita di tanti di noi spesso si svolgono veri e propri drammi personali e familiari.
Il mondo e le anime sono il palcoscenico su cui avviene lo scontro tra il bene e il male.
Dio vede tutto questo, lo permette e ci invita alla gioia. Ci invita a incoraggiarci a vicenda. Ognuno di noi è chiamato, affinchè nella gioia possa scegliere la parte della pace e del bene.
Anzi nella Parola di Dio che abbiamo sentito oggi il Signore ci chiede di gioire, di esultare, indipendentemente dalle difficoltà. Invece oggi la gente gioisce troppo poco.
La malattia dell’uomo moderno si chiama depressione. Si vive sotto stress. Si vive nelle preoccupazioni dell’oggi e del domani. Dobbiamo guadagnare sempre di più per poter avere sempre di più e spendere sempre di più.
Pochi pensano alla pace, alla gioia, alla felicità e alla consolazione.
Da questo vuoto viene la droga, l’alcol, il gioco d’azzardo, la pornografia, la magia e il bisogno di altre concupiscenze .
Non è strano, perchè quando l’uomo non ha come base Dio diventa la preda del nemico di Dio e così vaga nel pericolo di perdersi completamente.
In questa situazione si trovavano anche i concittadini del profeta Isaia che abbiamo sentito nella prima lettura. Erano appena tornati dalla schiavitù in Babilonia e dovevano rimettere a posto Gerusalemme e il suo Tempio. Erano tornati in pochi e questa ricostruzione era abbastanza lenta. Tra il popolo regnava l’apatia. Dio manda tra di loro il profeta che li invita a gioire e ad esultare.
Dio si è paragonato ad una madre. Gerusalemme in ebraico è al femminile. Come madre Lui ha promesso la pace e la consolazione agli israeliti.
Dio, attraverso il profeta Isaia, li ha chiamati alla fiducia e al lavoro. La madre o il padre prendono il proprio figlio tra le mani, lo appoggiano al petto, lo accarezzano, così che il bambino non deve preoccuparsi, non deve avere paura. Anzi, dovrebbe obbedire.
Quello che Dio ha iniziato con Gerusalemme non và perso.
Dio ci ha mandato proprio questo messaggio attraverso il profeta Geremia quando ha detto: “Io conosco le Mie intenzioni con voi. Intenzioni di pace e non di disgrazia. Per darvi il futuro e la speranza”.
Fratelli e sorelle, questo vale per tutti i tempi. Vale per Israele, ma vale anche per la Chiesa di Dio. Vale per tutti gli uomini e per tutti i popoli.
Dio vuole la pace e promette la salvezza al Suo popolo. Il Salmo 85 lo dice con queste parole: “Il Signore promette la pace al Suo popolo, ai Suoi fedeli, a coloro che ritornano a Lui”
Da questa fiducia nella Parola del Signore provviene la gioia di noi credenti. Qui troviamo il motivo per avere la gioia e per esultare.
Lui veramente regna con potenza, come ci ha ricordato il Salmo che abbiamo sentito poco fa. Il Signore ha detto: “I regni si distruggeranno quando la Voce del Signore si farà sentire e la terra tremerà”.
Questo ci dice che Dio è sul palcoscenico di questo mondo e di ciascuno di noi. Lui non è lontano o assente.
La nostra fede che abbiamo come dono di Dio e la nostra appartenenza alla Chiesa dal giorno del Battesimo sono un aiuto fondamentale, affinchè possiamo riconoscere ed incontrare Dio Onnipotente e buono.
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo esprime questo legame con Dio. La sofferenza che ha subito lo avvicina a Gesù. Lui si vanta di questa croce. La croce è l’unica misura per lui. In questo legame con Dio Paolo trova la forza per le sue opere.
Proprio questa forza, questa unione sono il segno per riconoscere noi cristiani, la Chiesa e ciascuno di noi.
A noi, fratelli e sorelle, non servono antidepressivi. Come l’apostolo Paolo noi possiamo abbracciare le nostre croci e questo è sufficiente per essere col Signore.
Ci serve qualcosa di più di essere col Signore, nella Sua grazia, essere in unione con Lui?
Nel rito del Battesimo si cita questa frase: “Sei diventato una nuova creatura. Ti sei rivestito di Cristo”.
Così gioiosi, rivestiti della croce di Cristo, rafforzati dal Suo Spirito e resi nuove creature , possiamo essere consapevoli che siamo nella messe in cui ci ha mandato il Signore. Solo da nuove creature possiamo vivere la nostra missione.
La nostra missione consiste nell’essere la gioia per gli altri, essere la consolazione, essere la cura per le ferite.
Questa è la missione che ha dato anche ai 72 discepoli. Tutti siamo inviati agli altri. La Chiesa è stata mandata agli uomini di tutti i tempi a portare pace, gioia e consolazione.
Questo offre Dio ad ogni uomo. Ad ognuno che accetta Cristo Risorto come via, verità e vita.
Un predicatore ha detto così: “Ci sono tante persone che aspettano da noi parole di consolazione; ci sono tanti malati e anziani che hanno bisogno di una nostra visita; ci sono tanti poveri che hanno bisogno del nostro aiuto; c’è tantissima gente che è senza speranza e ha fame di pace. Non sentiamo la nostra responsabilità? Oppure la nascondiamo sotto un tappeto? Questo non riguarda solo noi sacerdoti, religiosi e quei pochi laici che abbiamo in parrocchia o coloro che pregano nelle loro case. Questo riguarda tutto il popolo di Dio, tutti noi. Perchè tutta la Chiesa, ciascuno di noi, è mandata in questo tempo, lì dove la Provvidenza divina ci ha messi a testimoniare la speranza che è in noi, ad essere la medicina per gli altri. Nessuno non può dire di esserlo, perchè tutti siamo mandati e nessuna scusa è valida”.
Una catechista dell’Africa ha discusso con i presenti su come bisogna divulgare il Vangelo, come catechizzare oggi. Lei ha raccontato come fanno loro in Africa. Voi sapete bene che purtroppo l’Africa è ancora troppo povera. Lei ha detto: “Nel Paese in cui vogliamo portare il Vangelo non portiamo alcun libro. Mandiamo una famiglia, in modo che la gente possa vedere cos’è la vita cristiana. Non può esserci un modo più semplice”.
Perciò, fratelli e sorelle, il Signore ci aiuta, affinchè, attraverso la testimonianza della gioia che arriva da Cristo, gli uomini che incontriamo possano vedere cos’è la vita cristiana e così possano trovare la propria pace, consolazione e gioia in Cristo attraverso la Chiesa.
I nostri nomi siano scritti in alto nel cielo, perchè siamo stati nella messe del Signore.
Amen.

Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )

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