Drop Down MenusCSS Drop Down MenuPure CSS Dropdown Menu

Richiesta di preghiere

* * * * *

Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

* * * * *

mercoledì 18 febbraio 2015

PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE (2)

PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE

Medjugorje, 6 ottobre 2014

Padre Luigi Cappuccino

Nelle altre due parabole Gesù farà vedere l’altro aspetto della riconciliazione.
E’ Dio stesso che ti viene a cercare. Se ti è venuto quel pensiero di ritornare da Lui è perché Lui è venuto a prenderti lì dove stavi.
Il pensare di tornare da Dio è già un dono. E’ una grazia che Lui stesso ti sta donando. Perché è Lui che viene a cercarti, come quel pastore che lascia le 99 pecore per cercare l’unica smarrita.
Chi è quel pastore che farebbe così? Nessuno! Tutti direbbero: “Beh, ne ho persa una. Chi se ne frega. Ne ho persa una. Bene ho male ho salvato le altre 99”.
Questo per dire l’importanza di ognuno di noi per Gesù. Lui stesso viene a cercarci.
Quel sacramento è opera di Dio per me. Manifesta l’Amore infinito che Dio ha per me.
Mi sta cercando. E mi abbraccia.
La Riconciliazione è il sacramento dove si esperimenta sempre l’Amore stabile e potente di Dio. Questo Amore stabile e fermo di Dio come Padre e si esprime come un amore tenero di una madre.
Se prendete il quadro di Rembrandt che raffigura questa scena della Bibbia vedete che il papà che abbraccia il figlio ha una mano maschile e una femminile. Per spiegare questo Amore materno e paterno di Dio per l’uomo.
In questo sacramento si esperimenta questo infinito Amore di Dio, che è stabile, che è forte come padre, ma che è tenero e incondizionato come una madre.
Chi è che ti accoglie sempre? La mamma. La mamma più che il papà, perché la mamma ti ha portato nove mesi in grembo.
Si esperimenta davvero l’Amore materno di Dio che ti abbraccia.
Che fa il figlio? Gli dice: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. E il padre lo stoppa. Non gli permette di dire “trattami come uno dei salariati”. Nella Confessione il Signore vuole che noi esprimiamo il pentimento e manifestiamo il nostro peccato e il pentimento per quel peccato e che comprendiamo che, attraverso il peccato che abbiamo compiuto, abbiamo perso quella dignità che Lui ci ha dato con la creazione.: la dignità di figli. Perché è importante per capire il dono sovrabbondante che ci fa nel riconciliarci.
Il dono che riceviamo nella Riconciliazione è un dono esagerato. Più della creazione. Quindi vuole che ci rendiamo conto di questo. Che non siamo lì superficiali: “Va beh… Fa niente…” Non fa niente! No!
Alcune volte alcune persone che seguo vanno a confessarsi da un altro sacerdote e succede “Padre, chiedo perdono di questo”, “Và beh… Ma questo lo faccio anch’io”; “Padre, chiedo perdono di quest’altro”, “Và beh, ma non ti preoccupare…”.
No. No. Il peccato è costato il Sangue di Cristo. Fagli esprimere il peccato. Fagli esprimere il pentimento per quel peccato. Non ti preoccupare. Non aver paura di far dire all’altro: “Ho sbagliato. Io ho offeso Dio. Il mio peccato mi pesa”. Dopo fagli esperimentare l’Amore di Dio: “E’ vero è così, ma ora ricevi l’Amore più grande di Dio che è il Suo perdono”.
Il padre non gli risparmia quella cosa al figlio, perché il figlio si renda conto di cosa significa quell’abbraccio che gli ha dato. “Non ti preoccupare. Non fa niente”. No, no” Gli fa dire: “Io ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Però fermati là.
Quello che dice è vero. “Ma io ti accolgo; ti ridò la dignità”. I sandali ai piedi. L’anello al dito. Le vesti nuove. Gli ridà la libertà: come figlio non è più schiavo di nessuno. Gli ridà l’autorità con l’anello. Gli rimette i vestiti addosso.
Questo avviene nella Riconciliazione. Ci viene ridata la dignità di figli di Dio. Quella che noi abbiamo perso con il peccato.
Non facciamoci sconti quando andiamo a confessarci, né ce li devono fare i preti. Non devono essere lì col bastone e darcelo sulle gambe, ma devono farci esprimere il peccato e il pentimento che abbiamo vissuto. “Io voglio chiedere perdono a Dio per questo, per questo e per questo. Perché L’ho offeso”.
A fronte di questo Dio ti da il Suo Amore e ti perdona. Quindi: da una parte non facciamoci sconti: “Ma l’ho fatto perché… Ma lui poteva… Ma è colpa di quell’altro… Ma poi è così e colà…” No, non giustifichiamoci. Qui non c’è nessuna giustificazione. Il figlio non dice: “Papà, ma io credevo che…” No. L’ho fatto ed è così. Il padre non gli dice nulla. Gli fa esprimere quello. E’ così ed è vero. E poi lo abbraccia.
Non facciamoci sconti. Siate spietati con voi stessi. Perché, se siete così, ricordatevi che di Là il Padre, con Suo Figlio Gesù, vi darà quell’abbraccio e vi ridonerà la dignità di figli. Se iniziate a giustificarvi dirà: “Vuol dire che non hai bisogno del Mio perdono. Sai fare da solo. Basta. Non c’è bisogno che ti dia il Mio perdono. Non c’è bisogno che Mio Figlio sia morto per te. Ti sai giustificare da solo”.
Allora… No! Attenzione: non abbiate paura. “Ma il prete cosa può pensare? Ma se gli dico questo chissà dove mi manda!” Dove ti deve mandare? Da nessuna parte. Cosa deve pensare il prete? Che sei peccatore come lo è lui. Nè più nè meno. Questo pensa un prete quando è lì.
Non abbiate paura di esprimere il vostro peccato. Non nascondetevi il vostro peccato. Perché il peccato che confesso viene cancellato. “Tutto ciò che scioglierete sarà sciolto. Ciò che perdonerete sarà perdonato; ciò che non perdonerete resterà non perdonato”. Questo è il mandato che Gesù da.
Dite il vostro peccato. Quello che dite viene cancellato dal Sangue di Gesù. Questo è importante.
“Chiedo perdono, ma va beh…” “Che peccato hai fatto?” “Boh…” Dite il vostro peccato. Non abbiate paura. E se anche trovate un prete che si può arrabbiare non fa niente. Non dite: “Ora non vado più a confessarmi, perché chissà cosa mi dice”. Perché se non vi andate a confessare il peggio è per voi. Chi non riceve il perdono dei peccati siete voi.
La prossima volta andate di nuovo a confessarvi. Non abbiate paura! Perché c’è Gesù in quel sacramento.
“Ah, vado da quell’altro che è più dolce o meno dolce, più qua o più la…” L’importante è che c’è il sacerdote che vi assolve. Vi scioglie da quei peccati. Perché vi siete pentiti: avete compreso ciò che avete vissuto e volete il perdono di Dio. Poi, se trovate quello che vi liscia di più o quello che vi liscia di meno chi se ne frega. Non è questo l’importante. L’importante è che io viva quel sacramento.
Questa è la cosa più importante. Fate attenzione.
Non fatevi sconti. Andate lì pensando che lì c’è Gesù Cristo. Non vi preoccupate di cosa può pensare l’altro. Non abbiate paura.
Quando questo avviene, quando succede questo e viviamo questo mistero, dice Gesù, inizia la festa. Inizia la festa. Per Dio è una gioia poter perdonare. E’ una gioia grande poter dare il perdono ai Suoi Figli. Ha mandato Suo Figlio per questo. Ha mandato Suo Figlio, perché Si offrisse su quella croce, si schiantasse su quella croce, perché noi potessimo ricevere quel dono grande che è il perdono.
Dio Padre sta aspettando che noi possiamo usufruire di quel grande dono.
In questo sacramento si manifesta l’Amore più profondo e più grande di Dio.
Gli angeli stessi, in questo sacramento, imparano quanto è profondo e incondizionato l’Amore di Dio. Il sacramento che noi viviamo diventa per gli angeli una scuola, per comprendere e conoscere la profondità della Misericordia di Dio. 
Non dobbiamo avere paura di viverlo, sapendo che quando lo faccio permetto al cielo di gioire. Gioisce Dio Padre, gioisce Gesù, lo Spirito santo e con Loro tutti gli angeli e i santi. “C’è più gioia in cielo per un peccatore che torna che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione”. Questo lo dice Gesù. La festa che fa qui è la stessa. La donna che trova la moneta chiama tutti e fa festa. Quindi: ogni volta che Dio può manifestare la Sua Misericordia attraverso questo sacramento c’è un tripudio di gioia in cielo.
“Che faccio oggi? Beh Signore, oggi voglio darTi una gioia. Voglio far gioire tutto il cielo. Vengo a riconciliarmi. Vengo a chiedere perdono per i miei peccati”.
Viviamolo più spesso il sacramento.
La Madonna dice qui: “Se volete fare un cammino cristiano un pochino serio confessatevi almeno una volta al mese”.  Almeno. Non confessatevi una volta al mese… Ma almeno una volta al mese. Che significa? Anche più spesso. L’esperienza dei santi è quella. Padre Pio si confessava una volta in settimana. Gli ultimi periodi della sua vita anche quasi tutti i giorni.
Perché questo? “Padre Pio… Beh, allora io che devo fare…” Perché è normale. Più entri nel mistero dell’Amore di Dio e più ti lasci illuminare da Lui e dalla Sua luce e più vedi anche le più piccole miserie. Tu non vuoi che quelle miserie macchino il tuo vestito, perché vuoi sempre più essere ad immagine e somiglianza Sua. Allora gli dici: “Guarda: smacchiami. Lavami”. Perché solo Dio può fare questo.
Più viviamo nell’immondizia e meno ne sentiamo la puzza. Se non mi confesso da tanti anni non riesco più a vedere i miei peccati. Perché non li vedo? Perché sono abituato.
Quando sono andato in Brasile una volta siamo scesi a Rio de Janeiro e abbiamo preso il taxi per andare alla favela dove ci aspettavano le suore. Ad un certo punto, quando si arriva davanti alla prima favela, quella più grande, si sente una puzza. Ma una puzza di quelle che ti entrava nell’animo. Dal naso quasi ti arrivava all’anima. Io ho detto al sacerdote che era vicino a me, che veniva da tanti anni e che mi aveva invitato: “Don Dante, ma sta puzza?” “Eh, qui ci sono le fogne a cielo aperto”. Quindi è la puzza degli escrementi di 280 mila abitanti di queste favelas che ti entra nelle ossa.
Dopo un paio di giorni non ci fai più caso. Ti sei abituato.
Così è il peccato. Quando è da tanti anni che non mi faccio ripulire la sporcizia che ho addosso mi sembra familiare, anzi mi sembra il vestito adatto che devo utilizzare. Quello che è mio. Ma non è così. Non è così.
Perché confessarmi più spesso? Proprio per permettere alla luce di Dio di illuminarmi sempre di più, in modo da poter, insieme con Lui, pulire quelle parti che sono sporche. Mettere a posto quelle situazioni che sono messe male.
Nella stanza, se teniamo tutto chiuso, entriamo dopo un anno e ci sembra che sia quasi tutto normale. Ma se vado ad aprire la tapparella e faccio entrare il sole vedo lo schifo che si è formato in un anno. Giusto? Se la tengo aperta riesco a pulire bene tutto. Perché la Confessione cancella il peccato, ma oltre a cancellare il peccato la luce di Dio può penetrare in me. e quindi posso vedere meglio. Più mi avvicino a Lui, al Suo Amore, più mi lascio illuminare e più riesco a comprendere anche il più piccolo moto della mia anima che non ha aderito all’Amore di Dio. E di quello voglio chiedere perdono.
Capite perché si arriva poi a confessarsi più spesso? Ma se lascio che questa cosa rimanga a lungo in me per me va tutto bene.
Quando confesso Natale e Pasqua, quando vengono a confessarsi mi fanno: “Padre… Che devo dire? Mi sono arrabbiato un po' con mia moglie… Una mezza bugia e basta…” “Da quanto è che non ti confessi?” “Dall’anno scorso”. “Ah! Beato te… Sei proprio santo!” “Come padre?” “Solo questo?” “E che le devo dire?” Allora faccio io qualche domanda: “Ma qui come siamo??” “Eh, sì…” “Ma questo è grave. Lo sai che è grave?” “…E sì…” “E quest’altro?” E hanno certi bagagli dietro che non finiscono più. Certi pesi che ti affondano negli abissi.
Perché giustamente sei talmente abituato allo sporco che ormai non lo vedi più.
Ecco perché la Madonna ci consiglia di vivere questo sacramento. Perché ci purifica dal peccato, ma permette alla nostra anima di essere vigile, di ricevere la luce di Dio per camminare sempre più come Suoi figli. Come Suoi figli!
Cos’è la parte più importante di questo sacramento? Se da una parte c’è la Misericordia di Dio che è l’atto più grande - e Dio vuole perdonarci sempre, ogni qualvolta noi lo vogliamo - dall’altro lato cosa serve? Il pentimento. Il pentimento è vero quando è sincero. Serve il pentimento, perché il pentimento sono quelle mani tese: “Sì, Papà. Voglio il Tuo Amore, voglio il tuo perdono. Voglio la Tua Misericordia”. Questo è il pentimento.
E quando non siamo abituati a chiedere perdono… Guardate che non è facile chiedere perdono. Sapete cosa fa il peccato in noi? Aumenta l’orgoglio. Il peccato inorgoglisce. Perché il peccato ci mette alla pari di Dio e a volte anche sopra Dio. Perché se io Lo uccido - “per me Tu non sei più mio Padre” - mi sono già messo sopra di Lui. L’ho già messo sotto la fossa e io sono sopra.
Il peccato fa questo: dentro di noi aumenta l’orgoglio.
E come fai a chiedere perdono? “Sì, sì, ma poi basta che mi penta alla fine. Poi alla fine vediamo. Chiederò perdono”. Alla fine il perdono non lo chiedi, perché non sei abituato. Per prima cosa non vedi più il peccato; per seconda perché non sei più abituato a chiedere perdono. Perché l’orgoglio ti ha reso talmente cieco, talmente ottuso, che non lo fai.
C’è quella signora colombiana, Gloria Polo, che, quando è stata fulminata, ha fatto l’esperienza prima dell’Amore di Dio; la seconda volta, quando è ritornata nel corpo e durante l’operazione ha avuto l’arresto cardiaco, invece di vedere l’Amore di Dio ha visto tutti gli spiriti e i suoi peccati che la sprofondavano all’inferno.
La prima volta che ha sperimentato l’Amore di Dio dice: “Io sono arrivata all’ingresso e si entrava attraverso la spaccatura del Cuore di Gesù. Io non sono riuscita ad entrare e sono tornata nel corpo”. Dalla piazza dell’università di Bogotá alla sala operatoria del reparto di chirurgia dice: “C’era Gesù accanto a me che mi diceva: Gloria, chiediMi perdono. Gloria, chiediMi perdono”. E lei diceva: “Ma di cosa devo chiederTi perdono?” Perché era tanti anni che non si confessava più. Mi sembra che l’ultima volta che l’aveva fatto aveva 14 anni e adesso ne aveva 35.
“Di cosa devo chiederti perdono?” Perché si diventa ciechi. Non si è più capaci di farlo e l’orgoglio non ti permette di farlo. Ed è così.
Invece vivere più spesso questo sacramento ci abitua, in maniera buona, a rimanere piccoli. I piccoli hanno bisogno del papà e della mamma. Chiedono al papà e alla mamma: “Aiutami tu”. Quando il bambino si sporca che fa? Va dalla mamma: “Puliscimi”. Non ha paura di avvicinarsi e dire: “Sono sporco”.
Viverlo più spesso ci permette di essere piccoli.

Fonte: IdM Trascritto ed inviato da Andrea Bianco

Nessun commento: