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Richiesta di preghiere

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martedì 21 gennaio 2014

LA PAROLA DELLA CHIESA SU MEDJUGORJE

 

LA PAROLA DELLA CHIESA SU MEDJUGORJE

Novità per Medjugorje. Venerdì scorso ha ufficialmente concluso i suoi lavori la Commissione internazionale di inchiesta, istituita da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini, sulle apparizioni della Madonna iniziate nel 1981.

I risultati dello studio di questa Commissione, che ha interrogato i protagonisti e molti testimoni, sono adesso nelle mani della Congregazione per la dottrina della fede.

Ci sarà un pronunciamento? Forse. Ma cosa c’è da aspettarsi?

IL CRITERIO DI GESU’

Dovrebbero essere del tutto improbabili sia una bocciatura che condanni il fenomeno Medjugorje come una truffa da cui guardarsi; sia un riconoscimento ufficiale della soprannaturalità delle apparizioni, che non può essere fatto finché il caso è in svolgimento.

La prima ipotesi è da escludere per una miriade di motivi che sono sintetizzati nel criterio di giudizio fornito da Gesù stesso nel Vangelo: “non c’è albero buono che dia frutti cattivi, né albero cattivo che dia frutti buoni. Ogni albero si riconosce dai suoi frutti” (Lc 6, 43-44).

I frutti di Medjugorje sono straordinari.

Questo fenomeno – come ebbe a dire Vittorio Messori – rappresenta “il maggior movimento di masse cattoliche del postconcilio”. E soprattutto il maggior movimento di conversione di massa, perché da più di trent’anni lì si verificano miriadi di conversioni: tanti tornano alla fede, ai sacramenti, alla preghiera e alla penitenza, in un mondo che invece ha imboccato velocemente la china opposta, quella dell’anticristianesimo accanito.

A Medjugorje si torna alla fede della Chiesa, perfettamente ortodossa, fedele al Papa e ai vescovi. Un fatto molto significativo se si considera che sono dilagate, nel postconcilio, dottrine eretiche, disobbedienza e resa alle ideologie, non solo fra i fedeli, ma anche fra teologi ed ecclesiastici (provocando apostasia, abbandoni di massa del sacerdozio, scismi chiassosi e silenziosi).

Il miracolo delle tantissime conversioni è stato accompagnato anche – come nei Vangeli e in tutte le grandi apparizioni – da segni straordinari, come le tante guarigioni inspiegabili dal punto di vista della medicina, le quali forniscono l’evidenza della presenza della Madonna.

Anche di recente un italiano di 37 anni, Cristian, sposato e con due figli, ammalato di Sla dal 2008, arrivato da Cosenza a Medjugorje il 22 settembre in pellegrinaggio, immobilizzato su una sedia a rotelle, alla collina delle apparizioni ha ricominciato a camminare e ora sta tornano alla vita normale. Sono in corso tutte le verifiche scientifiche e i medici sono sbalorditi perché è noto che dalla Sla non è umanamente possibile guarire.

Un altro segno nel segno, della bontà di Medjugorje, è rappresentato dalla quantità di vocazioni che proprio da lì sono fiorite. Anche in questo caso in controtendenza rispetto a quanto accade dovunque.

Il movimento di evangelizzazione che è nato dalle apparizioni di Medjugorje peraltro si diffonde con tantissimi gruppi di preghiera in tutto il globo e anche con nuovi sistemi missionari che hanno una forte incidenza fra la gente: basti pensare al fenomeno rappresentato in Italia da “Radio Maria”, che è forse il mezzo di evangelizzazione (e di formazione cristiana) più efficace e capillare nel nostro Paese (e “Radio Maria” è ormai arrivata in altri settanta Paesi del mondo).

IL GIUDIZIO DI WOJTYLA

Non a caso Giovanni Paolo II, che era personalmente un convinto sostenitore di queste apparizioni, arrivò a dire: “Medjugorje è il centro spirituale del mondo”.

Il 24 novembre 1993, ricevendo i vescovi dell’Oceano Indiano e poi conversando con loro a cena, il Pontefice – a proposito dei messaggi della Madonna a Medjugorje – disse: “Questi messaggi sono la chiave per comprendere ciò che avviene e ciò che avverrà nel mondo”.

Naturalmente papa Wojtyla non volle forzare le tappe. Anche perché la Chiesa non può riconoscere l’autenticità di un fatto soprannaturale mentre è ancora in corso.

Le apparizioni infatti continuano ancora e questo è il principale motivo per cui non c’è assolutamente da attendersi che la Chiesa riconosca oggi ufficialmente Medjugorje.

Oltretutto per la dottrina della Chiesa anche apparizioni riconosciute come Lourdes o Fatima sono proposte ai credenti come aiuto alla fede, ma non sono vincolanti. Non è obbligatorio per un cattolico credervi.

La rivelazione cristiana infatti si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo e tutti gli avvenimenti soprannaturali che, nel corso dei secoli, hanno “mostrato” la permanente presenza di Gesù Cristo vivo e operante fra i suoi, nella Chiesa, aiutano la fede, fanno “toccare con mano”, ma non aggiungono nulla alla rivelazione.

IL PRECEDENTE

Dunque cosa c’è da attendersi dall’eventuale pronunciamento della Congregazione per la dottrina della fede? Probabilmente una posizione attendista, simile a quella che assunsero, con la dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991, i vescovi della ex Jugoslavia.

Questa fu la formula che usarono: “Sulla base delle indagini finora condotte, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali”.

Diversamente da ciò che potrebbe sembrare, questa formula (“finora non è possibile affermare che si tratti di apparizioni”) non era affatto una bocciatura: lo sarebbe stata se invece i vescovi avessero dichiarato: “affermiamo che non si tratta di apparizioni soprannaturali”. Se avessero cioè usato la formula “consta della non soprannaturalità delle apparizioni di Medjugorje” (quella che era sostenuta dal vescovo di Mostar).

Invece la formula usata nel 1991 è una posizione di attesa, che – come disse il cardinal Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI – “lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve perciò andare avanti”.

In effetti i fedeli non furono diffidati dal recarsi a Medjugorje e dal seguire i messaggi della Madonna e c’è da star sicuri che se questi contenessero qualcosa di pericoloso per la fede, la Chiesa sarebbe subito intervenuta con un fermo divieto. Il silenzio della Chiesa è insomma un tacito consenso alla devozione.

TEMPI ECCEZIONALI

Quello che c’è da aspettarsi – e che in parte è già accaduto con un recente documento della Congregazione per la dottrina della fede – è semmai una regolazione di questa devozione popolare.

Non sono ammesse quelle manifestazioni – come le apparizioni ai veggenti di Medjugorje in chiese o cattedrali – che sottintendono una già avvenuta approvazione ufficiale da parte della Chiesa.

Ma questo è un comprensibile e salutare principio di ordine il cui effetto probabilmente sarà quello di convogliare più pellegrini a Medjugorje come centro di preghiera e santuario mariano.

In fin dei conti, trattandosi di una parrocchia della Chiesa cattolica, tutto resta sempre ben sicuro sotto il manto e lo sguardo materno della Chiesa.

Dunque, alla fine, siamo davanti al fatto nudo e crudo: le apparizioni della Madonna che proseguono tuttora, da più di trent’anni, e chiamano alla conversione per salvare il mondo e l’umanità da una rovina temporale e dalla rovina eterna.

La durata delle apparizioni non è straordinaria in sé perché a Laus la Madonna apparve alla pastorella Benedetta Rencurel dal 1664 al 1718, quindi per 54 anni (tali apparizioni sono state riconosciute dall’autorità ecclesiastica nel 2008 e questo la dice lunga sui tempi della Chiesa).

Ma nel caso di Medjugorje sono apparizioni pubbliche, con messaggi pubblici rivolti ai cristiani e all’intera umanità. Non essendo mai accaduto un fatto smile in duemila anni di storia della Chiesa, c’è da ritenere che se ciò si verifica oggi è perché i tempi richiedono un intervento straordinario del Cielo.

D’altronde a Medjugorje la Madonna ha dichiarato di essere venuta per compiere ciò che aveva iniziato a Fatima, con la sua grande profezia sulla tragedia del XX secolo.

Lo scrittore Paul Claudel già definì Fatima “il più importante evento religioso del secolo”. Se si lega a Medjugorje siamo davanti a un mistero straordinario che riguarda il nostro tempo.

Antonio Socci

Da “Libero”, 19 gennaio 2014

 

Medjugorje, la commissione ha finito i lavori

La commissione internazionale d’inchiesta sulle apparizioni di Medjugorje presieduta dal cardinale Camillo Ruini ha concluso i suoi lavori.  L’esito dello studio ora verrà sottoposto alla Congregazione per la Dottrina della fede presieduta dal neo-cardinale Gehrart Müller. Lo ha confermato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.  Il portavoce vaticano ha spiegato che «ieri, venerdì 17 gennaio, ha avuto luogo l’ultima riunione della Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje, costituita presso la Congregazione per la Dottrina della fede sotto la presidenza del cardinale Ruini».

La commissione «ha così terminato i suoi lavori», ha aggiunto Lombardi e «come previsto, l’esito dello studio verrà ora sottoposto alle competenti istanze della stessa Congregazione».

Non è dunque affatto detto che in tempi brevi vengano rese note le conclusioni della commissione, che ha agito  con poteri consultivi per conto dell’ex Sant’Uffizio su input iniziale di Benedetto XVI.

Le apparizioni mariane di Medjugorje, un paesino dell’Erzegovina, hanno avuto inizio nel 1981 e continuano ancora oggi. Dei sei veggenti, tre continuano assicurano di avere ancora l’apparizione quotidiana alla stessa ora del pomeriggio e in qualunque luogo essi si trovino in quel momento: sono Vicka (che vive a Medjugorje), Marija (che vive a Monza) e Ivan (che vive negli Stati Uniti ma torna spesso a Medjugorje). Mirjana ha un’apparizione ogni giorno 2 del mese, mentre gli ultimi due veggenti hanno un’apparizione all’anno.

Un problema che si è trovata ad affrontare la commissione è rappresentato dall’enorme mole di messaggi attribuiti alla Madonna, che continuano ad essere divulgati. Una strada che sembrava fosse stata inizialmente imboccata dalla commissione era quella di focalizzarsi sui primi eventi e sui primi messaggi.

La fine del lavoro della commissione non significa che l’esito sarà immediatamente divulgato. La Congregazione per la dottrina della fede esaminerà il dossier e quindi presenterà le sue conclusioni al Papa.

Com’è noto il vescovo di Mostar, monsignor Peric, come pure il suo predecessore Zanic, in carica al momento dell’inizio delle apparizioni, sono sempre stati decisamente contrari a riconoscere la soprannaturalità delle apparizioni. Mentre altri alti prelati, tra questi il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, sono decisamente favorevoli.

La parrocchia di Medjugorje è diventata uno dei luoghi mariani più visitati al mondo. Moltissime persone si avvicinano o si riavvicinano alla fede dopo essere state lì in pellegrinaggio.

articolo pubblicato su Vatican Insider (al momento il link non funziona più)

 

Scatta l’ora X di Medjugorje. Francesco decide sul dossier dei teologi

 

Il giudizio del Papa sulle apparizioni di Medjugorje si avvicina. Giovedì, in Vaticano, è stato ricevuto il cardinale bosniaco Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo. Da ieri, è a Roma anche il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria. Fonti croate hanno poi spiegato che il dossier su cui lavora da tempo la commissione guidata da Camillo Ruini sta per essere posato sul tavolo di Francesco. Con i sigilli del caso, a rimarcare la delicatezza del contenuto e l’importanza della materia. Quattro anni di lavoro per il gruppo di teologi, medici, psicologi ed esperti di mariologia istituito da Benedetto XVI e chiamato a dire se nelle apparizioni della Madonna sulla collinetta di un paesino dell’Erzegovina ci sia del soprannaturale. La vicenda va avanti da più di un trentennio, e da Roma non è ancora giunta una risposta definitiva.

L’aspetto più delicato e controverso è che quello delle apparizioni è un fenomeno tutt’altro che concluso. Continua, a cadenza seriale, ed è perfino delocalizzato. I veggenti, cioè, vedono la “giovane donna bellissima” ovunque si trovino. Anche a migliaia di chilometri da Medjugorje, anche oltreoceano. Un aspetto, questo, che ha spinto lo scorso ottobre il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il teologo Gerhard Müller, a vietare ai cattolici americani di partecipare a “riunioni, conferenze e pubbliche celebrazioni” in cui sia data per certa la credibilità delle apparizioni di Medjugorje. L’obiettivo della lettera inviata dal capo dell’ex Sant’Uffizio al nunzio a Washington, monsignor Viganò, era di evitare che folle immense partecipassero agli eventi organizzati da Ivan Dragicevic, uno dei veggenti che si dice in contatto con la Vergine.

La posizione della chiesa al momento è sempre quella del 1991, spiegava Müller:finché il Pontefice non si esprimerà in proposito, non è possibile classificare quei fenomeni come soprannaturali. Un provvedimento, quello del prefetto, diretto alle diocesi d’America, ma presto preso a esempio anche in Europa. A stretto giro, infatti, gli episcopati di Madrid, Siviglia e Toledo chiarivano che “per evitare scandalo e confusione tra il popolo di Dio”, sarebbe stato meglio porre qualche opportuno paletto. In virtù di ciò, si legge nel comunicato dell’arcivescovado di Toledo – che è anche sede del primate di Spagna –, “non è permesso al clero né ai fedeli partecipare a incontri, conferenze durante i quali si dia per certa la credibilità di tali apparizioni”. Non aiuta a districarsi nella vicenda neppure il fatto che il clero (anche quello ai più alti livelli) sia diviso, lacerato. Così, se il vescovo di Mostar è convinto che in cima a quella collinetta non ci sia nulla di soprannaturale e mistico, e che la Madonna mai sia apparsa in quelle zone, ci sono eminentissimi prìncipi della chiesa persuasi del contrario. Il cardinale Schönborn, ad esempio, che nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna accoglie e fa parlare più volte l’anno i veggenti, con un’affluenza di pubblico che raggiunge anche le cinquemila persone.

In tutto questo, c’è l’enigma rappresentato dal Papa. Che dirà Francesco? Come giudicherà il dossier faticosamente compilato dalla commissione istituita nel 2010 da Ratzinger? Poco prima di decollare alla volta di Roma per il Conclave, lo scorso marzo, il cardinale Bergoglio autorizzava i fedeli della capitale argentina a partecipare a riunioni e conferenze con Ivan Dragicevic. In cinquemila presenziarono all’evento del 4 marzo al Microestadio Malvinas, addirittura in diecimila all’appuntamento di due giorni dopo al luna park di Buenos Aires. Il tutto con l’approvazione dell’arcivescovo. Il copione degli eventi, sempre lo stesso: rosario, messa e apparizione della Madonna. Non irrilevante è poi il fatto che il confessore di Bergoglio dal 2010 fosse padre Berislav Ostojic, francescano giunto in Argentina da Citluk, villaggio a pochi passi da Medjugorje. E i francescani, favorevoli al riconoscimento delle apparizioni, da trent’anni sono in rotta con le gerarchie ecclesiastiche locali. Ma questo accadeva prima del 13 marzo 2013. Una volta eletto Papa, Bergoglio ha lasciato intendere che sulla questione bisogna invece essere prudenti.

Si esprimeva così, il 14 novembre scorso, a Santa Marta: “La curiosità ci spinge a voler sentire che il Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: ‘Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna’. Ma la Madonna è Madre! Non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni. Queste novità allontanano dal Vangelo, dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione: viene nella saggezza”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Matteo Matzuzzi 

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